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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 23-10-2007, 09.44.08   #1
maxim
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Data registrazione: 01-12-2005
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La religione interrogata dalla psicologia

Il titolo potrà sembravi un’eresia ma vi prego di valutare la presente discussione con occhio critico affinché possa uscirne una riflessione a prescindere dal dio venerato.

Colloquiando in psicologia e più precisamente nella discussione inerente le “malattie mentali”, ho avuto modo di leggere Golem che a mio avviso è molto preparato in materia. Sebbene all’inizio fossi in disaccordo con lui su alcune cose, il suo ultimo intervento che riporto qui sotto, mi ha fatto riflettere sul legame psiche e religione, convenendo con lui in alcune osservazioni (poi non andate a dire che maxim non cambia mai opinione ).

Uno stralcio interessante del suo post è il seguente:

[quote=Golem]
Citazione:
Originalmente inviato da maxim

La scelta di un culto piuttosto che di un altro avviene nella stragrande maggioranza dei casi primariamente in funzione delle caratteristiche di personalità, così sarà molto frequente notare che individui tendenzialmente poco socievoli o comunque in difficoltà con le manifestazioni più corali di culto si orienteranno verso religioni "schizoidi" come ad esempio quella buddista, o verso lo yoga, e comunque coglieranno di queste in prevalenza gli aspetti solipsistici e l'opportunità del fai-da-te.
Questo livello di critica non vuole entrare nel merito della bontà della scelta di una religione o di una fede piuttosto che un'altra, ognuno fa sempre come gli pare, anche se questo non mi sembra possa coincidere con la libertà. E' l'impossibilità di vedere ad esempio anche questi aspetti legati a fattori di personalità che mostra inequivocabilmente l'intransigenza e soprattutto la funzione difensiva di certi atteggiamenti fideistici.
L'incapacità di tollerare l'indeterminazione e l'incertezza che derivano dalla messa in discussione delle nostre scelte fa sì che risulti molto più comodo non porsi troppe domande, del resto risposte che creano instabilità non piacciono a nessuno...


E’ indubbio come ci si avvicini ad una fede piuttosto che ad un’altra attraverso la psiche quindi non mi pare del tutto demoniaco psicanalizzare, per una volta, la spiritualità. Tralasciando i fulminati di Damasco solitamente è la nostra mente che ci guida all’incontro con il divino e vorrei riflettere su quali siano gli elementi che contribuiscono alla scelta di un dio piuttosto che un altro o una pratica piuttosto che una preghiera.
Golem nel suo interessante intervento ci ha fatto notare che individui tendenzialmente poco socievoli, ed aggiungo io, con una tendenza a realizzarsi esternamente alla massa al fine di valorizzare maggiormente il proprio sé, saranno orientati verso religioni “schizoidi”. Un uomo occidentale affetto da disturbi schizoidi, nel senso buono del termine, ma quindi con manifesta chiusura in se stesso che lo porterà ad imprigionarsi in un mondo tutto suo e dai contorni molto aleatori, svilupperà una spiritualità orientaleggiante. Altri mille fattori secondari contribuiscono alla scelta del dio come ad esempio le amicizie, le letture, il contesto sociale, culturale ed economico del futuro spirituale. Persone che in forte crisi mistica abbisognano di certezze sul senso della propria esistenza e dal carattere personale accondiscendente, cercheranno religioni che possano offrire loro una buona maniglia esterna al proprio io. Mi sovvengono ad esempio i testimoni di geova ove quest’ultimo ha caratteri ben precisi, matematici e sicuri.
Non posso negare, e penso non lo possiate fare nemmeno voi, che la spiritualità di appartenenza denota una certa comunione con il carattere della persona, il suo DNA, le proprie elaborazioni mentali a seguito delle vicende della vita. Volendo fare la prova del nove ed analizzando il carattere della “setta” di appartenenza scopriremo che i relativi adepti presentano tratti comportamentali simili e spesse volte con simili storie di vita vissuta alle spalle.
Rivolgo quindi una domanda a tutti gli spirituali (Yam, aiutami )… quale legame tra il carattere e le tendenze psicologiche di una persona e la spiritualità?

maxim is offline  
Vecchio 23-10-2007, 11.02.57   #2
berenger11
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

secondo me la religione resta principalmente un fatto geografico, al 99,9 % sarai attaccato alle credenze della tua gente, poi se ne hai voglia, e capita a pochissimi, cominci ad informarti, altrimenti vai avanti così, fai tutti i sacramenti per prassi e non te ne interessi minimamente. Che tristezza...
berenger11 is offline  
Vecchio 23-10-2007, 11.46.36   #3
atisha
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

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Originalmente inviato da maxim
....quale legame tra il carattere e le tendenze psicologiche di una persona e la spiritualità?


l'atteggiamento è condizionato dall'immaginazione...
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Vecchio 23-10-2007, 19.51.29   #4
nexus6
like nonsoche in rain...
 
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

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Originalmente inviato da maxim
… quale legame tra il carattere e le tendenze psicologiche di una persona e la spiritualità?
Lo stesso che vi è per una persona nata in un paesello e l’unico panettiere di paese.

