Riflessioni sul Paganesimo
di Monica Casalini indice articoli
Joyful Jol
Dicembre 2011
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Yule
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Odino, Saturno, San Nicola e Babbo Natale
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L'Albero di Natale e il ciocco
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Oro Incenso e Mirra
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La quercia, l’agrifoglio e le "Januae Coeli"
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La natività
Yule
E' arrivato il solstizio invernale, quello più importante per ogni cultura che abbia mai calpestato il pianeta. E' la rinascita del sole, la nascita del Dio Sole, il Sol Invictus, e finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo, perché anche se oggi 21 dicembre inizia l'inverno, possiamo stare certi che le giornate ricominciano ad allungarsi, preannunciando una non troppo lontana primavera. Siamo giunti alla fine del periodo buio e si riparte con il nuovo anno.
Odino, Saturno, San Nicola e Babbo Natale
La parola Yule, deriva da Jol/Jul che significa "ruota" (intesa come ruota dell’anno) e a sua volta proviene da Jolnir, l'antico nome di Odino, Dio Padre degli Dei, il cui simbolo è appunto una ruota fatta di Rune. Le Rune non sono soltanto un antico alfabeto, ma costituiscono anche i mesi del calendario, perciò il concetto di ruota si riferisce alla Ruota dell'Anno, al ciclo infinto del Tempo. Curiosamente Odino era raffigurato come un uomo dalla folta barba bianca (in quanto dio del tempo) e con una casacca verde che rappresentava la sua natura silvana. Era Odino che con l'arrivo del nuovo anno portava i doni, quali: fertilità, abbondanza e protezione per gli uomini.
Se fra le popolazioni c'era Odin/Wotan, trai Romani abbiamo Saturno che, con i suoi 30 figli (i 30 giorni di dicembre + lui per un totale di 31), la sua lunga barba e il manto, è il dio dell'abbondanza e della ricchezza (la radice sat- significa proprio questo). Insieme a Giano sovrintendeva sul passaggio dall'anno vecchio a quello nuovo.
Senza farla tanto lunga sui vari sincretismi, ad un certo punto della storia la figura del portatore di doni si è prima affiancata a San Nicola - o meglio Sant Nikolaus - (barba bianca e casacca blu), per poi divenire Santa Claus, cioè Babbo Natale, ed essere stravolto dalla Coca Cola che lo vestì con il rosso del proprio marchio aziendale.
In alcune regioni d'Italia e d'Europa è ancora San Niccolò a portare i doni nella notte del 5 dicembre.
L'Albero di Natale e il ciocco
Quello che comunemente viene chiamato "albero di Natale" ha origini antichissime che si perdono tra le nebbie delle prime celebrazioni arboree indoeruopee. Con l'arrivo del solstizio (e quindi del nuovo anno) si tagliava un grosso pino o abete e lo si adornava di frutta, nastri, campanelle, figurine di creta, oggetti sacri fatti di ossa, piume e tutto ciò che propiziasse l'abbondanza. Lo stesso albero veniva poi "messo a riposo" fino alla primavera, quando veniva issato di nuovo, adornato con fronde fresche e altri oggetti e, infine, dato alle fiamme nei rituali tra l'equinozio primaverile e il primo maggio (il palo della croce nel primo caso; il palo di maggio - o della cuccagna - nel secondo).
Durante il rituale notturno del solstizio venivano accesi grossi falò per attirare la luce del sole rinato. La gente portava un ciocco al falò, lo faceva ardere e riportava in casa quel fuoco, col quale avrebbe poi scaldato la casa e cucinato. Il tizzone che rimaneva era poi conservato per tutto l'anno come portafortuna. Era quello che oggi chiamiamo il "ciocco di natale"... o meglio... il carbone della Befana! Il nero dono che rappresenta la luce dopo il buio, la fertilità che nasce dalla cenere versata in terra. Anche se ai giorni nostri il carbone si regala ai bambini cattivi, in realtà è un simbolo di protezione e abbondanza.
Oro Incenso e Mirra
Sin dall'antichità più remote la fumigazione di miscele di erbe e resine profumate costituiva l'offerta più adatta agli Dei di ogni cultura. Tradizione che si è mantenuta sino ai giorni nostri: l'incenso in chiesa, il sandalo nei templi indù, il palo sacro tra i nativi americani e via dicendo.
Una miscela tipica del medioriente è quella che conosciamo tutti attraverso le scritture bibliche: oro, incenso e mirra.
Ma l'oro? cosa c'entra un metallo con le altre due resine? E' presto detto. Secondo recenti studi si è scoperto che l'oro non era il metallo prezioso (sebbene legato al culto solare), bensì una resina chiamata "oro" per via del suo colore giallo-arancio e anticamente utilizzata per le offerte agli dei precristiani.
