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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 10-02-2006, 15.28.20   #1
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
l'incredibile mondo del mio amico

tutto quello che conosco sono idee del mio pensiero.
anche le percezioni sensoriali sono oggetti del pensiero.
le parole sono simboli associati a idee (o percezioni).


come ripetuto su questo forum, io posso indicare ad un altro una mela che percepisco di color "rosso", e chiedere all'altro se anche lui la percepisce rossa, e lui potrebbe rispondere sì, pur avendo per referente quello che io definirei come "verde".

Non posso verificare il referente "rosso" che è presente nel pensiero dell'altro.


Ma allo stesso modo, estremizzando il ragionamento, io potrei indicare quella che al mio pensiero appare come "mela", e l'altro potrebbe rispondere annuendo: "mela". Ma il suo referente per "mela" non è assolutamente il mio referente di "mela".

Ad esempio, nel suo mondo soggettivo, potrebbe chiamare "mela" quello che per me potrebbe essere un chiodo di metallo (o qualsiasi altra cosa che a me risulta persino inimmaginabile, perchè presente esclusivamente nel suo mondo).

Egli potrebbe magiare un chiodo dopo pranzo, mentre io mangio una mela. Ma nel suo pensiero io appaio mentre addento un chiodo, mentre nel mio appare mentre addenta una mela.
Ed entrambi declamiamo sorridenti il buon gusto della "mela".


Non potrei ovviamente fare nessuna verifica scientifica della composizione chimica della "mela". Anche i risultati scientifici sono mio pensiero.

Potremmo dire che forse esiste un noumeno comune, che ad ognuno appare differente. Forse nemmeno esiste un noumeno, e tutto è solo pensiero.


Comuqnue sia, questi variegati mondi soggettivi, pur nella loro estrema diversità, possono comunicare tra loro in modo da organizzarsi reciprocamente in modo efficace.

Ad esempio, se chiedo al mio amico mangiachiodi di prima di piantare un chiodo alla parete perchè io possa appendervi un quadro, non è che io mi ritrovo una mela appiccicata alla parete, ma mi ritrovo effettivamente un chiodo, solo che, dalla prospettiva dell'altro, quello è un canguro meccanico che applaude, e mentre io appendo quello che per me è un quadro ad un chiodo, lui mi vede mentre metto un cappello da marinaio al canguro. Tutto questo non è per lui strano, infatti nel suo mondo è normale decorare le case mettendo cappelli da marinaio sopra la testa di canguri mecccanici che applaudono.
r.rubin is offline  
Vecchio 10-02-2006, 16.27.11   #2
Catone
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Messaggi: 193
Forse qualcuno ha già parlato di questo e lo ha denominato idealismo.

Questo era un pensiero che da adolescente mi affliggeva. Mi chiedevo: ma vediamo tutti il mondo allo stesso modo?
Poi ho scoperto come i miei coetanei guardavano il sedere delle ragazze e la risposta, da quel giorno, è diventata sì!
Catone is offline  
Vecchio 11-02-2006, 00.22.32   #3
VanLag
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Messaggi: 2,959
Re: l'incredibile mondo del mio amico

Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin
tutto quello che conosco sono idee del mio pensiero.
Io non la capisco questa soggettività così estremizzata. Il sedere delle ragazze, tanto per restare in argomento, piace più o meno a tutti i maschi, come più o meno a tutti maschi e femmine non piacciono le legnate sulle gengive.

Per altro la soggettività esiste del tipo che tizio, ai tempi della guerra con L'Iraq, era contento di andare in guerra mentre io ero depresso e non è solo un fatto di gusti che potrebbe generare il discorso che a tizio piacciono le ragazze alte ed a me quelle piccole. No è proprio che per me e tizio la parola guerra ha due significati diversi.

