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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 16-12-2003, 11.37.48   #1
Dynamo
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Data registrazione: 15-12-2003
Messaggi: 54
Buon "Natale" Giovani Apprendisti Stregoni" 1° p.

Fa piacere constatare che un nuovo giovanissmo drappello d'anime non interamente oscurato dagli andazzi materialistici del tempo contemporaneo continui "metaforicamente" la cerca del Graal...
Ma la Fede da sola non basta. La Fede è certamente già qualcosa ma nel senso di un atteggiamento fiducioso che si ripone nella speranza che, prima o poi la Cerca raggiunga il suo scopo.

Ci vuole grande Amore disinteressato per la Conoscenza e sincerità. Qualcuno è sulla buona strada, qualcun'altro meno.
Non correte al passato nè al futuro: Siate figli del Vostro tempo. Nessuna chiesa ha il monopolio della Verità, ma ognuna a modo suo ha un sentiero e un metodo che porta oltre...

Buon "Natale" Giovani Apprendisti Stregoni" !

Un contenitore di glicerina, un contagocce, tre gocce d'inchiostro...

(...) Se è necessario un giro completo del cilindro in senso orario per far scomparire completamente la goccia, un giro completo in senso antiorario la farà riapparire nella sua originaria forma e posizione. Il numero di giri necessari per far scomparire o riapparire la goccia sono l'ordine nascosto.
Bohm lo chiama « ordine implicito », che poi ha lo stesso significato.


Supponiamo ora di depositare una goccia d'inchiostro sulla superficie della glicerina, ruotare il cilindro in senso orario finché la goccia non scompare (un giro completo), aggiungere una seconda goccia nella glicerina, continuare a girare il cilindro nella stessa direzione finché anche questa non scompare (un ulteriore giro), e poi aggiungere una terza goccia d'inchiostro e far girare il cilindro ancora una volta, finché non scompare anche la terza goccia. Adesso abbiamo tre gocce d'inchiostro nascoste nella glicerina. Nessuna di esse è visibile, ma noi sappiamo dov'è ciascuna di esse nell'ordine implicito.


Quando giriamo il cilindro nella direzione opposta, apparirà una goccia d'inchiostro (la terza) dopo un giro, un'altra goccia (la seconda) dopo il giro successivo, e ancora un'altra (la prima) dopo il terzo giro. Questo è l'ordine rivelato, o « esplicito ». Le tré gocce sembrano non avere alcuna relazione nell'ordine esplicito (rivelato), ma noi sappiamo che sono correlate nell'ordine implicito (nascosto).


Se noi consideriamo la condensazione delle gocce d'inchiostro in questo esperimento come « particelle », avremo l'ipotesi di Bohm dei fenomeni subatomici apparentemente casuali.

Le « particelle » possono apparire in posti differenti, eppure essere connesse nell'ordine implicito. Come dice Bohm: « Le particelle possono essere non contigue nello spazio (l'ordine esplicito) ma contigue nell'ordine implicito ».

« La materia è una forma dell'ordine implicito come un vortice è una forma dell'acqua. Non è riducibile a particelle più piccole. » Come la « materia » e qualsiasi altra cosa, le particelle sono forme dell'ordine implicito.
Se questo concetto è difficile da afferrare, è perché la nostra mente si domanda:

« Ma l'ordine implicito è l'ordine implicito di cosa? »

L'« ordine implicito » è ordine implicito di ciò-che-è.


E comunque, ciò-che-è è l'ordine implicito.


Questa visione del mondo è così differente da quella a cui siamo abituati che, come fa notare Bohm, « la sua descrizione e totalmente incompatibile con quello che vorremmo dire ».

E la descrizione è incompatibile con quello che vorremmo dire perché la nostra mente si basa sull'antico modo di pensare dei greci.


Secondo questo solo l'Essere è. Quindi, il non-Essere non è. Questo modo di pensare ci fornisce un attrezzo pratico per manipolare il mondo ma non descrive ciò che accade. In realtà, anche il non-Essere è.


Sia l'Essere sia il non-Essere sono ciò-che-è. Ogni cosa, anche il « vuoto », è ciò-che-è. Non esiste nulla che non sia ciò-che-è.


Questo modo di vedere la realtà solleva il problema dello stato di coscienza dell'osservatore. Noi ci domandiamo « l'ordine implicito è l'ordine implicito di cosa? » perché la nostra cultura ci ha insegnato a percepire solo l'ordine esplicito (la visione cartesiana).