Poi si cresce e magari si assaggia, per le più variopinte motivazioni, la città ed i suoi centri commerciali con pani di questa o quella vicina e lontana fragranza.

Ma sempre di pane ci si nutre. Che si resti in paese o si passeggi per la città.

Ed il pane è fatto con del grano e dell’acqua, nonostante le infinite opposte etichette. Ed i motivi per i quali esistono mille e un gusto ci rimangono nascosti, come invisibile è essenzialmente la trama che ci muove e che noi tessiamo.

Citazione:
Originalmente inviato da Golem
L'incapacità di tollerare l'indeterminazione e l'incertezza che derivano dalla messa in discussione delle nostre scelte fa sì che risulti molto più comodo non porsi troppe domande, del resto risposte che creano instabilità non piacciono a nessuno...
Beh... questo classico argomento, che d'altronde conosco bene, penso valga per chiunque abbia fatto un qualsivoglia uso della propria mente, che poi sia "giunto" a questo o quel (a)teismo... ed il problema, se così lo vogliamo chiamare, sta nel "giungere" e fermarsi ad un riparo, nonostante si abbiano le potenzialità per "proseguire"...

Un saluto.
nexus6 is offline  
Vecchio 23-10-2007, 20.52.23   #5
VanLag
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

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Originalmente inviato da maxim
Rivolgo quindi una domanda a tutti gli spirituali (Yam, aiutami )… quale legame tra il carattere e le tendenze psicologiche di una persona e la spiritualità?
Di fronte ad Oshani, krishnamurtiani, Ramaniani e molte altre “idee” assunte da occidentali che avevano cercato nelle religioni orientali le risposte che non avevano trovate nella loro, U.G., guardandoci con la sua aria disincantata, non esitava a dire: - you are all still catholic – (Siete ancora tutti cattolici).
E per quanto mi riguarda, per quanto viva questa condizione come un “minus” e mi sforzi di camuffarmi da “bonzo”, devo dire che aveva ragione.
Di base credo che il back-ground acquisito nei primi anni di vita sia – per sempre – a meno che qualche “calamità” non ci liberi non solo dal nostro piccolo passato personale, ma dall'intero passato del genere umano scritto con lettere indelebili nel nostro DNA.

VanLag is offline  
Vecchio 23-10-2007, 21.53.50   #6
meditando
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

Come hanno già detto altri, la motivazione principale della scelta è relativa al contesto in cui uno nasce. La realtà è questa in ogni parte del mondo e, naturalmente, in ogni parte del mondo può avvenire che una persona con particolari condizione caratteriali sia portato, sia terreno fertile per trovarsi a preferire un culto che richieda una pratica più consona, più semplice per se rispetto alla maggioranza. Questo avviene di solito ma questo mi pare un fatto normale, una scelta istintiva dato che una fede che ti costringa, per esempio, a partecipare a riti nei quali ti sentiresti a disagio, che, in qualche modo, ti “peserebbero”, non richiede certo di scomodare la psicologia per rilevarlo. Però, ripeto, riguarda una minoranza degli individui e la psicologia, invece, sarebbe meglio scomodarla per analizzare la massa e, in funzione dei risultati, che di solito sono molto deludenti, utilizzarla per mettere in campo insegnare modelli tesi proprio a favorire per tutti quello che, come detto sopra, viene sfruttato solo da una minoranza. In sostanza utilizzarla per favorire nel maggior numero di persone, la crescita del coraggio di scegliere.
meditando is offline  
Vecchio 24-10-2007, 07.43.59   #7
atisha
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

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Originalmente inviato da VanLag
Di base credo che il back-ground acquisito nei primi anni di vita sia – per sempre – a meno che qualche “calamità” non ci liberi non solo dal nostro piccolo passato personale, ma dall'intero passato del genere umano scritto con lettere indelebili nel nostro DNA.


anch'io la penso cosi'.. ecco perchè ho scritto che l'atteggiamento è condizionato dall'immaginazione..
cioè da come immaginiamo una cosa, da come la "sentiamo" e riproduciamo..
se siamo stati condizionati a vedere la famosa corda per un serpente, continueremo a vederla tale.. fino a che cambieremo atteggiamento verso la corda.. ed allora anche l'atteggiamento emotivo cambierà, si renderà libero dal vecchio condizionamento, ma si riplasmerà complice di uno nuovo..