VanLag is offline  
Vecchio 28-11-2006, 15.03.09   #4
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Riferimento: l'incredibile mondo del mio amico

riesumo questo tread.
la domanda che forumulo è questa: esistono garanzie della corrispondenza tra la realtà che vedo io, e quella che vedono gli altri? Esistono garanzie del fatto che quello che a me appare come mela, ad un altro non appare come chiodo?
r.rubin is offline  
Vecchio 28-11-2006, 21.20.24   #5
odos
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Riferimento: l'incredibile mondo del mio amico

Rubin, e come mai quando noi normalmente parliamo ci capiamo?

A meno che l'interlocutore non sia un alieno, o un selvaggio vissuto DA SOLO nella foresta, cosa sia un mela, lo impariamo tutti nello stesso modo, senza porci perchè e sullo sfondo di alcune certezze che tutti condividiamo.

Se vuoi trarre delle conseguenze serie da ciò che dici, cioè un solipsismo assoluto, allora dovresti anche formulare un principio che spieghi il nostro reciproco concordare, intenderci, e agire intersoggettivo. Qualcosa come l'armonia prestabilita Leibniziana.

O altrimenti, semplicemente, guarda come cresce un bambino.
odos is offline  
Vecchio 30-11-2006, 16.38.58   #6
epicurus
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Riferimento: l'incredibile mondo del mio amico

A parte il fatto che non sono sicuro che ricevere un pugno sia una semplice idea, concordo con l'argomento di odos: se non postuliamo l'esistenza di un mondo comune e pubblico non si capisce come potremo tenere questa discussione. Inoltre, se non postuliamo anche l'esistenza di una comunità di parlanti, non possiamo rendere sensate le nostre parole...
epicurus is offline  
Vecchio 30-11-2006, 17.21.22   #7
pascal
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Messaggi: 41
Riferimento: l'incredibile mondo del mio amico

Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
A parte il fatto che non sono sicuro che ricevere un pugno sia una semplice idea, concordo con l'argomento di odos: se non postuliamo l'esistenza di un mondo comune e pubblico non si capisce come potremo tenere questa discussione. Inoltre, se non postuliamo anche l'esistenza di una comunità di parlanti, non possiamo rendere sensate le nostre parole...

io non trovo niente di strano in quello che dice rubin
anzi tempo fa ho scritto in una discussione dallo stesso contenuto.
è un principio fondamentale e potrebbe essere portato anche molto ma molto oltre di una semplice mela(con alte concentrazioni di ferro ).
ha scritto ciò che dovrebbe fare chiunque:mettere tutto in dubbio e non dare mai niente per scontato o certo
pascal is offline  
Vecchio 30-11-2006, 17.58.48   #8
odos
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Messaggi: 367
Riferimento: l'incredibile mondo del mio amico

Sì, Pascal, anch'io capisco ciò che dice Rubin, e l' ho pensato più di una volta, e ad essere sincero molto tempo fa.

Ho provato anche a dubitare su ogni cosa, incartandomi sulle aporie insormontabili che si originano dalla pratica di un simile gesto.

E a dire la verità, si è già interrogata molta filosofia su questo, e sono stati scritti fiumi di parole (che mi sono andato a leggere, chiaramente).

Ho portato una breve e concisa argomentazione a riguardo, che se si vuole si può approfondire, e, al fine di evitare malintesi, non ho argomentato con un: "ma va là, una mela è sempre una mela per tutti".

Bisogna trarre tutte le conseguenze logicamente immaginabili da un dubbio, e trarne le conseguenze (sopratutto sulla possibilità logica stessa del dubitare). Si faccia questo, e ci si accorgerà di cosa si sta affermando in realtà.

Ciao
odos is offline  
Vecchio 30-11-2006, 18.25.39   #9
epicurus
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Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
dubbio e conoscenza

Sono d'accordo con odos.
E aggiungo:

La prima firma che adottati in questo forum è stata: "Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola". Questa frase è di Voltaire, egli, poi, aggiunse: "Solo gli imbecilli sono sempre sicuri di ciò che fanno e dicono".

