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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 01-06-2005, 00.00.59   #51
nicola185
al di là della Porta
 
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Per Fragola e Rodi

Anch'io non volevo lasciar sottointendere che quando accade ci si debba sentire colpevoli son felice che tu abbia sottolineato questo aspetto che in realtà non mi era sfuggito ma che nella foga del mio intervento ho dimenticato di mettere in risalto.
Ognuno, come dice Rodi da quello che può dare e non tanto in forma algebrica, ma proprio in termine di diversità. Amo le metafore per farmi capire talvolta e quindi dico che per un ecosistema occorrono tutte le condizioni climatiche, dal freddo glaciale, al sole infuocato, al clima piovoso alla stagione secca e via dicendo. Ho semplificato, lo so, ma sono davvero stanco, lo sforzo che ho fatto prima mi ha svuotato in un certo qual modo ma servirà a riempire qualcun altro a permetter a quel qualcun altro di regalarmi un qualcosa di nuovo che mi arricchisca ulteriormente, che arricchisca tutti ulteriormente, questa è la magia della vita, il virus contagioso della speranza che penetra nell'animo umano per donare lo stupore della Vita.
Un grazie e un bacio affettuoso a Nicola
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Vecchio 01-06-2005, 00.36.06   #52
Kim
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Secondo mè piu di una morte annunciata ....nel tempo o ipoteticamente annunciata, vista la tua.... non esprimo esperienza...quelli, tutti o nessuno, ti hanno condannato ad una morte lenta che nulla ha a che devere con il suicidio...

Noi ci uccidiamo quando ci vediano uccisi dagli altri....

Penserete che non centra nulla ma Gaber scrisse....perchè morire e far morire è un' antica usanza che suole aver la gente

un saluto...

Ultima modifica di Kim : 01-06-2005 alle ore 00.44.40.
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Vecchio 02-06-2005, 04.43.51   #53
uranio
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Quanto alla mia esperienza posso dire che ogni volta che penso al suicido non lo metto in atto per vigliaccheria, paura vorrei che gli altri mi aiutassero a farlo. Però una volta ho provato un forte senso di vuoto e non avevo la capacità di rivolgermi a nessuno per chiedere aiuto così ho iniziato a prendere un dosaggio maggiore di psicofarmaci per sentirmi meglio, ma fu pura illusione, ogni giorno li aumentavo sempre di più il malessere interno aumentava incvece di diminuire alla fine mi sono ritrovata in ospedale senza sapere come. Diagnosi avvelenamento da psicofaramaci, io non ero più coscente fortunatamente nella borsa avevo i farmaci che prendevo e da li mi hanno somministrato un antitidono. Ragazzi nel momento del risvglio sono stata tanto male mi sono sentita persa, sola, e ero sicura che mi rinchiudevano, la cosa mi ha fatto ancora più paura. Da quel momento mi sono chiesta perchè devo morire per i danni fatti dagli altri? Solo li ho capito che cosa significa morire è un'esperienza che non augurerei a nessuno
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Vecchio 02-06-2005, 09.46.13   #54
Mary
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Hai ragione Uranio

ogni pensiero di suicidio è stato coltivato dalle colpe e
responsabilità di altri.
Come se nel nostro campo coltivato a grano altri hanno gettatto i semi della gramigna e li hanno pure coltivati.

Compito non facile è quello di estirpare l'erba infestante senza strappare anche il grano.

Ma qualcuno trova che ci sia qualcosa di facile su questa terra?!!!!!
Forse c'è ed è l'Amore ma per arrivare a bagnarci nell'Amore la strada è davvero difficile.

Amare è come saper nuotare, prima di imparare devi gettarti o entrare in acqua, e poi riuscire a lasciarti andare, e poi provare e riprovare. E anche quando hai imparato a nuotare devi imparare a non entrare nel mare in tempesta, a non andare al di là delle tue capacità, ad arricchirti di esperienza.
Insomma, nulla è facile, nullla di nulla di nulla.

