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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 02-04-2008, 15.00.34   #31
Marko
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 01-04-2008
Messaggi: 1
Riferimento: Buddismo e Cattolicesimo. Dubbi.

Credo sia molto difficile la coesistenza di due pratiche così differenti.... Nel pensiero di entrambe le Vie, non sorgono grossi problemi perchè credo che sia importante prendere ciò che vi è di buono in entrambe e applicarlo nella vita quotidiana e non soffermarsi sulle differenze, ma il problema sta nella pratica delle due credenze...sono due modi di vivere, di pregare, ecc... molto differenti e credo che il nostro essere fondamentalmente occidentali non ci aiuta nella pratica buddista abbiamo due "forma mentis" differenti (se ad un buddista orientale si parla di un Dio, della ressurrezione della carne, ecc... non so fino a qunto possa riuscire a comprendere ciò; e viceversa per un cattolico), con ciò non voglio dire che il cattolicesimo sia l'unica strada da percorrere anzi credo che essa, come tutte le altre fedi, sia una delle strade possibili per arrivare alla contemplazione di Dio.
Lo stesso Dalai Lama sostiene che la migliore religione sia quella dei propri genitori; con questo penso intendesse dire che la religione dei nostri genitori include in se anche quei fattori culturali e sociali in cui siamo nati e cresciuti, dai quali è difficile se non impossibile distaccarsi completamente...
Quello che ti voglio dire è che non è possibile mettere due piedi in una scarpa, cerca di tovare quale delle due credi riesca a rispecchiare ciò che senti e vivila nella sua pienezza.... senza mai però escludere l'esistenza di altre possibilità...
Marko is offline  
Vecchio 02-04-2008, 16.29.07   #32
Botolo
Ospite
 
L'avatar di Botolo
 
Data registrazione: 25-03-2008
Messaggi: 18
Riferimento: Buddismo e Cattolicesimo. Dubbi.

Non vorrei scoperchiare troppe pentole, ma la "buona novella" di Gesù altro non e` che la possibilita` per tutti di trovare la "liberta'" e l'illuminazione, come nel Buddismo e Induismo, e se poi vogliamo andare a considerare i Vangeli apocrifi, di Maria, Filippo, Giacomo per esempio, si trovano riferimenti per cui Gesu` potrebbe aver passato qualche anno nel nord dell'India a contatto con i monaci del tempo prima di recarsi in Palestina a diffondere le sue idee rivoluzionarie e.....non capite!
Botolo is offline  
Vecchio 03-04-2008, 16.14.57   #33
BETTY
Ospite
 
Data registrazione: 27-03-2008
Messaggi: 3
Riferimento: Buddismo e Cattolicesimo. Dubbi.

..sia il buddismo ke il cattolicesimo sono religioni.
entrambi hanno il loro dogmi e le loro certezze.entrambe richiedono tempo,sacrificio,pratica,pregh iera,fiducia..
entrambe puntano a qualcosa.
nn credo ke il buddismo si possa definire piu ke altro una filosofia,puo' esserlo a titolo informativo,nel pratico è una religione a tutti gli effetti.
Ho letto di dubbi..
bè ,ki nn ha dubbi?
dipende da quello ke si cerca.
avere dubbi su una religione o su una filosofia credo sia lecito..
la domanda ke secondo me dovremmo porci è:dove voglio arrivare?
essere sinceri e kiari,liberare la mente da inutili paranoie..o quantomeno kiamarle con il giusto nome..
una volta risposti a noi stessi..possiamo essere tutto..seguire kiunque..pur ke' quella strada ci porti verso quel qualcosa.
acvere fiducia in quello ke si fa..ecco credo piuttosto in questo.
AH..scusate..sono betty..
BETTY is offline  
Vecchio 08-04-2014, 17.10.00   #34
Patrizia Mura
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 08-04-2014
Messaggi: 59
Riferimento: Buddismo e Cattolicesimo. Dubbi.

Citazione:
Originalmente inviato da Raja
Mi chiedo:

il buddismo e la religione cattolica possono essere vissute entrambi senza che vi sia un conflitto?

Potrei quindi essere buddista senza dover rinunciare alla mia fede cattolica?

Se dovessi risponderti da cattolica dovrei rispondere: no.
Il Cattolicesimo è una religione esclusiva che richiede una fedeltà totale al suo insieme dottrinario e dogmatico, alle sue pratiche ed alla sua comunità.

Non ho ancora letto tutto il regolamento, in particolare per l'inserimento di link a pagine con documentazione esterna. Quando l'avrò fatto se lo ritrovo potrei segnalarti un testo che esprime la posizione della chiesa cattolica sul buddhismo (devo anche verificare se è ancora on line).

Come, invece, estimatrice del buddhadharma (non amo portare etichette e quindi quando mi definisco "buddhista" lo faccio solo per praticità espressiva, ma il portare etichette è fra l'altro in certo qual modo poco compatibile con il buddhadharma) dovrei rispondere in modo più articolato.

