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Sul Sentiero I Dalla “divina inquietudine” alla Gioia

Sul Sentiero I
Dalla “divina inquietudine” alla Gioia

di Bianca Varelli
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Il senso delle cose

 

Nei primi stadi evolutivi, l’uomo è conscio solo di sé e dei suoi bisogni; in una successiva fase del suo percorso, è consapevole dell’ambiente circostante ma è ripiegato egoisticamente su di sé e teso alla realizzazione dei suoi personali obiettivi (fase “del Leone”); in una fase ancora più avanzata, egli “sente” in modo ancora più ampio: comincia ad avvertire la necessità di governare la propria vita, in un processo di autoeducazione permanente, e di cooperare, a diversi livelli, allo sviluppo del Pianeta.
In questo stadio egli avverte sempre più profondamente l’insoddisfazione per la vita ordinaria, che gli appare spesso meschina e poco interessante.
Ciò finché non scopre il valore d’insegnamento di ogni situazione. Comprende allora che l’anima incontra, nell’esperienza terrena, le esperienze più utili per il suo sviluppo, che essa stessa “ha progettato” nell’intervallo di rielaborazione del vissuto tra una vita e l’altra, se ha raggiunto il grado evolutivo per poter farlo.
In tale prospettiva evolutiva, ogni cosa assume, in effetti, un senso diverso. Ciò che per il mondo è considerato un male, un’ingiustizia, un insuccesso, una ferita, un disonore, in un’ottica allargata e interiorizzata rivela la sua natura di “lezione”. Sta a noi superare l’inevitabile momento della delusione, della rabbia, dello sconforto che accompagna ogni “dolore” per coglierne l’essenza trasformatrice e sublimatrice.
L’esperienza vissuta svelerà così – spesso non immediatamente ma solo dopo matura rimeditazione – il suo significato evolutivo: potremmo essere diventati, ad esempio, più compassionevoli, più forti, più pazienti, più equanimi, più desiderosi di conoscere e capire…
Ciò che sembra “inaccettabile” alla personalità è spesso “il meglio” per l’anima; attraverso quei vissuti, che a noi tutti possono apparire talvolta strazianti, si compie un percorso di perfezione che è certamente personale, ma che riguarda anche coloro che sono coinvolti a diversi livelli in quell’esperienza: parenti, amici, semplici osservatori… Anch’essi potranno cogliere il senso dei fatti, l’insegnamento nascosto, e sviluppare le qualità che quell’esperienza evoca, talvolta per contrasto rispetto a vicende di violenza, odio e distruttività: benevolenza, senso della giustizia, rispetto per la persona…
In tale prospettiva, siamo tutti “educatori”, ovvero mediatori di consapevolezze, poiché cooperiamo, coscientemente o incoscientemente, all’evoluzione dell’interiorità nostra e degli altri. Il nostro libero arbitrio consiste nella scelta di trasformarci attraverso le esperienze in cui ci siamo - e non a caso - imbattuti; nel considerare le difficoltà come “opportunità di sviluppo”.
Si farà pace, allora, dentro di noi, poiché avremo colto “il senso”.
È necessario evitare pertanto qualsiasi forma di “resa” dell’anima, di disfatta, di fronte a delusioni e fallimenti di ogni specie, a reali o apparenti regressioni sul Sentiero; le sconfitte non vanno certamente sempre giustificate, ma, comunque accettate e comprese.
Ogni situazione può essere utile a sviluppare le qualità del per-dono a sé e agli altri, della disciplina, della fiducia nella benevolenza dell’Universo. Bisogna che non venga meno la Volontà di lavorare alla realizzazione del proprio Proposito personale e di quello dell’umanità, anche quando non si riesce a scorgerli chiaramente, perché temporaneamente offuscati dalla proiezione della nostra dolorosa emotività, e comunque si presenti il nostro destino.
Lungo tale percorso di consapevolezza, l’individuo in via di risveglio si fornisce via via di strumenti mentali ed emotivi adeguati al proprio stato evolutivo: quando si rende conto che le confessioni religiose, con i loro dogmi, le loro teologie, le loro concezioni talvolta ristrette di “bene” e di “male” non soddisfano il suo bisogno di razionalità, diventa un “libero ricercatore”, e, poi, un aspirante e un discepolo.
Male e Bene gli appaiono, in una prospettiva più matura, come fasi evolutive “in successione”: pur avendo scelto di promuovere il “Bene”, cioè l’evoluzione, egli sa che il Male non è che Bene non ancora manifestato, potenzialità di Bene, e ne attende con fiducia la redenzione.
Egli è teso, ora, a coniugare Teoria e Prassi, operando al servizio dell’evoluzione; intende, cioè, materializzare l’ideale in opere concrete, affinché esso non rimanga “lettera morta”.

In tale prospettiva:

  • saprà con certezza sempre maggiore di vivere in un Universo causale e non casuale;

  • si rassicurerà sul fatto che “tutto ha un senso”;

  • comprenderà che “ogni realtà  è effetto di una causa”;

  • lavorerà per produrre cause che producano effetti di Bene e di Luce;

  • non accuserà più gli altri;

  • cercherà nella propria immaturità la causa di buona parte della sua sofferenza;

  • comprenderà che “tutto è in rete” e intravvederà che “tutto è simultaneamente”;

  • imparerà a leggere le sincronicità;

  • svilupperà coscienza e vigilanza;

  • comprenderà che ogni pensiero e azione riflettono la propria luce o la propria  ombra in tutto l’Universo;

  • infine, vivrà nella serenità che “Tutto è Bene”.

   Bianca Varelli

 

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