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Riflessioni Teosofiche

Riflessioni Teosofiche

di Patrizia Moschin Calvi  - indice articoli

 

Il lato nascosto delle festività cristiane

Di Charles Webster Leadbeater  
Da LUCIFER, 15 gennaio 1889, pp. 399-404

Dicembre 2012

 

Penso possa essere di qualche interesse presentare, in concomitanza del Natale, un articolo che parli della parte esoterica delle festività di questo periodo.

L’autore, Charles Webster Leadbeater (1854 – 1934) eminente membro della Società Teosofica,  è stato anche co-fondatore, con J.I. Wedgwood, della Chiesa Cattolica Liberale, ancora diffusa nel mondo e prolifico scrittore su tematiche legate all’esoterismo. Ha collaborato a lungo con Annie Besant per la diffusione degli ideali teosofici tenendo conferenze, scrivendo articoli e saggi.

 

   Patrizia Moschin Calvi

 

 

Il lato nascosto delle festività cristiane
Di Charles Webster Leadbeater

 

Prefazione

Queste note sull’anno liturgico originariamente erano destinate al primo volume della Scienza dei Sacramenti, ma poi trovammo che c’erano molte più cose da dire al riguardo di quelle che possono essere compresse in un capitolo e che sembrava meglio dedicarvi un volume separato.
Il libro in gran parte è la trascrizione di alcuni sermoni tenuti ad una congregazione, per i cui membri le idee qui contenute erano nuove. A causa del molto lavoro non ho più avuto il tempo di dare organicità agli scritti e quindi vi si troveranno occasionali ripetizioni e forme colloquiali, ma sembra la cosa migliore lasciare che essi vengano comunque diffusi perché in ogni modo possano essere di una qualche utilità agli studenti della Chiesa Cattolica Liberale e delle religioni in generale.

 

     Charles Webster Leadbeater

 

 

Le festività

Dio ha un piano per l’uomo e questo piano è l’evoluzione. Da Lui veniamo ed a Lui ritorneremo.

I filosofi orientali ci dicono che siamo sul “Nivritti Marga”, il sentiero di ritorno e un poeta moderno ha detto la stessa cosa con altre parole: ”Lo scopo della vita è quello di ri-salire verso Dio”.

La Chiesa di Cristo esiste unicamente per aiutare l’umanità in questo processo e ha metodi ingegnosi di offrire il suo aiuto.

Uno di questi è la preparazione dell’anno liturgico, che differisce in qualche modo da quello della vita civile.

Generalmente parlando, esso si divide in due parti. La prima è dedicata al metterci di fronte, in modo drammatico, i veri stadi del sentiero che abbiamo da percorrere, mentre la seconda alle applicazioni pratiche di quello che ci è stato insegnato. In tutte e due le sezioni sono disseminate varie festività, ciascuna delle quali serve a ricordarci qualcosa di importante e a sollecitarci a fare uno sforzo speciale, in tali occasioni, legato all’evento stesso. E, per rendere questo più facile, in quei momenti vi è un riversarsi supplementare di forze dal mondo superiore.

Come diciamo nel nostro rituale: “La prima parte dell’Anno Liturgico, dall’Avvento alla Pentecoste, è dedicata alla commemorazione delle varie scene nel Mistero-Dramma della vita di Cristo, che è poi quello di ogni cristiano, come sottolineò Origene”.

Ci sono quattro stadi principali in questo processo. Coloro che si sono interessati a tale argomento da un altro punto di vista, sanno che nelle religioni orientali essi sono chiamati “Le Quattro Grandi Iniziazioni”. Tutto ciò si trova anche nel Cristianesimo, ma le parole sono diverse.

La prima è simbolizzata nella nascita del Cristo – ovvero quella prima Grande Iniziazione che è la nascita dell’uomo nella Grande Fratellanza Bianca, quella che nei Vangeli viene sempre definita come “Regno dei Cieli”. Non possiamo capire i Vangeli, trarne un senso, se consideriamo il Regno dei Cieli come il Paradiso dopo la morte. Se riusciamo a comprendere che il Regno dei Cieli è una grande comunità di esseri viventi, potremo intuire perché è difficile, gravoso per l’uomo ricco entrarci e potremo vedere come tutte le promesse fatte al riguardo siano esatte alla lettera, altrimenti non avrebbero alcun senso.

