Riflessioni sui Nativi Americani
di Alessandro Martire - indice articoli
Il concetto del "sacro" nelle culture delle popolazioni aborigene del Nord America
Gennaio 2011
Di Alessandro Martire
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LA MORTE E LA VITA DOPO DI ESSA:
I Nativi credevano e credono ancora oggi, all’immortalità dell’anima, credevano e sapevano di un mondo in cui le anime sarebbero andate un giorno, sebbene per i Nativi non fosse comune ne logico trattare soggetti “astratti”.
Molte delle loro leggende e storie trattano infatti di “fantasmi o spiriti”, che vengono dal mondo dell’aldilà. Per alcune tribù questa realtà oltre la vita era rappresentata da verdi pascoli ricchi di selvaggina dove regnava sempre la gioia. Per altre tribù questo aldilà era un luogo particolarmente malinconico dove vi erano le “ombre dei defunti” così pensavano ad esempio i “Grossi ventri” e i “Piedi Neri”.
La persona che moriva diveniva uno spirito, e questo poteva tornare fra i vivi sotto varie sembianze, sempre impalpabili come l’aria. Per alcune tribù le civette erano spiriti che si erano reincarnati. In generale i Nativi ritenevano che se una persona veniva uccisa tagliandole la gola o veniva privato del suo “scalpo”, il suo spirito restava sulla terra a disturbare i vivi; talvolta causando malattie e morte.
Lo spirito di un soggetto al quale non fosse stato tolto lo scalpo era invece libero di iniziare il suo viaggio verso gli eterni pascoli e poteva, se lo voleva, tornare sulla terra.
Sebbene sapessero perfettamente che lo spirito del defunto non poteva portare con se nel viaggio ultraterreno gli oggetti di guerra e di vita quotidiana che gli erano appartenuti; i Nativi erano fermamente convinti che depositando vicino al luogo della sepoltura detti oggetti, una volta che lo spirito avesse raggiunto l’altra dimensione poteva “duplicare e rifare” gli stessi oggetti che erano stati deposti vicino alle sue spoglie mortali, utilizzandoli come “riproduzioni spirituali” per la sua vita eterna.
I sacri cimiteri non erano mai violati dai Nativi appunto per il rispetto e per la paura che essi avevano di queste presenze ultraterrene.
Se un guerriero veniva ucciso e mutilato anche la sua anima aveva le stesse conseguenze cioè risultava “sfigurata”. Per ciò la pratica di togliere lo scalpo o di mutilare o tirare frecce sul corpo del defunto, aveva anche lo scopo di infliggere all’anima del soggetto nemico un perenne tormento.
Tra i Lakota, se una persona moriva si attendeva 24 ore vegliando il corpo del defunto, per assicurarsi che fosse veramente morto, quindi tutti i familiari preparavano il corpo per la sepoltura. Il volto del guerriero era dipinto con i simboli del clan di appartenenza e con i suoi disegni abituali, e gli veniva collocata la piuma d’aquila fra i capelli e vestito con i migliori vestiti, Fra i Mandan e Lakota era abitudine collocare vicino al corpo del defunto il suo arco, le frecce, la sacra pipa, il tabacco, il coltello, lo scudo e tutti quegli oggetti strettamente personali.
Il corpo veniva poi avvolto in una pelle di bisonte (chiamata pelliccia da sepoltura) e dopo in altre pelli bagnate, quindi veniva legato con delle stringhe di cuoio strettissime tutte intorno al corpo, infine il suo miglior cavallo veniva dipinto di rosso ed il corpo del defunto era posto sul “travois” specie di slitta fatta con due lunghe pertiche legate in cima e con altre disposte orizzontalmente sulle prime due in modo da formare come una lettiga) e condotto al luogo di sepoltura.
Si usavano vari metodi di sepoltura, secondo un primo, si costruiva una struttura formata da quattro pali dove poi era collocata una specie di piattaforma di pali di legno sulla quale era deposto il corpo del defunto. Si trattava in sostanza di una specie di palafitta che doveva essere abbastanza alta da non essere raggiunta da uomini o da animali.
