Testi per Riflettere
LA RETE DEL PENSIERO
Di J. Krishnamurti
Da: discorsi a Saanen e ad Amsterdam 1981
Ed. AEQUILIBRIUM - Milano
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Deve essere capita la coscienza dell'umanità, quella coscienza che ci ha portato fino a questo punto. Questa faccenda deve essere affrontata con estrema serietà, perché siamo veramente di fronte a un momento tremendamente pericoloso per il mondo, con tutte queste bombe atomiche che continuano ad aumentare e che qualche pazzo potrebbe anche mettersi in testa di usare. Tutti noi dobbiamo essere consapevoli di questa situazione. Bisogna essere estremamente seri, non superficiali e distratti, ma veramente interessati, per comprendere il comportamento degli esseri umani, per capire come ha potuto il pensiero umano portarci fino a questo punto. Dobbiamo essere capaci di indagare con molta attenzione e cautela, e di osservare a fondo per capire che cosa sta avvenendo fuori di noi e dentro di noi. L'attività interiore, a livello psicologico, prende sempre il sopravvento sull'attività esteriore. Per quanti sforzi facciate per imporre dall'esterno regolamenti, sanzioni, decisioni, questi saranno sempre buttati all'aria dai vostri desideri, dai vostri timori, dalle vostre preoccupazioni, dal vostro bisogno di sicurezza. Se non capiamo che le cose stanno così, anche se creeremo esteriormente una parvenza di ordine, il disordine che ci portiamo dentro avrà sempre il sopravvento sui conformismi esteriori, sulle regole e sulla disciplina imposte dall'esterno. Potranno esserci istituzioni politiche, economiche, religiose, accuratamente realizzate, ma in qualunque modo queste funzionino, se la nostra coscienza interiore non è completamente in ordine, il disordine che ci portiamo dentro avrà sempre la meglio su quanto esiste esternamente. Questo lo abbiamo visto accadere storicamente, e anche ora sta accadendo la stessa cosa davanti ai nostri occhi. È un fatto.
La svolta decisiva è nella nostra coscienza. La nostra coscienza è una faccenda molto complicata. In Oriente e in Occidente si sono scritti libri su libri che la riguardano. Non siamo consapevoli della nostra coscienza; per esaminare tutte le sue complicazioni, per renderci conto al di là di ogni scelta dei suoi movimenti, dobbiamo essere liberi di guardare. Chi vi parla non intende affatto darvi un orientamento particolare da cui guardare o ascoltare come si muove la nostra coscienza. La coscienza è comune a tutta l'umanità.
Ovunque nel mondo la gente soffre, interiormente ed esteriormente. C'è angoscia, incertezza, una disperata solitudine; c'è insicurezza, gelosia, avidità, invidia, dolore. La coscienza umana è una sola, non c'è una coscienza che sia vostra o mia. C'è soltanto la coscienza dell'umanità. Si tratta di un fatto logico, sensato, razionale: sotto qualunque cielo vi troviate, che siate dei miserabili o delle persone agiate, che crediate in Dio o in qualcos'altro, scoprite che il bisogno di credere, di avere una fede, è comune all'umanità intera. Le immagini potranno essere diverse, i simboli potranno differire completamente gli uni dagli altri, tuttavia derivano sempre da qualcosa di comune a tutto il genere umano. Questa non è un'affermazione superficiale. Se vi sembra che si tratti solo di parole, di un'idea, di un concetto, allora vi lascerete sfuggire il profondo significato che un'affermazione del genere contiene. Questo significato è che la vostra coscienza è la coscienza dell'umanità intera, perché voi soffrite, siete angosciati, soli, incerti, confusi, proprio come lo sono coloro che vivono lontano diecimila miglia da qui. Rendersi conto di questo fatto, sentirlo nelle proprie viscere, è del tutto diverso dall'accettarlo semplicemente a parole. Quando vi rendete conto che siete umanità, vi viene una straordinaria energia: avete varcato il solco ristretto dell'individualismo, avete superato il cerchio soffocante in cui esistiamo come io e voi, noi e loro.
Esaminiamo insieme questa coscienza umana così complessa: non la coscienza dell'europeo, o dell'uomo che vive in Asia, in Medio Oriente, ma quel movimento straordinario che è andato avanti per milioni di anni, il movimento della coscienza umana nel tempo.
Per favore, non limitatevi ad accettare quello che dice chi vi parla. Sarebbe una cosa senza senso. Se non cominciate a mettere in dubbio, a sollevare questioni, ad avvertire quello scetticismo che vi spinge ad indagare, se vi tenete strette le vostre fedi particolari, le esperienze che avete fatto, la conoscenza che avete raccolto, allora ridurrete tutto a ben poca cosa senza alcun significato. In questo caso non affronterete la tremenda emergenza che sta di fronte all'essere umano.
Dobbiamo renderci conto di che cos'è effettivamente la nostra coscienza. Il pensiero e tutte le cose che il pensiero ha creato sono parte della nostra coscienza. La cultura in cui viviamo, i valori estetici, le pressioni economiche, le eredità nazionali, le specializzazioni professionali del chirurgo o del falegname, costituiscono una coscienza di gruppo che fa parte della vostra coscienza. Se vivete in un paese che ha le sue proprie tradizioni e la sua cultura religiosa, questa coscienza di gruppo nelle sue forme particolari diventa parte della vostra coscienza. Questi sono fatti.
Se fate il falegname dovete aver acquisito una certa abilità; siete capaci di trattare il legno, di capirne la natura, sapete usare degli strumenti. Così a poco a poco entrate a far parte di un gruppo che ha coltivato questa attività particolare e che ha acquisito la sua propria coscienza.
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