La quercia, l’agrifoglio e le "Januae Coeli"
Con il solstizio invernale è giunto il momento che il Re Agrifoglio - reggente dell'anno calante - lasci il trono al Re Quercia, il quale regnerà sulla parte luminosa dell'anno, fino al successivo solstizio estivo, quando sarà dato alle fiamme quale sacrificio del Rex Sacrificulo affinché sia assicurata l'abbondanza per il genere umano.
Il solstizio d'inverno segna anche l'apertura di una delle due "Januae Coeli", ovvero le Porte del Cielo. Questa in particolare è la "Porta degli Dei", poiché il sole si sposta verso il Nord, cioè verso l'alto. In contrapposizione alla "Porta degli uomini", che invece apre la via del sole dall'alto verso il basso, cioè verso il Sud celeste.
Da notare come il termine Janua (che proviene dal sanscrito ya-na, cioé porta, passaggio) sia così simile a Yo-hanan/Johannes cioé a San Giovanni, patrono di porte e passaggi, proprio come il dio Giano (Janus). Infine da sottolineare la correlazione con Yashua/Jesus, cioè Gesù: il dio Sole degli gnostici, nonché Messia dei cristiani.
La natività
Nonostante si dica che sia stato San Francesco ad allestire il primo presepe della storia, l'iconografia che lo costituisce reca chiarissimi elementi pagani:
- il Dio-Bambino che rappresenta il Sole è l'ennesima rappresentazioni di tantissime divinità solari come Dioniso, Horus, Mitra, Zeus e molti altri.
- la grotta, cioè: la caverna, l'antro sottoterra, l'utero di Gea dal quale tutto nasceva, le gallerie sotterranee etrusco/romane per i rituali di fertilità legati a Ceres, i culti sotterranei delle dee del grano e del pane (proprio come Maria è definita "casa del pane"). Le grotte entro cui nacquero Dioniso, Giove, Dumuzi/Tammuz, Eros...
- Maria e san Giuseppe: la Dea vergine dei culti arcaici e il Dio fabbro che forgia dalla natura, e accanto a loro i propri animali sacri: il bue e l'asino! Rispettivamente la vacca/toro sacri alla Dea, e il Dio-Asino venerato sin dall'età egizia, quale alter ego e gemello solare di Horus, cioè Set. E di nuovo venerato a Roma, rappresentato come un uomo con la testa d'asino legato ad una croce...
Sorvolo sulla simbologia del Dio Sole - Gesù, Mitra, Horus, ecc... perché suppongo la conosciate tutti. [N.d.r. segnaliamo gli articoli: Le radici pagane del Natale e Il Cristo Eterno. Gesù o il dio sole?]
Insomma, la parte storico-antropologica ve l'ho esposta anche questa volta, ma sta a voi renderla magica con il vostro spirito e con il vostro amore.
Vi lascio con due ricette tipiche del Wintersblot, cioè l'offerta invernale, e una filastrocca che mi piace molto.
Wassail
Bevanda tipica del Nord Europa
4 litri di sidro di mele o di succo di mele
1 arancio sbucciato a pezzetti
1 limone sbucciato a pezzetti
2 mandarini sbucciati a pezzetti
4 stecchette di cannella
1 cucchiaino di anice stellato
brandy o rum (opzionale per farlo alcolico)
Riscaldate il tutto in una pentola non di alluminio, possibilmente di terracotta, per circa un'ora. Quindi servite freddo.
Misto Yule
4 cucchiaini di cardamomo
4 cucchiaini di chiodi di garofano
4 cucchiaini di cannella
la scorza di 2 limoni
la scorza di 2 arance
2 cucchiaini di zenzero
Tritate tutte le spezie in un macinino facendo attenzione a quando grattate la scorza degli agrumi: cercate di togliere la parte bianca sotto la buccia perché è amara.
Questo squisito misto di spezie è molto versatile e vi accompagnerà durante tutto l'inverno con il suo profumo caldo e speziato. Potete farne bollire un cucchiaino nell'acqua che poi userete per il vostro abituale tè oppure aggiungerlo a dolci, creme, cioccolata calda al cappuccino e perfino al semplice caffè.
Preparatene un bel barattolo da tenere sempre a portata di mano.
The Heart of Yule
The heart of Yule is evergreen,
The old year gone, the new pristine;
The wheel again will turn to spring,
This blessed time much joy to bring.
Traduzione:
Il cuore di Yule è un sempreverde,
il vecchio anno è andato, il nuovo è puro;
la Ruota (dell’anno) tornerà ancora alla primavera,
e questo periodo benedetto porterà tanta gioia.
Monica Casalini
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