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Vecchio 04-11-2002, 09.18.25   #1
deirdre
tra sogno ed estasi...
 
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Delle tre cose malvagie

Delle tre cose malvagie
Tratto dal “Così parlo Zarathustra”
di Friedrich Nietzsche

"Ora voglio mettere sulla bilancia le tre cose più malvagie e soppesarle bene e umanamente...
Piacere dei sensi, desiderio di dominio, egoismo: queste tre cose sono state finora quelle contro cui sono state lanciate più maledizioni, le peggiori calunnie e menzogne - queste tre cose io voglio soppesare bene e umanamente...
Piacere dei sensi: solo per gli appassiti un veleno dolciastro, ma per quelli che hanno una volontà leonina è il vino dei vini, corroborante e conservato con cura.
Piacere dei sensi: la grande felicità che è simbolo di una felicità ancora superiore e di speranza suprema!
A molte cose che sono tra loro estranee ancor più che uomo e donna: e chi ha mai compreso fino in fondo quanto la donna e l’uomo siano tra loro estranei!...
Sete di dominio: la frusta ardente dei più duri tra i duri di cuore, la tortura crudele che il più crudele tra gli uomini riserva per se stesso, la fosca fiamma di roghi viventi...
Sete di dominio: alla sua vista l'uomo striscia, si curva, avanza faticosamente

e si fa più basso del serpente e del maiale - finché in lui esplode l'urlo di grande disprezzo...
Sete di dominio: che però ascende con i suoi allettamenti fino ai puri e ai solitari e su fino a cime sufficienti a se stesse, risplendente come un amore che sul cielo della terra dipinge seducente purpuree beatitudini.
Sete di dominio: ma chi potrebbe chiamarla sete, quando ciò che é in alto si abbassa ad anelare potenza! Davvero, non vi é malattia, né brama in tale anelito che si abbassa!
Che la cima solitaria non rimanga in eterna solitudine e si accontenti; che il monte scenda a valle e il vento delle cime giù nelle bassure:
oh, chi potrebbe trovare il nome giusto di una virtù e battezzare questo anelito! 'La virtù che dona’ - all' innominabile Zarathustra un giorno diede questo nome.
E allora accadde pure - - e in verità accadde per la prima volta! - che il suo insegnamento esaltò l'egoismo, l'egoismo salutare e sano, che sgorga da un'anima possente:
da un'anima possente, cui appartiene un corpo elevato, bello vittorioso dispensatore di gioia, attorno al quale ogni cosa diventa uno specchio...
Via da sé essa bandisce ogni cosa vile; essa dice: cattivo - questo é vile!...
La diffidenza pavida é per una tale letizia qualcosa di meschino, come pure chiunque voglia giuramenti...
Del tutto odioso e disgustoso è per essa colui che mai si vuole difendere, chi inghiotte sputi velenosi e sguardi maligni, colui che è troppo paziente, tutto tollera e di tutto si appaga: questa infatti è la natura degli schiavi.
Che uno sia servile davanti a dèi o davanti alle pedate di un dio o davanti alle stupide opinioni degli uomini: sopra ogni specie di schiavi sputa questo egoismo beato!
maltrattare l'egoismo - proprio questo doveva essere virtù e chiamarsi virtù! E 'senza io', altruisti - questo desideravano essere, e con buone ragioni, questi vigliacchi stanchi del mondo!
Ma per tutti quanti costoro verrà il giorno, la trasformazione, la spada del giudizio, il grande meriggio: allora molte cose diverranno manifeste
E colui che chiama sano e santo l'io e beato l'egoismo - in verità, come un profeta, dirà ciò che sa: ~Ecco che viene~ è vicino, il grande meriggio!"'

così parlò Zarathustra.


Ora, è possibile che la verità si celi dietro il semplice non guardare la realtà con la mente piena dei pregiudizi che la nostra cultura, morale e religione ci hanno imposto da secoli?
Aprire la mente ad ogni esperienza senza porre un giudizio?
E' possibile che non imponendo un determinato significato, anzi, cercando di scoprire se le cose di per se hanno un loro significato, si riesca a penetrare i segreti di ciò che alla mente umana appare solo a senso unico?
Il non essere ossessionati da un cero tipo di ideologia, filosofia o religione è la via per giungere alla conoscenza?