Questo per dire quanto io tenga in seria (oserei dire serissima) considerazione il dubbio. Ma questo è risaputo: la chiave per la filosofia e la scienza, e la razionalità in generale, è il dubbio.

Però tenere in seria considerazione il dubbio, significa anche non storpiarlo. Vi è una tendenza in filosofia che è quella di ipersemplificare le cose. Il nostro uso di "dubbio" e "dubitare", però, non è così semplice come appare.

Peirce e Wittgenstein furono forse i primi ad accorgersi di una banalità spaventosa che, incredibilmente, tutti i filosofi non avevano mai notato: il dubbio, proprio come la conoscenza, presuppone ragioni, argomentazioni, motivazioni. Come noi, per affermare che conosciamo qualcosa dobbiamo disporre di argomentazioni (cioè noi siamo giustificati), anche per affermare che dubitiamo di un fatto necessitiamo di motivazioni.
Se uno dubita di p deve mostrarmi una ragione r per dubitare di p; ma se r è dubbia, allora non ho ragione di dubitare di p, ma avrò ragione di dubitare del dubbio su p.

L'altro fatto palese, che venne scoperto da Wittgenstein, è che il dubbio presuppone la conoscenza. Ossia, senza conoscenza non possiamo dubitare di alcunchè: non avrebbe senso uno scolaro che mettesse in dubbio ogni cosa, non facendo mai finire la spiegazione dal maestro. D'altro canto, credo, che sia mostrato in più casi come il dubbio assoluto sia autoconfutante.


epicurus
epicurus is offline  
Vecchio 30-11-2006, 19.26.25   #10
pascal
Ospite abituale
 
Data registrazione: 12-09-2006
Messaggi: 41
Riferimento: dubbio e conoscenza

Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
Sono d'accordo con odos.
E aggiungo:

La prima firma che adottati in questo forum è stata: "Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola". Questa frase è di Voltaire, egli, poi, aggiunse: "Solo gli imbecilli sono sempre sicuri di ciò che fanno e dicono".

Questo per dire quanto io tenga in seria (oserei dire serissima) considerazione il dubbio. Ma questo è risaputo: la chiave per la filosofia e la scienza, e la razionalità in generale, è il dubbio.

Però tenere in seria considerazione il dubbio, significa anche non storpiarlo. Vi è una tendenza in filosofia che è quella di ipersemplificare le cose. Il nostro uso di "dubbio" e "dubitare", però, non è così semplice come appare.

Peirce e Wittgenstein furono forse i primi ad accorgersi di una banalità spaventosa che, incredibilmente, tutti i filosofi non avevano mai notato: il dubbio, proprio come la conoscenza, presuppone ragioni, argomentazioni, motivazioni. Come noi, per affermare che conosciamo qualcosa dobbiamo disporre di argomentazioni (cioè noi siamo giustificati), anche per affermare che dubitiamo di un fatto necessitiamo di motivazioni.
Se uno dubita di p deve mostrarmi una ragione r per dubitare di p; ma se r è dubbia, allora non ho ragione di dubitare di p, ma avrò ragione di dubitare del dubbio su p.

L'altro fatto palese, che venne scoperto da Wittgenstein, è che il dubbio presuppone la conoscenza. Ossia, senza conoscenza non possiamo dubitare di alcunchè: non avrebbe senso uno scolaro che mettesse in dubbio ogni cosa, non facendo mai finire la spiegazione dal maestro. D'altro canto, credo, che sia mostrato in più casi come il dubbio assoluto sia autoconfutante.


epicurus

sono d'accordissimo con voltaire che seppur non conoscendo il suo pensiero,con quella frase ha detto un concetto del mio pensiero.

certo la ragione del dubbio è dubbia,ma allora perchè non dubitare più del dubbio?

Inoltre non comprendo il motivo per cui il dubbio sia autoconfutante
pascal is offline  

 



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