Le « cose », per noi, sono intrinsecamente separate.
La fisica di Bohm richiede, per usare le sue parole, un nuovo « strumento di pensiero ». Un simile strumento, però, necessario per comprendere la fisica di Bohm, stravolgerebbe completamente lo stato di coscienza dell'osservatore, riorientandolo verso una percezione della totalità priva di discontinuità di cui ogni cosa è una forma.


Comunque, un tale tipo di percezione non causerebbe l'incapacità di vedere l'ordine esplicito. La fisica di Bohm contiene un elemento di relatività parallelo a quello delle teorie di Einstein. L'ordine implicito o esplicito della natura (l'ordine della natura) dipende dalla prospettiva dell'osservatore.


Il problema è che il nostro attuale punto di vista è limitato alla prospettiva dell'ordine esplicito. Dalla prospettiva dell'ordine implicito gli « elementi (apparentemente) separati » dell'ordine esplicito sono intimamente correlati. Perfino le locuzioni « elementi » e « intimamente correlati » implicano un certo tipo di separazione cartesiana che non esiste. Al livello fondamentale di ciò che-è, gli « elementi separati » che sono « intimamente connessi nell'ordine implicito », sono l'ordine implicito.


La necessità di un nuovo strumento di pensiero sul quale basare la comprensione della fisica di Bohm può non costituire un ostacolo, come potrebbe sembrare a prima vista.



Esiste già uno strumento di pensiero basato su una « totalità priva di discontinuità ». Per di più esiste un certo numero di sofisticati studi psicologici, distillati da duemila anni di pratica e di introspezione, il cui unico proposito è quello di sviluppare questo strumento di pensiero.
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Vecchio 16-12-2003, 11.39.45   #2
Dynamo
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Buon "Natale" Giovani Apprendisti Stregoni" ! 2° p

2° parte

(...) Essi sono quelle che comunemente vengono chiamate « religioni orientali ». Le religioni orientali sono molto diverse fra di loro. Sarebbe un errore equiparare l'induismo, per esempio, al buddhismo, sebbene siano molto più simili l'una all'altra di quanto non lo siano rispetto a una qualsiasi religione occidentale.


Ciononostante, tutte le religioni orientali sono essenzialmente molto compatibili con la fisica e la filosofia di Bohm. Si basano tutte sull'esperienza di una realtà pura e indifferenziata che è ciò-che-è. Mentre sarebbe fuori luogo esagerare le somiglianze fra la fisica di Bohm e le filosofie orientali, sarebbe però sciocco ignorarle. Considerate, per esempio, le seguenti frasi:

La parola « realtà » deriva dalle radici delle parole « cosa » (res) e « pensiero » (revi). « Realtà » significa « qualsiasi cosa a cui si possa pensare ». Questo non è « ciò-che-è ». Nessun'idea può catturare la « verità » nel senso di ciò-che-è.


La percezione ultima non ha origine nel cervello ne in qualsiasi altra struttura materiale, sebbene una struttura materiale sia necessaria perché si manifesti. Il sottile meccanismo della conoscenza della verità non ha origine nel cervello.

Vi è somiglianza fra pensiero e materia. Tutta la materia, compresi noi stessi, è determinata dall'« informazione ». L'« informazione » è ciò che determina lo spazio e il tempo.


Astratte dal loro contesto, non vi è assolutamente nessun modo per stabilire se queste affermazioni sono state fatte dal professor Bohm o da un buddhista tibetano.

In realtà, queste frasi sono state prese da differenti parti delle due lezioni di fisica che Bohm impartì a Berkeley nell'aprile del 1977. La prima lezione fu fatta all'università agli studenti di fisica. La seconda al Lawrence Berkeley Laboratory a un gruppo di fisici professionisti. Due di queste affermazioni sono state prese dalla seconda lezione, quella fatta ai fisici avanzati.


E ironico constatare che mentre le teorie di Bohm vengono recepite con un certo scetticismo dalla maggior parte dei fisici, troverebbero un immediato e sensibile accoglimento fra le migliala di persone nella nostra cultura che hanno girato le spalle alla scienza nella loro ricerca dell'ultima natura della realtà.


