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Vecchio 20-08-2002, 08.12.29   #1
FalcoAntonio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 14-08-2002
Messaggi: 128
Il conformismo

A nessuno è data la possibilità di scegliersi dove come e quando nascere e vivere…
Ciascuno è figlio del “suo” tempo e quindi in qualche misura omologato.
Tuttavia la nostra epoca, almeno limitatamente alla parte di mondo cosiddetto evoluto, sembra chiedere l’omologazione a tutti gli uomini come condizione essenziale per la loro esistenza.
Un’omologazione come “principio” e non come dato di fatto…
Le ragioni vanno ricercate principalmente nelle strutture organizzative delle attività produttive (beni e servizi) nelle condizioni di lavoro, soprattutto quelle imposte dal mondo della tecnica e dell’economia globale: lavorare significa collaborare all’interno di un apparato dove le azioni di ciascuno sono previste, descritte e prescritte dall’organigramma per il “buon funzionamento” dell’apparato.
Inciso: secondo alcuni sociologi le aziende sono manifestamente e sostanzialmente strutture organizzative assimilabili alle forme di governo dittatoriale.

1. La coscienza omologata.

Un’azione è omologata se e quando è conforme a una norma. In tal caso si può più correttamente definire: “conformazione”.
Sono conformazioni quasi tutte le azioni che si compiono all’interno di un apparato. Lì infatti il fare da sé cessa, perché comincia ciò che si deve fare in perfetto accordo con le altre componenti dell’apparato.
Gli scopi di un apparato, vista anche la sua sofisticazione tecnica, non rientrano nelle competenze dei suoi singoli individui.
Ciò comporta che la coscienza del singolo si riduce alla “coscienziosità” nell’esecuzione del suo lavoro.
Questa “riduzione” è l’atto di nascita della “coscienza conformista”. Viene richiesta infatti solo una buona qualità di “collaborazione”, indipendentemente dagli scopi che si prefigge l’apparato.

2. Il “sano” realismo.

Sempre più spesso, fin da piccoli, viene inculcato il principio che il successo si raggiunge più facilmente adattandosi alle esigenze degli altri (rinuncia alla realizzazione di sé stessi).
Dai gruppi di bambini, ai compagni di classe, ai gruppi di lavoro, a proprie spese si impara che ciò che più paga è l’uniformità più rigorosa: la capacità di adattarsi all’organizzazione è la condizione essenziale per avere una certa influenza su di essa e il successo.
Ad eventuali obiezioni c’è sempre chi ci ricorda che conformarsi è solo indice di “sano realismo”.
Anche se in noi ciò spesso insinua il sospetto che non si tratti di una rappresentazione fedele al “reale”, bensì di una rappresentazione surreale, tendente a imporre l’accettazione dell’esistente: senza cura della sua qualità morale!

3. L’incoscienza della coscienza omologata.

Affinché l’adattamento non venga avvertito come una coercizione è necessario che il contesto in cui viviamo (quello dell’economia globale e della tecnica) non venga avvertito come uno dei possibili “modi” ( o mondi) ma come UNICO, al di fuori del quale non si danno (hanno) migliori possibilità di esistenza.
Nel “mondo” della produzione e del consumo (se, e finché, riesce a costituirsi come insieme coeso, senza interruzioni e lacune e, soprattutto, senza alternative) gli obblighi imposti e le ubbidienze richieste non sono avvertiti come tali, bensì come condizioni “naturali” di esistenza.
Ma un “modo” che riesce a farsi passare come “UNICO MONDO” ha raggiunto livelli di perfezione di omologazione tra gli individui tali che i regimi assoluti e dittatoriali che lo hanno preceduto neppure lontanamente avrebbero sospettato che fossero realizzabili.