Per cominciare dovremmo centrare "quale buddhismo?"

Si tratta di un fenomeno religioso infatti composto da molteplici tradizioni e, all'interno di ciascuna, di scuole di pratica e di "pensiero" anche molto diverse fra loro seppure sempre fondate su alcuni punti cardine imprescindibili e questa varietà è una cosa del tutto normale all'interno del buddhismo.

Proseguo con un paio di opinioni che definisco per semplicità "personali" (ognuno vede come vuole) dalla mia prospettiva sul buddhadharma.

Da un lato esistono pratiche che potresti benissimo coltivare rimanendo cattolica e da parte buddhista nessun saggio monaco o insegnante ti dirà mai che "non puoi", come invece dovrebbe - volendosi attenere al suo dettato - dirti un sacerdote cattolico cui tu ponessi il medesimo quesito.
Fra queste pratiche l'insegnamento della meditazione è aperto, tanto è vero che diversi insegnanti e monaci buddhisti sono chiamati ad insegnarla anche a religiosi cattolici (intendo frati, suore, sacerdoti).
Un po' di pratica meditativa (e bisogna poi vedere quale ed a quale livello) non fà però una adesione. Si può meditare senza essere buddhisti.

Dall'altro avvicinandoti al buddhadharma potrei facilmente prevedere che ad un certo un punto un conflitto potrebbe e dovrebbe giocoforza presentarsi.

Il buddhismo in ogni caso non fa proselitismo, proprio per evitare di creare conflitti, ed anzi spesso disincentiva questi passaggi da un'altra religione alle pratiche ed allo studio del buddhadharma.

Per citare una sola tradizione buddhista, quella del Dalai Lama - che non è l'unica e neanche la più importante ma solo quella di cui si parla di più in questo momento e la più nota in Italia - aggiungo che molto spesso il Dalai Lama ha affermato di aver constatato persone che avendo cambiato religione si sono venute a trovare in uno stato di grandissima confusione.

Una confusione che può essere di natura estremamente varia.

Dal momento che mi sembra che manifesti un forte attaccamento al cattolicesimo, mi domando: perché mai cambiare?

Mi scuso se ho ripetuto cose che possono esserti già state dette, mi inserisco oggi nel forum e quindi non ho seguito l'evoluzione dei 3D, ho letto qualche intervento, ma non tutti.
Patrizia Mura is offline  
Vecchio 09-04-2014, 09.28.06   #35
oroboros
Ospite abituale
 
Data registrazione: 26-01-2008
Messaggi: 175
Riferimento: Buddismo e Cattolicesimo. Dubbi.

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Mi stai dicendo che la religione cattolica potrebbe sussistere senza l’idea di Dio?

Uno dei colpi più duri al cattolicesimo o meglio al cristianesimo, è stato l'aparizione del “De Revolutionibus orbium coelestium” di Copernico che, dimostrando che l’uomo non era al centro dell’universo, ha intaccato la “cosmogonia” del cristianesimo, minandone, di fatto l’impianto teologico. Se cambiare una regola ha prodotto quegli effetti, figuriamoci cosa succederebbe se si scoprisse che il “demiurgo” non esiste.

Il buddismo invece è immune da questo problema. Il buddismo parte da un fatto pragmatico e cioè la constatazione dell’universalità del dolore ed è per liberarsi da quello che il buddista si muove seguendo gli insegnamenti degli illuminati. Se poi ritiene che per fare quello deve recitare un mantra o girare una ruota, perché non farlo? Ma pur assomigliando la via rimane profondamente diversa la meta.

Comunque siamo leggermente O.T. e non stiamo rispondendo alla creatrice del 3d, per cui, rimandiamo ad eventuali altri 3d la diatriba.


La visione che mette l'uomo al centro dell'universo è convenzionalmente simbolica, non cosmologica, ed è convenzionale perché il soggetto sottoposto all'analisi è l'uomo, dunque deve essere messo al centro dell'analisi se si vuole poi attribuire una sintesi che comprenda la sua ragione d'essere. Quando è così intesa l'interpretazione non ha nulla di antropomorfico. La stessa cosa è per l'astrologia, perché l'oggetto dello studio deve essere posizionato al centro delle influenze cosmiche che su quel centro agiscono. È sempre una questione di convenzioni che hanno la loro utilità in quanto facilitano la ricerca, ma per molti, tra i quali ci sei tu, capirlo è impossibile.
oroboros is offline  
Vecchio 09-04-2014, 11.21.44   #36
Patrizia Mura
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 08-04-2014
Messaggi: 59
Riferimento: Buddismo e Cattolicesimo. Dubbi.

