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Riflessioni Iniziatiche

Riflessioni Iniziatiche
Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito

di Gianmichele Galassi

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Dalla confraternita Rosa+Croce ai nostri giorni: spiritualità, scienza e libertà per il progresso dell'Umanità

Luglio 2013

 

«homo faber fortunae suae»(1)
Appio Claudio Cieco

 

Riassunto.
Una sera alzando gli occhi al cielo, contemplando la magnificenza del creato nel firmamento, con la moltitudine di luci intermittenti delle stelle, la luna che parzialmente riflette la luce del Sole al di là di quell’apparentemente sconfinato arco che ci sovrasta, ho creduto che il cielo dovesse essere la dimora degli dei…

Da quel remoto giorno, l’uomo è stato capace di distinguersi in quanto si pone continuamente delle domande cercandone, poi, strenuamente la risposta, ecco forse il nocciolo della nostra evoluzione.

In questo particolare anno in cui ricorre il centocinquantenario dall’Unità d’Italia [Ndr 2011], conviene ricordare quanto cultura e scienza siano fondamentali nel progresso umano verso il perfezionamento di sé e della società. Vale la pena, seppur a grandi tappe, ripercorrere l’ideale cammino che ci ha condotti sino ad oggi, soprattutto per comprendere quale siano le reali priorità che l’umanità deve porsi per continuare ad avanzare verso l’utopica metà dell’universalità, vissuta nel reciproco rispetto e fondata sull’amore, riuscendo a condividere un’esistenza scevra dall’atavica propensione delineata dal principio di “homo homini lupus”. Ciò che in questa sede sarà bene porre in evidenza sono le idee fondanti, assolutamente rivoluzionarie, che condussero all’investigazione scientifica della natura e dell’uomo: come vedremo, la straordinarietà di questo movimento è individuabile principalmente nella necessità, per nulla appagata, di contemperare la ragione scientifica con la “regione del cuore” o, meglio, “dello spirito”. Da quel momento gli Uomini di Scienza non si limitarono a trasformare il sogno in realtà e la realtà in sogno per quei pochi che potevano comprenderne il lavoro a livello teorico, ma si impegnarono direttamente sul campo, quasi sempre a rischio della propria incolumità, per far trionfare verità ed alti ideali.

 

Il Rinascimento

L’impulso alla rinascita culturale occidentale si tradusse in un movimento multidisciplinare teso al rinnovamento spirituale e materiale dell’uomo attraverso una profonda disamina della “bellezza” classica insita nell’intuizione umana e presente nell’arte, nella letteratura, nella musica e nella visione del mondo in generale. Una sintetica, ma efficace, definizione di questo variegato processo che peraltro impiegò alcuni secoli a completarsi nelle varie branche, la dette nel XIX secolo, lo svizzero Jacob Burckhardt (Basilea, 1818–1897) individuando e distinguendo alcune caratteristiche fondamentali del Medioevo, trascendentalista, teocentrico, universalista, in contrapposizione al Rinascimento, umanista, antropocentrico e particolarista.

Ben presto iniziarono a fiorire alcune fra le idee più geniali, innovative e rivoluzionarie che la storia umana ricordi: ad esempio, nella filosofia politica, da un lato troviamo Thomas More con Utopia(2), ossia l’astrazione di una società a misura d’uomo, pervasa dalla più alta forma di giustizia sociale, che riusciva a prospettare una vasta idea di benessere nell’eterna ricerca, tutta umana, della felicità; dall’altra, l’estremo realismo pratico e materiale di Niccolò Machiavelli nel suo capolavoro, Il Principe. E’ poi l’epoca di Giordano Bruno che alle teorie mnemoniche affiancò una delle più grandi intuizioni filosofiche di sempre, anticipando quanto poi dimostrato dalla scienza, ossia l’idea di universo infinito: il cosmo non ha fine e contiene innumerevoli altri mondi oltre al nostro, in questo, seppe quindi superare di gran lunga la limitata visione copernicana eliocentrica dell’universo.

