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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 11-01-2005, 15.05.50   #81
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
Sono d'accordo sul fatto che con gli ultimi post si sia contribuito al tema, più di quanto non ci si è invece allontanati.
Mi fa piacere prendere piuttosto due spunti che hai lanciato, direttamente attinenti al tema della cultura e della sua promozione.
Comincio dall'affermazione "tanto vedo che ognuno rimane nelle sue posizioni".
Mi ricorda una cosa letta tempo fa, dopo la quale ho preso a riconsiderare diversamente la dialettica tra punti di vista differenti. Te la cito a memoria:
LA MENTE UMANA SI È EVOLUTA PER DIFENDERE LO STATUS, NON PER CERCARE LA VERITÀ.
Cosa che, se presa a paradigma del procedere dell'umano ragionamento, lascia ben poche chance di penetrare un mente timorosa di perdere rispettabilità o considerazione anche da parte di idee che sarebbero più aderenti alla realtà dei fatti.
L'altra affermazione degna di nota riguarda le ideologie: "e poi le ideologie ormai non le vuole più nessuno dopo aver visto i risultati del marxismo che doveva essere il paradiso in terra".
In senso lato, ogni sistema culturale può dirsi una ideologia, anzi, ogni visione del mondo si richiama a qualche ideologia o miscuglio di ideologie. Noi dobbiamo proprio a Marx l'introduzione del termine, ma egli era condizionato pure dal positivismo dei tempi, che lo facevano certo della possibilità di identificare univocamente la verità obiettiva dei fatti, l'unica cosa in grado di discriminare tra ideologia e realtà. Marx e il positivismo hanno ceduto alla prova dei fatti, ma l'onda lunga della loro influenza condiziona ancora il modo in cui parliamo di certi fatti. Ciò è dovuto all'inerzia del sistema culturale: quelle idee nate oltre un secolo fa ci hanno impiegato diversi decenni per entrare nel modo di parlare dell'uomo comune, così come toccherà aspettare tanto prima che le altre idee che l'hanno sostituite divengano di pubblico dominio.
Il problema non è l'ideologia, ma la scelta di una ideologia rispetto ad un'altra, scelta che riposa su assunti culturali, psicologici, sociali, ecc.
Intanto, mi pare degno di nota che il sistema di pensiero adottato in questo forum sia rispettoso dell'altro, sia espresso in un linguaggio educato, sia argomentato secondo logica. Anche questa una precisa scelta che rende onore alla ricerca e ai ricercatori con cui qui ci accompagniamo.
giovanni is offline  
Vecchio 15-01-2005, 01.28.39   #82
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
Continuando il discorso, una cosa che sembra invece quasi impossibile da vedere anche qui è, alla conclusione di un dibattito tra tesi contrastanti, la ricomposizione delle opinioni intorno a una tesi "vincitrice". Più spesso, con rispetto ed educazione, ognuno si tiene stretto alla propria tesi, al limite riconoscendo ai contendenti la bravura per l'argomentazione, ma sostanzialmente sminuendo l'importanza degli argomenti cui, se pure si riconosce pertinenza, non si riconosce la capacità di ribaltare le proprie credenze.
La cosa suona strana soprattutto per una considerazione logica: se questo procedere fosse norma, nessuna cultura condivisa potrebbe svilupparsi. E nessuna cultura in assoluto può dirsi tale se appartiene ad un solo individuo. Dunque perché un dato coacervo d'idee possa elevarsi a sistema culturale deve pure accadere che diversi individui rinuncino o adattino la loro precedente visione del mondo per abbracciarne una prima ignota, se non addirittura rifiutata.
Dunque dev'esserci qualcosa che consente all'individuo di saltare il fossato tremendo che separa la lotta per le proprie idee dall'abbraccio di idee "altre"; qualcosa che dovremmo cercare di riconoscere e capire se davvero ci preme promuovere e diffondere la cultura.
Un espansivo
Giovanni
giovanni is offline  
Vecchio 15-01-2005, 08.34.14   #83
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
Un commento a questa tua frase: "Il problema non è l'ideologia, ma la scelta di una ideologia rispetto ad un'altra, scelta che riposa su assunti culturali, psicologici, sociali, ecc.".

Giusto ! Ma che possibilità di scelta ci sono in una società ove prevalgono gli interessi personali e non c' é alcuna tradizione di interessi del Paese ?
Che possibilità di scelta ci sono in una società che ha la mentalità descritta in "Italia Desnuda" e "Definizione" ? il link per vederli é:

http://angrema.blogspot.com
www.accademiaonline.net (le lettere dei mesi precedenti sono nell’archivio del sito, argomento “società”).