4. Il conformismo come condizione esistenziale.

Sembra quindi che non ci rendiamo conto di quante catene ci abbiano resi “dipendenti” in quest’era della tecnica e della globalizzazione.
Mentre Marx poteva dire che la maggioranza dell’umanità non aveva nulla da perdere, salvo le sue catene, oggi senza quelle catene una parte di quell’umanità non avrebbe di che sopravvivere.
Per questa ragione, quando parte di quelle catene si spezzano (Scioperi, interruzioni di energia, ritardi di altri rifornimenti e servizi) viene invocata da parte di tutti la “saldatura” immediata.
Ciò è indice di dipendenza e di alto tasso di collaborazione, omologazione e conformismo,
affinché “questo Mondo” sia il più possibile garantito, sicuro, senza interruzioni o rischi di cedimenti, pur lasciando al suo interno la possibilità di continuare a ripetere il vocabolario dell’individuo.

5. I mezzi di comunicazione come strumenti di omologazione.

La società conformista, nonostante l’enorme quantità di voci diffuse dai media al suo interno, o forse proprio per questo, parla nel suo insieme solo con sé stessa.
Non c’è più al suo interno una diversità di esperienze nel mondo (come un tempo) per cui sempre più identico è il mondo e il “modo” (le parole, le “frasi”, le convenzioni, i temi etc) a tutti fornito dai media per descriverlo.
Il risultato è un una comunicazione tautologica, dove chi ascolta finisce per ascoltare le stesse cose che potrebbe dire e, viceversa, chi parla dice le stesse cose che potrebbe ascoltare da chiunque.
Quasi paradossalmente si può sostenere che la diffusione esponenziale dei mezzi di comunicazione messi a disposizione dalla tecnica tenda ad abolire la necessità di comunicazione, poiché è inesistente la differenza specifica tra le esperienze, differenza che è alla base di ogni bisogno comunicativo.
Le mille voci che riempiono tali mezzi, col loro rincorrersi, annullano le differenze iniziali, perfezionando la omologazione, rendendo superfluo se non impossibile, parlare in prima persona.
Quei “mezzi” allora cessano di essere tali e finiscono per “comporre” essi stessi “quel mondo”, fuori dal quale è impossibile avere altra esperienza diversa.
In un tale contesto parlare non significa più comunicare, ma eliminare quelle differenze residue, in modo che l’anima di ciascuno, che già coesisteva al mondo di tutti, diventi co – estensiva e , al limite, sovrapponibile a quella di chiunque.

6. Cognitivismo e comportamentismo: psicologie del conformismo.

Coerentemente a tutto ciò, in questa nostra epoca, sono diventate egemoni quelle psicologie dell’adattamento che tendono alla congruenza con l’apparato: il declino della psicoanalisi come indagine sul profondo, e il successo del cognitivismo e del comportamentismo.
Il primo per “aggiustare le proprie idee, ridurre le proprie dissonanze cognitive in modo da armonizzarle all’ordinamento funzionale del “mondo”; il secondo per adeguare le proprie condotte, indipendentemente dai propri sentimenti e dalle proprie idee, che, se difformi, sono tollerati solo se confinati nel privato e coltivati come tratto originale della propria identità.
Si crea così quella situazione paradossale in cui l’ “autenticità”, l’“essere sé stessi”, il “conoscersi”, che l’oracolo di Delfi indicava come la via della salute della mente, diventa nelle società conformiste e omologate, qualcosa di patologico.
Patologico viene considerato: l’essere centrati su sé stessi (self-centred) la scarsa capacità di adattamento (poor adaptation) il complesso di inferiorità (inferiority complex).
Quest’ultima teoria lascia intendere che è inferiore chi non riesce ad adattarsi, quindi essere sé stessi, non rinunciando alla propria specificità, è una patologia.
Le teorie del conformismo e comportamentismo assumono come ideale di salute l’essere conformi, che, invece, dal punto di vista esistenziale è il tratto tipico della malattia.
Dall’altro canto i singoli interiorizzano i modelli indicati da tali teorie, respingendo qualsiasi processo individuativo che risulti non funzionale alla società omologata, poiché in essa la specificità e la peculiarità individuali, oltre a non essere remunerative, destano persino qualche sospetto.



(estratto NdS)
FalcoAntonio is offline  
Vecchio 20-08-2002, 21.48.07   #2
tammy
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appunto...

perchè ogni stato non si fa i caz.z.i. suoi?
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Vecchio 21-08-2002, 00.21.41   #3
784
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Troppo stringata Tammy... spiega spiega... che vuoi dire?