Se la fisica di Bohm, o una simile, dovesse diventare la più importante del futuro, le danze dell'Oriente e dell'Occidente potrebbero mescolarsi in una squisita armonia.
E i curriculum dei fisici del ventunesimo secolo potrebbero includere un corso di meditazione. La funzione delle religioni orientali è di permettere alla mente di sfuggire ai limiti del simbolico.


Secondo questo punto di vista, ogni cosa è un simbolo, non solo le parole e i concetti, ma anche le persone e le cose. Al di là dei confini del simbolico giace ciò che è, puro stato di coscienza, l'esperienza della realtà come tale.


Ciononostante, tutte le religioni orientali ricorrono all'uso dei simboli per sfuggire al regno del simbolico.


Alcune discpline usano i simboli più di altre, ma tutte li usano, in una forma o nell'altra. Sorge quindi la domanda: se la coscienza pura è considerata distinta dal suo contenuto.

In quali modi specifici questi contenuti influenzano la realizzazione della coscienza pura?
Quali tipi di contenuti fanno si che la mente balzi in avanti? Cosa la mette in grado di attivare la sua capacità autosufficiente di trascendere se stessa?


« Realtà » è ciò che noi riteniamo essere vero. Ciò che riteniamo essere vero è ciò in cui crediamo.

Ciò in cui crediamo si basa sulle nostre percezioni. Ciò che percepiamo dipende da ciò che cerchiamo. Ciò che cerchiamo dipende da ciò che pensiamo. Ciò che pensiamo dipende da ciò che percepiamo. Ciò che percepiamo determina quello in cui crediamo. Quello in cui crediamo determina quello che riteniamo essere vero. Quello che riteniamo essere vero è la nostra realtà.


II punto centrale di questo processo, iniziando da un punto qualsiasi, è « ciò che pensiamo ». Almeno possiamo dire che la lealtà a un simbolo di disponibilità (Maometto, Cristo, Buddha, Krishna, l'« infinita diversità della natura », ecc.) sembra aprirci la mente e che una mente aperta è spesso il primo passo nel processo dell'illuminazione.


La situazione psicologica della fisica nell'ultimo secolo si è spostata radicalmente verso un'estrema apertura. A metà del secolo scorso, la meccanica newtoniana era al suo apice. Sembrava che non esistesse fenomeno che non potesse essere spiegato in termini di modelli meccanici. E questi erano soggetti a principi stabiliti da lungo tempo.


Il « credo » dei fisici, oggi, è che la fisica della natura, come la stessa esperienza umana, sia infinitamente diversificata.


Le religioni orientali non hanno niente da dire sulla fisica, ma molto invece sull'esperienza umana. Nella mitologia indù, Kalì, la Divina Madre, è il simbolo dell'infinita diversità dell'esperienza. Essa rappresenta l'intero piano fisico.

È dramma, tragedia, piacere e dolore della vita. E fratello, padre, sorella, madre, amante, e amico. È demonio, mostro, bestia e bruto. E' sole e oceano. E erba e rugiada. E il nostro senso di soddisfazione e di utilità delle nostre azioni.

Il nostro fremito di scoperta è un ciondolo del suo braccialetto. La nostra gratificazione è una macchia di colore sulla sua guancia. Il nostro senso di importanza è il sonaglio al suo alluce. Questa ricca e seducente, terribile e meravigliosa madre terra ha sempre qualcosa da offrire.

Gli indù ben conoscono l'impossibilità di sedurla o conquistarla e l'inutilità di amarla o odiarla. Cosi fanno l'unica cosa che possono fare. Si limitano a rispettarla.
In una particolare storia, Kalì, la Divina Madre, è Sita, la moglie di Dio. Ram è Dio. Ram, Sita e Laksaman, il fratello di Ram, stanno percorrendo un sentiero nella giungla. Questo è cosi stretto che per la maggior parte del tempo Laksaman può vedere solo Sita, che cammina fra lui e Ram. Ogni tanto, però, il sentiero gira in modo che Laksaman può vedere suo fratello, Dio.

(Queste potenti metafore si possono applicare al dramma che si sta svolgendo nella fisica. Sebbene la maggior parte dei fisici abbiano poca pazienza (professionalmente) con le metafore, la fisica stessa è diventata una potente metafora.


La fisica del ventesimo secolo è la storia di un viaggio dal trinceramento intellettuale fino all'apertura mentale e intellettuale, nonostante la natura conservativa (del tipo « provamelo ») dei singoli fisici. La consapevolezza che le scoperte della fisica non finiranno mai ha portato sia i fisici sia coloro che hanno seguito l'evolversi della fisica a un livello estremamente fertile.