Un secondo metodo di sepoltura era simile al primo solo che al posto dei 4 pali si usava un Albero abbastanza alto sui rami del quale era deposto il defunto, praticamente una palafitta naturale.
Questo metodo era più usato dai Nativi del Nord.
In ogni caso, i Nativi, evitavano la sepoltura sotto terra, per far si che il soggetto fosse sempre il più vicino possibile al “Creatore”. Gli Shoshoni e i Kiowa usavano seppellire all’interno di grotte o sotto tumuli di pietre così come era usanza presso le tribù del sud. Dopo la cerimonia generalmente venivano distribuiti gli averi del defunto fra le persone più bisognose del villaggio ed il nome del defunto non era più pronunciato da nessuno sino a che a qualche nuovo nato non venisse dato appunto quel nome.
Le mogli entravano in lutto tagliandosi i capelli corti e “lamentandosi”. Talvolta per la morte del marito o di un figlio potevano anche recidersi la prima falange di un dito della mano, od anche praticarsi tagli nelle gambe o sulla fronte. Generalmente per la durata di un mese andavano su una piccola collina vicino al campo a piangere il defunto ed a praticarsi questo tipo di “auto sacrificio”. La famiglia del defunto veniva visitata dall’uomo sacro il quale cercava di dare conforto per la scomparsa del loro caro.
Tribù non nomadi, avevano cimiteri permanenti, dove potevano essere osservati i crani dei corpi dei defunti. Queste tribù non nomadi deponevano il teschio o cranio del morto in luoghi ben precisi e sacri della prateria formando dei cerchi con questi resti umani, i cerchi che erano protetti in senso spirituale da oggetti sacri posti vicino ad essi ai quali venivano anche aggiunti teschi del sacro bisonte. Questi teschi potevano essere anche dipinti con i colori del clan e con i disegni che il defunto usava in vita.
Spesso questi cerchi di teschi nella prateria erano oggetto di visita da parte dei membri del clan i quali si rivolgevano a loro con preghiere, questa pratica fu completamente abbandonata con l’arrivo ad ovest dell’uomo bianco, il quale, iniziò a rubare questi resti umani per venderli nelle città di frontiera come “souvenir dei selvaggi indiani” a volte venivano addirittura utilizzati come “palle da gioco” e quindi distrutti.
Pertanto anche la pratica della sepoltura ebbe, con l’arrivo dei bianchi, un cambiamento repentino e si dovette ricorrere spesso al sotterramento dei resti mortali dei propri cari.
Di seguito saranno elencati i 7 riti sacri principali del Popolo Lakota:
RITO DELLA SACRA PIPA - **Canumpa Wakan** questo rito sta alla base di tutti i successivi riti spiegati, possiamo dire che esso più che un rito rappresentava e rappresenta oggi, per alcune nazione di Nativi delle pianure una pratica quotidiana di preghiera sulla quale si innestava poi le successive cerimonie descritte; il fornello della pipa rappresenta la nostra madre: terra, il cannello nostro padre, od elemento maschile, questo sacro “strumento” sembra sia stato usato fin dal tempo in cui fu portato tra il popolo Lakota dalla “donna bisonte bianco” la quale spiegò che lo si sarebbe usato in ogni occasione religiosa e quotidianamente per ringraziare di tutto ciò che la vita ci dà.
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RITO INIPI: è il sacro rito della purificazione, la capanna sudatoria è sacra, rappresenta l’universo, ed in essa tutto è contenuto, le pietre incandescenti al centro della capanna irrorate con acqua fresca producono vapore purificatore; si prega per il popolo, per i propri cari, per se stessi, ci si purifica dalle negatività terrene, al termine del rito si “rinasce” con animo nuovo e pronto ad affrontare nuovamente le difficoltà quotidiane. Erbe sacre come: salvia, erba dolce, cedro, ginepro vengono utilizzate durante la cerimonia sia bruciate sulle pietre roventi sia “sfregate” sul corpo di ogni partecipante.
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RITO ISNATI - AWICALOWAN: è il rito della “pubertà femminile”, la cerimonia - riservata alle giovani donne - celebra il sacro passaggio dalla adolescenza alla età adulta, le giovani donne ricevano istruzioni oltre che dalla madre, dalle zie e dalle nonne anche dalla “donna sacra” che riveste il compito di guida e leader delle giovani fanciulle. Il rito rappresenta anche il veicolo attraverso il quale si crea un “legame spirituale” con Whope cioè “la donna bisonte bianco”.
