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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 08-11-2015, 08.45.27   #1
Mariano
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 06-10-2014
Messaggi: 49
Perché ci si ostina a definire Dio persona?

In altre discussioni ho accennato queste mie opinioni, ma desidero farlo in maniera diretta pur essendo consapevole che possono essere bollate come eresie; spero inoltre di non offendere nessuno e di poterle confermare o modificare in funzione di eventuali interventi.

Credere o non credere nell’esistenza di Dio è un fatto puramente personale e altrettanto personale potrebbe essere la sua definizione, derivante dall’immaginazione e dalla fantasia che prendono spunto dalla conoscenza di cose vissute.
Anche le religioni nascono dall’immaginazione e dalla fantasia umana e derivano in primo luogo dall’ignoranza e dalla paura; creano etica, dogmi, regole ed usanze che dovrebbero avvicinarci a Dio del quale ne propongono una definizione poetica.
La religione cattolica definisce Dio come un essere infinitamente buono e infinitamente potente che aiuta i suoi fedeli, che distrugge i malvagi, che si cura di noi come un padre; insomma un essere assimilabile ad una persona che si adira quando le cose non vanno come Lui vuole e che ama chi ha fede in Lui.
Non credo che sia razionalmente possibile definire Dio ma, volendo provare a farlo con l’immaginazione, ritengo che non debba cozzare contro la nostra razionalità; finché è un fatto mitologico che include anche le nostre immaginazioni e speranze, è bello e poetico, ma assumerlo a verità assoluta stimola il rigetto.
Penso infatti che razionalità, realtà e calcolo da una parte ed emotività, fantasia e istinto dall’altra ben coesistano in noi, ma guai a confonderle: provocano lo stesso male che inserire qualche falsità in fatti realmente accaduti.
Io, di estrazione cattolica, credo nell’esistenza di Dio ed a questo concetto aggrego tutte le caratteristiche che io considero positive, ma ritengo sbagliato assimilarlo ad un padre buono e giusto (verso gli uomini di buona volontà) come ci viene poeticamente proposto dalle sacre scritture (per quelle che ci vengono indicate e per come io riesco ad interpretarle).
Se così fosse sarebbe impossibile comprendere le ingiustizie che avvengono in questo mondo: queste non gli sono addebitabili perché, in quanto non persona, non si interessa di noi, non interviene e noi siamo liberi con la piena responsabilità delle nostre azioni e del nostro sviluppo interiore.
Considerare Dio come una persona deriva dalla presunzione e dall’ambizione dell’uomo che, asserendo di essere stato creato a Sua somiglianza, di fatto ha inversamente creato un Dio a somiglianza dell’uomo.

Nell’affermare quanto sopra ritengo però che la religione attuale con le sue umane componenti popolari sia fondamentale per la vita dell’uomo; è bello e utile sentirsi protetto da un Santo o accendere un cero alla Madonna nella speranza di ricevere una grazia.
Mariano is offline  
Vecchio 11-11-2015, 00.03.31   #2
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: Perché ci si ostina a definire Dio persona?

Citazione:
Originalmente inviato da Mariano
In altre discussioni ho accennato queste mie opinioni, ma desidero farlo in maniera diretta pur essendo consapevole che possono essere bollate come eresie; spero inoltre di non offendere nessuno e di poterle confermare o modificare in funzione di eventuali interventi.

Credere o non credere nell’esistenza di Dio è un fatto puramente personale e altrettanto personale potrebbe essere la sua definizione, derivante dall’immaginazione e dalla fantasia che prendono spunto dalla conoscenza di cose vissute.
Anche le religioni nascono dall’immaginazione e dalla fantasia umana e derivano in primo luogo dall’ignoranza e dalla paura; creano etica, dogmi, regole ed usanze che dovrebbero avvicinarci a Dio del quale ne propongono una definizione poetica.
La religione cattolica definisce Dio come un essere infinitamente buono e infinitamente potente che aiuta i suoi fedeli, che distrugge i malvagi, che si cura di noi come un padre; insomma un essere assimilabile ad una persona che si adira quando le cose non vanno come Lui vuole e che ama chi ha fede in Lui.
Non credo che sia razionalmente possibile definire Dio ma, volendo provare a farlo con l’immaginazione, ritengo che non debba cozzare contro la nostra razionalità; finché è un fatto mitologico che include anche le nostre immaginazioni e speranze, è bello e poetico, ma assumerlo a verità assoluta stimola il rigetto.
Penso infatti che razionalità, realtà e calcolo da una parte ed emotività, fantasia e istinto dall’altra ben coesistano in noi, ma guai a confonderle: provocano lo stesso male che inserire qualche falsità in fatti realmente accaduti.
Io, di estrazione cattolica, credo nell’esistenza di Dio ed a questo concetto aggrego tutte le caratteristiche che io considero positive, ma ritengo sbagliato assimilarlo ad un padre buono e giusto (verso gli uomini di buona volontà) come ci viene poeticamente proposto dalle sacre scritture (per quelle che ci vengono indicate e per come io riesco ad interpretarle).
Se così fosse sarebbe impossibile comprendere le ingiustizie che avvengono in questo mondo: queste non gli sono addebitabili perché, in quanto non persona, non si interessa di noi, non interviene e noi siamo liberi con la piena responsabilità delle nostre azioni e del nostro sviluppo interiore.
Considerare Dio come una persona deriva dalla presunzione e dall’ambizione dell’uomo che, asserendo di essere stato creato a Sua somiglianza, di fatto ha inversamente creato un Dio a somiglianza dell’uomo.