Questa consapevolezza invita l'intelletto a compiere balzi in avanti, sebbene a grande rischio per la sua attuale egemonia.


I fisici stanno facendo di più che « scoprire l'infinita diversità della natura ». Essi stanno danzando con Kalì, la Divina Madre della mitologia indù...
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Vecchio 16-12-2003, 13.00.39   #3
Dynamo
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Addendum: "paletta e secchiello" e ..."formelle"

L'Uomo può benissimo essere il frutto dell'Evoluzione, può discendere dalla scimmia così come è altrettanto realmente accaduta una Creazione dell'Uomo da parte di Dio ed in cui tutti gli animali sono in lui compresi; ciò dipende da dove si guarda:

se da Dio al "fenomenico" (e quindi su di un piano acosmico) o attraverso le categorie del fenomenico. Per chi è aldilà di esso, nell'universalità dell'Essere, laddove il fenomeno è "apparenza controllabile", quel problema assillante è veramente imputabile alla sola Ignoranza.

(...) In questo contesto era doveroso fare queste velocissime "postille", non per una "critica", ma per evidenziare quei punti da cui risulta come esista un lato del tutto relativo nel pensiero di un autore, anche portatore di qualcosa di ben più profondo. Fare di un'opera un idolo, qualsiasi essa sia, è sempre un "peccato nei confronti di sé stessi", in quanto, impedisce di cercare nella giusta direzione, che è quella del Sé. E certamente bisogna essere "preparati" se si vuole agire nella ricerca, ma questa preparazione riguarda l'interiorità, la determinazione nei fini, prima di un qualcosa di riducibile nelle categorie della mente. La differenza può essere colta solo da chi "sente" dal più profondo del suo essere il bisogno di risalire alla Verità ed alla Conoscenza, al monito del Cristo alla Perfezione.


Se si vuole un riferimento certo sull'iniziazione è inutile cercarlo sui libri o colla mediazione di altri, poiché tutto è simbolo indicante come sia solo in sè stessi il terreno ove si combattono le battaglie più significative e si conquistano quei traguardi invano cercati all'esterno. Invece di interrogarsi per vedere se si è bene imparata la lezione sulla metafisica e sull'ortodossia tradizionale, si interroghi il proprio cuore e gli si chieda se è davvero disposto a lasciare lutto e tutti, se trova fastidi non fuori di se, ma dentro, in quei limiti oscuri, in quell'avidità capace di un'arrivismo talvolta ben più deprimente di quello delle stime sociali.


Che cosa imporra dire che tutto è Se. quando nella vita quotidiana si vive sempre sulla difensiva per paura che la propria dignità venga lesa, il proprio orgoglio ferito, i propri averi materiali ed affettivi colpiti, quando la vera dignità si conquista mettendo a repentaglio la propria vita, poiché; "Chi ha a cuore la propria vita la perderà e chi l'avrà lasciata per amor mio la ritroverà".

Nel mondo si è solo dei "nomi" e tutto quanto è fenomeno morirà, per cui legarsi alle cose caduche che travolgono l'anima al loro destino e frutto del "senso comune"; ogni cosa deve apparire all'anima nella sua natura, fittizia, già morta, che un'onda nel mare nulla è: se si vuole mantenere l'anima intatta la si leghi all'eternità, che solo il vuoto del divenire può fare il miracolo dell'Unione.

Il narcisismo e l'orgoglio di chi vuole "apparire" nelle spoglie di "qualcuno" spesso si servono proprio dell'idea di Verità, della "grande opera" e via dicendo; nulla tuttavia serve per ottenere il passaggio da una porta "sempre aperta" ma accessibile solo a chi ha lasciato tutto e soprattutto il senso stesso dell'avere lasciato tutto, poiché con quel "senso" si avrebbe ancora il peso maggiore.

