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Testi per riflettere

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Siamo consapevoli delle nostre relazioni?

Introduzione a: "Il Senso di Colpa" - Quando le persone usano il ricatto morale per manipolarci di S. Forward con D. Frazier ed. Corbaccio

- Testo inviato da Claudio

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- Che cos'è il ricatto morale?
- Persi nella nebbia

- Vederci chiaro
-
Bisogna essere in due
- Un gioco di ruoli
-
Il prezzo da pagare
- Trasformare la comprensione in azione
-
Un nuovo vocabolario di scelte

 

Ho detto a mio marito che avrei seguito un corso, una sera a settimana, e lui ha iniziato a spararmi addosso in quel suo modo tranquillo. «Fa' quello che vuoi, tanto lo fai sempre», mi ha detto, «ma non credere che starò qui ad aspettare che tu torni a casa. Io sono sempre qui a tua disposizione; perché tu non lo sei mai?» Sapevo che il suo ragionamento era privo di senso, eppure mi sono sentita così egoista. Mi sono fatta restituire i soldi dell'iscrizione. - LIZ

 

Avevo deciso che, a Natale, avrei fatto un viaggio con mia moglie, era una vacanza che aspettavamo con ansia da mesi. Ho telefonato a mia madre per dirle che finalmente avevamo i biglietti, e lei si è quasi messa a piangere. «e la cena di Natale?», ha esclamato. «Ci siamo sempre ritrovati tutti insieme per le feste. Se, invece di venire qui, parti per quel viaggio, rovinerai le feste a tutti. Come puoi farmi una cosa simile? Quanti Natali credi che mi restino ancora?» E così ho ceduto. Mia moglie mi ucciderà ma non credo proprio che riuscirei a godermi una vacanza seppellito sotto un tale senso di colpa. Tom

 

Sono entrata nell'ufficio del mio capo per dirgli che avevo bisogno di aiuto o di una scadenza più realistica per l'importante progetto al quale stavo lavorando. Non appena ho accennato al fatto che avevo davvero bisogno di un po' di respiro, lui è partito all'attacco. «So quanto desideri stare a casa con la tua famiglia», mi ha detto, «ma anche se ora sentono la tua mancanza, sai che apprezzeranno la promozione che abbiamo in serbo per te. Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia fare gioco di squadra, che sia capace di dedicarsi completamente a quel lavoro. E pensavo che quel qualcuno fossi tu. Ma fa' pure, passa più tempo con i ragazzi. Tieni però presente che se queste sono le tue priorità, noi dovremo rivedere i nostri progetti su di te.» Mi sono sentita messa con le spalle al muro. Ora non so più che cosa fare. - kim

 

Che cosa sta accadendo qui? Perché certe persone riescono sempre a farci pensare: «Ho perso di nuovo. Cedo sempre. Non sono stato capace di dire quello che sentivo davvero. Perché non riesco mai a far apprezzare il mio punto di vista? Perché non riesco mai a farmi valere?» Sappiamo di essere stati battuti. Ci sentiamo frustrati e pieni di risentimento, sappiamo di aver rinunciato a qualcosa che desideravamo per far piacere a qualcun altro, ma non abbiamo proprio idea di che cosa farci. Perché alcune persone sono capaci di sopraffarci emotivamente, lasciandoci la sensazione di essere stati di nuovo sconfitti?

Le persone con le quali ci scontriamo in situazioni dove vincere appare impossibile, sono abili manipolatori. Quando ottengono quello che vogliono, ci avvolgono in una piacevole intimità, ma spesso finiscono per minacciarci per ottenere ciò che desiderano, oppure, se non ci riescono, ci seppelliscono sotto montagne di accuse e di senso di colpa. Ai nostri occhi, queste persone sembrano mettere in atto la strategia più adatta per ottenere dagli altri quello che vogliono, eppure spesso non sembrano rendersi conto di quello che fanno. Al contrario, molti di loro sembrano persone dolci, persone che hanno sofferto molto, per nulla minacciose.

Di solito, c'è una persona in particolare, un compagno, un genitore, un collega o un amico, che riesce a manipolarci così profondamente da farci dimenticare che siamo persone adulte e indipendenti. Possiamo essere capaci, possiamo aver avuto successo in altri campi della nostra vita, ma queste persone ci fanno sentire confusi e impotenti. Siamo nelle loro mani.