Nella prima iniziazione ha luogo anche la nascita del Principio Cristico nell’uomo, poiché la monade e l’Ego - Spirito e Anima per usare termini cristiani – diventano Uno per un meraviglioso momento.

Il secondo di questi grandi stadi o iniziazioni è simboleggiato dal Battesimo di Nostro Signore. Non dobbiamo confonderlo con quello che viene impartito ai bambini. E’ quello di cui parlava Giovanni il Battista: “Io vi battezzo con l’acqua, ma verrà dopo me Colui che vi battezzerà con lo Spirito Santo e col Fuoco”. C’è un “riversamento” dell’Iniziazione al Candidato, a quella seconda grande cerimonia, che ha davvero tutta l’apparenza di un Battesimo di fuoco.

La trasfigurazione è la rappresentazione della terza di queste grandi iniziazioni, poiché veramente la Monade, lo Spirito, con essa trasfigura l’anima e l’anima a sua volta trasfigura il corpo – la personalità – come spesso la chiamiamo.

Passando alla quarta troviamo che la gente pensa che sia un’Iniziazione davvero terribile: sebbene sia anche una di quelle di più grande gloria, visto che il candidato soffre la Crocifissione e, se la prova è superata con successo, è sempre seguita dalla vittoria della Risurrezione.

Se leggiamo il resoconto della vita di qualche mistico che sia passato attraverso questo meraviglioso stadio, noteremo quanto questi eventi si susseguano da presso l’uno all’altro e quanto il Cristianesimo li rispecchi fedelmente. Vedremo inoltre come di solito ci sia un piccolo “trionfo terreno” come quello del Cristo nella domenica delle Palme e dopo sempre un complotto di nemici per fare cadere in disgrazia il candidato; ci sono di continuo incomprensione e malintesi che lo riguardano e lo mettono in cattiva luce e, dopo questo passaggio, viene la grande gloriosa Risurrezione oltre le sofferenze, nella vita eterna – eterna per quanto riguarda questo mondo, poiché l’uomo che ha fatto quel passo non ha più bisogno di rinascere ancora su questa terra.

Dopo di ciò viene il quinto gradino, l’ultimo di tutti, quello che fa dell’essere un Superuomo.

Esso è simboleggiato dall’Ascensione in cielo e dalla discesa dello Spirito Santo. C’è un’immensa quantità di dettagli in cui non entrerò ora, ma si può comunque vedere come l’interpretazione simbolica sia coerente e ragionevole. Non c’è discussione contro di essa, mentre l’affermazione che il resoconto sia storico può essere contestata su ogni punto.

Molti degli eventi descritti come accaduti realmente nell’ultima vita di Cristo sono commemorati nel giorno in cui si presume siano avvenuti, sebbene su questo argomento ci siano state, nella storia ecclesiastica, notevoli divergenze di opinione.

Il grande gruppo di festività le cui date sono determinate dalla Pasqua, cade in giorni diversi del mese ogni anno, ma viene deciso in riferimento alla luna piena della Pasqua, proprio come nell’antica Pasqua ebraica.

L’altro gruppo di festività, dipendenti dal Natale, ha date fisse: l’annunciazione, il Natale stesso, l’Epifania e la Presentazione al Tempio del Cristo. È poco ragionevole supporre che ciascuna di esse sia storicamente corretta, ma sono state sistemate in maniera da essere conseguenti l’una all’altra.

 

Avvento

Per noi, come per la Chiesa di Roma e d’Inghilterra, la prima domenica dell’Avvento è considerata essere il capodanno ecclesiastico. Anche le chiese greca o russa osservano la stessa tradizione ma aderiscono al vecchio calendario e pertanto iniziano l’anno dodici giorni dopo di noi.

La prima grande festa dell’anno ecclesiastico è quella della nascita del Cristo (Prima Grande Iniziazione) ma la Chiesa, nella sua saggezza, ha stabilito che per ciascuna delle festività più importanti ci sia un periodo di preparazione e così, prima del Natale, c’è la stagione dell’Avvento.

Non è solo un modo di dire, quello di esortare ad essere preparati al Natale durante l’Avvento; il Natale non è solo un compleanno, la commemorazione della natività del Signore ma anche un momento in cui si riversano speciali forze spirituali e, se ben preparati, ne riceviamo con più abbondanza.

