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Vecchio 28-02-2006, 11.52.45   #141
Uno
ospite sporadico
 
Data registrazione: 05-01-2004
Messaggi: 2,103
Yam purtroppo non hai capito che non sono le parole che insegnano, quelle sono solo un veicolo... e quindi tutti insegnano... e quelli che non dicono e non credono neanche di essere dei maestri insegnano più degli altri...
Magari tu fossi idiota quanto Osho..... ho sempre sostenuto e ancora continuo che non era l'Illuminato che molti credono ma sicuramente era al di sopra della media
Uno ci è già passato per la condizione di U.G. per questo parla... Uno parla solo di ciò che conosce
Stammi buono

P.s. Io ti comprendo sempre, sei tu che a volte non vuoi capire me
Uno is offline  
Vecchio 28-02-2006, 12.12.09   #142
Yam
Sii cio' che Sei....
 
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Data registrazione: 02-11-2004
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Messaggio originale inviato da Uno

Uno ci è già passato per la condizione di U.G. per questo parla... Uno parla solo di ciò che conosce

E (Y)am ci e' passato per la condizione di Nisarga..(vicino vicino...non esageriamo.....) per questo parla, (Y)am parla solo di cio' che conosce....oltre il mentale....che produce il corpo....
Buon proseguimento
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Vecchio 28-02-2006, 12.44.42   #143
ancient
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 10-01-2003
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Messaggio originale inviato da Uno
Yam purtroppo non hai capito che non sono le parole che insegnano

infatti, credo che il vero insegnamento di Ramana e Nisargadatta fosse quello non verbale.
Mi sembra piuttosto strano vedere stilare 'classifiche' e 'graduatorie' - come spesso accade - su di loro o altre figure del passato basandosi su qualche libro...
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Vecchio 28-02-2006, 12.53.28   #144
Mirror
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Messaggio originale inviato da ancient
infatti, credo che il vero insegnamento di Ramana e Nisargadatta fosse quello non verbale.
Mi sembra piuttosto strano vedere stilare 'classifiche' e 'graduatorie' - come spesso accade - su di loro o altre figure del passato basandosi su qualche libro...

Strano ma vero, purtroppo.

Che ci vuoi fare? Così è la vita.

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Vecchio 28-02-2006, 12.58.00   #145
turaz
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
non conosco la storia.cmq osservando in generale...
a parer mio non esiste un insegnamento migliore tra uno verbale e uno "pratico".
le due cose vanno equilibrate.
tutto va trasceso.
c'è chi insegna "praticamente" (e non tramuta in parole quanto sa).. possiamo dire che usa solo una parte del suo potenziale (oppure emisfero cerebrale?...)
e chi insegna a parole e magari è carente dal lato pratico (vedi sopra)
l'equilibrio sta nell'ottimizzare le 2 cose.

per intenderci... altrimenti si è "estremi" in un senso o nell'altro

ecco il perchè nei gg scorsi ho volutamente posto l'attenzione sul sottile limite esistente (per chi osserva) tra chi ha messo per iscritto successivamente qualcosa che nella sua esperienza era ben presente e chi invece ne parla senza pratica...
il primo da disequilibrato (nel senso esposto sopra) ha in un certo senso "chiuso il cerchio" il secondo ha ancora un passo da compiere (prima della successiva "evoluzione")
ciao

Ultima modifica di turaz : 28-02-2006 alle ore 13.00.21.
turaz is offline  
Vecchio 28-02-2006, 13.03.50   #146
ancient
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 10-01-2003
Messaggi: 758
ho ripescato nel mio hard disk questo articolo che ho trovato nel forum di meditare.it lo scorso anno (mi spiace, ma non riesco a trovare il link originale).
Si tratta dell'estratto di un'intervista a David Godman, autore e curatore di molte opere su Ramana Maharshi, sul suo insegnamento e sui suoi discepoli (Poonja, Lakshmana Swami, ecc.). Godman vive in India da molti anni ed ha avuto l’opportunità di partecipare a molti incontri tenuti da Nisargadatta Maharaj nella sua modesta stanza di pochi metri quadri. E' di questi che parla in queste righe:


David: C’erano due momenti della giornata durante i quali era possibile porgli delle domande: nella tarda mattinata e alla sera. I due traduttori erano presenti in ambedue le sessioni. Egli incoraggiava le persone a parlare durante questi incontri (…).
Ebbi solo un’occasione di sedere in sua presenza in assoluto silenzio e questo accadde all’inizio del monsone estivo. (…) Un pomeriggio due di noi giunsero avventurosamente, attraverso le strade inondate, alla porta di Maharaj. Egli sembrò molto sorpreso di vederci. Credo che pensasse che gli allagamenti avrebbero tenuto tutti lontani. Disse in marathi che non ci sarebbe stato l’incontro quel pomeriggio, per l’assenza dei traduttori. Presumo che egli volesse che noi ce ne tornassimo a casa, ma entrambi fingemmo di non capire ciò che ci stava dicendo. Dopo uno o due ulteriori tentativi falliti di persuaderci ad andare, si arrese e si sedette in un angolo della stanza con un giornale aperto davanti a sé, così che non potessimo nemmeno guardarlo. Io non me ne preoccupai. Ero felice di star seduto con lui nella stessa stanza.

