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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 10-10-2007, 20.38.22   #1
hava
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Il mito della malattia mentale.

Negli ultimi anni una corrente di "antipsichiatria"nega l'esistenza delle cosidette malattie mentali. Uno degli esponenti di questa corrente e' Thomas Szasz che ha scritto diversi lavori sul tema.
Secondo lui il termine "malattia mentale"non denota un processo dimostrabile che attacca gli organismi viventi, e suggerisce che il compito della psichiatria sarebbe di controllare il comportamento ed interferire con pratiche di salute mentale.
Oltre a cio' l'interpretazione dell'entita' di queste malattie varia in luoghi ed ambienti diversi.
Ho letto recentemente il diario di un psichiatra israeliano che ha lavorato per diversi anni nelle giungle dell'Africa centrale. Racconta qui di un capo-tribu' afflitto da gravi ansie riguardanti la sua identita' sessuale ed allucinazioni, da lui diagnosticato come schizofrenico e curato con le medicine in uso in occidente.
Dopo qualche mese il paziente notevolmente migliorato dal punto di vista clinico, si rifiuto' di continuare la cura per la seguente ragione : come capo-tribu' i suoi seguaci avevano fede nelle sue allucinazioni sensorie nelle quali vedevano un messaggio divino. Senza quelle allucinazioni di origine schizofrenica l'autorita' del capo andrebbe perduta.
L'autore del libro ha imparato cosi' una lezione che avrebbe ignorato rimanendo nella sua clinica a Tel Aviv.
hava is offline  
Vecchio 11-10-2007, 08.44.49   #2
animastrana
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.

Citazione:
Originalmente inviato da hava
Negli ultimi anni una corrente di "antipsichiatria"nega l'esistenza delle cosidette malattie mentali. Uno degli esponenti di questa corrente e' Thomas Szasz che ha scritto diversi lavori sul tema.
Secondo lui il termine "malattia mentale"non denota un processo dimostrabile che attacca gli organismi viventi, e suggerisce che il compito della psichiatria sarebbe di controllare il comportamento ed interferire con pratiche di salute mentale.
Oltre a cio' l'interpretazione dell'entita' di queste malattie varia in luoghi ed ambienti diversi.
Ho letto recentemente il diario di un psichiatra israeliano che ha lavorato per diversi anni nelle giungle dell'Africa centrale. Racconta qui di un capo-tribu' afflitto da gravi ansie riguardanti la sua identita' sessuale ed allucinazioni, da lui diagnosticato come schizofrenico e curato con le medicine in uso in occidente.
Dopo qualche mese il paziente notevolmente migliorato dal punto di vista clinico, si rifiuto' di continuare la cura per la seguente ragione : come capo-tribu' i suoi seguaci avevano fede nelle sue allucinazioni sensorie nelle quali vedevano un messaggio divino. Senza quelle allucinazioni di origine schizofrenica l'autorita' del capo andrebbe perduta.
L'autore del libro ha imparato cosi' una lezione che avrebbe ignorato rimanendo nella sua clinica a Tel Aviv.
ciao! ti scrive una donna di 49 anni che da quando ne aveva 6 ha frequentato psicologi e psichiatri a iosa. da bambina dicevano che avevo sofferto di una carenza affettiva per la nascita di mio fratello, in adolescenza, che ero gelosa di mia madre, (ti assicuro che non era così! anzi...) Adesso che sono adulta, sposata per la seconda volta, ed abbastanza "tranquilla" mi hanno detto, come ultima diagnosi: Depressione ansiosa in Personalità Istrionica. sai che ti dico? che se veramente è così; sono felice di soffrire di depressione e di essere "istrionica", poichè attraversando certi momenti, ho avuto modo di pensare a tante cose sul senso della vita e di noi esseri umani.
credo che la psichiatria, sia rimasta alle vecchie forme di quei due... la psichiatria, non si rende conto che non si sta evolvendo, e continuano ad etichettare con le stesse pseudopatologie, tutto quanto non riconoscano normale! ma...cosa è normale? siamo malati in base al valutatore giudicante?
La mente umana, le potenzialità delle parti non sfruttate del nostro cervello si stanno aprendo, ci sono persone come me, che hanno della chiamiamole "particolarità insolite" e solo delle menti aperte, a questa evoluzione mentale, che privilegia il lato sensitivo, prima di emettere una diagnosi, cercano di comprendere "quell' OLTRE invisibile".
Certo, ci sono gravi patologie mentali, ma nelle mie ossevazioni, e "studi" sulle patologie mentali, mi fanno sempre riflettere, ed in ogni paziente con cui ho dialogato, ho sempre trovato un mare da scoprire... anche la pazzia ha un senso. non trovi? guarda l'esempio del capo tribù! ...quello che da altri è considerato pazzia, per lui e la sua gente SONO DONI. cosa ne pensi? ciao un saluto.
animastrana is offline  
Vecchio 11-10-2007, 11.37.44   #3
hava
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.