Non ha giustificazione il far vedere a se stessi "di essere approdati in un determinato stato" o di aver fatto questo o quello, in quanto solo perdendo di vista sé stessi si ritroverà il principio stesso dell'esistere. Non c'è morale o dottrina che, sulla Via, serva davvero ma solo la necessità del Vero. Ognuno poi creda e faccia ciò che vuole, porti pure a legittimità del proprio agire questa o quella Verità codificata, accusi pure di "demonismo", in nome di Dio: il Sé non riconosce che il Se, il resto tradisce comunque.
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Vecchio 16-12-2003, 18.44.21   #4
Lucifero
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Ma non è che per caso ho dimenticato di chiudere la porta?
Dynamo, ma la porta era aperta? Non importa, la cosa importante e che Tu sia "dentro"!!!
Benvenuto, giovane iniziato.
Buon Natale.
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Vecchio 17-12-2003, 00.15.36   #5
SonoGiorgio
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Anch'io ho letto qualcosa su Bohm; il libro di Capra "Il Tao della fisica" lo menziona spesso, così come in ogni pagina si trovano tutte quelle belle riflessioni che hai esposto e che, personalmente condivido. Aspettavo solo che parafrasassi anche Heinsenberg dicendo che l'Uomo non può giungere alla Verità se rimane immerso nella sua materialità, perchè la sua sola osservazione del mondo metafisico ne modifica la reale natura.
Svolgo solo una breve riflessione: la "porta sempre aperta" non la trovi per caso o per fortuna. Forse può anche capitare che la fortuna ti dia una mano, ma non è la regola . La regola è, visto che ami le citazioni evangeliche e letterarie, "Cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto". Prima si cerca la porta, poi la si trova e poi si bussa e la si apre.
E non si cerca-trova-apre "abbandonando il mondo", senza sapere cosa significhi realmente "abbandonare" e in quale modo lo si debba abbandonare. Un insegnamento è necessario; forse dopo l'insegnamento imparerai il modo di interrogare il tuo cuore, ma prima non ci riuscirai mai. E se ci riesci, non è detto che quello che senti ti debba piacere o sia universalmente corretto.
E non esiste alcuna predestinazione. L'uomo, qualunque Uomo, ha la forza i sè per raggiungere la Conoscenza.
comunque ben arrivato
giorgio
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Vecchio 17-12-2003, 00.21.55   #6
Dynamo
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Stai confondendo i piani Giorgio. Semmai è il metafisico che sconvolge i piani inferiori e non il contrario. Tutte le belle analogie le mie certo Ma anche quelle possibili da te ipotizzate di Heisenberg sulla modificazione tramite l'osservazione del piano metafisico la dicono lunga sul tuo stato di osservazione.
Ma stò solo scherzando ovviamente...
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Vecchio 17-12-2003, 00.30.30   #7
SonoGiorgio
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devo dire che non importa se scherzi o meno...
è evidente che abbiamo due posizioni differenti..
non è lo stato dell'osservazione che conta, ma la natura dell'osservatore, semmai.
E faccio fatica, ma molta fatica, anche solo ad ipotizzare che sia il metafisico a sconvolgere gli altri piani. Ma forse non ti sei spiegato bene, oppure mi sto ancora confondendo.
giorgio
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Vecchio 18-12-2003, 12.48.06   #8
visechi
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Citazione:
(...) se "il reale quotidiano" non basta allo stato umano per aprire gli occhi a una iperrealtà (che la si definisca pur come la si vuole) allora non bastera' mai alcun mito, alcun panorama, alcun mitema laico o scientifico a "spostare" di una virgola l'essere dalla percezione "monodimensionale" del "reale" stesso.