Troppe per essere citate, nell’economia di questo articolo, le brillanti menti che si distinsero per innovazione e modernità delle proprie “idee” in quest’epoca: per la prima volta dopo secoli di torpore, alcuni uomini tornarono a pensare con la propria testa, assecondando con la ragione le proprie intuizioni, senza l’ispirazione od il consenso dell’autorità politica o religiosa di turno; in questo sta – per come la vedo io - la scintilla della modernità che, se giudicata più a livello qualitativo che temporale, può esser considerata di buon grado il motore del Rinascimento e dell’Umanesimo.

 

Verso l’illuminismo: l’idea rosacruciana di Scienza e l’investigazione della Natura nelle Accademie Scientifiche

Per analizzare a fondo le vicende storiche legate al progresso dell’umanità  (e quindi alla Scienza in generale) conviene risalire alla seconda metà del XVII secolo allorquando, negli ambienti culturalmente più elevati di tutta Europa, iniziarono a filtrare le idee innovative della ricerca scientifica, soprattutto in ambito naturale.

Invero si iniziò a guardare alla natura ed ai suoi fenomeni con un occhio più critico, postulando una metodologia scientifica che poggiasse le proprie basi sull’oggettività, scevra da gran parte del condizionamento dogmatico vuoi religioso vuoi di origine superstiziosa; mantenendo, beninteso, la convinzione che l’indagine della natura, creduta diretta espressione di Dio, potesse in qualche modo avvicinare l’umanità al contatto ed alla conoscenza dell’Essere Supremo. A tal proposito basti ricordare le parole di Gioberti che, seppur finalizzate alla realizzazione del suo progetto politico risorgimentale, ribadiscono – ancora nel XIX sec. - il concetto per cui la fonte di legittimazione della scienza, ossia della conoscenza obiettiva della Natura, si trova esclusivamente nel principio di creazione divina, ossia nella vera filosofia evocatrice delle idee di Vico: “La matematica sublime è un privilegio della scienza fondata nel dogma della creazione; perché fuori di questo l’idea dell’infinito è impossibile ad aversi nella sua obiettività e purezza”(3).
In ambito ontologico, il risveglio dal torpore dogmatico maturò nel movimento rosacrociano(4) dei primi anni del XVII secolo che definì le proprie basi attraverso due “manifesti culturali”, la cui diffusione fu capillare in tutta Europa: il Fama fraternitatis Rosae Crucis (anonimo, Kassel, 1614), Confessio Fraternitatis (Kassel, 1615); seguiti subito da un romanzo alchemico: Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616, attribuito a Johann Valentin Andreae).

I primi due testi, appena citati, contengono le stabili basi su cui si poggiarono gran parte delle principali idee che sfociarono poi nei grandi mutamenti politico-culturali europei dell’epoca successiva. Senza scendere troppo nel dettaglio, cercando comunque di delinearne i confini, sarà sufficiente citare l’incipit della Fama(5):

Poiché l'unico Dio saggio e misericordioso in questi ultimi tempi ha riversato sull'umanità la sua misericordia e bontà con tanta dovizia, da permetterci di conseguire una conoscenza sempre maggiore e perfetta di suo figlio Gesù Cristo e della Natura, possiamo vantarci a buon diritto di vivere in un tempo felice, in cui Egli non solo ha rivelato quella metà del mondo fino ad ora a noi sconosciuta e celata e ci ha fatto conoscere molte meravigliose opere e creature della Natura mai viste prima, ma ha anche fatto sorgere uomini di grande sapienza, che potrebbero in parte rinnovare e condurre a perfezione tutte le arti, ora contaminate e imperfette, cosicché l'uomo possa finalmente comprendere la sua nobiltà e il suo valore e perché sia chiamato microcosmus e quanto la sua conoscenza si estenda nella natura.

