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Vecchio 04-05-2002, 13.20.12   #21
VanLag
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Hai mai provato momenti di ebbrezza e di benessere, magari, mentre guardi una qualche meraviglia della vita? Se ti è successo avrai notato anche come l’“io” vorrebbe trattenere e prolungare quei momenti. Invece il “momento”, è transitorio, e quel benessere, nel giro di pochi istanti si è trasformato in altre sensazione che non sono necessariamente brutte o negative. Lo diventano nel momento che il nostro io si definisce piacevole l’esperienza e vi si aggrappa. E’ proprio quel divenire casuale che richiede velocità di adattamento.

Non ce l’ho col “demiurgo”, ma con chi lo ha strumentalizzato per fini tutti umani.

Purtroppo Eliade non rientra nelle mie conoscenze. Comunque sono pronto ad ascoltarti, (stavo dicendo seguirti ma seguirti è improprio), sulla tua proposta che vada oltre la mia eterna polemica.

Il sabato è bello, è l’inizio della festa….. Perché ti fa uno strano effetto?
VanLag is offline  
Vecchio 04-05-2002, 13.44.32   #22
VanLag
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Se hai la pazienza di leggerlo c’è uno scritto, (piuttosto corposo), a questo indirizzo http://www.geocities.com/dabpi/ekel01.html che riprende, ampliandolo il discorso sulle religioni che avevamo aperto nel vecchio forum.
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Vecchio 04-05-2002, 15.41.02   #23
alessandro
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L'impermanenza, la transitorietà dell'evento fa parte della mia comprensione, come cerco, nel non attaccamento una dimensione che aiuti la mia capacità di intuire l'infinita interdipendenza. Non aggrapparsi all'esperienza è forse la più difficile delle cose; sostieni, che il divenire richiede velocità di adattamento, aiutami di più non riesco a capirti.

La definizione dello spazio sacro, è la prima considerazione dalla quale si deve, a mio avviso, partire per affrontare esaurientemente il discorso religioso. Il luogo mentale che ha fondato la sacralità dell'uomo nella sua dimensione spirituale richiede di essere compreso, finchè si continuerà a considerare off limits questo terreno, non si potra mai sviscerare il divenire religioso nell'uomo. L'approccio decisamente fenomenologico, richiede di esaminare la questione religiosa con categorie che siano propriamente religiose. Quella che chiamo critica sterile ha criticato il sacro con strumenti profani occorre andare a vedere il perchè del mito, scavare dentro la ritualità per cercare di comprendere.

vado a leggermi il doc che mi hai suggerito poi ti faccio sapere
grazie
alessandro

il sabato era una battuta, a volte la mia demenza senile mi colpisce anche di lunedì
alessandro is offline  
Vecchio 04-05-2002, 16.19.04   #24
VanLag
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Provo a chiarirmi. Forse, più che “capacità di adattamento”, richiede una capacità di dare fiducia all’evento che sta succedendo. E’ il famoso “qui ed ora” di origine orientale. Per tradurlo in parole occidentali direi: - se rimango nel momento presente lo vivo pienamente gustandone la fragranza. Se viceversa la mia attenzione è attirata dalla memoria o dall’anticipazione, perdo il momento presente e vado a vivere in un “non luogo” temporale ipotetico -.
Ancora…… in altre parole: vedi la vita come un insieme di fotogrammi sconnessi e disgiunti tra loro e non come un film. In quel senso fluisci in ogni fotogramma e dimentichi la trama del film. La trama è illusoria! E’ data dalla memoria che lega assieme gli eventi creando il senso di continuità e con esso il senso di identità.
Spero di non avere confuso di più la cosa, in ogni caso, se ritieni cercherò di essere più chiaro, anche se la materia trattata non è affatto facile.

La parte che scrivi sulla “sacralità”, dalle poche parole che dici non mi è molto chiara, soprattutto quando parli del “luogo mentale che ha fondato la sacralità dell'uomo nella sua dimensione spirituale”……. La riprendiamo magari dopo che hai letto il mio scritto….

Sempre grazie a te per l’interessante scambio…..
VanLag is offline  
Vecchio 04-05-2002, 21.40.04   #25
alessandro
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Sai gia che condivido le riflessioni che poni, circa il monoteismo e il suo carattere esclusivo. Nella tua estesa esposizione, formalmente corretta,manca, a mio avviso, la domanda da cui è partita questa discussione, perchè l'uomo ha percepito l'esigenza del sacro? Seppellire il cadavere perchè puzza, non risponde all' onestà intellettuale alla quale entrambi ci richiamiamo. A prescindere dal fatto che personalmente credo ad un innatismo religioso, come spinta dell'uomo verso gli interrogativi fondamentali della propria esistenza, quando parlo di forme tradizionali alludo alla concezione Guenoniana di suddette forme. Il recupero delle valenze primigenee, il ricollegarsi all'origine come istanza principale del genere umano, non va confuso col bisogno di credere proprio dell'atto di fede. L'esigenza di sacralizzare la propria vita nasce da un "limbo memoria" che tende alla spinta verso il trascendente,al superamento della propria finitudine. Molto del grande fraintendimento, nasce dalla mistificazione che si è creata attorno allla relazione uomo-Dio, attraverso l'alterazione di questo rapporto si è prodotto il conflitto che ha impedito "l'amicizia " con Dio. Lo spauracchio ha preso corpo con la devianza delle relazioni, che traevano gioco forza, nel farci sentire distanti e diversi dal paradigma divino.

