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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 15-03-2008, 10.53.54   #11
Noor
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

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Originalmente inviato da emmeci
bisognerebbe conoscere quale è la meta dell'uomo, vorrei suggerire un momento di pausa come ho fatto, un po' furbescamente, a proposito del problema dell'eterno ritorno).
L'Eterno Ritorno..non a niente a che vedere col tempo,quantomeno col progresso:il ciclo del ritorno presuppone sempre "questo momento" che si ripresenta..ma è sempre nuovo..quindi una contraddizione in atto...
(qualcuno ci ha voluto vedere leggere pure, il concetto di reincarnazione)
Anche per lo stesso Nietzsche fu un grosso paradosso che non seppe risolvere..
quando poi ci tentò..era già impazzito:come tutti i paradossi non sono "concettuabili" dal pensiero.
E' stato l'Intuizione di un 'Attimo,un momento di Grazia ,che non ha saputo ben approfondire con l'Esperienza..perchè era questa che gli mancava..
Peccato.
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Vecchio 15-03-2008, 13.28.44   #12
Il_Dubbio
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

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Originalmente inviato da emmeci
Un momento - potrà dire qualcuno - bisogna prima mettersi d’accordo su ciò che s’intende per progresso: forse non si può escludere che, quanto alle condizioni di vita, un certo progresso ci sia stato dall’epoca delle caverne all’epoca dei grattacieli, che almeno nelle scienze e nella tecnologia qualche cosa di valido si sia scoperto e inventato, e che perfino a livello sociale e politico…

Ciao emmeci

Ho riflettuto tanto su questo aspetto ma non ne sono venuto a capo di nulla.

Butto giù alcune riflessioni:
Evidentemente la parola progresso si riferisce alle "attività" dell'uomo. Il problema è che l'uomo deriva (da ciò che ci dice la scienza "ufficiale") dalle scimmie. Ora il progresso oggettivamente potrebbe essere riferito, rispetto alla natura terrestre in generale, alla capacità della natura di "progredire" verso l'uomo che casualmente, poi, si è ritrovato ad essere il fortunato elemento della natura adatto al progresso in senso stretto.

Se deriviamo dalle scimmie e da una elaborata progressione della natura verso la "perfezione", l'uomo è solo un aspetto finale di un progresso globale. Che questo progresso (senza entrare, per il momento, nel significato del termine) abbia poi tracciato una freccia repentina verso l'alto dopo la comparsa dell'animale-uomo, è secondario alla struttura che ha permesso all'uomo di essere ciò che è e di progredire, altrimenti non avrebbe senso l'evoluzione in senso stretto. Evidentemente era necessario (in senso evolutivo) che comparisse l'uomo, altrimenti non me lo spiegherei (ma quella dell'evoluzione è una parte a me molto oscura e per niente chiara; non riesco per nulla a far conciliare il caso con la necessità e con l'intelligenza della natura).

Ora veniamo alla definizione di "progresso" umano.
L'uomo differisce da gli altri animali, come è chiaro, almeno nella struttura fisica interna ed esterna.
L'uomo differisce da gli altri animali ancora di piu dal potere, che attribuiamo all'uomo e non all'animale, di essere coscienti di esistere.
La coscienza di esistere ha permesso a l'uomo di guardare gli avvenimenti che accadono non solo in riferimento all'avvenimento in se e alla sua utilità immediata per la propria sussistenza fisica, ma ha permesso di guardare gli avvenimenti anche finalizzandoli verso la propria sussistenza non-fisica, che possiamo chiamare morale o spirituale. Il progresso non dovrebbe essere altro,quindi, che l'attualizzare il "desiderio" di voler e dover "sostenere" sia il proprio fisico che quello spirituale non-fisico (che tutti sanno di avere ma che nessuno vede).


In senso generale la vita (il mistero piu grande) è intelligenza (penso a come tesse una ragnatela un ragno). L'uomo-animale-per eccellenza è intelligente ma è anche un ente spirituale. Il progresso non può non tenerne in conto.

Ed è qui che arriva la riflessione più importante: il mondo visto dall'uomo è un mondo "materiale", è ciò di cui facciamo esperienza ed è ciò che la scienza studia. Il mondo spirituale invece è soggettivo, non studiato e quindi nascosto nell'angolino buio del progresso. Se si parte dal presupposto che è la materia che crea lo spirito è normale che si tenti di far progredire lo spirito attraverso la conoscenza e l'applicazione della materia.
Il mondo "materialista" non fa altro, in questo modo, che accentuare questo aspetto, a dispetto dell'aspetto "oscuro" e spirituale;
è come se tentasse di istruire un ragno a tessere ragnatele sempre più sofisticate sperando che il ragno poi sentisse anche di essere più felice.

Direi che il progresso si è fermato ad Eboli

E' probabile che il mondo spirituale (interiore e reso presente con la coscienza) venga presto eliminato dall'evoluzione (supponendo che sia stato solo un accidenti della natura,un caso insomma sfortunato), e che il progresso altro non è che l'evoluzione in miniatura di una specie, quella umana per l'appunto, che non può far molto di più che NON tenerne conto perché ritenuto non "naturale" o meglio non sufficientemente "materiale".