Certo questo nostro rozzo mondo ne sarà poco soddisfatto, sorriderà e se ne farà beffe. La superbia e la cupidigia dei dotti, poi, sono così grandi, che non permetteranno loro di accordarsi; se solo essi fossero uniti, potrebbero comporre un Liber naturae, o regula di tutte le arti, raccogliendo nozioni da tutto ciò che Dio ci ha donato così generosamente in questa età; ma invece essi son rivali e nemici tra loro, e restano attaccati alle vecchie dottrine, stimando Porfirio, Aristotele e Galeno - che pure se fossero ancor in vita abbandonerebbero con gioia le loro dottrine errate e tutto ciò che ha un'apparenza di conoscenza più della chiara e manifesta luce e verità; […]”

Leggendo, saltano subito agli occhi due particolari affermazioni che troveranno poi un riscontro storico e pratico: era infatti ivi contenuta una nuova visione sul valore della vita e dell’essere umano che attraverso le proprie capacità poteva conoscere e quindi intervenire per dominare la natura. Il secondo ideale seme, rinvenibile nell’incipit della Fama, riguarda proprio una delle  maggiori conquiste dell’umanità – almeno a parer mio –, ossia la stesura enciclopedica di tutto il sapere che trovò terreno fertile solamente nel secolo successivo in Francia.

Queste innovative idee nacquero probabilmente anche quale contrapposizione ad uno dei peggiori fenomeni che storia umana ricordi, quello della Caccia alle Streghe, che si stava perpetrando in tutta Europa proprio nel XVII secolo: oltre 60.000 persone, in prevalenza donne, vennero torturate ed assassinate con sistemi inimmaginabili, a dir poco infernali. La regola applicata per provare la colpevolezza dell’accusato si basava sul principio di assoluta verità di un fatto se riportato da due o più deposizioni giurate. Mancava la più basilare idea di giustizia: un semplice esempio consisteva nel domandare all’imputato se avesse creduto o meno all’esistenza della stregoneria e che si potessero scatenare tempeste o affatturare uomini ed animali, al che, la maggior parte degli interrogati, affermando di no, ammetteva immediatamente la propria eresia. Tutto questo poté prender piede a causa della diffusa ignoranza della popolazione, per quasi due secoli, facendo leva sulla superstizione si poterono compiere nella legalità i più barbari delitti. Basti ricordare il pensiero di Voltaire, per comprendere quanto accaduto: le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.

Ecco allora nascere le prime Accademie Scientifiche (come la Royal Society londinese che annovera personaggi del calibro di Newton, Desaguliers, Ashmole, etc.), che tentarono una fusione armonica fra scienza e spiritualità, ovvero con quella serie di materie tradizionalmente “umanistiche e morali” di stampo antico (ermetismo, alchimia, rosa-crocianesimo, etc.), il cui risultato portò certamente ai principi illuministici, primo sogno di “modernità” dopo secoli di repressione dogmatica. Tale impostazione fu ben evidente anche dalla organizzazione universitaria nelle Facoltà di Medicina e Filosofia: per molti secoli i confini delle due discipline si sono fusi e confusi.

In questo solco, quasi contemporaneamente a quanto creato in Inghilterra, possiamo annoverare la nascita dell’Accademia delle Scienze di Siena, detta de’ I Fisiocritici, ad opera della lungimirante genialità di Pirro Maria Gabrielli, medico illuminato che reputò fosse giunto il momento di intraprendere un cammino condiviso delle scienze al fine di investigare criticamente la “natura”. Volendo approfondire l’argomento, potremmo forse catalogare la peculiare caratteristica della “criticità” verso la Natura, propria dell’Accademia di Siena, come una singolare e potente ventata di moderna innovazione che altrove non è riscontrabile, almeno in questa stessa formulazione e valenza: il metodo scientifico doveva essere posto a fondamento di ogni studio e prevalere su ogni altro aspetto della ricerca.