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Originalmente inviato da animastrana
ciao! ti scrive una donna di 49 anni che da quando ne aveva 6 ha frequentato psicologi e psichiatri a iosa. da bambina dicevano che avevo sofferto di una carenza affettiva per la nascita di mio fratello, in adolescenza, che ero gelosa di mia madre, (ti assicuro che non era così! anzi...) Adesso che sono adulta, sposata per la seconda volta, ed abbastanza "tranquilla" mi hanno detto, come ultima diagnosi: Depressione ansiosa in Personalità Istrionica. sai che ti dico? che se veramente è così; sono felice di soffrire di depressione e di essere "istrionica", poichè attraversando certi momenti, ho avuto modo di pensare a tante cose sul senso della vita e di noi esseri umani.
credo che la psichiatria, sia rimasta alle vecchie forme di quei due... la psichiatria, non si rende conto che non si sta evolvendo, e continuano ad etichettare con le stesse pseudopatologie, tutto quanto non riconoscano normale! ma...cosa è normale? siamo malati in base al valutatore giudicante?
La mente umana, le potenzialità delle parti non sfruttate del nostro cervello si stanno aprendo, ci sono persone come me, che hanno della chiamiamole "particolarità insolite" e solo delle menti aperte, a questa evoluzione mentale, che privilegia il lato sensitivo, prima di emettere una diagnosi, cercano di comprendere "quell' OLTRE invisibile".
Certo, ci sono gravi patologie mentali, ma nelle mie ossevazioni, e "studi" sulle patologie mentali, mi fanno sempre riflettere, ed in ogni paziente con cui ho dialogato, ho sempre trovato un mare da scoprire... anche la pazzia ha un senso. non trovi? guarda l'esempio del capo tribù! ...quello che da altri è considerato pazzia, per lui e la sua gente SONO DONI. cosa ne pensi? ciao un saluto.


Sono completamente d'accordo con te.
Tutto cio' che non si conforma alla maggioranza viene giudicato spesso come anormale mentre proprio fra gli "anormali" possiamo trovare i grandi geni, i pensatori e creatori.
Per cio' che riguarda psichiatri e medici in generale ho avuta l'occasione di conoscere nell'ambito della "sociologia della medicina" teorie che sostengono che la medicina e quella psichiatrica in modo speciale, aspirando ad acquistare forza e prestigio, sempre piu' tende ad allargare il suo territorio di azione anche in campi che non dovrebbero riguardarla come la criminologia ed il prestito di consiglio ad altre professioni. Il consiglio psichiatrico e psicologico e' richiesto in tribunale, nelle fabbriche e nelle scuole, ed i terapisti della psiche sono considerati dai pazienti come sapienti su ogni tema. Le persone in cura [che evito di chiamare malati], sviluppano spesso una nociva dipendenza e trovano difficolta' a smettere una relazione che dovrebbe essere costruttiva.
E non dimentichiamo il lato economico quando la terapia si prolunga per anni.
Le "etichette" diagnostiche di cui parli rinforzano quello stigma che si infigge tuttora su tante persone che sono state in cura psicoterapeutica.
Auguri Animastrana---e se sei "strana" sei certo una persona interessante e non comune da cui mi sento generalmente attratta.
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Vecchio 12-10-2007, 11.24.23   #4
maxim
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.