"La verità ti impone di essere un giocatore d'azzardo, che mette a repentaglio ogni cosa. La verità non può essere una tua proprietà privata, anzi: riuscirai ad averla soltanto se sarai disposto a lasciarti possedere dalla verità."
cosi è il commento di Osho.

Quindi come sostiene la "ruota", se non osi non saparai.
E torniamo al concetto di Volere, volere senza desiderare.
la volontà quale strumento di conoscenza?

Volere senza desiderare-Volere senza paura-Volere senza pentimento.

Ultima modifica di deirdre : 04-11-2002 alle ore 09.20.43.
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Vecchio 04-11-2002, 21.30.24   #2
visechi
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Ancora lui!

Citazione:
"Ora voglio mettere sulla bilancia le tre cose più malvagie e soppesarle bene e umanamente...
Piacere dei sensi, desiderio di dominio, egoismo : queste tre cose sono state finora quelle contro cui sono state lanciate più maledizioni, le peggiori calunnie e menzogne - queste tre cose io voglio soppesare bene e umanamente...

Nietzsche. Ancora lui. Questa volta sarò assolutamente rispettoso, se non altro per evitare che scoppi un'altra rissa intorno al suo pensiero… rinuncerò anche all'ironia … per la miseria, fatemelo chiamare almeno <sommo>!

Sono queste le 'tre cose' che più allontanano l'uomo dal proprio simile. Son convinto che l'uomo nasca, cresca e sviluppi sé stesso, il proprio animo, la propria essenza incorporea (da intendersi non necessariamente come anima) in funzione della ramificazione della rete di relazioni che riesce a creare e sviluppare intorno a sé (anche qualora il fine o la spinta istintuale e primigenia fosse l'egoismo - il proprio edonistico piacere). Quanto più ramificati e gratificanti sono questi rapporti interpersonali (alle volte anche virtuali), tanto maggiore dovrebbe essere il giovamento che la 'bestia' ne trae. L'uomo è un animale che per sopravvivere, senza andare incontro al rischio di scompensare eccessivamente la propria personalità, ha necessità di costruire una complessa e gratificante rete relazionale.
Le tre cose che il "sommo" filosofo pone sull'altare ed esalta, sono, appunto, tre elementi, fra i tanti, che, qualora espansi oltre un limite moralmente, eticamente ed umanamente compatibile (per la morale, l'etica e l'umanamente compatibile, nessuno se la prenda con me o chieda a me, esistono e ne io ne altri possiamo farci molto per eliminarli), comprimerebbero gli spazi altrui ed realizzerebbero un effetto moltiplicatore ed incentivante della poco auspicabile tensione verso la competizione intraspecifica. Tale ultimo concetto (forse formulato in modo un po’ contorto) dovrebbe raffigurare, almeno nelle mie intenzioni, un'ipotetica condizione umana ben diversa rispetto all'attuale, certamente non idilliaca, ove assistiamo ad una forte spinta agonistica (la società moderna, quella occidentale, è appunto paradigma di questa accentuazione… i risultati, in termine di sensazione di vacuità e frustrazione sono sotto gli occhi di tutti noi) determinata dalla spasmodica ricerca, ancorché controllata e sottoposta a regole e limiti (le comuni regole del vivere sociale … belle, brutte, ma ci sono), del proprio edonismo e della 'volontà di dominio'. Suppongo che un'ulteriore dilatazione di questa spinta, connaturata nell'animale uomo, potrebbe essere causa di ulteriori deleterie contrapposizioni, anche cruente, che non farebbero altro che accrescere oltremodo il nostro senso di vulnerabilità; altro che <grande felicità che è simbolo di una felicità ancora superiore e di speranza suprema!>
o <risplendente come un amore che sul cielo della terra dipinge seducente purpuree beatitudini>.
In questo senso, penso che il pensiero del <sommo> sia in antitesi rispetto alla necessaria ricerca di un umanesimo che restituisca all'uomo (inteso come specie, come massa, non come individuo) la centralità cosmologica. In tal senso penso che la sua visone dell'umanità sia in aperta contrapposizione rispetto a quella di un altro grande pensatore dell'umanità: Jiddu Krishnamurti (Il nome sembrerebbe di origine sarda).
  • <La vita è esperienza, esperienza nel rapporto. Non si può vivere nell’isolamento; dunque la vita è rapporto e il rapporto è azione…>
  • <La vita è rapporto, che si esprime attraverso il contatto con le cose, con le persone e con le idee. Nella comprensione dei rapporti si può sviluppare la capacità di affrontare la vita in maniera piena e adeguata…>
  • <Non c’è dubbio che il rapporto sia lo specchio in cui scopriamo noi stessi. Al di fuori dei rapporti non siamo; essere e essere in relazione; essere in relazione costituisce l’esistenza. Esistiamo solo nel rapporto; al di fuori di esso non esistiamo, l’esistenza non ha significato…>
  • <Esistiamo perché siamo in rapporto con gli altri; ed è la mancanza di comprensione del rapporto che causa conflitto…>
  • <Il rapporto è uno specchio in cui posso vedere me stess. Può essere uno specchio deformante, oppure può essere “come è”, riflettendo ciò che è…>
  • <In altre parole, c’è rapporto solo nella misura in cui c’è gratificazione…>
  • <Non esiste la possibilità di vivere in isolamento – nessun paese, nessun popolo, nessun individuo, può vivere in isolamento; e tuttavia, ricercando il potere nei modi più svariati, si alimenta l’isolamento…>.