Rimasi seduto lì in assoluto silenzio per oltre un’ora: fu una delle esperienze più splendide vissute con lui. Avvertivo un intenso silenzio, solido come una roccia, discendere su di me, un silenzio che diveniva sempre più profondo col passare dei minuti.
C’era soltanto una luminosa consapevolezza che mi pervadeva così intensamente, che pensare era assolutamente impossibile.
Non si può comprendere quale mostruosa imposizione sia la mente finché non si vive per un breve periodo di tempo senza di essa, totalmente felici, silenziosi e senza sforzo.
Per la maggior parte del tempo guardavo verso Maharaj.
Di tanto in tanto girava pagina e gettava un’occhiata verso di noi, e nel farlo sembrava ancora seccato perché non eravamo andati via.
Io sorridevo interiormente della sua irritazione perché non mi toccava minimamente.
Non avevo nessun imbarazzo, nessuna sensazione di essermi imposto a forza.
Stavo solo riposando appagato nel mio essere.

Dopo oltre un’ora trascorsa così egli si alzò e ci cacciò via. Mi inchinai e me ne andai. In seguito, mi chiesi perché egli non sedesse in silenzio più spesso dal momento che c’era chiaramente una potentissima energia quietante che proveniva da lui quando stava in silenzio. Ramana Maharshi diceva che parlare in realtà interrompeva il flusso d’energia silenziosa che emanava. Mi sono chiesto spesso se la stessa cosa accadeva con Maharaj.

Harriet: E qual è stata la tua conclusione?

David: Ho capito che stare zitto non era nella sua natura. Il suo metodo d’insegnamento comportava il parlare e discutere. Era questo che lo faceva sentire più a proprio agio.

Harriet: Puoi approfondire un po’ questo punto?

David: (…) Quando le persone venivano a trovarlo per la prima volta, lui le incoraggiava a parlare del loro background. Cercava di scoprire quale sentiero spirituale seguissero, e che cosa le avesse portate da lui. Di fronte alle domande indagatrici di Maharaj i visitatori finivano col dover giustificare la loro visione del mondo e le loro pratiche spirituali. Questo era il primo livello dell’interazione.
A un livello più profondo e sottile, Maharaj emanava un’energia, una shakti, che calmava la mente e rendeva consapevoli di ciò che si trova al di sotto della mente e di tutte le sue idee e concetti.
Ora immagina questi due processi avvenire simultaneamente.
Con la mente l’interrogante ha appena costruito e articolato una versione della propria visione del mondo. Al di sotto, tuttavia, egli starà avvertendo la forza d’attrazione del suo essere – la cui conoscenza è reale -, come opposta alle idee che egli reputa essere reali. Per tutto il tempo l’energia di Maharaj starà intensificando la consapevolezza di quel sostrato.
A un certo punto l’interrogante diverrà acutamente consapevole di quelle che appaiono come due realtà in contrasto: la struttura concettuale che ha appena delineato, e l’esperienza reale che vi è al di sotto.
C’era un’espressione particolare che appariva sul volto di alcune persone quando questo avveniva: una sorta di indeciso “che strada dovrei prendere?”.
A volte l’interrogante realizzava immediatamente che tutte le proprie idee e credenze erano solo concetti. Quindi le lasciava cadere e riposava nell’essere.

Questa era, secondo me, l’essenza della tecnica d’insegnamento di Maharaj.
Non cercava di convincerti discutendo. Ti faceva invece sostenere posizioni che avvertivi come vere, e poi minava quelle posizioni dandoti un assaggio del sostrato preesistente a tutti i concetti. Se eri pronto a questo, lasciavi cadere l’attaccamento ai tuoi concetti e dimoravi in ciò che si trova al di sotto di essi. Altrimenti, continuavi a brancolare, affondando sempre più nel campo minato della mente.
Alcuni lo capivano alla svelta. Altri, disperatamente alla ricerca di una struttura cui aggrapparsi, tornavano ripetutamente con domande concepite soltanto per affinare la loro comprensione concettuale dei suoi insegnamenti.

***



Ultima modifica di ancient : 28-02-2006 alle ore 13.05.27.
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Vecchio 28-02-2006, 13.08.03   #147
turaz
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un tantino disequilibrato il primo...a mio parere e da quanto leggo...
"c'è un tempo per parlare, uno per stare zitti"...se non si riesce in una di queste 2 cose... forse c'è qualcosa che non va...(quindi teoria si pratica un pò meno)
turaz is offline  
Vecchio 28-02-2006, 13.08.09   #148
atisha
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infatti, credo che il vero insegnamento di Ramana e Nisargadatta fosse quello non verbale.
Mi sembra piuttosto strano vedere stilare 'classifiche' e 'graduatorie' - come spesso accade - su di loro o altre figure del passato basandosi su qualche libro...

o peggio ancora su qualche racconto di terze persone riportate alle quarte che telefonano alle quinte che scrivono l'articolo alle seste e che pubblicano le settime dove le ottave ne traggono conclusione...

poi c'è una lettura particolare che ognuno di noi può solamente fare silenziosamente.. dal proprio piano esperienziale..
atisha is offline  
Vecchio 28-02-2006, 13.24.52   #149
Yam
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poi c'è una lettura particolare che ognuno di noi può solamente fare silenziosamente.. dal proprio piano esperienziale..

Si appunto. Ma sino a che si tengono i Santini (o Santoni) sugli altarini.....
Yam is offline  
Vecchio 28-02-2006, 13.35.08   #150
ancient
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è un vero miracolo che a volte qualcosa giunga a spezzare il nostro guscio, nonostante tutto...
ancient is offline  

 



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