Ci sno due categorie di realismo, semplificando per capirci:
- il realismo di quei popoli ove c' é la cultura dei fatti, della costruzione, e della verità (ad es. alcuni popoli anglosassoni e tanti popoli della U.E.). Allora ci sono poche incertezze nei dialoghi fra persone;
- il realismo dei popoli latino-americani e dell' Italia (ove il diritto é carta straccia e ove il doppio linguaggio e il furbismo sono la regola), che é un realismo inesistente e rassegnato in campo sociale, diverso in ambito privato, ma al di fuori dellla legge spesso. La cultura della distruzione, quella dei posti ove non ci sono leggi ma battaglie personali, é un altro fattore.

Quando il secondo realismo impera, le capacità di scelta della giusta persona da votare (quelle sicura) sono bassissime. Ecco un modo di spiegare le scelte fallimentari al voto. La mentalità !


E un modo per capire, secondo me, che il problema chiave italiano é.... la mentalità latino-americana...

Antonio Greco
antonio greco is offline  
Vecchio 15-01-2005, 17.03.09   #84
Tornelius
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-01-2005
Messaggi: 134
Citazione:
Messaggio originale inviato da giovanni
Continuando il discorso, una cosa che sembra invece quasi impossibile da vedere anche qui è, alla conclusione di un dibattito tra tesi contrastanti, la ricomposizione delle opinioni intorno a una tesi "vincitrice". Più spesso, con rispetto ed educazione, ognuno si tiene stretto alla propria tesi, al limite riconoscendo ai contendenti la bravura per l'argomentazione, ma sostanzialmente sminuendo l'importanza degli argomenti cui, se pure si riconosce pertinenza, non si riconosce la capacità di ribaltare le proprie credenze.
La cosa suona strana soprattutto per una considerazione logica: se questo procedere fosse norma, nessuna cultura condivisa potrebbe svilupparsi. E nessuna cultura in assoluto può dirsi tale se appartiene ad un solo individuo. Dunque perché un dato coacervo d'idee possa elevarsi a sistema culturale deve pure accadere che diversi individui rinuncino o adattino la loro precedente visione del mondo per abbracciarne una prima ignota, se non addirittura rifiutata.
Dunque dev'esserci qualcosa che consente all'individuo di saltare il fossato tremendo che separa la lotta per le proprie idee dall'abbraccio di idee "altre"; qualcosa che dovremmo cercare di riconoscere e capire se davvero ci preme promuovere e diffondere la cultura.
Un espansivo
Giovanni
Stai parlando di me? Chi tace acconsente
Tuttavia il problema delle ideologie mi sembra più che altro terminologico. In linea di massima si intende quello che dicevi tu: complesso di pensieri che danno spinta ad un movimento sociale. Io però lo intendevo come: complesso di pensieri che stà alla base di uno stravolgimento sociale.
Ora che ho fatto chiarezza vorrei dire che la società aperta popperiana non può insiedarsi nel sistema politico italiano; Pera promuove il suo maestro ma deve attenersi alle disposizioni politiche italiane che prevedono un progresso lento, così come il progresso lento è prerogativa dei governi di successo.
Io preferisco che la società sia migliorata piano piano perchè se gli errori saranno piccoli, saranno piccole anche le cure. Inoltre terremo presente con maggior rigore la nostra storia, perchè se ci si scorda di essa gettandosi in un sistema politico eccessivamente innovativo l'importanza della storia si affievolirebbe; cosa da evitare per non ripetere tutti gli errori che abbiamo fatto degenerando in un nitzschiano eterno ritorno senza molto senso e sicuramente distruttivo.
Mi viene in mente una mosca che non ha memoria e sbatte contro un vetro fino alla morte...
Tornelius is offline  
Vecchio 15-01-2005, 18.14.16   #85
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
Ciao Tornelius, questo forum (come anche troppe conversazioni) tende a spezzettarsi in dialoghi a due, cosa che io vorrei combattere. Per questo tengo a ribadire che non avevo intenzione (se pure così è sembrato) di parlare DI te, ma di parlare CON te, sperando al contempo di riuscire a coinvolgere anche altri in un dibattito che ritengo tanto più proficuo quanto maggiore è il numero delle persone coinvolte.
Riguardo a Popper e la sua società aperta, visto che evidentemente ti interessa come argomento, e visto che di questo quasi misconosciuto filosofo che ha rivoluzionato l'epistemologia io apprezzo parecchie posizioni, che credo possano contribuire non poco all'avanzamento del nostro livello culturale, andiamo ad approfondire.
Anzi, continuiamo a fare chiarezza.
Intanto, mi chiedevo se qualcuno ha letto direttamente le opere di Popper, così da poter valutare con maggiore capacità critica quanto io andrò scrivendo sulla base di quanto ricordo.
Poi, e più in dettaglio, volevo precisare che la società aperta di Popper non ha nulla a che fare con progetti utopici tipo la Repubblica platonica, il leviatano hobbesiano. Non è un piano di interventi per proporre un particolare modello politico. È una critica al totalitarismo ed alle filosofie che lo sostengono, le cui radici egli traccia indietro fino a Platone, passando poi per Hegel e Marx.
Inoltre, Tornelius, le affermazioni contenute nell'opera di Popper ti troverebbero sicuramente d'accordo, visto che egli propone l'adozione di metodi di "ingegneria sociale" esclusivamente e strettamente gradualistici, consapevole del fatto che più vasto è l'intervento, più ampio il margine per commettere errori, più estesi i possibili danni e dunque difficili e lunghe le correzioni da introdurre.
Riguardo l'importanza della storia, mi trovo perfettamente concorde: dopotutto la cultura è memoria. Purché con il pretesto di difendere la storia non si rischi di prolungare situazioni di sofferenza.