Troppe volte viene considerata “malattia mentale” qualsiasi comportamento del singolo che esula da quello della massa.
La società prevede regole rigide di comportamento che se vengono violate si ritrovano spesse volte catalogate fra le centinaia di patologie mentali che sono state osservate da Freud in poi. La psicologia non è una scienza perfetta in quanto presenta un limite invalicabile e cioè quell’errata pretesa di voler confinare la mente all’interno di certi schemi. Io sono del parere che uno stesso comportamento schizofrenico osservabile in più pazienti può nascondere cause nettamente diverse che non troveranno mai una giustificazione partorita da una mente diversa da quella “malata”.
Le cause scatenanti il fenomeno rimangono nella valutazione psicologica o psichiatrica lontanissime ipotesi il cui lavorarci su esse crea a volte più danni che benefici. Deviazioni caratteriali rispetto al carattere sociale della maggioranza vengono sempre più sottoposte a valutazione psicologica attraverso estenuanti sedute che hanno lo scopo/pretesa di dare una connotazione logica a quel tipo di difformità comportamentale. Oltre al disagio sociale del paziente nel porre in atto un comportamento che non viene “accettato” dai più, il fenomeno viene notevolmente amplificato e portato alla luce da una valutazione psicologica che pretende di scoprirne causa e cura. L’autostima, indubbiamente aspetto fondamentale della struttura del Sè, ne risente moltissimo e dopo apparenti e temporanee guarigioni, fa ripiombare il “malato” nei suoi vizi. Vorrei proprio vedere chi di noi non è affetto da un qualche disturbo istrionico della personalità. Scavare nella mente per ricercarne le cause è un’impresa ardua che non può trovare nel passato del paziente la cura per il suo futuro.
La mia personalissima visione è che alcuni disturbi mentali debbano essere affrontati da un professionista che sia in grado di eliminare il passato del cliente relegando i danni nel suo più profondo inconscio anziché farli emergere. Un professionista che sappia aiutare la persona a farla camminare con le proprie gambe evitando il più possibile i troppi casi di transfert. Solo così potrà essere rivalutata l’autostima del paziente che è la prima cura per qualsiasi tipo di “insofferenza mentale”.

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Vecchio 14-10-2007, 11.24.38   #5
hava
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.

La mia personalissima visione è che alcuni disturbi mentali debbano essere affrontati da un professionista che sia in grado di eliminare il passato del cliente relegando i danni nel suo più profondo inconscio anziché farli emergere.
[quote][Maxim]


Ho sentito recentemente di scienziati che cercano il metodo di cancellare dal nostro cervello ricordi nocivi. Per il momento si studia questa possibilita' sulle cavie.
Ma tu Maxim intendi forse una terapia che rinforzi difese psicologiche contro certi ricordi del passato relegandoli nell'inconscio, ma non e' certo cosi' che si potra' impedire la loro influenza sulle nostre azioni e sentimenti.
Le terapie psico-analitiche agiscono in direzione contraria, cercando di renderci consci delle radici che in passato hanno provocato i traumi ed i disturbi di oggi.
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Vecchio 15-10-2007, 10.34.44   #6
maxim
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.

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Ho sentito recentemente di scienziati che cercano il metodo di cancellare dal nostro cervello ricordi nocivi. Per il momento si studia questa possibilita' sulle cavie.
Ma tu Maxim intendi forse una terapia che rinforzi difese psicologiche contro certi ricordi del passato relegandoli nell'inconscio, ma non e' certo cosi' che si potra' impedire la loro influenza sulle nostre azioni e sentimenti.
Le terapie psico-analitiche agiscono in direzione contraria, cercando di renderci consci delle radici che in passato hanno provocato i traumi ed i disturbi di oggi.