Un grande abbraccio
ciao
Mary
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Vecchio 02-06-2005, 10.28.25   #55
nicola185
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Quando penso al senso di colpa, mi viene in mente una grande catena composta da molti anelli che generazione per generazione aumentano fino a quando qualcuno non trova la forza di "spezzarli". Noi paghiamo le colpe degli altri ma gli altri pagano le colpe di chi? Se penso a chi mi ha fatto del male sono certo che anche lui in tenera età ha subito analoghe violenza. 99 pedofili su cento hanno subito violenze in età infantile. Questo deve fare riflettere (perdonatemi se esco un attimo dall'argomento suicidio ma è una considerazione che ci tengo fare). Chi agisce la violenza è stato un bambino violentato, un bambino che crescendo non è riuscito a comprenderla, metabolizzarla, perdonarla. Personalmente mi ritengo fortunato perchè sono sulla strada giusta e se la vita concederà abbastanza tempo a chi mi usò violenza troverò la forza di Perdonarlo, troverò la forza di restituire pace anche al bambino che c'è in lui.
Quando mi capita di sentire di episodi dove un killer seriale violenta e uccide un bambino vengo colto da un senso di impotenza abissale, perchè non riesco a condannare il persecutore, l'assassino perchè so da dove viene la sua sete di morte, so cosa cerca nelle sue povere vittime, so quale inferno è racchiuso nel suo cuore. Cio non toglie che debba essere condannato a delle pene esemplari, anche all'ergastolo giustamente e son sicuro che se però nello scontar pena riuscisse a vedere il suo dolore qualsiasi condanna la troverebbe una dolce passeggiata in confronto all'abissale inferno del suo cuore.
nicola185 is offline  
Vecchio 02-06-2005, 10.43.16   #56
Fragola
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Citazione:
Messaggio originale inviato da nicola185
Quando penso al senso di colpa, mi viene in mente una grande catena composta da molti anelli che generazione per generazione aumentano fino a quando qualcuno non trova la forza di "spezzarli".

E' proprio così. Da qualche parte ho scritto cosa io credo sia il perdono, che permette di spezzare questa catena. Non lo riscrivo qui perchè sarebbe un po' fori tema. Dico solo che ciò che è in nostro potere fare è non diffondere ulteriormente il male che ci è stato fatto. Rifiutarsi di essere un altro anello di quella catena. E questo significa assumersi la responsabilità (non la colpa, la responsabilità!) del nostro dolore.


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Vecchio 02-06-2005, 14.45.24   #57
sisrahtac
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Il suicidio penso che si abbia quando il soggetto in questione non riesca a prendere contatto con la realtà circostante. Come una cellula che si stacca che va in apoptosi (concetto molto interessante). E questo contatto si può perdere in vari modi, droghe, fallimenti affettivi, o la morte di chi per noi rappresentava la realtà....
Quando l'alone magico delle nostre illusioni, della nostra visione cristallizzata della vita va in frantumi, quando siamo al centro del nadir, e siamo troppo sensibili, è c'è solo dolore allora a volte si sente quel ronzio, quella vocina nell'orcchio che ti dice di spegnerti definitivamente.
sisrahtac is offline  
Vecchio 04-06-2005, 10.45.16   #58
Mary
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Messaggi: 2,624
Carissimo nicola

ti comprendo.

Io ho subito "atti di libidine", credo si chiamino così. in tenera età che hanno segnato la mia vita.

Ne hanno condizionato il percorso fino a toccare quel baratro abissale che è la soglia del suicidio.

Mi sono portata quel segreto per decenni fino a quando in psicoterapia non sono riuscita finalmente a riviverlo e raccontarlo.
Per molti anni ho camminato lungo quel baratro, in solitudine.
Non che adesso sia completamente immune da quel pensiero o desiderio, ma le condizioni sono totalmente diverse.

Nei miei stati mentali sapessi quante volte sono stata angosciata dal pensiero di poter fare del male a qualcuno, e se fosse accaduto avrei voluto essere rinchiusa per sempre in una prigione senza serrature.

