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Testi per riflettere

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Sogni senza desideri

Di Luciano Peccarisi - Agosto 2014

Da: Dialogo tra il Cervello e il suo io di Luciano Peccarisi, Saggistica Aracne, 2014.

 

Nel libro si immagina un dialogo tra Cervi (il cervello) e Iuccio (l'io, in corsivo).

 

 

Tragedia folle. Mondo letterario di Vittorino Andreoli. Di Maciej BielawskiIl neonato che fa, che storie sogna?
Possiede un’attività intrinseca ed è capace di rappresentarsi il mondo anche in assenza d’input provenienti dall’esterno. Sogna perché possiede immagini mentali; ha per ereditarietà una banca dati d’immagini utilizzata per preservare la specie. Così come pure il cieco dalla nascita. Il neonato possiede schemi e immagini mentali fondamentali di svariate modalità sensoriali, tattili, uditive, visive, olfattive che si attivano man mano che si relaziona con il suo ambiente. Il ruggito della leonessa è musica per le orecchie del leoncino, a differenza di tutti gli altri della savana. Gli sguardi e soprattutto le parole della madre sono musica per le orecchie del bimbo, l’unico che comincia prestissimo la lallazione, quel caratteristico balbettio, tipo allenamento linguistico.

I malati psichiatrici sognano?

Nella schizofrenia c’è un sintomo caratteristico: l’insalata di parole; forse il risultato di una traduzione da un’insalata d’immagini ma che a loro volta provocano insalate di pensieri.

Troppe insalate.

Sembra che nella schizofrenia sia interessato in parte il lobo temporale sinistro come centro di un’anomalia di sviluppo. Questo lobo del cervello è infatti il luogo dove si formerebbero le parole. Nel Compendio di psicoanalisi del 1938 Freud aveva già ipotizzato il sogno come una psicosi di breve durata e oggi numerosi ricercatori affermano che il cervello che sogna potrebbe essere un utile modello sperimentale per le psicosi.

Ci sono scienziati che perdono tempo a studiare i sogni?

Perbacco, come no, e di valore. Secondo Hobson, uno dei massimi esperti, gli input provengono soprattutto dalla parte più bassa e più antica del cervello, chiamata il tronco. Qui i circuiti risultano attivi durante la fase REM del sonno, quella in cui si muovono gli occhi sotto le palpebre, si fanno movimenti col corpo e si dicono frasi sconnesse.

Da lì, dice Hobson, parte il segnale che attiva a sua volta le aeree del sistema limbico, che abbiamo già detto coinvolto nelle emozioni. Si attivano pure le aeree dei ricordi, tra le quali l’amigdala e l’ippocampo.

Il cervello interpreta e sintetizza quest’attività interna e cerca di creare significati: il risultato è il sogno così come lo percepiamo.

Dunque ricapitolando, dalle parti basse e antiche del cervello salirebbero impulsi elettrici, cioè pensieri atavici grezzi che poi sarebbero lavorati.

Freud, Iuccio, disse molte cose sui sogni.

Lo so, scrisse un libro memorabile sulla loro interpretazione.

Sì, l’Interpretazione dei sogni, fu il suo capolavoro. In questo libro mi ha colpito la descrizione di un suo sogno. Quando aveva sette o otto anni una sera, prima di andare a letto, ignorò le regole imposte dal pudore e obbedì ai richiami della natura nella camera da letto dei genitori, mentre essi erano presenti. Il padre alterato gli urlò che non avrebbe mai concluso nulla nella vita. Questo deve essere stato un colpo tremendo per la sua ambizione, poiché nei suoi sogni vi sono spesso riferimenti alla scena e collegati ai suoi successi, come se volesse smentire suo padre. Una volta sognò un vecchio uomo che orinava davanti a lui, chiaramente era suo padre, questa volta i ruoli erano invertiti. Riferendosi alla cecità di un occhio, Freud raccontava al padre che erano stati i suoi studi sulla cocaina che lo aveva aiutato nella operazione di glaucoma, come se in quel modo avesse mantenuto la promessa di essere diventato qualcuno.

Anche Freud si era posto il problema della trasmissione ereditaria del patrimonio psichico?

Si. Parlò anche lui della specie umana e della possibilità di tramandarsi i processi psichici inconsci attraverso le generazioni. In Totem e tabù ad esempio parla di fantasie primarie, primitive, eredità arcaiche di cui l’Es è depositario e che abbraccia anche contenuti, tracce di memorie di ciò che fu realmente vissuto da generazioni precedenti.

Rappresentando in qualche modo la capacità umana di dialogo con le esperienze degli avi. Un discorso che riprese poi Jung con la storia dell’inconscio collettivo e degli archetipi. E passato però un po’ dai tempi di Freud e Jung. Oggi si cercano prove concrete più che supposizioni.

Solms, un altro noto studioso dei sogni, non è tanto d’accordo con Hobson.

No?

Lavorando in neurochirurgia aveva accesso a pazienti con vari danni al cervello. Interrogando i pazienti sui loro sogni scoprì che coloro con danni alla parte bassa del cervello avevano smesso di sognare, come diceva Hobson, ma anche quelli con danno al lobo parietale non sognavano. Solms formulò allora l’idea del sogno come una funzione di molteplici e complesse strutture cerebrali, confermando quanto presupposto dalla teoria freudiana dei sogni, idea questa che aveva invece incontrato le critiche di Hobson.

Quando si sogna?