 

«Pour la Patrie, les sciences et la gloire»(6): scienziati e patrioti per la libertà di pensiero e parola

Sul finire del secolo successivo, la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino(7) emanata in Francia nell’agosto del 1789, ed ispirata alla Dichiarazione d’Indipendenza americana, sancisce nell’art. XI un diritto fondamentale dell’uomo: “La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è un diritto de' più preziosi per l'uomo: quindi ogni cittadino può parlare, scrivere, stampar liberamente, salvo a rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.”.Da quel momento, molti fra gli uomini più acculturati di tutta Europa, cominciarono ad intravedere la possibilità di diffondere una cultura sui diritti fondamentali dell’uomo, tradizione che ancora oggi viene portata avanti da molte fondazioni ed enti internazionali e che in Italia ha avuto il suo apice con Ernesto Teodoro Moneta, premiato per la sua attività in questo campo con il Nobel per la Pace, nel 1907.

Continuando sulla traccia filosofica inaugurata dal gruppo di scienziati dell’École Polytechnique di Gaspard Monge e del suo allievo Lazare Carnot, anche in Italia gli scienziati hanno dimostrato il loro attaccamento alla libertà, del resto – generalmente - maggiore è la cultura di un individuo più sviluppate sono consapevolezza e comprensione dei propri diritti di esseri umani, in più la storia ci insegna che più alto è il livello socio-culturale di un popolo maggiore è il valore dato ai principi fondanti una società giusta ed equa.

Ad esempio, sarà sufficiente ricordare l’eroico gesto del Prof. Alessandro Corticelli, Fisiologo dell’Università e Presidente in carica dell’Accademia delle Scienze di Siena detta de’ Fisiocritici (1844-49), che condurrà col grado di Maggiore due compagnie di giovani studenti senesi nelle dure campagne di Curtatone e Montanara, dimostrando ancora una volta l’attaccamento ai principi di libertà degli uomini di scienza senesi.

A dimostrazione di ciò, il 29 maggio 2011, nel 150° dell’Unità d'Italia, il sindaco di Curtatone ha conferito la cittadinanza onoraria alle Università di Pisa e di Siena come perenne riconoscimento ai loro valorosi studenti e professori combattenti nell’omonima battaglia.

 

Il contributo della Massoneria per il progresso umano

Proprio nel seicento abbiamo la conferma documentale della trasformazione della Massoneria da operativa a speculativa, processo questo che ricopre indubbiamente notevole influenza nello sviluppo e diffusione di certe idee progressiste sulla centralità dell’uomo e sulla costruzione di una società “sostenibile”. Lungo tempo deve aver impiegato a prodursi questo mutamento che ha condotto i “liberi muratori” a trasformarsi in “liberi pensatori” organizzati in gruppi locali che erano soliti scambiarsi opinioni, esperienze e credi. Prendendo a prestito i simboli delle corporazioni operaie, pian piano, uomini di diversi ceti sociali iniziarono ad attribuirgli un significato ideale, spirituale che potesse travalicare le singole differenze culturali e linguistiche, nacque così con la Massoneria un grande e variegato contenitore per quei concetti e principi che sin dall’antichità erano appannaggio di pochi. Un numero sempre crescente di menti illuminate si raccolse sotto l’ampia volta sorretta dai pilasti della giustizia sociale, dalla libertà di pensiero, della fratellanza fra gli uomini di ogni ceto e grado, della difesa del più debole. Parteciparono così alla creazione della già citata Royal Society inglese, promossero la divulgazione della conoscenza ad ogni ceto sociale, basti per questo ricordare il celebre discorso del 1936 del Cavalier Andrew Ramsay pronunciato in Francia, concorsero alla stesura della Costituzione degli Stati Uniti d’America che tuttora è esempio ineguagliato di Giustizia e faro di Libertà. Non dimentichiamo poi la lotta per la condizione della donna, sollevata fra le note delle Nozze di Figaro da Mozart e dal librettista Da Ponte, entrambi massoni; il Risorgimento italiano ideato e combattuto da molti Fratelli con in testa il Gran Maestro Garibaldi. Certamente, questi sono solo pochi esempi del lavoro compiuto da migliaia di liberi muratori che nel corso del tempo hanno condotto una strenua lotta contro il diffondersi delle tenebre, partecipando attivamente alla trasmissione della migliore tradizione millenaria umana formata da buone idee e giusti principi per una vita che non si riduca a mera sopravvivenza.