Per certi versi sono un accanito sostenitore delle teorie Freudiane, per certi altri invece mi rendo conto che la psicanalisi risente ancora molto di queste teorie. Nell’elaborazione della sua metapsicologia, Freud ha avuto a che fare con l’osservazione di veri e propri malati di mente e non con le “piccole” fobie che colpiscono la nostra attuale società. Egli osserva la pulsione di morte, contrapposta alla pulsione sessuale, attraverso casi clinici di pazienti affetti da gravi disturbi di “coazione a ripetere”; questo a dimostrazione che tutto ciò che è stato scritto in riferimento alla mente umana riguarda casi patologici di una certa intensità.
Posso essere d’accordo che nei casi ove sia evidente un chiaro disturbo mentale che preclude le normali attività vitali, sia necessario intervenire con forza affinché emerga la causa scatenante anche se concorderai con me che, presa visione ed accettazione della sorgente da parte del paziente, non sia possibile intervenire su di essa per rimuoverla completamente. Nei casi ove un evento estremamente spiacevole della vita come potrebbe essere una violenza sessuale subita in età giovanile, venga rimosso completamente dai ricordi e fatto riemergere attraverso psicanalisi, aiuterà il paziente a comprendere la fonte dei malanni ma l’avrà aiutato anche a trovarsi un alibi ai suoi comportamenti deviati. C’è peraltro il serio pericolo che il medico lavori su un evento della vita che viene notevolmente amplificato e modificato dal paziente. Non voglio comunque entrare nel merito della correttezza di certe pratiche che nel corso della storia della psicanalisi hanno saputo dimostrare pregi e difetti però ritengo che la certezza con la quale a volte alcuni psicologici definiscono un determinato problema è superficiale e limitativo per la mente umana che presenta ancora molti, troppi, lati oscuri. Se entriamo nel campo delle deviazioni sessuali è addirittura divertente notare come ad un determinato comportamento lo psicologo di turno abbia già pronta la causa che ha originato il “disturbo”. Una normalissima e sanissima persona che si sente attratta ad esempio da una forma di esibizionismo sessuale, se dovesse seguire le indicazioni terapeutiche, sviluppa complessi che non hanno ragione d’esistere. In campo psicologico l’esibizionismo nasconde un’angoscia di castrazione oppure potrebbero esserne affetti uomini che in passato hanno subito umiliazioni femminili. E’ a mio avviso assurdo tentare di offrire schemi mentali a determinate patologie…specialmente se queste riguardano l’importantissimo ambito della sfera sessuale. Dove sbaglia quindi la psicanalisi moderna? Secondo me in due cose fondamentali! La prima nella ridicola pretesa di voler definire esattamente la causa di un comportamento deviato e la seconda di voler far rientrare in questi ogni nostro comportamento anomalo che differisce anche minimamente da quello dei più. Osserviamo oggi moltissimi bimbi che frequentano la scuola elementare in cura psicanalitica al loro primo comportamento anomalo. Moltissimi adolescenti in deprimenti terapie di gruppo il cui scopo è solo quello di demoralizzare lo stato d’animo dei ragazzi facendogli prendere coscienza di un problema che il più delle volte non c’è e quando c’è invece potrebbe risolversi spontaneamente da solo infondendo fiducia ed autostima.
Se ci pensate bene il lavoro dello psicologo è quello di rendere convinto il paziente che le sue idee sono sbagliate…un’ottima arma nelle mani dei sostenitori del principio della realtà.