?!?!
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Vecchio 21-08-2002, 14.58.39   #4
edali
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X Tammy
Mi associo a 784. Che volevi dire? (scrivere)

X Falco Antonio
Tutto ciò che hai scritto mi ricorda Ivan Illich, (vedi “La convivialità” e “Nello specchio del passato”)
Cmq bravo
edali is offline  
Vecchio 21-08-2002, 21.16.25   #5
tammy
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ok..ci provo...

per quanto riguarda l'apertura del pensiero concordo.

per il pensiero N. 1 mi chiedo: e allora?

per il pensiero N. 2 il conformarsi a regole comuni a tutti senza tener conto dell'indole piu' che la morale. Non credo sia così assolutamente per tutti, c'è chi ha l'indole del manager e chi del dipendente, chi vuol essere un lider e chi un seguace.

pensiero N. 3 questo è plagio!

pensiero N. 4 mi rifaccio al n. 3

pensiero N. 5 sia pur con termini diversi esprimiamo lo stesso concetto

pensiero N. 6 Nessuno vieta di continuare ad essere "esseri inferiori" che nel tuo enunciato io vedo e leggo come persone, individui, "SUPERIORI"

la conseguenza è....che lo Stato si faccia c.azzi suoi, ma non è così, evidentemente. C'è un interesse nella civile convivenza ed è giusto che sia così, ma non credo che nessuno vieti il libero arbitrio per la propria scelta di vita. E' solo un carattere debole e accomodante che si fa plagiare e lo Stato ne approfita. Perchè condannarne le scelte? Ripeto: lo Stato non si fa i c.azzi suoi, ne ha vantaggio...ma anche chi sottostà ne trae altrettanto.
tammy is offline  
Vecchio 22-08-2002, 13.29.49   #6
mauropitta
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Messaggi: 64
Parlimo dell'uomo?