 

Scienza e Scienziati nel XXI secolo

L’estrema specializzazione e dipendenza tecnologica legate all’accresciuta conoscenza scientifica dell’uomo ed il relativo potere che ne deriva, non l’hanno certamente guidato o condotto nella giusta direzione: quest’importante considerazione può solo in parte spiegare la diffusa e profonda insoddisfazione che l’uomo sta sempre più manifestando ai nostri giorni.

La conclusione più logica sarebbe forse ripensare il nostro atteggiamento nei confronti della scienza che, se da un lato non può essere fermata o limitata, dall’altro può essere armoniosamente integrata, od almeno affiancata, da una certa coscienza spirituale: con questo non dico, ad esempio, di tornare all’antica Facoltà di Medicina e Filosofia ma, se non altro, di recuperare il valore – peraltro, almeno in parte, scientificamente individuabile come “effetto placebo” – della cura non solo fisica del paziente, come peraltro suggerito da alcuni illustri medici(8) che credono opportuno un ritorno ad un dialogo intenso fra le due discipline, proprio oggi, nell’era della medicina scientifica moderna.

L’uomo, seppur materialmente simile, non è una macchina, e le reazioni biologiche hanno spesso un fondamento mentale, sentimentale o, più ampiamente “spirituale”, come dimostrato anche dallo sviluppo novecentesco della psicanalisi: ecco una grande e preziosa eredità che andiamo dimenticando, nell’incessante e frenetica corsa verso la tecnologia e la specializzazione, soprattutto per ciò che attiene l’ambito medico-sanitario.

Quello che però deve distinguerci dai nostri predecessori – che cercavano il ritorno ad un’epoca ormai lontana, ossia alla mitica “età dell’oro” – è la consapevolezza della creazione di basi stabili per un futuro migliore che contempli l’intima essenza umana: in tal senso è comprensibile la recente nascita della medicina narrativa che arricchisce la cura del paziente attraverso una conoscenza profonda del suo stato di salute generale, attribuendo grande importanza al dialogo e ad ogni particolare della storia clinica.

 

Conclusioni

Scienza e conoscenza, che in un lontano passato erano sovrapponibili nel significato del vocabolo latino “scentia”, adesso rimangono – seppur distinte da numerosi formalismi linguistici e pratici – i capisaldi di una società che realmente possa divenire a misura d’uomo. In modi e con strumenti diversi, siamo tuttora chiamati a praticare e diffondere quella stessa “idea”, che se per molti versi appare aver attecchito, per molti altri sembra ancora utopia.

A ben guardare alcuni degli esempi citati, dobbiamo comunque mantenere un certo ottimismo sulla capacità tutta umana di migliorare se stessi, anche confrontandola con quella negativa continuamente sobillata dai vizi nell’individuo più debole: arte, musica, scienza sono fulgidi e presenti esempi della forza e della volontà umana nel creare e costruire il “bello”.

 

Gianmichele Galassi

Dalla confraternita Rosa+Croce ai nostri giorni: spiritualità, scienza e libertà per il progresso dell’Umanità. Circolo di Corrispondenza Quatuor Coronati. Atti Quatuor Coronati n.13, Perugia, 2013.

 

Altri articoli di Gianmichele Galassi


Bibliografia

  • Brawer J.R., The value of a philosophical perspective in teaching medical sciences, Medical Teacher, Taylor & Francis, Volume 28, N.5/August 2006.

  • Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen (Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino). Assemblea Nazionale Costituente del 1789. Traduzione di Cesare Cantù (1855).

  • Raffaella Franci et al. Scritti inediti di Enrico Montucci. LLULL Boletin de la Sociedad Espanola de Historia de las Ciencias, 1981.

  • Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari. I tempi dell'arte. Vol. 2, Bompiani, Milano 1999.

  • Raffaella Franci, Laura Totti Rigatelli. Enrico Montucci, scienziato e patriota. In “Documenti per una storia della Scienza senese”. Accademia dei Fisiocritici, pagg.277 e seg, 1985.

  • G. Galassi. La repubblica di Hiram: Utopia massonica. Il Laboratorio vol.91:26-27, Turri Editore, Firenze, 2011, ISSN 1128-3599.

  • Vincenzo Gioberti. Del primato morale e civile degli Italiani. Meline, Cans e comp., Bruxelles, 1845.

  • Max Heidel. Il mondo magico dei Rosacroce.

  • Frances A. Yates. L'illuminismo dei Rosa-Croce. Mimesis Edizioni, 2011.

  • Antonio Quarta. La cultura italiana e la scienza: tradizioni filosofiche a confronto. Nella rivista “Arché”, Tradizione e modernità, Vol. V, 2003/2004, pp. 181-199.

  • Ubaldo Sanzo. Alle origini dell’École Polytechnique. Nella rivista “Arché”, Storia e le storie - La storiografia filosofica tra vecchi e nuovi paradigmi. Volume IV, pagg. 227-253, 2002.

NOTE

1) Ossia, «l'uomo è artefice della propria sorte». Qui ho voluto riportare il motto latino nella sua forma più conosciuta, ma in realtà, la frase esatta sarebbe: in carminibus Appius ait fabrum esse suae quemque fortunae, che tradotto significa, “nei carmina Appio dice che ciascuno è artefice del proprio destino” (Appendix Sallustina: Epistula ad Caesarem senem de re publica, I, 1, 2). Tale massima venne poi riportata in auge da Pico della Mirandola nel De hominis dignitate, una specie di manifesto del pensiero dell'epoca, in cui l'uomo è visto come “libero e sovrano artefice di se stesso” e la potenza divina relegata sullo sfondo (P. De Vecchi, E. Cerchiari. I tempi dell'arte. Vol. 2, Bompiani, Milano 1999, pag.25).

2) In verità, oltre al meraviglioso lavoro di More, varrebbe la pena di citare in questo filone letterario-filosofico anche la New Atlantis (Nuova Atlantide) di Francis Bacon, pubblicata postuma nel 1627, che -come è possible vedere nel volume della Yates, pagg.155 e seg.- avrà non poche assonanze con il Fama Fraternitatis rosacruciano.

3) Vincenzo Gioberti. Del primato morale e civile degli Italiani. Meline, Cans e comp., Bruxelles, 1845, pag. 303.

4) E’ bene precisare che citando il movimento rosacruciano o Rosa+Croce, voglio intendere un preciso modo di ragionare, di pensare e di vedere le cose, in nessun modo, quindi, intendo riferirmi ad una qualsivoglia fantomatica società segreta o associazione che, peraltro, non trova chiari riscontri storici.

5) Traduzione estratta da Frances A. Yates. L'illuminismo dei Rosa-Croce. Mimesis Edizioni, 2011, pag.283.

6) Motto del gruppo dell’École Polytechnique di Monge (1746-1818) e Carnot (1753-1823).

7) Tratto da: Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen (Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino). Assemblea Nazionale Costituente del 1789. Traduzione di Cesare Cantù (1855).

8) Brawer J.R., The value of a philosophical perspective in teaching medical sciences, Medical Teacher, Taylor & Francis, Volume 28, Number 5 / August 2006, p.p. 472-474.


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