alessandro
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Vecchio 04-05-2002, 22.42.01   #26
VanLag
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Breack

Io credo nell’intelligenza della vita, della natura ma non voglio andare oltre definendo quel “demiurgo”. In quel grande libro che è “Il Profeta”, Gibran, secondo me, non ha sbagliato una parola. Egli dice:
“E se volete conoscere Dio, non siate solvitori di enigmi. Piuttosto guardatevi intorno, e lo vedrete camminare sulla nube, tendere le braccia nel bagliore del lampo e scendere con la pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, e sulle cime degli alberi sciogliere carezze.”

Naturalezza, spontaneità, onestà intellettuale, realismo, è tutto ciò che posso fare per “recuperare” ciò che sono. Ma vedi in un certo senso questo è anche un inganno, perché ciò che sono, lo sono già e tutto quello che non va è quello che la società e la cultura/conoscenza mi hanno insegnato, nascondendo la mia reale identità. (Forse un po’ fumoso se non ci si è mai indagati in quel senso).

Getto la spugna fino a lunedì. Domani non credo che mi collegherò. Ciao e buona domenica….
VanLag is offline  
Vecchio 05-05-2002, 11.14.10   #27
alessandro
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Messaggi: 176
Ciò che Gibran scrive, appartiene al patrimonio delle migliaia di messaggi che sono stati dai più inascololtati, perchè tutto si può dire, ma non che non ci abbaiano insegnato come si fa.
ale

mancherò anch'io per qualche giorno, a presto
alessandro is offline  
Vecchio 05-05-2002, 21.13.59   #28
Armonia
 
Data registrazione: 30-03-2002
Messaggi: 250
Hai ragione Ale,

LA VITA DENTRO ME

Soltanto ieri, mi vedevo
frammento
tremante senza ritmo
nella sfera della vita.

Oggi so
che sono io la sfera,
e che tutta la vita
in ritmici frammenti
si muove dentro me.
(Gibran)


Citazione:
Originally posted by alessandro
Ciò che Gibran scrive, appartiene al patrimonio delle migliaia di messaggi che sono stati dai più inascoltati, perchè tutto si può dire, ma non che non ci abbaiano insegnato come si fa.
ale


PS
Adoro Gibran, si lo ammmetto è il mio autore preferito.
Armonia is offline  
Vecchio 06-05-2002, 10.08.14   #29
VanLag
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Per Armonia……….. potremmo fare un club dei fans di Gibran Mi sa che sono in molti ad amarlo.


Per Alessandro riporto uno stralcio del tuo penultimo intervento.

“Il recupero delle valenze primigenee, il ricollegarsi all'origine come istanza principale del genere umano, non va confuso col bisogno di credere proprio dell'atto di fede. L'esigenza di sacralizzare la propria vita nasce da un "limbo memoria" che tende alla spinta verso il trascendente, al superamento della propria finitudine.”

Mi piacerebbe ritrovare quel “limbo di memoria” dentro di me. Come avrai visto da cio che scrivo, tendo a buttare giù l’immagine dell’uomo riducendolo, spesso, ad una ammasso di “memorie e di abitudini” del quale il “centro” stesso, (l’io sono), è spesso messo in dubbio.
Tuttavia ascolto sempre con piacere ipotesi che non siano mere riproposizioni dei vari catechismi, soprattutto se, esposte con cognizione di causa.
E’ ovvio che non puoi trasmettere il tuo “percepire” ma, hai proprietà di linguaggio per cui, tempo e voglia permettendo, mi piacerebbe sapere di più del tuo pezzo che hai scritto e che ho riportato sopra ed, in ultima analisi, della tua visione dell’uomo.

HO messo, tempo e voglia permettendo perché, capisco che mantenere in vita una discussione asincrona come questa possa essere anche oneroso in termini di impegno e di fatica.
VanLag is offline  
Vecchio 07-05-2002, 18.23.44   #30
alessandro
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Messaggi: 176
Comunicare è relazionarsi e relazionarsi è riconoscere nell'altro. Ma riconoscere cosa? Il Dio che non siamo e potremmo essere? La propria finitudine? Il bagliore di umanità così impropriamente definito anima?
Martin Buber, eleva il tu all'ennesima potenza,al punto quasi da negare l'individualità che non si relaziona riconoscendo Dio nell'altro, ma non sottolinea un aspetto importantissimo: comunicare è espandere e condividere. Mi chiedi dell'uomo questo sconosciuto, ti rispondo che l'uomo è condivisione, solo ed esclusivamente in questo supremo atto possiamo ritrovare umanità. é difficile certo portare avanti discussioni frammentate, ma ogni occasione per espandere e condividere va sfruttata perchè quel pensiero- parola- azione diventi creativo. Se l'uomo sapesse usare gli strumenti che ha a disposizione, avrebbe una strada tutta in discesa.
ale
alessandro is offline  

 

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