Carissimo Antonio, ciao e bentrovato!
Il tuo post mi è piaciuto molto, perchè ben scritto e ben argomentato ed estremamente realistico, e tu sei un maestro nel fare questo.
Lo "ridurrei" però sino all'uomo, affermando che un sistema sociale più o meno grande, si basa, alla fine, sulle peculiarità del carattere umano e non esiste "come creato a tavolino" da entità non meglio precisate.
Quello che tu affermi nel tuo post, "in primis", è un'allargamento della natura umana del singolo.
Intendo dire che ogni uomo, come entità singola, potenzialmente, è un "possibile tiranno" che tenta di raggiungere, mediante le modalità a lui più congeniali (forza fisica, aggressività, desiderio di predominio, esibizione di cultura, necessità di consenso, carisma) il predomionio sugli altri e, a seguire, il mantenimento dello "status" raggiunto.
Per cui, ogni sistema sociale sulla faccia della terra, sottostà a questa "legge fondamentale" (L'egoismo è il motore del mondo).
Che poi alcuni uomini, più dotati o più spregiudicati, riescano ad ingrandire il loro "regno" porta ad un allargamento sino alla globalizzazione, ma come "aggregazione" di molte singole unità che la pensano allo stesso modo o che, con il loro comportamento conforme alle "regole", ne possano trarre dei benefici personali.
Per cui, ogni sistema sociale (culturale, politico, religioso, militare) è un sistema di potere "dittatoriale" che impone delle regole per la propria sopravvivenza e sfrutta pletore di persone con un'individualità ridotta, dando però in cambio a loro, un "piccolo potere" su altri, in scala gerarchica.
L'azione dei media, è una diretta conseguenza del tentativo di mantenimento del potere ed essendo possibile oggi, raggiungere "tutti" in tempo reale (TV), la pressione si è allargata su scala planetaria.
Ma solo a quelli che la televisione ce l'hanno !!!
In passato, quando questo non era possibile c'erano gli "arruffapopoli" che cercavano di aizzare le masse contro questo o quello.
Oggi lo fa la televisione, forte di persone che per "professione" studiano come "imbrogliare" meglio gli altri o come "propinare meglio" determinate idee e la cosa funziona esattamente come funzionava prima.
Come dici giustamente tu, siamo continuamente bombardati di suggerimenti "occulti", luoghi comuni, misuratori di "tendenza" che si esprimono in mille modi e ci vogliono far credere che chi non è "in" è "out" (vedi le mode ad esempio).
Però ci sono alcune sfumature e non, che secondo me non hai evidenziato nel tuo messaggio, come la "graduazione dell'esecuzione degli ordini" ad esempio.
Ammettendo che il "modello" Giappone o Singapore siano i punti di arrivo dei globalizzatori (nuovi despoti senza corpo che si manifestano principalmente nelle multinazionali), ci sono molti "modelli" intermedi che non sono così e forse non raggiungeranno mai quei livelli.
Non a caso, questi sistemi sono stati realizzati in paesi dove l'individualità del singolo, non è mai stata riconosciuta da millenni e dove "culturalmente" è stato perpetrato da un sistema feudale ben costruito, la concezione che l'uomo possa esistere solo come entità di Stato, da cui deriva che qualunque individualismo è "Tradimento", punibile con la morte.
Inoltre, almeno in teoria, una persona è sempre libera di scegliere di "uscire dal sistema" isolandosi ad esempio e ci sono tanti posti, sulla terra dove questo è possibile.
Ma non scordiamoci mai che anche nelle più piccole microsocietà, c'è sempre una gerarchia, delle regole e delle limitazioni, spesso ancora più evidenti che nel nostro sistema sociale.
Nessun sistema sociale ci può obbligare a fare scelte contro la nostra volontà e anche sottostando ad un "sistema", abbiamo sempre la possibilità di operare scelte a diversi gradi di intensità.
Ad esempio, nelle guerre, dove la gerarchia è estremizzata al limite massimo e il sistema non permette deroghe, pena la morte per tradimento, ci sono diversi gradi di effettuazione degli ordini:
c'è "l'integralista" tipo Kappler che pur sottostando ad un ordine uccide un sacco di persone e ci sono i tanti altri comandanti che si sono "barcheggiati" non arrivando a tanto, ma nemmeno "rifiutando" l'ordine. Direi, la sottile arte del compromesso!
Questo è facolta di scelta della persona e il sistema non lo può controllare in quanto "carente" di sufficiente controllo affidabile.
Questa è anche la ragione per cui sistemi "altamente monitorati" come la ex DDR, dove praticamente tutta la popolazione era reclutata nello spionaggio "anche del proprio vicino", all'atto pratico, non hanno mai sortito gli effetti desiderati dai loro creatori e le cose non hanno mai funzionato come loro avrebbero voluto.
Il punto è sempre l'uomo! Se ad esempio, io sono un despota e sono anche intelligente e carismatico, ho comunque bisogno di altri uomini che la pensino come me e che agiscano come me, per "attuare" la repressione degli altri, ma visto che ogni uomo vuole il potere per sé, come faccio io despota a fidarmi che il mio luogotenente faccia veramente quello che io voglio e non quello che a lui conviene di più?
Ho bisogno di una spia che lo controlli. Ma come faccio a sapere che quello che mi riferisce la spia sia la verità e non qualcosa che a lui conviene? Mi ci vuole un'altra spia ecc... oppure crederò solo a quello che mi conviene credere! E questo è il limite e l'inganno.
La conclusione è che oltre il primo grado di potere, non si ha più la certezza che il nostro volere sia attuato.
MI insegnerai certamente che anche nei sistemi di potere più accentrati, ci sono tantissime persone che si riempiono le tasche facendo il "male" del sistema quando apparentemente sembrano farne il "bene" e questo... è il limite della globalizzazione.
Mi sembra che quello che è accaduto in USA qualche giorno fa, ne sia la prova evidente (I dirigenti corrotti di imprese giganti).
Bisogna accettare che qualunque sistema di potere può continuare ad esistere solo se riesce a giocare sui dubbi delle persone e se riesce a dare una "speranza" anche per chi il potere solamente lo subisce e sai bene a cosa mi riferisco!
Per concludere, desidero ricordarti un cantautore di molti anni fa (morto prematuramente suicida), che tu dovresti ricordare: tale Luigi Tenco.
Ebbene se troverai il disco, sarai estremamente sorpreso delle parole di una sua canzone intitolata "Ballata della moda" che "prevede" con asssoluta chiarezza quello che è poi successo.
Questo accadeva 40 anni fa circa e allora... vogliamo continuare a parlarne come se fosse una novità?
A presto
Mauro
mauropitta is offline  
Vecchio 22-08-2002, 13.38.15   #7
FalcoAntonio
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Sarò stringato anch'io...