Le quattro domeniche dell’Avvento sono dedicate dai mistici della Inner School of Christianity alla contemplazione delle quattro qualifiche per la prima Iniziazione: Discriminazione, Assenza di desiderio, Buona condotta e Amore, ma di questo non è rimasta traccia nella Chiesa moderna, salvo la sostituzione del rosa col viola come colore per la terza domenica.

Come spiegato nella nostra Liturgia(e più esaurientemente nel primo libro di questa serie: “La scienza dei Sacramenti”), la Chiesa utilizza diversi tipi di vibrazioni, quelle che possiamo vedere come colori, per aiutarsi ad imprimere sui membri le varie lezioni che devono essere imparate nel corso dell’anno.

Nei periodi di preparazione (Avvento, Quaresima e Vigilia di Ognissanti) il colore scelto come più utile è il porpora, che irradia luce ultravioletta e ha proprietà purificanti e risananti. All’incirca verso la metà dell’Avvento e della Quaresima c’è una domenica in cui è prescritto il rosa. In base a certi curiosi equivoci questi periodi preparatori sono stati considerati come momenti di penitenza e di afflizione e si supponeva che la domenica “in rosa” fosse stata introdotta come una specie di mitigazione del dolore, un momentaneo sollievo dall’austerità. Una teoria più attendibile spiega che, essendo il nostro amore per Dio l’unico motivo del nostro tentativo di autopurificazione, questo drammatico cambio di colore nel bel mezzo della stagione ha lo scopo di ricordarci il profondo e vero affetto che deve sottostare e permeare ogni sforzo che facciamo, se esso deve avere un successo duraturo. Deve ricordarci anche la gioiosità che dovrebbe caratterizzarci per tutto l’anno, poiché non è con l’afflizione senza costrutto per i nostri peccati, ma con la ferma risoluzione a non commetterli più, che possiamo renderci adeguati ad utilizzare al meglio la gloriosa festività che si approssima.

La Chiesa Cattolica ha sempre riconosciuto la natura duale dell’Avvento, che è sì la preparazione per la venuta del Cristo, ma anche la celebrazione della nascita nella Sua ultima vita sulla terra. Le Chiese di Roma e d’Inghilterra parlano di questa seconda venuta e implorano i loro membri a prepararsi, ma anche qui c’è una grande quantità di equivoci. Nelle Scritture Cristiane questo fatto è confuso con l’idea della fine del mondo, cosicché la gente che pensa alla seconda venuta del Cristo generalmente la collega con la fine di tutto quello che conosce e così la teme. Nei Sermoni e negli Inni collegati con questa Venuta, si trascina ancora un sentore della penosa anticipazione dell’orribile discesa dal cielo fisico, accompagnata da spaventosi fenomeni meteorologici. Vorrei che fosse chiaro che tutto ciò non è solo folle ma anche blasfemo e che gli uomini che insegnano tale erronea concezione della vera dottrina cristiana e così diffamano e degradano il nostro Padre Celeste, hanno responsabilità molto serie. Niente di tutto ciò si trova naturalmente tra i veri mistici, che sanno da sempre che Dio è Amore e che non hanno mai temuto nessuna manifestazione della Sua presenza, perché sanno che, sia che lo vedano o meno, egli sarà sempre con loro fino alla fine dei tempi.

Tutta la paura di Dio viene da un equivoco. La seconda Venuta del Cristo è davvero connessa con una fine; ma non è la fine del mondo, bensì la fine di un’era. La parola greca AION, è la stessa di eone in inglese, e proprio come Cristo aveva detto 2000 anni fa, la Legge Ebraica era arrivata alla fine – poiché egli era venuto a portare una nuova Legge – quella del Vangelo. Così la diffusione del Vangelo sarebbe finita qualora egli fosse venuto di nuovo a portarne un’altra. Egli darà gli stessi insegnamenti poiché la Verità è una, ma forse in una nuova veste, più adatta ai tempi.

L’insegnamento sarà certo lo stesso, dal momento che è apparso in tutte le fedi esistenti le quali, sebbene differiscano nel modo di presentarlo, sono tutte assolutamente d’accordo nella maniera di vivere cui chiedono ai loro seguaci di adeguarsi.