Il tutto avviene in un particolare tipi preparato appositamente per celebrare la cerimonia. -
RITO HAMBLECHEYAPI: cioè “lamentarsi per avere una visione, può anche essere tradotto come : piangere per la visione”. Il rito viene effettuato dai giovani guidati da un uomo di medicina, ed è eseguito per ottenere una visione, per chiarire il significato di un sogno, per chiedere consiglio alle forze superiori in momenti difficili o quando si deve passare da una età giovanile a quella adulta, si sceglie una collina sacra dove il soggetto, sempre sotto l’attenta guida del medicine -man, resta per 4 giorni senza acqua e senza cibo, senza vestiti, solo con la sua sacra pipa ed una pelliccia di bisonte, al termine dei 4 giorni seguirà immediatamente un rito inipi e poi dopo aver fumato la sacra pipa il medicine- man, aiuterà il soggetto ad interpretare e chiarire la visione avuta.
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RITO HUNKAYAPI: è la cerimonia dell’imparentamento: con essa è celebrata l’entrata all’interno della famiglia in senso allargato che si chiama “TIOSPAYE” di un nuovo individuo durante la cerimonia sono date al nuovo familiare indicazioni precise dei suoi doveri verso i nuovi membri della sua famiglia, vi è un uomo che guida la cerimonia utilizzando, la sacra pipa, un crine di cavallo, una piuma di aquila, ed “incensando” i partecipanti con salvia sacra, prima della conclusione il nuovo membro ed il capo famiglia dovranno esprimere il loro consenso, dinanzi a tutti, sui nuovi doveri reciproci accettati e dichiarare di accettarsi l’un l’altro.
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RITO WIWANG WACHIPI: è il rito della sacra danza del sole, a proposito si rimanda all’ampia spiegazione che abbiamo fatto all’interno di questo scritto.
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RITO TAPA WANKA YAP: è il rito del “lancio della palla o sfera”: in questa cerimonia viene utilizzata una palla confezionata con una pelle di bisonte, dentro alla quale sono inseriti peli del bisonte stesso, una giovane ragazza è posta in mezzo al campo sacro e file di persone sono disposte ai 4 punti cardinali: ovest-nord-est-sud. La ragazza lancia la palla a turno in ognuna delle 4 direzioni iniziando sempre da ovest, ed ogni persona nel gruppo afferra la palla offrendola poi ai 4 quadranti dell’universo e poi verso lo “zenit” per poi rilanciarla alla ragazza al centro. Si può dire che la palla rappresenti la forza del “grande spirito” e le 4 squadre di persone le entità dei 4 quadranti dell’universo e del mondo e che afferrando la palla, quindi ciò che essa rappresenta, ovvero il “grande spirito”, afferrano con essa anche la conoscenza.
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RITO WANAGI YUHA: è il rito della custodia dell’anima, ormai questo rito è quasi scomparso a causa delle imposizioni del governo di Washington, quando moriva un familiare si tratteneva il suo spirito per un periodo che poteva durare da 6 a 12 mesi. Lo spirito è tenuto dai familiari, fino a quando con un rito appropriato viene reso alla sua origine; i parenti del defunto offrono gran parte dei loro averi ai bisognosi, in memoria del morto. Una ciocca di capelli è tagliata, dall’uomo di medicina, dalla parte frontale della testa del defunto e poi avvolta in pelle o stoffa, viene conservata in modo sacro per 4 giorni. Dopo un periodo, che come detto può variare da 6 mesi a 12 mesi, in un apposito tipi costruito per l’occasione, l’uomo di medicina esegue una cerimonia particolarmente complessa naturalmente usando la sacra pipa: prende dai parenti del defunto il fagotto con i capelli e libera all’esterno lo spirito di “colui che non è più con noi”. Finisce il tempo delle lacrime e i familiari ricorderanno poi con gioia il defunto, in quanto è ormai in un posto lontano dalle disgrazie umane e dalle sofferenze della vita.