La percezione ''monodimensionale'' del ''reale'' stesso. Questa frase, buttata lì, quasi un segnale, un indicatore della erronea permanenza del nostro sentire percettivo su una dimensione parziale della realtà, mi fa riflettere. Dynamo, con i tuoi interventi, anche piacevoli nella lettura, con semplicità espositiva, seppur velata di mistero, tocchi o solo sfiori argomenti estremamente complessi. Ho letto e riletto il tuo lunghissimo intervento - quasi mi batti in lunghezza - in relazione alle nuove intuizioni (bada bene, solo intuizioni) affascinanti e surreali (non nell'accezione negativa - forse 'ipperreali' sarebbe meglio) della fisica moderna e delle sue innegabili affinità teoretiche con certa parte della spiritualità orientale, anzi, forse, più che altro con l'esperienza mistica in genere.
La teoria quantica della materia (ancora altro non è che una teoria), se non ricordo male, ma potrei incorrere in qualche topica clamorosa, postula che la realtà che ci circonda, la sua 'consistenza', così come la percepiamo (definizione sicuramente impropria, ma non riesco ad esprimerla in altro modo), è fortemente dipendente ed influenzata dall'osservazione, cioè dall'osservatore stesso. Temo di non aver ben compreso per quale processo fisico o altro meccanismo ciò avvenga. Questa concezione indicherebbe che, in effetti, la < « Realtà » è ciò che noi riteniamo essere vero. Ciò che riteniamo essere vero è ciò in cui crediamo.>. Quindi che il Tutto che ci circonda sarebbe solo il parto delle nostre capacità d'osservazione e, in definitiva, della nostra mente. In altre parole, non esisterebbe una realtà univoca, anche se noi, per nostre limitatezze congenite o culturali, la percepiamo in maniera distorta. Attingendo dalla teoria di Bohm, è pure possibile postulare che la realtà non esista, che siamo inseriti all'interno di un ologramma (teoria del <paradigma olografico>, Alain Aspect, 1982), le cui immagini multidimensionali siano proiettate e, al tempo stesso, ricevute dalla mente, che fungerebbe appunto da apparecchio emittente e ricevente.. Questa particolarissima condizione sarebbe anche in grado di escludere l'esistenza di alcunché, quindi anche della Creazione e, in assenza di creazione, del Creatore stesso. " David Bohm, noto fisico dell'Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato". Con un minimo di forzatura logica, da tutto questo arzigogolo ne deriverebbe che qualsiasi ricerca tesa a percepire sé stessi immersi nel Tutto sia solo un pio illusorio processo, determinato da un complessivo, misterioso ed articolato processo di fraintendimento che conseguentemente coinvolge ed ingloba in sé anche qualsiasi disciplina spirituale o esoterica. Così come pure illusoria potrebbe essere qualsivoglia pretesa di percorso interiore, quel che mi pare tu suggerisca, teso ad enucleare o esaltare o percepire la reale essenza della nostra Coscienza, perché anche questo percorso potrebbe essere influenzato dal nostro modo di osservarci. In definitiva, l'annichilimento di qualsiasi ricerca ed indagine… dell'uomo stesso. Fra l'altro, rimarrebbe sempre appesa ed irrisolta le questioni inerenti all'uomo, alla sua venuta nel mondo e al senso stesso della sua esistenza. Sempre che le cause del tutto non siano ascrivibili, ancora una volta, al caso, la cui azione non potrebbe comunque essere inserita in un'architettura <reale>, rimanendo, pertanto, assolutamente ininfluente (l'azione) rispetto alla ricerca da effettuare, per cui l'immagine del Ricercatore o del Risvegliato sarebbero solo dei costrutti irreali delle nostre misteriose capacità distorsive (così abbiamo sistemato anche Lucifero… che carogna).

Citazione:
Esiste già uno strumento di pensiero basato su una « totalità priva di discontinuità ». Per di più esiste un certo numero di sofisticati studi psicologici, distillati da duemila anni di pratica e di introspezione, il cui unico proposito è quello di sviluppare questo strumento di pensiero.

Lo strumento, dunque, non esisterebbe, perché, appunto, come detto sopra, non esisterebbe la realtà, non esistendo la realtà, saremmo irreali anche noi e il nostro pensiero. Ma forse capisco, è solo un problema di modelli di riferimento: forse rispetto al nostro modello di riferimento, irreale, lo strumento irreale, sarebbe consono e funzionale a rassegnarci l'irrealtà di quel che percepiamo. Viceversa, rispetto al Tutto, sempre irreale, sarebbe semplicemente illusorio pretendere d'individuare qualsiasi strumento d'analisi.

Citazione:
Ciò in cui crediamo si basa sulle nostre percezioni. Ciò che percepiamo dipende da ciò che cerchiamo. Ciò che cerchiamo dipende da ciò che pensiamo. Ciò che pensiamo dipende da ciò che percepiamo. Ciò che percepiamo determina quello in cui crediamo. Quello in cui crediamo determina quello che riteniamo essere vero. Quello che riteniamo essere vero è la nostra realtà.
Questa concetto spiraliforme spiega benissimo quanto, con vari contorsionismi dialettici, ho provato ad esprimere io.
Ciao
visechi is offline  
Vecchio 18-12-2003, 14.32.58   #9
Dynamo
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La Via tradizionale è sincerità

Complimenti Visechi. Davvero intuitivo.
Hai colto "inconsapevolmente" nella tua esposizione anche l'aspetto infero o demonico delle implicazioni contrarie che hanno in ambito specificatamente tradizionale un corrispettivo simbolico.