Troviamo considerevoli differenze tra gli insegnamenti esoterici di Cristianesimo, Buddismo, Induismo, Islamismo ma se esaminiamo gli uomini retti di ciascuna religione e osserviamo la loro vita pratica, troveremo che conducono tutti esattamente la stessa vita e aderiscono tutti alle stesse virtù che un uomo giusto deve possedere, tanto quanto esistono le stesse malvagità. Come persone di buon senso, dobbiamo riconoscere che le cose davvero importanti in ogni religione non sono le vaghe speculazioni metafisiche su questioni riguardo alle quali nessuno può veramente sapere qualcosa di certo, poiché queste non hanno influenza sulla nostra condotta; ciò che importa sono i precetti che toccano la vita quotidiana, che ci fanno questo o quel tipo di persone, nelle relazioni con gli altri. Tali precetti sono gli stessi in tutte le religioni esistenti e così sarà per quelle nuove, quali che esse siano.

Forse possiamo inoltrarci un pochino nel considerare quello che Egli insegnerà nella Sua Venuta, poiché c’è qualche informazione al riguardo che possiamo considerare.

Ricorderete che prima di questo Istruttore del Mondo la carica era ricoperta dal Signore Gautama, colui che gli uomini chiameranno il Buddha. Egli era definito Signore della Saggezza. Diede molti insegnamenti, tutti però centrati sull’idea che conoscenza significa salvezza e che i mali del mondo provengono dall’ignoranza.

L’attuale Istruttore del Mondo porta il nome di Maitreya, che vuol dire gentilezza o compassione e, proprio come il Signore Buddha veniva chiamato Signore della Saggezza, il Maitreya è definito Signore dell’Amore o della Compassione. La Verità Centrale del Suo insegnamento, quella su cui mette l’enfasi, è che tutti i mali del mondo vengono da una mancanza di amore e fratellanza. Due volte Egli è apparso: come Krishna in India e come Cristo in Palestina. Nell’incarnazione come Krishna la grande caratteristica era sempre l’amore: ancora oggi la religione che ha fondato si perpetua nella più toccante devozione verso Krishna bambino. Di nuovo, nella sua nascita in Palestina, l’amore era il grande tema del Suo insegnamento. Diceva: “Vi do questo nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come Io ho amato voi” e chiese ai suoi discepoli di essere Uno con Lui così come Egli era Uno con il Padre.

Il Suo discepolo più vicino, S. Giovanni, che visse molto a lungo (oltre 100 anni), persino nei giorni della sua estrema vecchiaia, nonostante non riuscisse a tenere più lunghi sermoni, esortava i più giovani dicendo loro di amarsi gli uni gli altri.

Anche quel piccolo libro che si chiama: “Ai Piedi del Maestro” e che raccomando vivamente, i cui insegnamenti vennero impartiti da un Maestro di Saggezza che è lui stesso discepolo dell’Istruttore del Mondo, è fortemente permeato dallo stesso Spirito di Amore.

Per noi che sappiamo dell’approssimarsi della sua venuta, l’Avvento non è un tempo di timore ma di gioioso ricordo e di ancor più gioiosa anticipazione.

Nella Stagione dell’Avvento dovremmo avere ben presente la necessità della qualità della discriminazione nel prepararci per la nostra propria Iniziazione e anche per la venuta del Signore.

Potrebbe essere utile per noi pensare a come questa grande qualità possa essere utilizzata nei nostri sforzi per diffondere la conoscenza dell’ormai prossima venuta e a come, nel nostro lavoro di preparazione, possiamo usare la saggezza del serpente tanto quanto l’innocuità della colomba.

 

Natale

Natale è una delle più grandi festività della Chiesa, superata forse solo dalla Pasqua, poiché se in questo giorno celebriamo la nascita del Sole Dio, a Pasqua acclamiamo la Sua vittoria sul potere delle tenebre.

Il Cristianesimo, come tutte le altre religioni, è stato fondato nell’emisfero nord e conseguentemente le sue festività cadono in un momento poco appropriato, se consideriamo la cosa dall’emisfero sud.

Questa festa si celebra all’equinozio, quando il giorno diventa più lungo della notte e simboleggia la vittoria del Sole Dio sul potere delle tenebre. Era stata istituita migliaia di anni prima della nascita di Gesù ed è stato abbastanza naturale per la Chiesa delle origini adottarne le date, per le sue celebrazioni.