Secondo Solms i sogni richiedono il superamento di una soglia di attivazione dei processi di base della coscienza. Spesso, l’attivazione
sufficiente viene raggiunta semplicemente dai residui dei pensieri della veglia, ancora presenti durante le fasi discendenti verso il sonno.

A volte faccio sogni che hanno un filo conduttore, una storia, sono insomma coerenti, più o meno.

È il sistema generatore di coerenza che lega tra loro scene, immagini,
sensazioni, emozioni tra loro a volte improponibili. I pensieri riflettono un sacco di cose, eventi antichi, angosce ataviche, speranze e ansie attuali. Pensieri di oggi e preistorici in una miscela a volte esplosiva.

Io ho visto sognare un cane che muoveva le zampe come nella corsa e mordeva a vuoto.

Negli animali scosse muscolari, di corsa, lotta, mugolii hanno fatto ipotizzare che tali comportamenti siano collegati a episodi vissuti.

È difficile che sognino altro al di fuori della loro esperienza. Invece noi nel sogno possiamo intrattenerci a parlare con un cane vestito da donna, volare su di un’astronave, passeggiare su Marte o scalare con le pinne il monte Bianco. Lo stupore sorge solo nella veglia e ne ridiamo, perché durante il sogno tutto è normale. I sogni degli animali sono più semplici perché più semplice è la loro vita. È probabile che sogni di essere inseguito, di cadere, di brucare e cose del genere. Scene isolate, sequenze episodiche, flash di memoria più o meno recenti, legate forse a emozioni e a piaceri. Io stesso ignoro, riferisce Freud che cosa sognano gli animali, ma un proverbio indicatomi da un mio studente, pretende di saperlo. “Che cosa sognano le oche?”, domanda il proverbio. E risponde: “Il granturco”. Tutta la teoria del sogno come soddisfazione di desideri è contenuta in queste frasi.

Il cervello è allora una specie un illusionista!

È solo il più raffinato anello di una lunga catena di cervelli; e possiede al suo interno, come abbiamo detto, la capacità di rappresentarsi il mondo. Vedere immagini non dipende quindi solo dalla percezione esterna, quello che chiamiamo realtà è una specie di sogno ad occhi aperti, l’illusionista è la natura stessa, tramite il lavoro della selezione naturale.

Realtà e fantasia si trovano all’interno della nostra testa?

Quello è poco ma è sicuro. La nostra mente può manipolare le immagini mentalmente e può etichettarle con le parole, poi può costruire immagini inverosimili come elefante giallo con ali. Nel sogno forse stimoliamo anche il processo che codifica le parole ed evochiamo perciò le immagini. Il sogno bizzarro è probabile che possa nascere perciò solo dentro le strutture mentali di un animale parlante.

Di un’anima parlante.

Quest’anima, come dici tu, sogna in modi diversi.

Quali?

Dalle semplici immagini ridondanti, idee fisse o banali che si ripetono, al sogno cosiddetto lucido che caratterizza talvolta il sogno, in altre parole il rendersi conto di stare sognando, fino al lungo sogno classico, fase REM del sonno.

La fase in cui facciamo i movimenti strani.

Sì. E abbiamo spesso paura, angoscia, ansia. Nei depositi inconsci della specie umana, quelli più remoti quando l’uomo predato doveva stare molto attento, si trovano le aree cerebrali con incisa indelebilmente la paura. La paura in effetti “si ritrova più frequentemente nei sogni che nello stato di veglia”. Una teoria del sogno che a me piace è questa: i sogni dell’uomo provengono anche dal risultato di un processo di trasposizione inversa, dalle immagini alle parole.

Dalle parole? Quali parole?

Le parole depositate nella memoria.

Stimolate evocano immagini?

Certo, non vedi i bambini che si chiudono le orecchie per non sentire? La suggestionabilità mette le zone percettive del cervello sotto il controllo delle zone del linguaggio, e non più della retina e del nervo ottico. E le parole sono ambigue, condensano concetti, metaforizzano, alludono ed è così che la scena filmica diventa paradossale. Così le immagini senza contesto non possono essere coerenti. Vengono legate forzatamente e noi le sperimentiamo come bizzarre.

Nel sogno allora Cervi, si uniscono due illusioni, quella della coscienza
da sveglio e quella onirica.

Sognare è creare, è stato detto, perché durante il sonno, che copre metà della nostra esistenza, si danno appuntamento la gestazione della vita e l’annuncio della morte. “È un portale privilegiato in cui si stringono la mano i due estremi dell’origine e della fine”.

 

   Luciano Peccarisi

 

Da: Dialogo tra il Cervello e il suo io di Luciano Peccarisi, Saggistica Aracne, 2014.

 

Su Riflessioni.it, nella rubrica Riflessioni sulla Mente curata dal dott. Peccarisi è presente l'introduzione al libro: Dialogo tra il cervello e il suo Io. Riflessione su se stesso

 

Luciano Peccarisi è medico di famiglia, specialista in Neurologia. Vive e lavora ad Ostuni (Br). Si interessa di coscienza e del rapporto mente-cervello. E' autore dei libri: Il miraggio di “conosci te stesso”. Coscienza, linguaggio e libero arbitrio, edito da Armando, Roma, 2008 e Dialogo tra il cervello e il suo Io. Riflessione su se stesso, Aracne, 2014.

 

Oltre alla rubrica Riflessioni sulla Mente curata dal dott. Peccarisi sono presenti su Riflessioni.it i seguenti articoli:

- La mente può davvero conoscere se stessa?

- Ma che cos’è la coscienza?

- L’Anima e la sua faccia

 

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