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Vecchio 15-10-2007, 13.16.38   #7
hava
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Per certi versi sono un accanito sostenitore delle teorie Freudiane, per certi altri invece mi rendo conto che la psicanalisi risente ancora molto di queste teorie. Nell’elaborazione della sua metapsicologia, Freud ha avuto a che fare con l’osservazione di veri e propri malati di mente e non con le “piccole” fobie che colpiscono la nostra attuale società. Egli osserva la pulsione di morte, contrapposta alla pulsione sessuale, attraverso casi clinici di pazienti affetti da gravi disturbi di “coazione a ripetere”; questo a dimostrazione che tutto ciò che è stato scritto in riferimento alla mente umana riguarda casi patologici di una certa intensità.
Posso essere d’accordo che nei casi ove sia evidente un chiaro disturbo mentale che preclude le normali attività vitali, sia necessario intervenire con forza affinché emerga la causa scatenante anche se concorderai con me che, presa visione ed accettazione della sorgente da parte del paziente, non sia possibile intervenire su di essa per rimuoverla completamente. Nei casi ove un evento estremamente spiacevole della vita come potrebbe essere una violenza sessuale subita in età giovanile, venga rimosso completamente dai ricordi e fatto riemergere attraverso psicanalisi, aiuterà il paziente a comprendere la fonte dei malanni ma l’avrà aiutato anche a trovarsi un alibi ai suoi comportamenti deviati. C’è peraltro il serio pericolo che il medico lavori su un evento della vita che viene notevolmente amplificato e modificato dal paziente. Non voglio comunque entrare nel merito della correttezza di certe pratiche che nel corso della storia della psicanalisi hanno saputo dimostrare pregi e difetti però ritengo che la certezza con la quale a volte alcuni psicologici definiscono un determinato problema è superficiale e limitativo per la mente umana che presenta ancora molti, troppi, lati oscuri. Se entriamo nel campo delle deviazioni sessuali è addirittura divertente notare come ad un determinato comportamento lo psicologo di turno abbia già pronta la causa che ha originato il “disturbo”. Una normalissima e sanissima persona che si sente attratta ad esempio da una forma di esibizionismo sessuale, se dovesse seguire le indicazioni terapeutiche, sviluppa complessi che non hanno ragione d’esistere. In campo psicologico l’esibizionismo nasconde un’angoscia di castrazione oppure potrebbero esserne affetti uomini che in passato hanno subito umiliazioni femminili. E’ a mio avviso assurdo tentare di offrire schemi mentali a determinate patologie…specialmente se queste riguardano l’importantissimo ambito della sfera sessuale. Dove sbaglia quindi la psicanalisi moderna? Secondo me in due cose fondamentali! La prima nella ridicola pretesa di voler definire esattamente la causa di un comportamento deviato e la seconda di voler far rientrare in questi ogni nostro comportamento anomalo che differisce anche minimamente da quello dei più. Osserviamo oggi moltissimi bimbi che frequentano la scuola elementare in cura psicanalitica al loro primo comportamento anomalo. Moltissimi adolescenti in deprimenti terapie di gruppo il cui scopo è solo quello di demoralizzare lo stato d’animo dei ragazzi facendogli prendere coscienza di un problema che il più delle volte non c’è e quando c’è invece potrebbe risolversi spontaneamente da solo infondendo fiducia ed autostima.
Se ci pensate bene il lavoro dello psicologo è quello di rendere convinto il paziente che le sue idee sono sbagliate…un’ottima arma nelle mani dei sostenitori del principio della realtà.




Penso che come molti di noi tu abbia avute cattive esperienze con cattivi psicologi.
Psicologi che dal primo momento emettono giudizi e diagnosi [e spesso vogliono metterli alla prova e dimostrarne l'efficienza], anziche' aiutare possono provocare danni.
Personalmente piu' che seguire metodi e teorie, e piuttosto che fissare l'andamento della cura a priori, io credo nella capacita' del terapeuta di empatizzare con la persona in cura, ed accompagnarsi a lui con grande attenzione ed a pari passo, essendo pronto a modificare il programma di cura se c'e' bisogno.
C'e' pure il pericolo come dici tu che il paziente si trovi un alibi ai suoi comportamenti deviati, ma credo che sarai d'accordo con me che un terapeuta sensibile ed attento sapra' impedire un tale sviluppo.
Insomma e' mio parere che si deve saper scegliere il terapeuta adatto per evitare possibili danni. Non sono le teorie responsabili ai danni, ma quelli che le mettono in pratica.
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Vecchio 15-10-2007, 14.43.42   #8
maxim
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Originalmente inviato da hava
Penso che come molti di noi tu abbia avute cattive esperienze con cattivi psicologi.
Psicologi che dal primo momento emettono giudizi e diagnosi [e spesso vogliono metterli alla prova e dimostrarne l'efficienza], anziche' aiutare possono provocare danni.
Personalmente piu' che seguire metodi e teorie, e piuttosto che fissare l'andamento della cura a priori, io credo nella capacita' del terapeuta di empatizzare con la persona in cura, ed accompagnarsi a lui con grande attenzione ed a pari passo, essendo pronto a modificare il programma di cura se c'e' bisogno.
C'e' pure il pericolo come dici tu che il paziente si trovi un alibi ai suoi comportamenti deviati, ma credo che sarai d'accordo con me che un terapeuta sensibile ed attento sapra' impedire un tale sviluppo.
Insomma e' mio parere che si deve saper scegliere il terapeuta adatto per evitare possibili danni. Non sono le teorie responsabili ai danni, ma quelli che le mettono in pratica.