La vera data della nascita di Cristo non la conosciamo, ma da varie indicazioni sembrerebbe probabile che fosse da qualche parte in primavera. Il 25 dicembre venne comunque scelto agli inizi della storia ecclesiastica per la sua coincidenza con la grande celebrazione del Sole e venne naturale avvantaggiarsi di quella che era già una festa pubblica.

Coloro che non afferrano il significato simbolico della vita del Cristo naturalmente pensano che tutte queste festività ecclesiastiche siano semplicemente storiche ma noi che stiamo cercando di penetrare un po’ più profondamente nella Verità, troviamo interessante cercarvi significati più profondi.

Quali sono i punti che la Chiesa Cattolica Liberale ama rammentare riguardo alla grande festa del Natale? A me sembra che ce ne siano almeno sette e cercherò di spiegarveli uno per uno.

1) Non possiamo certamente ignorare l’aspetto storico del giorno, anche se sappiamo che non è un vero anniversario. Siamo chiamati, nel giorno di Natale, a considerare la discesa sulla terra del grande discepolo Gesù, e a ringraziarlo per questo e per tutto ciò che è poi avvenuto di conseguenza. Fu Lui a dare in prestito il Suo corpo al Grande Istruttore, così che potesse venire a fondare la Sua religione e a diffondere il Suo Vangelo sulla terra.

Questa idea può sembrare strana a certuni ma è comunemente accettata da coloro che hanno afferrato il concetto di reincarnazione, da chi conosce qualcosa del potere e della dignità del Grande Uno che noi chiamiamo l’Istruttore del Mondo. Egli sa che non sarebbe “economico” per lui e non sarebbe stato un buon uso dei suoi meravigliosi poteri, occupare un corpo umano attraverso tutto il periodo della nascita e della crescita, ovvero di quelli che sono i primi stadi della vita. Così uno dei suoi discepoli si è fatto carico di tutto questo per suo conto ed Egli, una volta pronto a farlo, è “entrato” nel corpo pienamente sviluppato e pronto e lo ha usato per i soli scopi per i quali ne ha preso possesso. Poiché Egli stesso vive abitualmente su un piano ben più alto e da là porta avanti un lavoro così magnifico, è così oltre le nostre concezioni, che ci è di poca utilità cercare di capirlo, se non nelle linee principali.

In questo caso particolare, un discepolo avanzato del Cristo Signore nacque nell’anno 105 a. C. tra i discendenti di Re David, come Figlio di Giuseppe e Maria e gli fu dato il nome di Gesù. Egli si prese cura di quel corpo fino a che ebbe circa 30 anni e poi lo passò al Cristo, che lo utilizzò per i tre anni del Suo ministero terrestre. Il discepolo Gesù poi rinacque come Apollonio da Tiana, proprio in quella data che noi di solito consideriamo come l’inizio dell’era Cristiana e mille anni più tardi riapparve come il Grande Maestro Ramanujacharya, che lasciò una profonda impronta sul pensiero indiano.

Comunque sia, noi non lo riveriamo più come discepolo, ma come Maestro Gesù.

Non è necessario credere nell’esattezza storica della vita di Gesù, poiché le stesse incantevoli leggende riguardano anche le altre incarnazioni dell’Istruttore del Mondo ed è piuttosto difficile supporle valide alla lettera. Ciascuna di queste nascite, però, è un grande evento ed è portatrice di fenomeni inusuali, provenienti dai piani superiori, che qualcuno avrà pur visto, tra coloro che in tale periodo vivevano sul piano fisico.

2) In questa occasione ricordiamo la discesa della seconda persona della Santa Trinità nella materia e, proprio come nel ciclo più piccolo dobbiamo profonda gratitudine al Grande Istruttore del Mondo per la Sua discesa in un corpo umano allo scopo di guidarci, così dobbiamo profonda gratitudine per la grande Deità Solare stessa e per quella Sua volontaria limitazione del Suo Potere e Gloria, grazie alle quali siamo venuti in esistenza.

Ci sono molte persone, al mondo, che affermano di non sentire gratitudine per essere state portate all’esistenza, poiché la vita per loro è più dolore che gioia e che se fossero state consultate prima avrebbero preferito non essere qui. Ma chi parla in questo modo pensa solo a quel poco che sa e vede del grande ciclo della vita, non conosce niente di quella Gloria che sta davanti a noi e non si rende affatto conto del potente piano di cui è un’infinitesima parte. Coloro tra noi che sono tanto fortunati da conoscere almeno un poco di quel glorioso disegno, non possono far altro che sentirsi pieni di viva ma umile ammirazione per esso, poiché vedono che, oltre la nostra incapacità del presente stanno la meraviglia e la bellezza del futuro. Cerchiamo di mostrare gratitudine, allora, provando a comprendere la Sua manifestazione, per quanto siamo capaci e di cooperare intelligentemente con essa.

