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Internet e il nuovo paradigma della conoscenza: il filtro orizzontale

Di Antonio Saccoccio

- Maggio 2012

 

Quando si parla di internet e del web una delle questioni più dibattute è certamente quella relativa all’affidabilità delle notizie e dei saperi. Da anni si fronteggiano aspramente due scuole di pensiero: da una parte c’è chi vede in internet la decadenza del sapere e della cultura, poiché è a tutti consentito di scrivere e diffondere notizie e opinioni; dall’altra parte si ergono i difensori del web, secondo cui la possibilità di accesso e diffusione dei saperi attraverso la rete mondiale rappresenta un’enorme e positiva rivoluzione. Il contrasto tra i due schieramenti procede a colpi di ripetuti attacchi e successive controffensive e si avvicina assai spesso a quello abituale tra apocalittici e integrati. La mia posizione in merito è da anni molto chiara: il web rappresenta una grandissima occasione per fare un salto in avanti notevolissimo, non solo a livello strettamente culturale, ma più in generale a livello sociopolitico e umano.

Vediamo in sintesi quali sono le principali motivazioni che portano avanti i detrattori del web. Secondo costoro il principale problema di internet è che, aprendo la possibilità di scrittura a tutti, priverebbe il lettore della certezza che la fonte consultata è corretta. Mancherebbe sul web quella certificazione di qualità che, ad esempio, garantiscono le case editrici o le pubblicazioni accademiche. Per questo motivo costoro ritengono che internet sia pieno di notizie false e scorrette. Ho più volte attaccato e smontato questo modo di pensare al web, in particolare anni fa scrissi articolate riflessioni in merito alle considerazioni di Francesco Antinucci e Umberto Eco. Di fronte alle loro preoccupazioni sulla qualità delle informazioni in rete e sulla loro fiducia così appassionata negli old media, feci notare che errori e baggianate si trovano con una certa facilità anche sui libri cartacei e su tutti gli old media, e che questi errori sono in quei casi ben più pericolosi perché provenienti da un’autorità che cala il suo sapere dall’alto, senza possibilità di essere corretti rapidamente, come avviene sul web.

A ben vedere il vero motivo di contrasto tra le due fazioni risiede in due concezioni del sapere, e del mondo, totalmente opposte. Da una parte c’è chi vuole ancora controllare il sapere dall’alto, proponendo a monte dei filtri che stabiliscano cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è vero e cosa è falso. Finora è stato grosso modo sempre così. E per un motivo fondamentale: il sapere, soprattutto quello tramandato tramite la scrittura, è stato, sin dal tempo degli scribi, collegato al potere. Chi sa e chi può scrivere controlla e mantiene il potere. Dall’altra parte c’è chi vede nel web la possibilità di opporre una nuova logica a tutto questo: il sapere usato non più per la difesa del potere di pochi, ma come strumento per migliorare l’esistenza di tutti. Ecco allora che non c’è più chi decide per tutti cosa deve essere pubblicato e subentra la possibilità per tutti di far sentire la propria voce. L’opposizione appare in tutta la sua evidenza solo quando si comprende che in ballo non c’è solo una citazione giusta o sbagliata, ma l’assetto totale della società in cui viviamo. Ed è stato lo stesso Umberto Eco, tradendosi, a darci la chiave per comprendere la natura di questa opposizione, dichiarando circa un anno fa: «Ormai internet è divenuto territorio anarchico dove si può dire di tutto senza poter essere smentiti». Ecco la paura, il terrore: l’anarchia. L’ansia di trovarsi a fare i conti con un mondo liberato, in cui non ci siano opprimenti gerarchie, in cui tutti possano dire e scrivere ciò che vogliono, questo è il terrore. Non è certo un caso che Eco abbia nominato l’idea anarchica in senso negativo, è tutta la sua struttura mentale che lo ha portato a questa dichiarazione. Alla dittatura dei pochi tramandata dalla cultura chiro-tipografica si sta opponendo il confronto dei tanti e l’anarchia neotribale dei media digitali interattivi. Ed è qui che vorrei anche parzialmente tranquillizzare i Professori come Eco: l’uso del web non porterà a quella decadenza culturale che immaginano. L’attuale incapacità di distinguere il falso dal vero non è una conseguenza della diffusione dei nuovi media; è vero, al contrario, che proprio l’abitudine secolare al principio d’autorità e al “mi fido di Umberto Eco” ha portato l’individuo a non essere in grado di distinguere e selezionare le informazioni, perché c’era sempre qualcuno che lo faceva al posto suo. Il caos informativo di cui Eco e gli altri come lui si lamentano è paradossalmente una conseguenza di secoli e secoli di libri (manoscritti e poi stampati) approvati e diffusi grazie ad un filtro a priori. È già in atto la rivoluzione di questo modello: non più il filtro verticale e verticistico imposto da centinaia di presunti rigorosissimi e incorruttibili specialisti regolerà la diffusione e la creazione delle conoscenze, ma un filtro orizzontale, costituito da milioni di individui, tutti coinvolti e tutti interessati.

Certo, la fase di transizione non è e non sarà indolore. Storture e male interpretazioni di questa nuova possibilità conoscitiva sono evidenti: la più frequente è rappresentata dall’utente medio-colto del web (brutta storia, come sempre, la presunzione di sapere!), che pensa furbescamente di poter utilizzare il nuovo medium per conquistare posizioni di potere. Pensiamo ad esempio alle migliaia di profili Facebook in cui gli utenti usano il mezzo non per aggregare e sviluppare passioni comuni, ma per propagandare una certa immagine di se stessi, trasformando un social network in una piccola tv o un piccolo giornale personale utile per raggiungere posizioni di potere. È chiaro: l’onestà, l’onestà intellettuale, non è cosa che si acquisisce passando da un libro di carta ad un ebook. Se è questo di cui Eco si preoccupa, può stare tranquillo, perché almeno per quello che mi riguarda quella è una qualità che è pretesa sul web come era pretesa nella sua università. Ma la cialtroneria, se pure trova maggiori possibilità di espressione sul web, trova anche la possibilità di essere smascherata, dileggiata e messa al bando. Ogni rivoluzione paradigmatica porta con sé uno sconvolgimento dell’ambiente in cui viviamo, dei nostri comportamenti e della nostra sensibilità. In questo caso ciò che manca è l’abitudine a filtrare le notizie dal basso, ed è per questo motivo che l’unico modo per far arretrare le posizioni passatiste degli Umberto Eco è provvedere a selezionare, filtrare, distinguere, vagliare ciò che si trova sul web. I veri nemici dell’anarchica rivoluzione digitale non sono i Professori, perché le loro, abbiamo visto, sono critiche debolissime, ma sono coloro che usano il web non per smontare il vecchio mondo del sapere rigido, gerarchico e autoritario, ma approfittandone per sviluppare cialtronescamente la loro sete di potere. Nei prossimi decenni dovremo progressivamente abituarci a non ricevere più le informazioni e le opinioni filtrate dall’alto, ma a praticare quel liberatorio filtro orizzontale collettivo e reticolare che rappresenta l’unica grande speranza per la nostra conoscenza e la futura umanità.

Antonio Saccoccio
http://liberidallaforma.blogspot.com


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