Citazione:
Originalmente inviato da oroboros
La visione che mette l'uomo al centro dell'universo è convenzionalmente simbolica, non cosmologica, ed è convenzionale perché il soggetto sottoposto all'analisi è l'uomo, dunque deve essere messo al centro dell'analisi se si vuole poi attribuire una sintesi che comprenda la sua ragione d'essere. Quando è così intesa l'interpretazione non ha nulla di antropomorfico. [...] È sempre una questione di convenzioni che hanno la loro utilità in quanto facilitano la ricerca, ma per molti, tra i quali ci sei tu, capirlo è impossibile.

Commentando lo scambio fra entrambi, e sempre lasciando da parte per semplicità dei distinguo che andrebbero fatti fra le diverse tradizioni e scuole buddhiste, non si potrebbe certo affermare che all'essere umano non spetti un ruolo "di riguardo" (non mi piace usare la parola "centrale") nel buddhadharma, tanto è vero che è la sola forma di esistenza cui si riconosce la possibilità portare a pieno compimento la propria natura di buddha, ovvero tutti gli esseri la possiedono in nuce, in seme, ma solo nella forma umana il seme si può trasformare in un albero e quindi portare a compimento tale natura, e questa è una segmento dottrinario importante conosciuto come dottrina del Tathagatagarbha.

Ovvero si riconoscere all'essere umano una facoltà di conoscere (budh) più completa e complessa rispetto ad altri esseri e grazie ad essa una maggiore possibilità di emanciparsi dalla sofferenza almeno in termini di "riduzione" di quella riducibile (ma ciò non a livello esclusivamente individuale).

Con questo non si intende però assolutamente affermare una centralità dell'essere umano, il quale, invece per seguire il processo che lo condurrà a questo "sviluppo" deve invece rendersi consapevole della propria non centralità ovvero emanciparsi dal proprio ego (sempre per quanto realisticamente realizzabile ciò, ovvero non stiamo parlando di qualche forma di annientamento dell'individualità ma di un modo diverso di guardarla, come ad una convenzione, quindi riducendone il valore da assoluto a convenzionale) e riuscire invece a percepirsi maggiormente come parte di un tutto con cui è strettamente interdipendente (e questo è il segmento dottrinario chiamato anatta in lingua pali o anatman in lingua sanscrita).

Ciò cui il buddhadharma non ritiene necessario e possibile ricorrere è un concetto di entità che costuisca il sostrato di tutti i fenomeni, quindi ad esempio un "dio" che possa costituire base e causa prima di essi, men che mai in qualche modo antropomorfo: non ritiene sia possibile fare delle affermazioni valide a riguardo di una tale realtà e pertanto semplicemente se ne astiene, come si astiene anche da negazioni assolute in merito (cfr. apofasia del Buddha su questo tema).

Inoltre è parte integrante della dottrina il disconoscimento ed il rifiuto di qualsiasi processo deduttivo che parta da un paradigma generale certo per trarre conclusioni sulla realtà: l'unico processo accettato nel buddhadharma è esclusivamente quello induttivo.

Perciò diventano argomento centrale i validi strumenti di conoscenza: l'epistemologia e la relazione intercorrente fra soggetto conoscente ed oggetto conosciuto.

Aggiungo la curiosità che in tutti i monasteri buddhisti della tradizione tibetana soprattutto si sono sempre studiate da secoli come base per l'esercizio di una sana spiritualità la logica, la fenomenologia, e l'epistemologia, questo insieme alla pratica meditativa, che implica la capacità di discriminare sulle proprie emozioni e sui propri processi psichici poiché nessun atto gnoseologico, in quanto compiuto dall'uomo, può prescindere da queste sue componenti.

Ho aggiunto ciò perché ci si trova innanzi ad una prospettiva di "pratica religiosa" fondamentalmente diversa da quella del cattolicesimo che disorienta i neofiti occidentali per i quali logica, fenomenologia e epistemologia sono discipline antinomiche rispetto alla partica religiosa.

Mentre le religioni cristiane richiedono un fideismo, ovvero il "credere", uno dei primi fondamentali del buddhadharma è esattamente inverso: non credere, ed il buddhadharma si presenta subito come un difficile cammino verso la disillusione.

Altron fondamentale è la preliminare consapevolezza che il buddhadharma non si afferma come una dottrina di verità in quanto tale ma afferma che qualunque dottrina è come un serpente e presa per il verso sbagliato può uccidere, per cui non fornisce alcuna garanzia, a meno che non si faccia centro su ciò che induce a prendere il serpente per il verso giusto o sbagliato.
Il buddhadharma si concepisce come strumento e come veicolo (si può camminare, viaggiare in groppa ad un mulo o a un cavallo, in bici, in auto, in aereo etc., attraversare un fiume con una zattera, e il buddhadharma è la zattera, cui una volta raggiunta la terraferma non si dovrebbe rimanere attaccati trasciandosela dietro quando non dovesse più occorrere).

Stiamo parlando di processi, processi fondamentalmente differenti da quelli cui si è abitualmente incentivati in ambito di religioni abramitiche, di cattolicesimo in particolare ma, persiono di altre religiosità orientali.
Patrizia Mura is offline  

 



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