Ora ditemi, chi dei due vi è più simpatico?

Ultima modifica di visechi : 04-11-2002 alle ore 21.33.17.
visechi is offline  
Vecchio 04-11-2002, 21.53.48   #3
sisrahtac
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Porgi l'altra guancia,preoccupati del prossimo..a te non pensare,no..non pensare ai tuoi problemi,c'è sempre chi sta peggio di te...guarda come soffrono quei poveri uomini,dai,soffri anche tu per loro...compatiscili,mortificat i...tu non hai il diritto di stare bene quando ci sono altre persone in quelle condizioni...blababla...bleahb leahbleah....intanto ci pensiamo noi...tu pensa a soffrire e a compatire,al resto ci pensiamo noi...non cercare di migliorare la tua posizione,non cercare di essere felice...c'è tanta gente che muore ogni giorno!

Questo è il modo di ragionare che da 2000 anni ha la chiesa cattolica,e che ultimamente ha anche il goveno italiano appoggiato dai media(ormai con Berlusconi:governo=media).Bast a vedere le ultime vicende di cronaca....

Allora guardiamo sempre verso il basso!Se il mio punto di riferimento è chi sta peggio di me siamo a posto!Non faro mai un passo verso il progresso.E comunque Nietzsche non era misantropo,lui esaltava l'amicizia e la filantropia,(se alla base di queste stavano rapporti cristallini e puri,e non basati sul reciproco compatimento o su altri sentimenti torbidi.)
sisrahtac is offline  
Vecchio 05-11-2002, 02.33.34   #4
<<acqua>>
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Esiste un sottile filo che separa il buonismo dal non farsi carico delle problematiche altrui. Si chiama equilibrio.
Uno dei comandamenti impone: "ama il prossimo tuo come te stesso". Ciò implica anche il prendersi cura della propria "persona". Quindi direi che più che gli uomini di Chiesa, se cattolici, sia necessario seguire la parola di Dio.
Purtroppo la storia ci insegna che l'uomo ha sempre rivoltato a proprio uso e consumo ogni "dottrina", la Chiesa fa altrettanto strumentalizzando ogni parola della Bibbia.
Seguire un percorso è una questione di scelte consapevoli, saper decidere quali siano i propri canoni e metterli in pratica con coerenza, saper dare e saper ricevere senza mai dimenticare che le nostre esigenze si scontrano prima o poi con quelle altrui.
Ribadisco il concetto dell'equilibrio, senza esso continueremo a navigare in acque perigliose.

