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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Contro la comunicazione

Conversazione con Mario Perniola
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- ottobre 2005
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Diverso è il discorso sull'arte, la letteratura e la poesia, le quali non devono essere affatto pensate come l'espressione di una soggettività, ma come micromondi retti da complesse dinamiche di valorizzazione e di svalorizzazione (su questo argomento sono fondamentali le ricerche di alcuni sociologi francesi e in particolare di Pierre Bourdieu e di Nathalie Heinich).

Si dice che la televisione abbia creato, nell’ambito della telematica in genere, una dimensione di “realtà virtuale”, tale da sostituire il fittizio al reale e di far passare lo stesso reale per fittizio. Lei che cosa ne pensa?
Sulla impossibilità della verità nel mondo attuale si sono soffermati tanti filosofi: è il fenomeno del nichilismo che ha avuto tanti interpreti in Italia a partire dagli anni Ottanta. Di questi
Gianni Vattimo è stato il più acuto e coerente. Ma esiste anche una impossibilità di azione: chi lo ha messo in evidenza è stato soprattutto Jean Baudrillard. La mia attenzione si è invece soffermata non tanto sull'impossibilità di conoscere o su quella di agire, ma sull'impossibilità di sentire.

Come possiamo difenderci dalla franca stupidità dell’eccesso di informazione e dalla sua gratuità, dai suoi stereotipi, dalla sua approssimazione, dal suo cinismo dei sentimenti, dalla sua occasionalità e dalla sua inclinazione a seguire solo la moda (e ciò vale e per la televisione e per la stampa tutta)? Informandosi per quanto è possibile selettivamente, espellendo dal raggio dell’attenzione per quanto è possibile risposte precise a questioni precise, rifiutando senz’altro di essere coinvolti in sentimenti di pura speculazione e mettendo in ombra ciò che è soltanto del momento e che va incontro solo alle sollecitazioni più corrive?
I rimedi sono sempre gli stessi dall'antichità fino ad oggi. Con le parole di
Cristina Campo: opporre alla stupidità "una gentile impenetrabilità all'altrui violenza e bassezza". Aggiungerei: una massima attenzione ai piccoli cambiamenti unita alla volontà di non lasciarsi contaminare troppo.

”La lettura al tramonto? E perché mai se proprio la telematica incoraggia, rispetto alla visione, per esempio televisiva e cinematografica, la lettura? Non so come il libro sarà prodotto in futuro, ma certo è che del libro difficilmente potremo fare a meno, e non solo le persone cosiddette colte. A me non risulta affatto che anche il resto della popolazione non legga più, neppure i giovani, su cui si scagliano tanti strali spesso mal indirizzati”.
Sente di poter condividere questa opinione di Emilio Garroni?

Sono d'accordo con
Emilio Garroni. Vorrei aggiungere qualcosa sull'editoria saggistica. La disgraziata riforma universitaria italiana ha avuto conseguenze catastrofiche sull'editoria. Ancorando il numero delle ore di insegnamento alla quantità di pagine da studiare, ha finito con favorire la produzione di bignami.

Dell’arte: è possibile una sua definizione o almeno una sua intuitiva delimitazione come qualcosa di specifico e di inconfondibile con altri prodotti ed esperienze?
Sono contrario ad una definizione essenzialistica dell'arte. L'importante è l'orizzonte estetico. Perché esista un orizzonte estetico è necessario che siano presenti al suo interno quattro elementi: il bello, l'arte, la filosofia e lo stile di vita esemplare. Ognuno di questi è in sé molto problematico e può essere declinato in molti modi. Come variazioni del bello sono da considerarsi il sublime, il grazioso, il sottile, l'interessante, il raffinato e altre nozioni prossime. L'arte come concetto unitario sotto il quale siano pensabili cose così diverse tra loro come la poesia e l'architettura, il teatro e la scultura, la musica e la pittura, la letteratura e la danza (per non parlare della fotografia e del cinema) si è andato formando lentamente solo a partire dal Rinascimento. La filosofia nel corso della sua plurimilleneria vicenda ha adoperato tutti i generi letterari, dal poema al trattato, dal dialogo alla lettera, dal racconto al frammento, dal saggio al discorso poligrafico, senza trascurare il caso limite di una trasmissione esclusivamente orale (come
Socrate e Pirrone nell'antichità e Lacan nel Novecento). Infine gli stili di vita esemplari sono stati estremamente vari: dall'eroe al santo, dal martire al dandy, dal filosofo alla femme fatale, dal poeta alla sexual persona combinandosi in moltissimi modi.
L'ampiezza dell'orizzonte estetico non implica tuttavia che esso possa contenere tutto: si tratta infatti di un orizzonte. Come dice l'etimologia della parola (dal greco orízo, limitare, segnare i confini), esso si determina sulla base di ciò che esclude. Innanzitutto non mi sembra che si possa parlare di orizzonte estetico se manca l'idea di uno degli elementi indicati. Un mondo in cui si sia completamente ignari della coppie antinomiche bello-brutto e arte-non arte, è estraneo all'orizzonte estetico. Con ciò non voglio dire che ci si debba pronunciare a favore del bello o a favore dell'arte, ma soltanto che è necessario essere consapevoli di ciò che queste nozioni hanno significato nel corso della storia: l'attacco che l'arte contemporanea ha portato alla nozione di bellezza fa parte a pieno titolo dell'orizzonte estetico; la stessa cosa si deve dire a proposito delle teorie della fine o della morte dell'arte o dell'anti-arte del Novecento.


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