Per soddisfare le tue curiosità ti informo che gli eventi della mia vita non mi hanno mai portato a frequentare direttamente uno psicologo da un punto di vista professionale. Nonostante questa mia “mancanza” posso dichiarare di conoscerli abbastanza bene perché ne frequento parecchi in privato e ti posso assicurare che non sono degli ottimi maestri di vita.
La mitizzazione di cui alla presente discussione riguarda non tanto le malattie mentali quanto chi è attualmente preposto a classificarle e curarle. Attorno alla figura dello psicologo si è costruito un mito “magico” che continua a presentare però delle gravissime lacune in virtù delle basi cui poggia l’analisi. La depressione, classica patologia che ci avvicina a questa figura professionale, dovrebbe essere intesa come un fatto positivo della vita e non come una malattia da curare a tutti i costi. La nostra mente può essere riprogrammata senza necessariamente scavare nel passato alla ricerca di quella causa, fonte della “malattia”, che ha solo lo scopo di rafforzare la persona rendendola più consapevole e riflessiva. La cura farmacologia per certi casi è necessaria…tutto il resto ha lo scopo di distruggere un processo dovuto che se lasciato fluire liberamente porta a risultati straordinari.
Terapeuti ce ne sono una infinità…amici, parenti, fidanzati/e…non necessariamente devono essere delle persone che spesse volte presentano problemi nettamente superiori al paziente…
…se volessi smettere di fumare non andrei a lezione da chi non è riuscito nell’impresa

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Vecchio 16-10-2007, 00.34.02   #9
sentieroluminoso
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Pur essendo sostanzialmente contro la necessità di rianimare vecchi fantasmi del passato, ritengo in alcuni casi (e soprattutto quelli di piccole fobie che colpiscono la nostra attuale società) necessario e proficuo risalire alle cause di un malessere. A parte i citati eventi traumatici improvvisi ed imprevedibili, una buona parte del nostro modo di essere deriva secondo me dai rapporti di scambio passati. Credo di essere stata la risultante della relazione con le persone che hanno rivestito per me un ruolo importante. Questa base d'asta si arricchisce e si diversifica a seconda delle strade che si intraprendono e da quanto queste riescano ad essere indipendenti e creative rispetto alla partenza, ma una parte di noi, che lo si voglia accettare o rifuggire, rimarrà sempre composta dalla "materia prima". Se la qualità della sostanza di base non è ineccepibile, bisogna affrontarla, ridimensionarla, comprenderla, accettarla ed in ultima analisi accoglierla. Questo può essere utile soprattutto quando si tratta di materia prima reale, parte delle tue idee e parte del tuo dna. Cancellarlo sarebbe come cancellare una parte di se, non affrontarlo sarebbe come lasciare inevasa ed inesplorata una parte di se, negarla o rifiutarla significherebbe rifiutare la propria essenza e la propria sostanza, con le conseguenze gravissime che possono essere facilmente immaginiabili. Poter invece comprendere senza indugiare troppo nelle rievocazioni storiche, sentire con l'ausilio della maturità, armati di umana comprensione, quello che prima non si poteva decodificare, può significare liberarsi definitivamente, lasciare che la traccia principale resti quel che è, un punto nel tempo da cui si è partiti e dal quale ci si può agevolmente allontanare, creando un percorso autonomo. Staccarsi ed elevare la critica fino a farla rientrare nell'umana fallibilità, aiuta soprattutto a vedere anche i propri errori, accettarli per quel che sono, espressione dell'imperfezione naturale delle persone.
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Vecchio 16-10-2007, 09.34.50   #10
maxim
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Pur essendo sostanzialmente contro la necessità di rianimare vecchi fantasmi del passato, ritengo in alcuni casi (e soprattutto quelli di piccole fobie che colpiscono la nostra attuale società) necessario e proficuo risalire alle cause di un malessere. A parte i citati eventi traumatici improvvisi ed imprevedibili, una buona parte del nostro modo di essere deriva secondo me dai rapporti di scambio passati. Credo di essere stata la risultante della relazione con le persone che hanno rivestito per me un ruolo importante. Questa base d'asta si arricchisce e si diversifica a seconda delle strade che si intraprendono e da quanto queste riescano ad essere indipendenti e creative rispetto alla partenza, ma una parte di noi, che lo si voglia accettare o rifuggire, rimarrà sempre composta dalla "materia prima". Se la qualità della sostanza di base non è ineccepibile, bisogna affrontarla, ridimensionarla, comprenderla, accettarla ed in ultima analisi accoglierla. Questo può essere utile soprattutto quando si tratta di materia prima reale, parte delle tue idee e parte del tuo dna. Cancellarlo sarebbe come cancellare una parte di se, non affrontarlo sarebbe come lasciare inevasa ed inesplorata una parte di se, negarla o rifiutarla significherebbe rifiutare la propria essenza e la propria sostanza, con le conseguenze gravissime che possono essere facilmente immaginiabili. Poter invece comprendere senza indugiare troppo nelle rievocazioni storiche, sentire con l'ausilio della maturità, armati di umana comprensione, quello che prima non si poteva decodificare, può significare liberarsi definitivamente, lasciare che la traccia principale resti quel che è, un punto nel tempo da cui si è partiti e dal quale ci si può agevolmente allontanare, creando un percorso autonomo. Staccarsi ed elevare la critica fino a farla rientrare nell'umana fallibilità, aiuta soprattutto a vedere anche i propri errori, accettarli per quel che sono, espressione dell'imperfezione naturale delle persone.