Scusate l'esordio..

Un sorriso

<<acqua>>
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Vecchio 05-11-2002, 15.37.50   #5
carlostogi
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Ma dov'è?

...Va bene... D'accordo... Ma sapresti indicarmi dove si trova questo equlibrio? Non ti pare che questo senso di equilibrio sia soggettivo? Penso che anche chi uccide lo fa per togliere un suo stato di tensione, quindi, tutto sommato, per ritrovare un SUO equilibrio...
Saluti.
carlostogi
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Vecchio 05-11-2002, 18.49.34   #6
edali
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“Quando l’uomo meditando su se stesso, scopre in sé una serie di difetti, non deve cercare di violentarsi per non avere più difetti, ma deve prendere atto delle sue limitazioni, e, attraverso il meccanismo del porre attenzione e del capire, giungere al comprendere e al superare.”
“È giusto, però, che nel momento in cui qualcuno di voi agisse secondo un impulso e con questa sua azione avesse a portare danno ai suoi simili, è giusto che cercasse di reprimersi.”
(“Maestro, perché?”- scuola del cerchio di Firenze 77)

Comunque non mi preoccupo più di tanto che il mondo è pieno di santi. La stragrande maggioranza abbiamo tutti questi difetti. La differenza sta solo nella piena consapevolezza.
Tutto il resto: chiacchiere. O l’illusione di essere migliori degli altri

Citazione:
Del tutto odioso e disgustoso è per essa colui che mai si vuole difendere, chi inghiotte sputi velenosi e sguardi maligni, colui che è troppo paziente, tutto tollera e di tutto si appaga: questa infatti è la natura degli schiavi.

Chi inghiotte troppo senza difendersi se non è un santo, prima o poi si ribellerà.

Ed esiste ancora una sottile linea rossa che ci separa dalla pazzia.
edali is offline  
Vecchio 05-11-2002, 21.03.03   #7
VanLag
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Filosofando....

L’egoismo è sicuramente una delle peculiarità umane, perché la coscienza, (intesa come capacità cognitiva), parte dal centro di ogni individuo e, nella percezione di ciascuno di noi, il suo io, la sua auto-immagine viene per prima. Questo fa dell’individuo un entità fortemente antisociale perché, in virtù della sua stessa struttura, penserà inevitabilmente prima a se che agli altri.
La società/cultura per vincere questa peculiarità, che non è funzionale per le strutture sociali e plurali, ha propagandato l’altruismo creando un’aberrazione ancora più mostruosa perché l’amore non può nascere da un atto volitivo.
Nella confusione dei valori quello che ne ha fatto le spese è stato il piacere, (la gioia di vivere), e ne è nata una genia di infelici, (l’uomo delle opulente città occidentali).
Infatti, soddisfatti i bisogni primari di cibo ed un tetto, l’opulento occidentale si è guardato attorno alla ricerca del “valore” e quello che ha visto è stato il vuoto. Confusione e vuoto hanno spinto il nostro uomo ad eleggere a valore assoluto il “bene materiale” ed a sposare la peggiore delle libertà, cioè la libertà di mercato.
………. Dalla padella nella brace. Caduto il messaggio religioso di oriente e di occidente a causa della sua improponibilità. Caduto il bene materiale a causa della sua vuotezza intrinseca questo uomo, due volte sapiens, sembra brancolare in una sorta di limbo ideologico dove più nulla ha senso.
E’ il forfait dell’intelletto che, nel silenzio dei “soloni”, denuncia la sua incapacità a gestire il problema. Ma se c’è un problema c’è anche una soluzione. Le due cose vanno assieme. E la soluzione potrebbe essere quella di stralciare la conoscenza di noi stessi acquisita dagli input socioculturali per accedere ad una conoscenza più vera e più nostra.
Mettete che in quella ricerca scoprite che: - invece di essere un corpo-mente che inizia dalla punta dei vostri capelli e finisce alle unghie dei piedi, scoprite che iniziate nel centro dove inizia la percezione e finite dove finisce la vostra percezione –
Se scopriste che invece di essere un ometto piccolo, siete un omone grande che include le cose e persone che lo circondano, certamente crescerebbe anche il vostro egoismo e voi curereste con reale amore tutto ciò che vi circonda come prima curavate voi stessi. Ed ecco che il problema dell’egoismo si risolverebbe da se.