A dir il vero tutti i simboli sono interpretabili in modalità bivalente.
Devo dire che l'esordio in questo forum mirava molto più semplicemente a orientare in modo semplice e sintetico l'obbiettivo, gli scopi e gli strumenti adatti ad una "cerca" che si reputi tale.

Ma il demone della scepsi, che poi è una caratteristica tipica della mentalità occidentale persevera nella criptica distinzione ontologica tra "maestro e allievo" assumendo fantasmagoriche forme espositive stigmatizzanti: si va dalla sedicente pratica di un "sottoposizionamento" [understatement] malamente frainteso come falsa umiltà sino a celebrare in ambito spirituale un egualitarismo da moderna fisima livellatrice.


Si vuole "il semplice" ma quando lo si ha sotto gli occhi lo si disdegna come ogni buon spirito individualista e borghese è solito fare alla sua maniera. Si ricorre alle ipertrofie dell'ego altrui etc. etc. etc...salvo poi esprimersi o disdegnare il senso profondo di alcuni cristallini interventi presenti in questo forum espressi da persone molto semplici che non hanno avuto risposte soddisfacenti.

Semmai mi sono preoccupato di rispondere in forma per così dire complessa ai "complessi" (tra i quali, per certe caratteristiche giovanili e irrequiete non ho fatto per nulla fatica a ri-conoscermi) ma mai, mi sono permesso in alcun modo di autoinvestirmi di alcun sedicente magisterio tutt'alpiù limitandomi dichiaratamente "de-voto".

Non è per nulla apparente il desiderio di riconoscere un Maestro in questi "luoghi" e anche quì mi pareva di essere stato chiaro.

E' perlomeno sospetto che il tono di certi interventi esprima il desiderio di riconoscere "qualcuno, qualcosa, un aspetto differenziante che sia altro da Sé": "Chi sa tace"...
"quanto vorrei trovare una persona che sappia essere ciò che comunemente può esser definito maestro", "Quì c'è almeno un iniziato" ...

e giù un gazzagheo di confusioni elementari che mischiano il mistico con lo gnostico, l'illuminato con l'iniziato etc. etc. etc...
E molto probabilmente, anche la sfera sessuale se spingessi l'accelleratore finiribbe di certo per contaminare la sfera morale.

Da questa palude non si uscirà mai a "letture, sofisticazioni o raffinazioni ulteriori". Che si "Inizi" qualcosa davvero
e si cominci a intendere a dovere che la premessa è pura "virtualità" e il primo punto del rapporto tra allievo e Maestro implica per l'appunto - e indipendentemente dalla cultura posseduta o dalla semplicità innata - che il proprio "ego" si schiacci e si annulli progressivamente.

Un maestro incarna una funzione e non ha tempo da dedicare alle beghe, alle critiche, alle opposizioni, di chi si autoallevato"tradizionisticame nte" sui testi per non adeguarsi in un modo o nell'altro alla Via. Ovvero non ha tempo da dedicare al farneticare divisorio e luciferino di chi il proprio "Ego" persiste nell' alimentarlo in ogni modo opponendo sempre più sottili distinguo per scansare un certo lavoro o peggio per andare al suo cospetto con l'ultima più efficace critica alla religione (esoterismo).

Non ha importanza se inizialmente sarete stati spinti dall'esotismo nella cerca di una "cornice" consona ai vostri gusti
editoriali o alla sensibiltà maturata in tanti anni di piacevoli e suadenti letture. Scoprirete presto quante cose ingnoravate e quante sono ancora quelle che ingenuamente reputavate digeribili rivelandosi l'esatto contrario con contraccolpi davvero poco piacevoli. Siamo tutti peccatori ve lo siete dimenticato?
Fa parte della disciplina e dell'austerità che occorrono per andare avanti sulla Via.

Vien da sorridere soltanto alla croppa di millenarismo viziato che trasuda da tali aspirazioni. Si scansa comunque l'essenziale e molte persone quì presenti lo scanseranno a lungo e per sempre farcendosi la testa di testi o di inusitati occultismi fino al punto estremo in cui si confonderà "l'estinto" con... gli estinti.
Dynamo is offline  
Vecchio 18-12-2003, 14.38.25   #10
Dynamo
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Dynamo

Errata corrige: ...critica alla religione (Leggi Exoterismo)
Dynamo is offline  

 



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