La pretesa di voler scoprire le cause di un malessere mentale sofferto da un’altra persona ha le stesse capacità di riuscita di voler interpretare correttamente un sogno altrui.
Il più delle volte il paziente si autoconvince che la causa dei suoi mali è espressa proprio nell’analisi del suo bravo psicologo per il quale magari è stato vittima di transfert. L’effetto placebo in tal caso, associato ad una terapia psicotica che allevia l’ansia al paziente, gioca un ruolo fondamentale nella pseudo-guarigione. Egli sarà convinto che il malanno mentale patito è stato originato da quel determinato evento della vita senza tener conto che le influenze su quell’evento ed ovviamente il soggettivo effetto che ne è derivato, sono state tra le più svariate. Lo stesso evento-causa, vissuto in determinati momenti della vita, con stati d’animo diversi e con differenti legami successivi e precedenti agli altri eventi della vita, presenta un range di effetti mentali che spaziano dall’esito positivo a quello negativo.
La psicanalisi non tiene inoltre minimamente conto di come il DNA giochi in queste cose un ruolo determinante. Lo stesso “problema” causa effetti differenti da persona a persona ma denota una certa familiarità, causando appunto lo stesso malessere ripetitivo a prescindere dal problema che lo ha originato. L’istinto al suicidio è iscritto nei geni come alcune altre forme psicotiche gravi. E’ quindi facilmente comprensibile come diventi estremamente azzardato ricercare quella “materia prima” proprio perché essa non è composta di alcun evento specifico ma da una serie di componenti per le quali il termine “infinito” potrebbe trovare valido abbinamento per la nostra mente.

Del resto, spaziando dalla psicologia alla filosofia, io ritengo che ogni uomo risulta unico nel suo genere, simile nei comportamenti fisici ma estremamente diverso, unico, l’un dall’altro, nella psiche (o nell’anima…scegliete voi il termine che più vi si confà ). Non v’è alcun uomo che possa descriversi psicologicamente meglio di se stesso…il voler carpire le cause di comportamenti altrui è soltanto l’umano indice dell’istinto di sopravvivenza che guida l’uomo nella sua volontà di imporsi sugli altri uomini. L’amore è l’unica arma che combatte le malattie mentali e dev’essere presente in egual misura nel paziente e nel curante, nella consapevolezza che i due ruoli non sono mai distinti fra loro e si scambiano in continuazione…non abbiamo bisogno di freddi medici a pagamento!

maxim is offline  

 



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