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Scrittura e vita, simbiosi perfetta

Scrittura e vita, simbiosi perfetta di Matilde Perriera

di Matilde Perriera

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L'esplosione di un sentimento puro.
Recensione del film Will Hunting

Ottobre 2021

 

Settembre 2021. Il Covid continua la sua marcia inferocita e domande ritornello si affacciano alla mente degli studenti. Si potranno riallacciare i ruoli di sempre? O si riprenderanno le costruzioni artificiose e fittizie delle lezioni in DAD che irrigidiscono la formazione dello studente? Incertezze irrisolte impediranno ancora a dei leader di toccare l'animo degli studenti per spingerli a ricercare i mille perché che bruciano nei loro cuori? Alla luce di tali perplessità, viene naturale riscoprire WILL HUNTING, che, in 126 minuti, percorre una parabola di intrecci affettivi capaci di far vincere i propri demoni e scoprire le motivazioni per migliorare la propria vita.

WILL HUNTING. Prodotto da Miramax, è da vedere e rivedere per chiedersi, di volta in volta, se un film girato a Boston, Massachusetts, a fronte di un budget stimato di 10.000.000 dollari, possa incassarne globalmente 225.933.435. La risposta è senz’altro positiva perché il direttore artistico, con le riflessioni gnomiche di ampio respiro, cattura chiunque lo assapori, insegna a migliorare le relazioni interpersonali, a vincere i fantasmi dell’inconscio, a sognare le stelle per non finire come un pesce in una boccia. La riuscita del lungometraggio si deve anche alla sinergia del cast, spesso pronto a dare significativi contributi alla psicologia dei suoi personaggi e a improvvisare sul set trovate di vario genere del tutto estemporanee. In una delle tante occasioni in cui l’autodidatta geniale è in seduta dallo psicologo, per esempio, quest'ultimo, parlando al ragazzo della moglie defunta, gli confida il problema della flatulenza notturna di lei. Il particolare inventato al momento da Robin Williams, cogliendo di sorpresa, si è ripercosso a cascata suscitando un'esplosione di ilarità che ha impattato positivamente tutta la troupe. Durante la proiezione, addirittura, è visibile un leggero ondeggiamento della telecamera proprio a causa delle contrazioni muscolari del cameraman a seguito della battuta. La scena ha avuto tanto successo che non solo Gus Van Sant l’ha inserita definitivamente nel film, ma, addirittura, è rimasta una delle più godibili di tutta la pellicola.

La sceneggiatura - Oscar 1998 -, scritta a quattro mani da Matt Damon e Ben Affleck nel ruolo di protagonista uno e spalla l'altro, ha come centro focale un problematico ragazzo povero e solo originario di South Boston con un passato da delinquente. Il regista statunitense, con l’allegoria di questo fertile intelletto senza freni inibitori, ricorda che la libertà è il diritto dell'anima di respirare e che bisogna lottare per essa anche a costo di rinunziare ai privilegi straordinari riservati dalle proprie doti naturali. Nello svolgersi dell’opera cinematografica, il poliedrico artista, che ha pure dipinto il quadro su cui Matt Damon e Robbie Williams discutono, attratto dalle infinite possibilità offerte dal linguaggio cinematografico, fa salire alla ribalta un nome autorevole. Questa figura di spicco riuscirà a trovare la strada per rigenerare l’animo del bidello del Massachusetts Institute of Technology (MIT)? Una delle scene più emozionanti di tutto il film è la sequenza dominata dal dialogo tra Will e Sean, che si confrontano sull’amore, sulla vita e sulla cortina di ferro costruita dal ragazzo inadeguato nell’aprirsi al mondo. All’uscita di WILL HUNTING, perfino i giardini pubblici di Boston, in cui i due discutono, sono diventati luogo di pellegrinaggio di moltissimi fan di tutto il mondo. Nel 2014, poi, dopo la morte di Robin Williams, la città di Boston ha eretto una statua accanto alla panchina in memoria dell’attore. Da quel giorno ancora più visitatori si fermano per rendere omaggio all’attore defunto e all’intensa storia a cui hanno assistito.

USA 1997. Gus Van Sant - Nomination Migliore regia Oscar 1998 -, con WILL HUNTING, si è allineato a tante proiezioni in cui i veri interpreti sono gli adolescenti in cerca di un Mentore dalla grande carica emotiva che possa colmare i vuoti della loro anima, rimuoverne i palesi o più latenti ostacoli, infondere la carica di dinamite necessaria per far dimenticare le chiavi inglesi, le cinghie sul tavolo, i bastoni da scegliere.  Il teatro dell’azione è un quartiere povero, in cui Matt Damon e Ben Affleck agiscono, organizzano partitelle al campo da baseball o si incontrano negli squallidi bar di periferia. Tra i due amici, si distingue subito il cervello acutissimo di Will Hunting, che si connota per la straordinaria memoria eidetica. Nel tempo libero, legge libri di ogni genere e possiede una profonda cultura in vari campi del sapere. Storia, filosofia, letteratura, scienze, per lui, sono piacevoli passatempi, per non parlare della matematica, che padroneggia con notevole immediatezza fino ai livelli più sofisticati. Grazie alle eccellenti abilità logiche e di calcolo, con insolita disinvoltura, risolve, anche su un tovagliolo, persino i complessi esercizi di chimica. Le sue competenze, a 360° pure nelle discipline giuridiche e nella politica del Paese, lo portano a difendersi da solo in tribunale, a rifiutare colloqui di lavoro e, fatto ancora più clamoroso, a declinare, con un’analisi spietata, un’attività sottoposta al controllo del governo americano. Perché dovrebbe lavorare per la National Security Agency? Meglio spendere le proprie energie più proficuamente, magari difendendo Chuckie dagli attacchi di Clark che, coperto da genitori disposti a spendere 150.000 dollari per la laurea del figlio, si arroga il diritto di mortificarlo con sfoggi culturali imprecisi.