Presente nella spiritualità dei Lakota era il “cerchio di medicina”, come abbiamo detto, il cerchio rappresenta la continuità della vita e della morte, non vi è inizio e non vi è fine, il cerchio ha in sé i 4 quadranti dell’universo ognuno dei quali è abbinato ad un colore sacro e ad esso si invia sempre una particolare preghiera.
Possiamo così riassumere il significato dei colori:
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OVEST - COLORE ASSOCIATO IL NERO: rappresenta il “grande spirito” nel momento in cui i raggi del sole, la luce scompaiono e con essi, spesso, la vita; l’essere umano deve essere conscio del passare del tempo e della vita assieme ad esso; egli dovrebbe rivedere ogni giornata trascorsa ringraziare per ciò che ha ricevuto e pregare per avere una notte di preparazione ad affrontare la nuova giornata. La preghiera speciale dell’ovest, dove si trova lo spirito del tuono, è: “questa nel momento in cui l’oscurità arriva, noi preghiamo per tutto ciò che abbiamo avuto e per le benedizioni ricevute dal profondo del tuo amore, O grande spirito”.
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NORD - COLORE ASSOCIATO IL ROSSO: rappresenta il sorgere del grande spirito di cui il sole è espressione tangibile oltre che portatore della vita. Un nuovo giorno nasce per essere affrontato e porta grandi doni per tutte le creature. La preghiera speciale che viene recitata al quadrante nord dell’universo è la seguente: “Mentre noi preghiamo a te per vederti ed udirti, conduci le nostre vite, O Grande Spirito, e proteggici dalle forze negative. Grazie Grande spirito, per tutti i benefici avuti dalla tua preziosa guida ...noi saremmo perduti senza di te...”
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EST - COLORE ASSOCIATO IL GIALLO: rappresenta il Grande spirito come forza che fa sbocciare la vita e la natura offrendo all’uomo i doni presenti sulla terra. Il Grande spirito si aspetta dall’uomo che divida con tutti i suoi simili questi preziosi doni che sbocciano e che ringrazi con preghiere e sacrifici per ciò che quotidianamente avrà, la preghiera speciale dell’Est è: “grande spirito guidaci nei tempi difficili in modo che noi non si distrugga con la nostra avidità i preziosi doni che tu ci dai, fa che i tuoi doni non siano mai sciupati, ma rendici consapevoli di tutti i bisogni dei nostri fratelli in ogni tempo”.
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SUD - COLORE ASSOCIATO IL BIANCO: rappresenta il Grande spirito nella sua immensa bontà come padre che provvede ai suoi figli nel bisogno quotidiano, simbolizza la purezza del Creatore e la purificazione che avviene con certe Cerimonie Sacre come la “danza del sole”, il rito della sudorazione, ed il digiuno. La preghiera rivolta al quadrante del sud è: “O Grande Spirito, abbiamo bisogno della tua forza per guarire sia noi che la terra stessa, per essere tuoi amici ogni giorno. Noi saremo pazienti ed in attesa di un tuo segno. Grazie O Grande Spirito.
Ognuno dei predetti colori rappresenta anche:
OVEST: NERO - IL CAVALLO E LA NAZIONE DEL CANE - LO SPIRITO DEL TUONO - ED I FULMINI - I TUONI E LA PIOGGIA
NORD: ROSSO - LA NAZIONE DEL BISONTE (Pte Oyate)
EST: GIALLO - LA NAZIONE DEL CERVO
SUD: BIANCO - LE NAZIONI ALATE BIANCHE.
Alessandro Martire
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Altre Riflessioni sui Nativi Americani
Bibliografia:
Brown J.E. Animal of the soul. Element Books
Colin F. Taylor. The Plain Indians. Salamander Books
Mails.T. Mystic warriors of the plains. Council Oak Book,
Mails T. The Graet Sioux Piercing Ritual. Council Oak Book.
Alessandro Martire. I leggendari guerrieri delle praterie. Edizioni Altravista, 2009, Pavia. Dal lavoro svolto nella riserva di Rosebud dal 1994 al 2007. Quale Membro Onorario della Nazione Lakota Sicangue e nella sua qualità di “ danzatore del sole”.
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