Per portare un pratico esempio, quasi tutti i sistemi religiosi mirano a stimolare un atteggiamento "utile" verso la vita e noi stessi.. un atteggiamento "utile" verso gli altri, però stimolando contemporaneamente un nostro atteggiamento di "sottomissione" in modo da sfruttare la nostra immaginazione a loro vantaggio, tanto da ottenere un nostro appoggio ed una nostra "collaborazione"..
cioè in sostanza tendono a "sostituire".. modificare la visione che in natura avremo della vita, stimolando solo le nostre "emozionalità" (sensi di colpa ecc..)..
Ciò che fanno più o meno coscientemente gran parte delle religioni, può essere ribaltato con un altro tipo di atteggiamento verso noi stessi..
ed è un po' "l'opera" che svolge per sè l'uomo che ha sviluppato un certo grado di coscienza, consapevolezza..
evocare cioè un atteggiamento diverso, privo però di risposte emozionali utili ad uno o all'altro "predicatore".. senza attendere necessariamente "calamità" che ci liberino all'istante..
ed acquisendo così una nuova libertà, un nuovo sguardo.. una nuova immagine della vita stessa...

atisha is offline  
Vecchio 24-10-2007, 09.53.15   #8
Mirror
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

Qualcuno ti viene a dire che se non credi nel diavolo questa è la prova stessa del dominio che il diavolo ha su di te.
Lo stesso giochetto lo si può fare anche con gli strumenti sofisticati della psicologia.
Se tu sostieni che ci sono dei livelli superiori di comprensione di quanto ti può offrire la psicologia stessa allora
potresti avere qualche problema psicologico.
Per me, anche queste sono forme di dogmatismo, forme meno brutali e ottuse, ma sempre forme di arrogante dogmatismo.
Lo stesso meccanismo interrogante si potrebbe ribaltare sugli stessi psicologi, o con qualsiasi altra categoria: hanno scelto di fare il loro lavoro o attività per colmare dei loro problemi, incapacità, bisogni e quant'altro?
Io non nego che ci siano patologie religiose o spirituali che hanno in sé aspetto più o meno gravi di patologia psicologica o psichiatrica... ma ciò non autorizza a pensare che chi fa della ricerca spirituale una aspetto fondamentale della sua vita, sia una persona che in un modo o nell'altro abbia problemi psicologici, di rapporto con la realtà.
Sociologicamente si può anche generealizzare, forse... ma bisognerebbe sempre entrare nello specififico e conoscere bene la persona. Come vive, cosa fa, come si comporta nelle varie situazioni... come appartiene al mondo, che rapporto ha con se stesso e gli altri.

Mirror is offline  
Vecchio 24-10-2007, 09.55.50   #9
Yam
Sii cio' che Sei....
 
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

Citazione:
si orienteranno verso religioni "schizoidi" come ad esempio quella buddista

E' tua Maxim questa affermazione?
Se si me la spiegheresti?
Cosa sai del Buddismo?
Yam is offline  
Vecchio 24-10-2007, 10.30.39   #10
maxim
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia

Grazie a tutti per gli interventi che mi aiutano a far chiarezza nella mia mente.

Non vorrei peccare in riduzionismo ma sarebbe mia intenzione portare questa discussione in un punto preciso e semplice, lasciando fuori la solita disquisizione “dio si – dio no”.
La psicologia della religione infatti non discute sulla possibile esistenza di entità divine ma analizza i comportamenti di chi dice di essere “credente” o si definisce in qualche modo “spirituale”. Io credo sia molto importante, oltre all’analisi dei fenomeni religiosi e dei relativi effetti sull’uomo, comprendere le cause che conducono un ateo o un agnostico a professarsi, dopo un cammino di ricerca spirituale, credente in questa o quell’altra fede. Lasciamo fuori per il momento gli uomini che per imposizione o per cultura si professano appartenenti alla religione del paese e ne seguono fedelmente i precetti.
Basandoci sul principio di semplicità mi sembra di aver compreso che i frequentatori di questo forum che si definiscono spirituali, illuminati, credenti abbiano raggiunto questa condizione dopo un più o meno lungo percorso di ricerca. La prima domanda da porsi è:
- perché alcuni affrontano questi percorsi ed altri invece sembrerebbero poterne fare a meno?
E’ evidente come la psiche, in un caso o nell’altro, sia artefice dei nostri “movimenti”. Si intraprende un percorso alla ricerca di un qualcosa che porti sollievo alla precedente condizione. La notte buia dell’anima sovrasta ognuno di noi e lo sfogo che spinge alla ricerca del sollievo dipende da molteplici fattori che influenzano positivamente o negativamente la nostra psiche. Anche il non porsi troppe domande che non inducono certo alla ricerca spirituale e che generalmente diciamo di persone poco riflessive, potrebbe essere un escamotage della psiche per non incappare nel buio più profondo di quella notte. Tutta la serie di fattori, consci o inconsci, che contribuiscono ad intraprendere il cammino spirituale, danno origine ad un “malessere” che possiamo chiamare “depressione mistica”.
Arrivati a questo punto Mastro Visechi, postulando l’esistenza di dio, direbbe che egli avvicina gli uomini, ancora una volta, impartendo loro la sofferenza.

Mi fermo un attimo qui perché altrimenti potrebbe sembrare che riduca dio ad un prodotto della mente a soddisfazione di umani desideri. Vi rivolgo però una domanda:
- Osservando semplicemente il fenomeno, possiamo affermare che l’inizio di una ricerca è originata da una serie di spinte interiori i cui effetti sul corpo e sulla mente non sono piacevoli e che possiamo chiamare in generale e nel senso meno patologico del termine, “depressione mistica”?
maxim is offline  

 



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