Citazione:
Messaggio originale inviato da tammy
per quanto riguarda l'apertura del pensiero concordo.

per il pensiero N. 1 mi chiedo: e allora?

per il pensiero N. 2 il conformarsi a regole comuni a tutti senza tener conto dell'indole piu' che la morale. Non credo sia così assolutamente per tutti, c'è chi ha l'indole del manager e chi del dipendente, chi vuol essere un lider e chi un seguace.

pensiero N. 3 questo è plagio!

pensiero N. 4 mi rifaccio al n. 3

pensiero N. 5 sia pur con termini diversi esprimiamo lo stesso concetto

pensiero N. 6 Nessuno vieta di continuare ad essere "esseri inferiori" che nel tuo enunciato io vedo e leggo come persone, individui, "SUPERIORI"

la conseguenza è....che lo Stato si faccia c.azzi suoi, ma non è così, evidentemente. C'è un interesse nella civile convivenza ed è giusto che sia così, ma non credo che nessuno vieti il libero arbitrio per la propria scelta di vita. E' solo un carattere debole e accomodante che si fa plagiare e lo Stato ne approfita. Perchè condannarne le scelte? Ripeto: lo Stato non si fa i c.azzi suoi, ne ha vantaggio...ma anche chi sottostà ne trae altrettanto.

Scusa, ma qui "l'imputato" non mi pare sia lo Stato... (o gli stati)bensì il Sistema (sovranazionale) Globale.
Gli stati lo sono solamente in maniera subordinata.
I responsabili? (secondo me) I gruppi egemoni a livello globale: 1) "finanza" (organizzazioni criminali comprese) 2) Militari.
Ciao

Ultima modifica di FalcoAntonio : 22-08-2002 alle ore 13.45.09.
FalcoAntonio is offline  
Vecchio 22-08-2002, 16.14.04   #8
784
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"Nessun sistema sociale ci può obbligare a fare scelte contro la nostra volontà e anche sottostando ad un "sistema", abbiamo sempre la possibilità di operare scelte a diversi gradi di intensità."

Beh, certo non è semplice, ma sicuramente è possibile (e all'ordine del giorno) influenzare la volontà di una persona, di modo che impedirne poi delle scelte e azioni risulti superfluo.

Il semplice apprendimento ma anche un fenomeno di grande successo come la pubblicità ne sono ottimi ed efficaci esempi, come la propaganda politica e altre forme di persuasione.
Per far questo su vasta scala bisogna disporre dei mezzi per farlo, e dunque questi strumenti diventano perlopiù appannaggio di chi già detiene un potere e un'influenza "effettivi".

Anche istinti come quello di raggiungere il potere possono essere e sono mitigati dall'insegnamento di valori come la fedeltà e il senso del dovere, senza calcolare che nell'esempio di una dittaura concorre anche la convinzione da parte dei sottoposti di partecipare ad un progetto estremamente positivo, e il sacrificio (di qualsiasi natura) per il raggiungimento dell'obiettivo è un caso comunissimo.

Inoltre è bene tenere presente che l'uomo come lo conosciamo noi è in parte il prodotto della società in cui vive, e nel fare ipotesi alternative di ordine sociale si può tenere conto della nuova influenza che essa avrà sull'educazione degli individui delle generazioni a venire.

784 is offline  
Vecchio 22-08-2002, 23.04.18   #9
tammy
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ok...784

concordo...per il reso mi inforno...scusate ma non ho avuto tempo di leggere!
tammy is offline  
Vecchio 22-08-2002, 23.13.33   #10
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Concordi? beh, mi fa molto piacere, ma su che cosa?
Scusate, ho dimenticato di intestare il messaggio, che voleva essere una risposta a Mauropitta.... su, non prendetevela, imparerò anch'io, magari un po' più lentamente degli altri, ma insomma...

784 is offline  

 



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