Prendiamo, per esempio, Sarah, una mia paziente, stenografa in tribunale. Sarah, una bruna vivace, frequenta Frank, un imprenditore edile, da quasi un anno. Entrambi sui trent'anni, formavano una coppia molto unita dove tutto ha funzionato per il meglio finché non si è iniziato a parlare di matrimonio. A quel punto, ha raccontato Sarah: «l'atteggiamento di Frank verso di me è completamente cambiato. Sembrava che volesse mettermi alla prova». Le cose si chiarirono quando, un fine settimana, Frank la invitò nel suo chalet in montagna per un weekend romantico. «Quando siamo arrivati, il posto era pieno di teli di plastica e latte di vernice. Lui mi ha allungato un pennello. Non sapevo cos'altro fare e così mi sono messa a imbiancare.» I due lavorarono tutto il giorno, per lo più in silenzio, e quando finalmente si sedettero per riposare, Frank tirò fuori un anello di fidanzamento con un enorme diamante.

«Gli chiesi che cosa stesse accadendo», mi ha raccontato Sarah, «e lui ha risposto che aveva bisogno di sapere se ero una buona compagna, affidabile, capace di darmi da fare; che, insomma, una volta sposati, non mi sarei aspettata che facesse tutto lui.» Inutile dire che le prove non finirono qui.

«Stabilimmo una data e tutto il resto, ma continuavamo ad andare su e giù come uno yo-yo. Frank continuava a farmi dei regali, ma anche a mettermi alla prova. Se un fine settimana mi rifiutavo di badare ai figli di sua sorella, lui diceva che non avevo senso della famiglia, e forse avremmo fatto meglio a posticipare il matrimonio. Se parlavo di espandere il mio lavoro, allora voleva dire che non ero davvero legata a lui. Così, naturalmente, ho aspettato. La storia è andata avanti, quella che cedeva ero sempre io. Continuavo a dirmi che lui era proprio l'uomo giusto, che forse aveva solo paura di sposarsi e per questo aveva bisogno di sentirsi proprio sicura di me.»

Le minacce di Frank erano velate, eppure tremendamente efficaci perché si alternavano a periodi di gentilezze e di un'intimità sufficientemente stretta da nascondere quello che stava davvero accadendo. E come la maggior parte di noi, Sarah voleva sempre più gentilezze e intimità.

Si lasciava manipolare da Frank perché, sul momento, renderlo felice sembrava una cosa sensata, c'erano così tante cose in gioco. Come molti di noi, davanti alle minacce di Frank Sarah provava rabbia e frustrazione, ma giustificava la propria capitolazione in nome della pace.

In questo genere di relazioni, ci si concentra sui bisogni dell'altro a spese dei propri, e ci si lascia cullare dalla temporanea illusione che arrenderci ci consentirà di crearci un rifugio sicuro. In questo modo si evita il conflitto, il confronto, e la possibilità di una relazione sana.

Interazioni esasperate come queste sono tra le più comuni cause di conflitto in quasi tutte le relazioni umane, eppure solo raramente sono identificate e comprese. Spesso episodi simili sono etichettati come errori di comunicazione. Ci diciamo: «Io mi baso sui miei sentimenti, mentre lui segue l'intelletto». Oppure: «Lei ha una diversa forma mentale». Ma, in realtà, la causa dell'attrito non è nella diversità dello stile di comunicazione, ma nel fatto che una persona agisce a spese dell'altra. Si tratta di qualcosa di più di semplici fraintendimenti, si tratta di lotte di potere.

Nel corso degli anni, ho cercato un modo per descrivere queste lotte e il circolo vizioso di comportamenti errati nel quale sfociano. Ho scoperto che le persone, pressoché all'unanimità, sono d'accordo con me quando dico loro che quello di cui stiamo parlando non è altro che puro e semplice ricatto, ricatto morale.

Il termine ricatto riunisce in sé sinistre immagini di criminali, paura ed estorsione. Certo, è difficile pensare al proprio marito, ai propri genitori, al capo o ai colleghi, ai propri figli in questi termini. Eppure, ho scoperto che ricatto è l'unico termine capace di descrivere in modo accurato quello che accade. è una parola tagliente, ma proprio per questo ci aiuta a perforare il velo di negazione e confusione che avvolge tantissime relazioni: e farlo ci spinge verso la chiarezza.

Permettetemi di rassicurarvi: il fatto che all'interno di una relazione esistano dei ricatti, non significa che essa non sia valida. Significa solo che dobbiamo riconoscere con onestà quello che accade, e correggere quei comportamenti che ci feriscono, in modo da rimettere quella relazione su basi più solide.

 

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