Il fine per cui Damon s’interpone è quello di proteggere Sullivan, ma, inconsciamente, polarizza su di sé l’attenzione di Skylar e la incanta.  “Will non è perfetto… la ragazza non è perfetta, ma saranno o no perfetti l’uno per l’altra? Perché è questo che conta. È questo che significa intimità”.
Il vincitore della medaglia Filtz per il calcolo combinatorio, intanto, scosso dalle potenzialità di quel bulletto più volte perseguito per molti crimini, sollecita McGuire a uscire dall’ombra dei suoi affetti e gli affida l’adolescente con un passato orribile alle spalle.  Robin Williams - Oscar1998 come miglior attore non protagonista -, attraverso un fecondo intervento induttivo, con la sua magistrale performance, persegue l’obiettivo di accompagnare Will Hunting in un processo di liberazione. Non tenderà, pertanto, a scavare nel disagio psichico del bambino seviziato, ma cercherà, con monologhi intensissimi che galvanizzano gli spettatori, di fargli sentire il diritto-dovere di aggrapparsi a valori nuovi. Cosa ne sarebbe stato del “genio ribelle”, che vedeva soltanto cose negative fin da dieci chilometri di distanza, se l’intuito di Gerald Lambeau non l’avesse preso per i capelli? E se lo straordinario Robin Williams avesse rifiutato di tessere la tela avviata dal luminare? O se Minnie Driver - Nomination Miglior attrice non protagonista Oscar 1998 -, intravedendone la tenera dolcezza sotto la coltre di ghiaccio, non lo avesse salvato dagli abissi dell'inferno? O se Chuckie Sullivan, disposto persino a sdraiarsi in mezzo al traffico per lui, non l’avesse martellato con i suoi input talvolta perentori?

L’uomo che giaceva addormentato nel ragazzo prodigio, “troppo sicuro di sé, convinto di riuscire a scamparla da ogni situazione di pericolo e di poter gestire appieno le proprie relazioni”, proverà seriamente a fuggire dalla realtà sonnolenta dei sobborghi di Boston? Capirà che non può isolarsi dall’intera società e persino dalle persone più care per incontrarsi soltanto con Shakespeare, Nietzsche, Frost, O'Connor, Kant, Pope, Lock? La sua epifania lo spingerà a cementare le basi del suo nuovo edificio spirituale?

Degna di rilievo, in quest’ottica, appare l'immagine della locandina italiana, in cui la risata fresca di Will, accompagnata dal sorriso sereno di Sean, è vigorosa prolessi dei messaggi fortemente plastici che ricalcano il percorso invisibile di chi, apprezzando la funzione apotropaica del confronto attivo, scopre, pur nella genialità, la propria normalità e si salva.  Altrettanto indicativa la parte posteriore della copertina, in cui compaiono, in primo piano, Robin Williams, Matt Damon, Minnie Driver e Ben Affleck… E Stellan Skarsgard? Perché il celebre professore s’intravede di scorcio dopo aver fatto tanto per il portentoso inserviente  del MIT? La risposta, probabilmente, sta nel fatto che Gerald Lambeau non cerca di guidare spassionatamente l’“uomo-Will” con desideri da accarezzare o ansie da placare e rischia di farlo ardere nella rabbia che manifesta. Il Docente, piuttosto, nutre, in fondo al cuore, una certa invidia nei confronti del giovane sbandato e lo sollecita ad accettare varie proposte di lavoro indotto dalla velata aspettativa di trarne dei vantaggi anche per la propria carriera.

Gli spettatori, durante lo snodarsi delle scene, sono bombardati da tanti interrogativi. Si chiedono se Will Hunting saprà ascoltare il proprio cuore e volerà in California…  Se deciderà di gustare insieme a Skylar “tante succose caramelle” stringendole la mano e guardandola negli occhi…  “Se, un bel giorno, a qualcuno che dovesse telefonare per quel lavoro, gli si potrà dirà soltanto: Spiacente! Will si deve occupare di “una studentessa ad Harvard che, anche per lui, diventerà “un angelo mandato da Dio sulla terra per farlo vivere vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro”.

Grande suspense nelle note finali mentre gli occhi imperlati degli astanti riaccarezzano il momento magico in cui Will Hunting, in una delle sfumature più energiche, abbraccia Sean Macguire. Il pianto convulso del giovane, come un potente unguento, scaricando le ataviche tensioni. ha disinfettato tutte le ferite del suo cuore e gli è esploso dentro fino a togliergli il fiato.

Niente addio, niente arrivederci, niente. L’uccello librato nell’aria della propria identità è sparito. Chuckie è ancora dietro la porta che bussa… A ogni vano “toc toc”, sente inondare il suo cuore gioioso da una stilla eloquente… Nessuno gli apre… E bussa ancora… Nessuno gli apre e si sente felice…

Il pulcino nella stoppia ha sfondato la corazza protettiva?


      Matilde Perriera

 

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