Paradossalmente perdonare gli altri è più facile che perdonare se stessi. Ed i sensi di colpa portano inevitabilmente a sentirsi falliti, inutili, privati del diritto di vivere.
Si parla tanto dei diritti degli embrioni ma si dimentica che vi sono
diritti di vivere negati a coloro che sono già nati.

Chi si avvicina al baratro del suicidio non solo non trova più il senso nella vita, si sente abbandonato e fallito ma si sente privato di quel diritto-dovere di vivere.

Il suicidio va contro l'istinto più forte negli esseri viventi: la sopravvivenza. E per abbattere una tale barriera ci vuole sempre il contributo del mondo esterno.

Ciao
Mary
Mary is offline  
Vecchio 04-06-2005, 17.52.15   #59
leona
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Re: Suicidio...perche'?

Perche' la gente preferisce togliersi la vita piuttosto che cercare di affrontarla?

Non sono stata lì a leggere tutte le risposte, ma posso dirti che quando ero piccola pensavo:
Se non riesco a far la tal cosa.......m'ammazzo.
Come?
Mi butto dalla finestra.
Poi magari nn ci riuscivo, ma con una scrollata di spalle buttavo via il proposito.
Nell'adolescenza, andavo spesso al cimitero e avrei voluto suicidarmi per vedere cosa c'era dopo, per curiosità, per sapere se c'erano o no, i famosi inferno o paradiso.
Non ho mai avuto il coraggio, anche perchè avevo saputo di una signora che aveva tentanto il suicidio buttandosi dalla finestra, ma nn era morta e ha sofferto veramente ferma in un letto, costretta a subire l'aiuto di chi la voleva tenere in vita.
Oggi, che potrei avere dei motivi validi per farla finita, dico no, vado avanti fino a quando riuscirò ad essere autosufficiente, poi chissà forse andrò a fare l'ultimo viaggio in Olanda e torneranno qui solo le miei ceneri.
leona is offline  
Vecchio 04-06-2005, 22.33.32   #60
leona
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Messaggi: 44
[quote]Messaggio originale inviato da Mary
[b]

"Mi sono portata quel segreto per decenni fino a quando in psicoterapia non sono riuscita finalmente a riviverlo e raccontarlo.
Per molti anni ho camminato lungo quel baratro, in solitudine.
Non che adesso sia completamente immune da quel pensiero o desiderio, ma le condizioni sono totalmente diverse.

Paradossalmente perdonare gli altri è più facile che perdonare se stessi. Ed i sensi di colpa portano inevitabilmente a sentirsi falliti, inutili, privati del diritto di vivere.
Si parla tanto dei diritti degli embrioni ma si dimentica che vi sono
diritti di vivere negati a coloro che sono già nati."


Ho letto, dopo aver postato, il tuo bell'intervento e mi permetto di inviarti questa poesia, che ho trovato tempo fa,su non so quale sito. La porto sempre con me perchè mi aiuta nel lavoro che sto facendo con lo psicoterapeuta, penso che l'autrice sia
ALDA MERINI
Il perdono, la prova...
Il perdono, la prova più difficile che la vita ci propone

Quando ricevi del male e quando questo male ti lascia ferite così profonde che neppure il tempo riesce a cancellare, il cammino per giungere al perdono è lungo, difficile e doloroso alla stessa stregua del male ricevuto.
Per perdonare bisogna affrontare il male guardandolo negli occhi, analizzarlo e liberarsi da quel senso di rabbia profonda che spacca il petto.
Ed è un processo molto arduo, faticoso.
Non si tratta di concedere " un perdono a buon mercato", si deve riconoscere la colpa di chi ci ha fatto del male e partire da lì per percorrere la strada che ci condurrà al perdono.
Qualcuno un giorno mi disse " dimentica". Non ritengo sia giusto dimenticare, è impossibile dimenticare come non è giusto rimuovere le esperienze del dolore.
Decisi di intraprendere la strada del perdono senza dimenticare, convinta che alla fine di quella mulattiera polverosa avrei trovato la serenità dell'anima.
leona is offline  

 



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