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Sufismo

Riflessioni sul Sufismo

di Aldo Strisciullo    indice articoli


 

Il viaggio: valori e qualità

Marzo 2010

 

Nell’introduzione ai resoconti di viaggio di Ibn Battuta, Ibn Juzayy fa riferimento ad alcuni passi del Corano (20° Sura): «53 Ha fatto della Terra un letto per voi, vi ha tracciato strade in favor vostro, ha fatto scender acqua dal cielo. Con essa Noi facciamo germogliare coppie di vegetali. 54 Mangiate e fate pascolare i vostri greggi!  Vi sono in ciò dei segni per i dotati di intelletto. 55 Da essa Noi vi abbiamo creati. In essa vi riporteremo. Da essa vi faremo uscire ancora una volta». viaggio di Ibn BattutaIl testo continua lodando Dio per il creato, come era in uso all’epoca quando si scriveva un libro, e la benedizione al Profeta Maometto, attraverso cui Dio a mostrato la Via da percorrere. Infine, esalta la figura di Ibn Battuta che «dopo aver vagliato popoli diversi e sondato gli usi arabi e non-arabi [...] Ha percorso i paesi del Mashreq per arrivare a questa luna piena del Maghreb... così, trovato alfine il fertile pascolo di cui era a lungo andato in cerca, egli ha scordato il suo costume di girare per il mondo e ha assolto il nobile compito indicatogli: dettare (imlā’) il racconto di quel che aveva visto nel corso dei suoi peripli. Città, episodi curiosi rimasti impressi nella sua memoria, ricordi d’incontri con sovrani, eccelsi dotti e devotissimi santi delle varie regioni della terra... su tutto ha dettato storie in grado di allargare gli animi e deliziar l’udito al pari dello sguardo. Da ogni cosa straordinaria ha tratto qualche considerazione e da ogni meraviglia una nuova conoscenza».

 

Quali sono, dunque, i valori e le qualità del viaggio? Viaggiare vuol dire anzitutto conoscere. Viaggiare è “vedere” con la mente e col cuore, girare lo specchio del mondo e capire. Sono almeno due le dimensioni del viaggio, una esteriore fatta di luoghi, persone, usi, costumi e una interiore, fatta di intuizioni, sensazioni, considerazioni che trascendono il tempo e le cose concrete del mondo stesso. Tutto ciò che si imprime nella nostra memoria, durante il viaggio, entra a far parte della nostra essenza e quanto più ciò che vediamo differisce dalle nostre esperienze, tanto più esse risulteranno ampliate. Ogni viaggio intrapreso, a qualsiasi livello, lascia sempre un segno, trasforma l’individuo nel suo intimo, allargando la sua consapevolezza.
Riguardo al cammino spirituale e alla realtà di ogni essere umano sulla terra, il viaggio è forse la metafora più pregna di simbolismo. Noi esseri umani siamo solo di passaggio su questa terra e tutta la nostra esistenza potrebbe essere considerata solo dal punto di vista simbolico. Il Corano, a tal proposito, è chiaro quando invita a percorrere la Terra al fine di decifrarne i segni, per comprendere e maturare, avendo in noi tutto ciò che è necessario per il cammino. Un viaggiatore che abbia interiorizzato questa condizione non rischierà di assuefarsi alle abitudini e di essere colto dalla morte con riluttanza. Inoltre, la condizione del viaggiatore è quella dell’astrazione intellettuale la cui essenza è la ricerca. Lo shaikh Gabriele Mandel dice: «siamo sulla terra per cercare non per trovare». L’essenza del viaggio è perdere e non guadagnare e il suo segreto è arrivare ad ogni meta intermedia con meno di quanto si aveva in precedenza.
Tra gli obblighi del sufi c’è evidentemente quella del viaggiare. Scrisse il Maestro iraniano Abu alHasan Farisi (VIII-IX secolo): «Le condizioni fondamentali del Sufismo sono dieci. La prima è avere chiaro il concetto dell’unicità divina (la ricerca dell’essenza di Dio); poi trarre lezione da ciò che si ascolta (studiare e imparare); trovare sempre una compagnia buona (seguire una buona Confraternita); preferire gli altri a se stesso (bontà e disponibilità empatica); non attardarsi nell’estasi (liberarsi dall’egotismo); chiarire a se stesso ciò che sorge dalla coscienza (umiltà, dignità e consapevolezza); viaggiare molto; rinunciare al desiderio del guadagno materiale (accontentamento e povertà); proibirsi di accumulare beni materiali (saper affrontare le rinunce); adeguarsi al principio della verità (non mentire a se stesso e agli altri)».
 Con “viaggiare molto” si intende osservare il mondo e trarne insegnamento. Ancora, secondo il Corano: «Non hanno percorso la terra e considerato quale fu la fine di coloro che vissero prima di loro?; e: Percorrere la terra e considerate come Egli ha iniziato la creazione». Il Profeta Maometto disse: «Impegnatevi nella ricerca del Sapere, doveste per questo andare sino in Cina».
Le condizioni fondamentali del Sufismo possono essere in qualche modo tutte riallacciate alle esperienze del viaggio, nei suoi aspetti più simbolici. La ricerca dell’essenza di Dio è la meta. Ascoltare e imparare sono i profitti e le possibilità del viaggio stesso. La compagnia buona in genere è la compagnia al quale ci si affianca nel tempo del viaggio, ovvero altri viaggiatori che perseguono la stessa meta. Imparare a mettere gli altri davanti a sé, aiuta il confronto, aiuta a liberarsi dai preconcetti e ad accogliere l’altro con sincerità. Non attardarsi nell’estasi, vuol dire non attardarsi nei piaceri, quindi nei godimenti passeggeri che ci distraggono dalla meta. Capire le esperienze, gli usi, i costumi, i luoghi e gli stati spirituali che insorgono nell’animo permette di evolvere, di aumentare la propria consapevolezza terrena e spirituale e di comprendere come tutto è relativo. Il rinunciare e il proibirsi l’accumulo di beni materiali riguardano la condizione stessa del viaggio: non attaccarsi a nulla, non avere “bagagli” che rallentino il cammino o esitazioni che ci possano sviare dall’avvicinamento all’essenza di Dio.
Adeguarsi al principio di verità, infine, vuol dire cercare la propria posizione e rispettare tutti gli altri esseri umani che si incontrano lungo la Via, poiché tutti tendono più o meno consapevolmente alla stessa meta.
Le aspirazioni umane fondamentali sono le medesime in ogni tempo e in ogni luogo. Le culture sono declinazioni transitorie delle manifestazioni delle pulsioni dell’essere umano, compresa la fede. Ogni religione è espressione di fede e le differenti teofanie dipendono solo dalla diversità dei tempi e dei luoghi. Ciò che può essere adeguato per una comunità può non esserlo per un’altra. Dio nel Corano, alla Sura 5, versetto 48, dice: «A ciascuno di voi abbiamo assegnato una regola e una Legge. Se Dio avesse voluto, certo avrebbe fatto di voi una sola comunità. Ma vuole provarvi con ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque nelle buone opere. Tutti ritornerete a Dio, che allora vi informerà su ciò su cui divergete».
Il viaggio è la condizione umana dell’esperienza terrena. Siamo ospiti e “momenti” di un cammino eterno di cui ci è dato fare esperienza. Questa è l’essenza stessa della nostra esistenza. Il sufi interiorizza questa condizione per abbandonare ogni orpello e ogni freno terreno che impedisce di realizzare il suo sé e tornare a Dio.

Aldo Strisciullo

 

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