3) Come già detto il Natale ci ricorda la prima delle Grandi Iniziazioni, della quale è un simbolo.

Dobbiamo pensare allora che cosa significa questa prima Iniziazione per noi – essa è realmente una seconda nascita – una nascita nella grande Fratellanza Bianca.

L’Istruttore del Mondo è davvero un Salvatore, ma non solo per l’Iniziato, bensì per tutti noi: i Suoi insegnamenti sono quelli che ci salvano dall’errore e dall’ignoranza.

In tale occasione non solo dovremo guardare con gioia al momento in cui questa meravigliosa Iniziazione sarà nostra, ma dovrebbe pure essere il tempo per la gratitudine per coloro che l’hanno già ottenuta e quindi ringraziare per i Santi, per l’elevazione che hanno dato all’umanità e non solo con l’incoraggiante esempio.

So bene che per molti buoni e onesti cristiani è uno shock sapere che il racconto del Vangelo non è storia ma mito. Quando si afferma questo, la gente immediatamente dice: “Ci stai portando via il nostro Gesù, il nostro Salvatore, negando la Sua esistenza storica”. Non lo stiamo negando, assolutamente, ma sosteniamo che la storia del Vangelo, come ora è scritta, non si è mai inteso che fosse il vero resoconto della vita di quel grande Istruttore del Mondo che è stato il Cristo. Poco sappiamo della vera storia della Sua vita. Pare certo che alcune parti di essa siano intrecciate con questo mito; sembra però che alcune delle affermazioni che nel Vangelo sono attribuite al Signore Cristo siano state da Lui veramente pronunciate. Pare egualmente che altre non lo siano state ed è anche assodato, per chiunque comprenda la materia e abbia letto qualcosa sulle religioni comparate, che l’intero resoconto sia stato reso in quella forma allegorica intenzionalmente; che rappresenti non la storia della vita di una qualche persona, ma la storia spirituale di ogni vero seguace del Cristo. Ovviamente non è una storia, ma un dramma, una collezione di episodi ordinati come per una rappresentazione su un palcoscenico.

Questa idea che sembra così nuova a molti, non lo è poi per tutti. Era piuttosto evidente per i più grandi tra i Padri della Chiesa. E’ strana solo per noi, poiché abbiamo ereditato una buona parte delle ombre del Medioevo. Ormai non è più il tempo della fede cieca, verso ciò che la nostra ragione ci dice essere impossibile. Abbiamo bisogno di comprendere il significato di questa bellissima storia e questo lo possiamo fare facilmente.

Origene, il più grande tra gli scrittori degli inizi del Cristianesimo, ci spiega la cosa in maniera molto chiara. Egli afferma che a quell’epoca c’erano, come certamente ci sono ora, due tipi di Cristiani. Coloro che egli chiamava Cristiani “somatici”, che significa Cristiani “fisici”, intendendo dire coloro che credono nella storia come ad una storia. Della loro dottrina egli diceva: “Cos’altro puoi avere di meglio per l’insegnamento alle masse?”. Ma aggiungeva come parimenti evidente che i Cristiani “spirituali” professano una forma ben più alta di religiosità, in cui si possono cogliere i significati profondi di tutte queste allegorie. La rappresentazione del Cristo, nelle Sue parabole, è quella di Colui che narra una storia con due significati. In primo luogo la storia puramente “fisica” per i bambini, che descriveva (per esempio) come il seminatore svolgeva il suo compito; in secondo luogo, c’era una spiegazione intellettuale, dove il seme rappresentava la parola di Dio, il seminatore era il predicatore mentre i differenti tipi di terreno erano i diversi tipi di cuori sui quali si imprime. Terzo punto: c’era sempre un significato interiore e, ancor più, spirituale, che non viene rivelato, che in questo caso particolare è il riversarsi della vita divina sui vari piani e sui vari mondi.