PS: la mosca ha memoria, ma i suoi modelli mentali consentono solo un certo tipo di strategie tutte basate sulla sua percezione del mondo. Allo stesso modo, i nostri comportamenti dipendono dalle stesse cose: schemi mentali determinati dalle caratteristiche fisiche del cervello, strategie volte a guadagnare piacere e fuggire dolori, percezioni che forniscono dati di input e verifiche del nostro output.
giovanni is offline  
Vecchio 15-01-2005, 20.12.36   #86
Tornelius
Ospite abituale
 
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Messaggi: 134
Mi fa piacere di essere arrivati ad un chiarimento, però devo deluderti in quanto di Popper non ne so molto. La mia cultura "popperiana" si limita allo studio universitario dell'epistemologia; percarità, l'epistemologia contemporanea si basa quasi esclusivamente sulle innovazioni metodologiche che la riflessione di Popper ha portato, però si tratta sempre di uno studio non approfondito bensì di livello scolastico. Quindi al di là del rapporto induzione/deduzione, delle critiche ad alcuni filosofi antichi, della storiella del tacchino induttivista e delle nuove metodologie apportate alle varie discipline del sapere non posso andare. Un saluto!
Tornelius is offline  
Vecchio 15-01-2005, 23.05.25   #87
giovanni
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Messaggi: 464
Il piacere è reciproco, anche perché l'ultimo scambio di post ha messo in evidenza come sia possibile che la carenza di cultura possa creare situazioni di conflitto.
Certo non voglio dire che qui lo si è cercato, né che si sia sviluppato. Ma basta l'uso di certe opinioni in un modo che non corrisponde a come l'altro le intende per creare, come minimo, qualche difficoltà di comprensione.
Il fatto che ci troviamo in un forum dove la norma è il ragionare pacatamente serve a prevenire scivolamenti in più bassi comportamenti. Se il contesto fosse stato diverso, magari, si sarebbe arrivati a più dure contrapposizioni.
Per questo l'invito che dovremmo rivolgere, non solo agli amici con cui incrociamo le nostre discussioni sul forum, ma anche a chi incontriamo fuori da questo luogo virtuale, è di fare molta attenzione a ciò che diciamo e a come lo diciamo.
L'uso coerente e competente del linguaggio e delle nostre opinioni può servire a diffondere l'interesse per la cultura più di tante dotte lezioni.
Ciao a tutti
Giovanni
giovanni is offline  
Vecchio 20-01-2005, 00.24.38   #88
giovanni
Ospite abituale
 
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
Volevo tornare nuovamente entro i più stretti confini del tema in discussione.
In questi giorni di pausa, non solo su questo furum, si sono agitate le solita parole contro il decadimento culturale in atto nel nostro paese. Da più parti viene indicata nella valorizzazione delle competenze culturali, in specie relativamente ai campi collegati alle tecnologie informatiche, il nuovo obiettivo per un futuro di sviluppo e prosperità.
Accademici e studiosi vedono il nuovo secolo come il secolo della formazione, in cui diventerà prioritario procedere ad una seconda alfabetizzzazione, che dia qualcosa più delle competenze di lettura e scrittura e far di conto, che aiuti a sviluppare la consapevolezza di come funziona il mondo intorno a noi, per poterne comprendere, insieme alle dinamiche, anche le tecniche per rimediare e sopravvivere ai nostri stessi errori.
In quest'ottica, più che un proliferare di discussioni slegate tra loro, sarebbe forse auspicabile anche una integrazione tra i thread, con un rimando reciproco, ove necessario, per far sì che proposte interessanti (ad esempio) per questo, non vengano dimenticate in un altro e viceversa.
Solo cominciando a pensare in questa ottica di apertura, forse, riusciremo ad aprire di più le nostre e le altrui menti.
Ciao
Giovanni
giovanni is offline  
Vecchio 23-01-2005, 22.15.08   #89
giovanni
Ospite abituale
 
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Messaggi: 464
Sarà l'ultimo post?

Dopo tanta promozione culturale, pare che i pro-motori siano a corto di benzina.
E questo particolare promotore si sente pure un po' solo: non esiste cultura che sia strettamente individuale, essa DEVE essere trasmissibile E trasmessa, deve poter essere conosciuta, criticata, ricordata. Se no...
giovanni is offline  

 



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