Nell’affermare quanto sopra ritengo però che la religione attuale con le sue umane componenti popolari sia fondamentale per la vita dell’uomo; è bello e utile sentirsi protetto da un Santo o accendere un cero alla Madonna nella speranza di ricevere una grazia.

Sì può credere in Dio per diversi motivi. ma non è a mio parere solo un fatto personale, perchè è anche cultura.

Anche chi crede nella scienza lo fa per paura. Bisogna entrare negli abissi umani per indagare l'animo o se vogliamo chiamarla mente .
Noi non siamo fuori dagli antichi miti, sempre a mio modesto parere, abbiamo solo mutato i linguaggi, così come mutano i valori in cui si crede e si manifestano in un tempo.
Quel tempo antico dei miti viveva di simboli e segni quante e come ve ne sono ancora oggi; perchè le domande fondamentali non mutano nell'uomo che cammina nella storia.
In quel tempo antico ...Dio o gli dei abitavano con gli uomini, c'era la vicinanza e la consolazione stava nel fenomeno fisico spiegato dal dominio di un dio. Quell'antropomorfismo serve a costruire la vicinanza in cui l'essere accompagna l'esistenza, poichè nessuno può entrare nel nostro intimo più profondo dove alberga anche l'angoscia.
Spostato nella metafisica e diviso il divino dall'ordine naturale muta il linguaggio di un divino immobile e imperterrito, indifferente al divenire dell'esistenza indaffarata nella sua narrazione storica di vita. Nessuno può ora accompagnare la solitudine che le circostanze della quotidianità ci propongono .Non è la scienza, non è la razionalità e nemmeno l'empirismo che entrano in linguaggi e domini diversi fra loro ,che ci spiegano il fenomeno in divenire, ma mai l'essenza dell'essere che esiste.
Certo, può essere letto come banalizzazione l'antropomorfismo di Dio, forse è uno scherzo irrazionale della nostra mente. Ma la mente crede più che vedere ,la mente cerca un senso fra l' ieri, l'oggi e il domani.Per molti penso tutt'ora devono avere un "santino" cui evocare, un "portafortuna".Ma c'è qualcosa di molto profondo in questo, aldilà della manifestazione che appare esternamente, la vicinanza, il desiderio, direi la necessità che qualcosa o qualcuno ci capisca e che non appartiene a questo mondo fenomenico , sicuramente almeno alla nostra mente, forse alla psiche o forse ancora allo spirito.
Quel mito dove Dio era personificato e abitava fra agli uomini aveva un valore pedagogico ,perchè viene cristallizzato un significato dentro una storia e serve nel percorso individuale di ogni esistenza, è un confronto, è un conforto.
Ora Dio non abita più fra gli uomini, è obnulato, nuovi miti con nuovi linguaggi si sono affacciati a dare significati agli echi antichi fatti di domande.Il mito di una scienza che espande quantitativamente conoscenza empirica che trova risposta ad una domanda , ma ne crea almeno altre due di quesiti:non può confortare tutto ciò.
Chi ci accompagna nel viaggio? Chi ci consola quando inesorabilmente cadiamo?
E' vero che non può arrivare la nostra mente al disegno divino,ma ci sono tracce per chi sa cercare nei segni e nei simboli, ma proprio perchè esiste malvagità e cattiveria dentro un destino che noi cerchiamo di sciogliere i nodi della paura e dell'angoscia .
E io vedo solitudine....
Oggi va di moda dire che Dio sia una luce. Io dico semplicemente che ognuno trova ciò che vuol cercare.C'è chi adora una pietra nera, chi un totem, chi un barbuto vegliardo. Ciò che veramente conta è aldilà dell'immagine che comunque la nostra mente deve costruire:il significato. L'importanza non è nella rappresentazione, le semplici definizioni , ma i significati reconditi di un linguaggio inesplicabile che non è solo ragione, perchè la vita non è solo ragione.
paul11 is offline  
Vecchio 20-11-2015, 15.53.19   #3
Mariano
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 06-10-2014
Messaggi: 49
Riferimento: Perché ci si ostina a definire Dio persona?

Mi rendo conto di non essere riuscito a trasmettere il motivo della mia richiesta di commenti alla discussione proposta.

Non avevo intenzione di generare un nuovo protestantesimo, ma solo di risolvere una mia sensazione di ipocrisia considerandomi ancora un credente educato alla religione cattolica.

Concordo pienamente con il piacevole intervento di paul11 (che ritengo di aver miseramente sintetizzato nell’ultimo paragrafo della discussione da me proposta) ma, constatando che anche la maggior parte delle persone che frequento - ed in particolare i giovani - sono scettici sulle presunte assolute verità della Chiesa mentre mostrano una valida predisposizione spirituale, mi domando:

Non sarebbe positivo affermare che le definizioni di Dio date dalle varie religioni sono bellissimi miti (in funzione della cultura dei vari credenti) e che Dio è unico e indefinibile indipendentemente dalle religioni?

Infatti ritengo (anche se non ho sufficiente cultura per esserne certo) che le differenze sostanziali tra le varie religioni e che ostacolano la condivisione siano proprio nella diversa immagine razionale di Dio.
Mariano is offline  

 



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