Origene sostiene che proprio come le parole del Cristo hanno anche un’interpretazione interiore, così pure l’intero racconto del Cristo ha un’interpretazione esoterica, che può essere trovata solo se studiamo le similitudini con le altre rappresentazioni della stessa grande allegoria.

E afferma che, dal momento in cui comprendiamo le verità universali che la narrazione rivela, essa stessa non ha più importanza.

Il suo significato è chiaro, descrive il processo che sta davanti ad ogni Cristiano.

Le persone che studiano in profondità queste tematiche talvolta vengono disturbate dal fatto che vi siano molte strette rassomiglianze tra la leggenda cristiana e quella di altri Soggetti che vennero molto prima del Cristo, ma dobbiamo accettare l’idea di un complessivo plagio degli Scritti Cristiani di autori precedenti, o ancora dobbiamo supporre che tutti loro cerchino di mostrare la stessa grande verità, sebbene ognuno a modo suo.

Questa interpretazione troverebbe conferma in San Paolo, anche quando dice, nella lettera agli Ebrei: “Dio, che in tempi e modi diversi parlò, nel passato, ai nostri Padri tramite i profeti…”, intendeva dire non i pochi profeti ebrei ma tutti i grandi profeti, i Grandi Istruttori del Mondo.

Invece i Cristiani sono ossessionati dall’idea che il Cristianesimo sia la sola religione e che le altre siano solo superstizioni pagane.

Questa è un’attitudine ignorante; la gente religiosa dovrebbe interessarsi a tutte le religioni.

Capita che noi siamo nati (ma non è un caso, dipende anche dai nostri meriti) in questa razza o paese, dove la religione riconosciuta sia il Cristianesimo. Non è un caso. E’ quello che ci siamo meritati, poiché le migliori opportunità per noi sono in questo ambiente, mentre altre persone meritevoli tanto quanto noi sotto ogni aspetto, vengono alla luce in altri posti che per loro sono l’opportunità di questa incarnazione.

4) Nel tempo dell’Avvento, la Chiesa attende la venuta di Nostro Signore e, durante il Natale, la celebrazione porta non solo la nostra gratitudine per la sua ultima venuta, ma anche per quel che verrà. Poiché Egli è pronto a donare e spargere di nuovo il seme della Sua Parola, il Suo aiuto e le Sue benedizioni. Anche ora sembrerebbe esserci una generale aspettativa per qualche Grande Essere. Stavolta le condizioni sono molto diverse ma coloro che hanno ragione di attenderne l’arrivo dovrebbero prepararne la Via per rendere il Suo cammino più agevole.

Capisco che per molte persone, cresciute con la convinzione che ci sia una sola religione al mondo, sia difficile o strano pensare ad una seconda venuta del Cristo ma dobbiamo capire che il mondo sta evolvendo rapidamente e che potrebbe essere necessaria una Sua visita per aiutarci nella nostra evoluzione.

C’è una grande attesa in tutto il mondo per questa nuova venuta: gli Hindù aspettano il Kalki Avatara, i Buddisti il Signore Maitreya. Pure tra i musulmani e gli Zoroastriani c’è la tradizione di questo Grande Essere che deve venire. E, tra i Cristiani, gli Avventisti del Settimo Giorno e altri simili, mentre tra noi abbiamo l’Ordine della Stella d’Oriente, che sta cercando di preparare i suoi membri (ma anche gli “esterni”) alla ormai prossima venuta dell’Istruttore del Mondo. Il bisogno del mondo è certamente grande e c’è un passo in una scrittura, molto più vecchia di tutte le nostre, che afferma: “Quando il male trionfa, io vengo a portare aiuto”.

5) Non dobbiamo scordare che c’è un altro aspetto della venuta del Cristo – è quello nel cuore di ciascuno, ovvero lo sviluppo del principio cristico in noi.

C’è un grande e glorioso mistero in questa affermazione: la meravigliosa e intima relazione tra la Seconda Persona della Santissima Trinità e il Grande Istruttore del Mondo e il legame che li unisce a quel Principio Cristico che sta in ogni uomo e che spesso chiamiamo intuizione. Ma esso ha un significato molto più ampio di questo: vuol dire: “Quella Saggezza che Conosce” ma non tramite il processo della ragione, bensì per “interiore certezza”.

Tale principio è in ognuno di noi, deve essere risvegliato e man mano che ciò accade, realizziamo cos’è la vera fratellanza tra gli uomini, poiché capiamo quella che è la Paternità di Dio.