L’uomo di cui parla Nietsche, per quel poco che ho letto, è un omone grande e non ha nulla a che vedere con gli ometti piccoli, (e pelati).

Io non ho dubbi sul fatto che, la mia risposta/proposta vi risulti un po’ assurda, ma, vorrei lasciarvi, (per questo post…. non fregatevi già le mani)... con una domanda....... - sapete realmente chi o cosa siete? –
Permettetemi l’arroganza della certezza assolata: -No non lo sapete!– e quindi potrei avere sbagliato ma potrei anche averci visto giusto........ Ai posteri l’ardua sentenza.
VanLag is offline  
Vecchio 06-11-2002, 06.46.17   #8
deirdre
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Innanzitutto...buongiorno....
Ho voluto attendere prima di rispondere per vedere se qualcuno mi dava una risposta al quesito posto. Ho citato questo brano per un semplice motivo...
L'uomo alla ricerca della conoscenza deve penetrare i misteri dell'esistenza, per farlo è necessario porsi dalla parte dell'osservatore silenzioso, mi spiego, osservare e comprendere...qualcuno ha usato la parola equilibrio, bene..questo è uno dei punti a mio avviso.
Tutti siamo avvolti in una sorta di nebbia composta dalla nostra morale, religione e cultura....la mia domanda era questa....secondo voi, è possibile che per vedere oltre la semplice apparenza sia necessario "spogliarsi" di quelle catene che ci legano a ciò che ho menzionato sopra?


Citazione:
- sapete realmente chi o cosa siete? –

Ecco il punto......

capire chi siamo....

In questo non ci aiuta la fede, e neppure la scienza...fintanto che cammineranno su strade separate.....

Allora poniamoci come semplici osservatori....senza un credo, senza una filosofia di vita....togliamoci ogni pregiudizio ed ogni fede....è possibile "vedere" ora?
deirdre is offline  
Vecchio 06-11-2002, 12.43.00   #9
sisrahtac
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Si,Nietzsche afferma che bisogna essere amorali e non condizionati nel proprio giudizio dalla cultura...agire come un fanciullo,spontaneamente e ingenuamente...porsi di fronte al mondo e alla vita in modo semplice e spontaneo.L'unico "schema" da seguire è quello soggettivo,il nostro io,la nostra essenza...l'io è al centro di tutto,anche della nostra visione del reale...questa è la vera libertà,sapere che la realtà noi non possiamo conoscerla se non tramite il filtro della nostra soggettività.Ciò che dice VanLag è giusto...il proprio io si espande a tutta la realtà...ma non scompare,è sempre presente...anzi,è il centro di ogni cosa!Per questo è importante l'egoismo....Io,deirdre,comunq ue non parlerei di Verità con la v maiuscola...perchè questa,sempre se esiste,non possiamo conoscerla....possiamo conoscere solo la nostra verità....
sisrahtac is offline  
Vecchio 06-11-2002, 14.37.26   #10
deirdre
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Ciao Cat...
allora, mi piace molto la tua risposta anche se, come saprai, amo fare il bastian contrario quindi, ecco le mie obiezioni:
1) Il ns. vero io è la nostra anima, quindi prima di poter penetrare i misteri dell'universo è necessario conoscere il ns. mistero...ovvero chi siamo? Domanda posta anche da Van Lag
2) Tu mi dico di non scrivere Verità con la v maiuscola poichè essa non esiste. Potrei dirti che la possibilità d'esistenza della Verità assoluta è uguale a quella della sua non esistenza....allora adesso che si fa?
3) Togliamo la morale, il credo, l'ideologia...cosa rimane? Il nostro vero io?

ciao ciao
deirdre is offline  

 



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