Sul Sentiero I
Dalla “divina inquietudine” alla Gioia
di Bianca Varelli
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Fare la propria parte
Il Servizio, esso non va confuso con la sensazione, così comune ma spesso illusoria, di essere “buoni” e “disponibili” in senso generico, spesso per il sottile piacere di sentirsi migliore degli altri.
Il vero Servizio nasce dall’integrazione, fortemente voluta, della propria esistenza nel Progetto evolutivo dell’Universo, in cui ciascuno è chiamato a “fare la propria parte”.
Scaturisce dalla Visione, a lungo ricercata e inseguita, di dare al proprio passaggio sulla terra il senso più profondo possibile e il valore più alto intravisto:
[…] grande Servizio vuol dire grande sollecitudine. Non c’è giorno né ora che un uomo non abbia occupazione, possa cioè fare a meno di pensare. Le responsabilità non sono dunque da intendere come aridi fardelli, ma come una caratteristica distintiva dell’uomo. Fra i privilegi dei Bodhisattva la gemma della corona è appunto la cura sollecita per tutto ciò che esiste. Tale atteggiamento è inoltre da accogliere con favore perché accende il Fuoco. Non le riflessioni mediocri, ma i pensieri più premurosi fanno sprizzare faville luminose dal cuore. Non è saggio scansare i doveri, poiché è d’uopo affrettarsi con i fuochi dello spirito. Chi ne ha timore mostra di disporre di acquisizioni molto modeste. Chi ha molto viaggiato è invece in grado di chiedere: “Affidami molte cure quando vado nel Giardino di Bellezza”. (Collana Agni Yoga – Mondo del Fuoco I, § 522)
Il Servizio è sentire che il proprio piccolo respiro è all’unisono con quello del Pianeta, e che ogni pensiero, parola o azione influenzano il Tutto; la scelta di servire viene avvertita, pertanto, come un privilegio ed un atto d’amore. Il cammino evolutivo, perseguito con persistenza e umiltà, ci ha portato, infatti, ad avvertire sempre più chiaramente la nostra appartenenza alla Grande Vita e, di conseguenza, ci ha indotti, con sempre maggior forza, prima a ricercare il nostro specifico Compito evolutivo autonomamente, e poi a portarlo a compimento con l’intervento della Grazia.
Da ciò inizia l’indagine sui nostri strumenti fisici, emotivi, mentali: Saranno adeguati? Saprò servire con oblio di me stesso, con abnegazione, con efficienza ed efficacia? Ed inoltre: Quale campo di servizio scegliere? Qual è il maggior bisogno immediato dell’umanità?
Ponendosi tali interrogativi quotidianamente, non come velleità episodica ma come pressante richiesta dell’anima, il Ricercatore diventa un Pensatore e un aspirante e inizia a percorrere il Sentiero della Prova.
La sua possibilità di raggiungere un più elevato grado di Conoscenza e Potere dipenderanno, da questo momento, dalla scoperta del campo in cui potrà rendere un migliore servizio all’umanità e dalla sua capacità di mantenere il centro del proprio cuore libero da egoismi e ambizioni quando gli si presenteranno maggiori opportunità che potrebbero sollecitare la sua vanità.
Egli esce allora dall’aula dei giochi della concezione materialistica, dell’utilitarismo e del consumismo: ha intravisto un senso più vasto, in cui anche la sua piccola vita acquista finalmente significato, ed è teso a intravedere le linee essenziali del Piano divino. Non desidera più solo “sapere”; il sapere è ora finalizzato a co-operare, termine significativo ed evocativo della Nuova Era che attraverso l’etimologia rimanda al senso di “svolgere insieme un’opera”.
La grandezza del significato del suo “essere sulla Terra” lo colmerà di riverenza ed egli fisserà come suo Proposito quello di lavorare con la Legge. Le sue azioni non nasceranno più da valutazioni personalistiche, legate all’ego e all’effimero, ma da considerazioni superiori che guardano all’eternità; diventerà, e si sentirà dentro di sé con sempre maggiore chiarezza, “canale di Vita” in cui l’evoluzione “può avvenire”.
Da ciò si manifesta la Gioia, originata dal senso profondo della partecipazione alla grande avventura della coscienza, che consiste nel servire lieto e consapevole, liberamente scelto.
Rivestiti di tale “gioia” si accetta di buon grado anche il dolore, corredo inevitabile di ogni vita umana, che si svela essere uno straordinario mezzo evolutivo. Tutti siamo naturalmente portati a evitarlo, ma comprendiamo lentamente, dopo l’iniziale inevitabile ribellione, che esso svolge comunque un ruolo di purificazione, di “sublimazione” della materia in una più rarefatta dimensione, similmente a quanto accade nel mondo fisico, dove la “sublimazione” è definita come il passaggio dallo stato solido a quello aeriforme.
Il senso del Sacri-ficio, che spesso nell’umanità comune fiorisce dopo il dolore, riguarda tutti i piani della Manifestazione. Esseri molto evoluti, che non hanno più bisogno di reincarnarsi, in un atto di elevatissimo Sacrificio rinunciano a vivere fuori della sfera terrestre - e a proseguire la loro evoluzione in piani superiori - scegliendo di rimanere sulla Terra, ove vivono spesso vite sconosciute ai più, al fine di sostenere l’umanità con l’irradiazione della loro ispirazione. Essi sono chiamati in Oriente “i grandi Signori della Compassione”; attendono finché l’ultimo Pellegrino che si è attardato avrà trovato la Via del Ritorno alla Casa del Padre. Naturalmente in tal modo perseguono “anche” la propria evoluzione (le due finalità, evoluzione propria e degli altri coincidono a tutti i livelli) ma Essi non sono focalizzati sul loro avanzamento; sarebbero pronti a rinunciare ad esso per sollevare l’umanità: “Sarò felice solo quando l’ultimo dei miei fratelli lo sarà”.
Bianca Varelli
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