6) Tutte le grandi festività hanno anche un altro aspetto da considerare: esse sono canali speciali di energia, occasioni in cui ha luogo un riversarsi più grande di potere divino – più grande che nell’ordinario, intendo. Questo va visto non come una limitazione dell’Onnipotenza di Dio, ma tenendo in considerazione che in certi momenti talune energie sono più disponibili che in altri, quando i canali sono liberi, e il Natale è uno di questi.

Uno dei metodi per riversare sulla terra la Sua influenza, è la Santa Comunione.

Ma anche in occasione di Natale, Pasqua, Ascensione e Pentecoste, vi è una straordinaria effusione di forze aiutatrici, ciascuna delle quali proveniente dai piani più alti, con un suo preciso carattere e che porta del bene a tutti i livelli, senza essere sprecata. Per esempio nell’Eucarestia vengono i Grandi Angeli in aiuto e il punto centrale dell’intera Cerimonia, la Consacrazione, è l’azione di Nostro Signore tramite l’Angelo della Presenza.

E quando una persona è nella condizione di amore, devozione, felicità, dai piani più alti, in risposta, ci sarà una effusione di amore e benedizioni commisurata ai suoi sentimenti.

Ci si potrebbe chiedere perché tale generoso riversarsi non accada sempre. Perché non sempre siamo pronti a riceverlo. Dio non ci forza, non è il Suo modo di trattare con noi, non aiuterebbe la nostra evoluzione. Dobbiamo essere aperti, per ricevere la Sua Grazia, senza dimenticare che, in occasione delle grandi festività, mentre su questo piano noi ci prepariamo ad essa, enormi folle di Angeli aiutano a dispensare quella energia. Naturalmente questo vale anche per il Natale o altre occasioni di altre religioni.

7) Infine il Natale è una stagione di gioia, di pace per gli uomini di buona volontà. Questo spirito natalizio è un vero sentimento di fratellanza, che si diffonde in quel giorno. Non dovremmo riservarlo solo al Natale, naturalmente e certamente dovremmo cercare di condividerlo con gli altri, con tutta l’umanità.

La storia dell’avvento dei Magi, così semplicemente raccontata nei Vangeli, parla appunto dei “Magi”, o Uomini Saggi, coloro che oggi chiameremmo studenti del lato nascosto delle cose, e a quell’epoca questo significava anche lo studio dell’astrologia. Questo spiegherebbe il loro interesse per una stella, che poi li guidò alla grotta. Dovevano essere rimasti terribilmente impressionati dal magnetismo che vi percepivano, tanto che lasciarono i loro doni e, sopraffatti da timore reverenziale, se ne andarono.
I loro doni sono sempre stati interpretati dalla Chiesa in senso mistico: l’oro indicava che il Bambino era un Re, l’offerta di incenso denotava la sua provenienza divina e la mirra, essendo una delle spezie usate per la sepoltura, era una specie di presagio, un simbolo della morte che Egli si preparava ad affrontare. Poiché i Magi non erano Ebrei, questa è sempre stata considerata come l’occasione della presentazione di Gesù ai Gentili, a testimonianza che la missione di Gesù non era solo tra la Sua Gente, ma in tutto il mondo.

Prendiamo a cuore la lezione della Stella. Per tutto l’Avvento ci siamo degnamente preparati a celebrare la nascita di Gesù, ora questa festività, che avviene esattamente dodici giorni dopo, ha lo scopo di indicarci come tradurre in azione tutta quella gioia. Come poter condividere tutto ciò con i Fratelli? I tre Magi sono stati i primi predicatori mistici, i primi a lasciare la guida dei loro regni e ad andare nel mondo a testimoniare la nascita del nuovo Re, un Re non di questo mondo di materia, ma dei cuori e delle anime degli uomini. A nessuno di noi è richiesto un tale sacrificio, ma possiamo ugualmente portare “la buona novella” attorno, dedicandovi tutte le nostre energie. Cerchiamo di essere pronti a riconoscerlo, a seguirlo, e offriamogli l’oro del nostro amore, l’incenso della nostra adorazione e la mirra del sacrificio di noi stessi, così la Stella non avrà brillato invano per coloro che avranno saputo riconoscere la Sua venuta.

 

   Charles Webster Leadbeater


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