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L'aspirante e l'alchimia Interiore

Sul Sentiero II
L'aspirante e l'alchimia Interiore

di Bianca Varelli
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PARTE PRIMA - LA VITA UNA


L'espansione della coscienza


Dalla più ampliata Visione dell’universo, e del posto che in esso è destinato all’uomo, nasce un forte movente per lavorare al dominio e al perfezionamento e della nostra natura fisica e, contemporaneamente, per cooperare amorevolmente con i nostri fratelli alla costruzione, “in rete”, di forme migliori (civiltà, comunità, istituzioni, tendenze spirituali…) che sostituiscano quelle cristallizzate, non più idonee all’uomo che si avvia a conquistare il quinto regno, quello celeste:


Qual è dunque il proposito retrostante a questo incessante processo di costruzione di forme, di questo combinarsi delle forme minori? Qual è la ragione di tutto questo e a cosa tende?
Sicuramente è lo sviluppo della qualità, l’espansione della coscienza, l’evolvere della facoltà di comprensione, la produzione dei poteri della psiche e dell’anima, l’evoluzione dell’intelligenza. Sicuramente è la dimostrazione graduale dell’idea di base, o proposito, che quella grande Entità che chiamiamo Logos o Dio sta attuando attraverso il sistema solare…
Per tutti i gradi e i tipi di atomi c’è pure un proposito. C’è una meta per l’atomo chimico, c’è un punto d’arrivo per l’atomo umano, l’uomo.
L’atomo planetario dimostrerà pure un giorno il suo proposito basilare e la grande Idea che sta dietro al sistema solare sarà a sua volta rivelata. (Alice A. Bailey, La coscienza dell’atomo)


Una delle probabili etimologie del termine “uomo” riconduce alla radice sanscrita “Man”, colui che pensa; in un antico libro l’uomo viene definito come “la Vita e le vite”, in riferimento all’aggregazione di vite minori di cui egli è il centro e di cui è il logico svolgimento. Egli è l’insieme delle qualità divine, ancora imperfette e segue lo stesso processo che è stato dell’atomo: troverà cioè la sua collocazione in forme sempre più grandi e complesse, e perseguirà un proposito sempre più ampio e alto.
L’uomo - afferma Browning - coordina e aggrega gli attributi della Vita disseminati nel mondo visibile; in lui si riflettono in modo ancora imperfetto i tre aspetti del Logos: intelligenza, amore e volontà.
È a questa Grande Vita che probabilmente allude l’apostolo Paolo quando si riferisce al “Corpo di Cristo”, intendendo con questa espressione l’insieme di unità umane tenute nella sfera di irradiazione del Cristo e che possono essere considerate “il suo corpo” così come le cellule dell’uomo formano il suo corpo fisico.
In un antico scritto sanscrito si dice:


Ogni forma sulla terra e ogni atomo nello spazio lotta con i suoi sforzi verso l’autoformazione seguendo come modello l’Uomo Celeste. L’involuzione e l’evoluzione dell’atomo…hanno un solo e unico fine: l’uomo.


Alla morte dell’uomo la forma, che è servita allo scopo dell’evoluzione, si disperde nel mondo fisico, e lo spirito, che è stato il nucleo che ha dato energia alle vite minori, si libera, per riprendere, in una forma più adeguata, il processo autocoscienza - coscienza di gruppo - coscienza del Tutto.


Qual è perciò la meta per l’atomo umano, che è già autocosciente, che è già individualizzato e che può guidare se stesso per mezzo della propria volontà? Quale via si apre davanti all’uomo? Semplicemente l’espansione della propria coscienza, fino a includere la coscienza della Grande Vita, o Essere, del cui corpo è egli stesso una cellula. (Alice A. Bailey, La coscienza dell’atomo)


Ed è l’Amore il motore di tale universale evoluzione:


"E' per virtù dell'amore che tutto è stato prodotto e l'amore è tutto: si manifesta come forza e vita nelle cose viventi, è ciò da cui le forze viventi traggono forza e vita ed è il vigore stesso delle forze viventi; l'amore riscalda ciò che è freddo, illumina ciò che è oscuro, risveglia ciò che è torbido, vivifica ciò che è morto; conducendole col furore divino fa sì che le cose inferiori dimorino nella regione sopraceleste; per ministero d'amore le anime si tengono unite ai corpi; sotto la sua guida si indirizzano alla contemplazione; spinte dal suo volo si uniscono a dio, vinta la difficoltà della natura; è l'amore a insegnare cosa sia proprio di altri; cosa sia nostro, cosa siamo noi, chi gli altri; è l'amore a consentire che alcune cose siano suddite e serve e che noi siamo soggetti all'influsso e al dominio di altre; infatti la necessità che si libra sopra di tutto obbedisce al solo amore".
(Giordano Bruno, Il sigillo dei sigilli)


   Bianca Varelli


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