ciao
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 16-03-2008, 09.11.58   #13
emmeci
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Caro Il Dubbio, non voglio contestare quella che può essere un’ammissibile interpretazione del termine progresso, basata su una concezione - possiamo definirla materialistica? o fisicalistica? - che considera ritorno al passato ogni affermazione di stampo metafisico o, come dici, spiritualistico. Ciò che mi rende dubbioso davanti a un’affermazione così netta è non solo il fatto che l’intera cultura umana è stata condizionata dalla metafisica o ha dovuto fare i conti con essa, in quello che sarebbe un immane spreco d’intelligenza, ma che oggi si è giunti a riconoscere, anche da parte degli epistemologi e degli stessi scienziati, che l’osservazione non è un mero fatto fisico e non è un’operazione teoricamente neutra, anzi “ogni asserzione che riguarda i fatti è per sua natura carica di teoria” (Hanson) e ogni rivoluzione scientifica nasce “dall’individuazione di un nuovo schema di concetti e ipotesi entro cui sia possibile inquadrare i fenomeni” – e allora, da dove sorgono queste teorie se non da un pensiero che sovrasta i fatti e anzi sembra precederli? Il materialista sembra cacciarsi in un circolo vizioso: io non voglio teorie ma fatti, però per comprenderli ho bisogno di teorie….Insomma il pensiero (come è forse meglio chiamarlo, piuttosto che spirito) è come l’ombra di qualcosa che rinasce quanto più la reprimi, e allora, tanto per venire al tema, il progresso sta nell’osservazione obiettiva dei fatti o nel rafforzare il pensiero? Insomma mi pare che anche se limitiamo il concetto di progresso al piano conoscitivo, è difficile identificarlo con un progresso del materialismo. Del resto, lo stesso user-name che hai scelto dovrebbe renderti sospettoso di fronte ai fatti….
Ma il fatto è che parlando di progresso entriamo in una sfera che richiama irresistibilmente valori morali, cioè valori che rispetto alla fisica dobbiamo considerare metafisici, anche se si nascondono di solito in un “buio angolino” in modo da consentirci di agire come ci piace – ma è forse questo il vero progresso, quello che ha portato la nostra specie a uscire dalla bruta natura e che, pur non obbligandoci a negare il concetto di evoluzione, ci mette davanti questa misteriosa ombra di una morale che qualche imbarazzo può dare anche al materialista puro, se non a uno scimpanzè al quale basta avere il 93% del nostro genoma e di quel che resta può fare a meno. Certo, ci sono momenti in cui non ci basta sapere che siamo stati abbastanza intelligenti da comprendere le leggi fondamentali della natura e ce ne siamo serviti per sviluppare tecnologie che ci hanno permesso di navigare nello spazio e inventare apparecchi complessi come i computer, perché la questione che può di passata attraversare la nostra mente è: siamo progrediti in senso morale? O il fatto che ogni sera 800 milioni di persone vanno a letto affamate e più di un quarto della popolazione della terra non dispone di acqua potabile non ci indispone più di tanto visto che è un fatto e non una teoria, cioè non una conseguenza del nostro egoismo ma di un’evoluzione che ci può permettere di godere senza rimorsi del nostro benessere di occidentali democratici e industrializzati, senza abbandonarci a un insulso spiritualismo? Ma se la vera metafisica è per l’uomo quella morale, è davvero un ritorno al passato o – per dirla col titolo di quel film – ma era un film scientifico-comico - un ritorno al futuro?
emmeci is offline  
Vecchio 16-03-2008, 11.31.57   #14
Il_Dubbio
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

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Originalmente inviato da emmeci
….Insomma il pensiero (come è forse meglio chiamarlo, piuttosto che spirito) è come l’ombra di qualcosa che rinasce quanto più la reprimi, e allora, tanto per venire al tema, il progresso sta nell’osservazione obiettiva dei fatti o nel rafforzare il pensiero? Insomma mi pare che anche se limitiamo il concetto di progresso al piano conoscitivo, è difficile identificarlo con un progresso del materialismo.

carissimo emmeci, nelle mie riflessioni (mai compiute fino in fondo) sono partito con il supporre che l'animale-uomo ha in se un seme (che io chiamo spiritualismo per non confonderlo troppo con il pensiero, oggetto di studi scientifici che lo vuole di derivazione materiale, neuroni ed elettricità) una sostanza che differisce (forse per colpa dell'evoluzione?) dagl'altri esseri viventi. Se questo spiritualismo è solo della specie umana, unica specie in grado di essere meditativa e coscienziosa, devo supporre che sia il nostro marchio di riconoscimento rispetto a tutto l'universo (ammettendo che non ce ne sia altro, dello stesso tipo, da altre parti). Mi insospettisce anche la mancanza sulla terra (dove sicuramente c'è la possibilità, non sappiamo se ce ne sia in altri luoghi sperduti nell'universo) di almeno un altro essere vivente (magari con Dna diverso dal nostro) in grado di essere un ente spiritualistico; quante specie viventi possiamo contare sulla terra? Una enormità... eppure solo noi ci siamo evoluti in questa maniera. Evidentemente era necessario, o forse è stato un caso? O è stata l'intelligenza a rendere spirituale la specie umana?

Qualsiasi sia la risposta, indubbiamente noi si ha capacità spirituali. Se lo spiritualismo serve al genere umano, almeno secondo l'evoluzionismo, esso deve progredire, altrimenti dovrà sopperire come tutte le cose inutili e dannose.

Qui la discussione potrebbe prendere una brutta piega, poichè è vero che lo spiritualismo ha avuto una certa evoluzione, ma in che senso? A me sembra che se vogliamo prendere l'esempio della democrazia (e quindi la politica) come esempio di evoluzione spirituale, è veramente poca cosa. Cosa vuol dire che eleggiamo uomini al potere se poi loro non fanno altro che pensare al beneficio "materiale" dei loro elettori? Cosa significa in questa prospettiva, che l'uomo è progredito spiritualisticamente se poi l'evoluzione (o il progresso che dir si voglia) ha sempre tenuto presente solo il mantenimento fisico (o il sostentamento fisico) degli uomini?

Non si fa altro che parlare di PiL di congiuntura economica, di salari, di scala mobile, di incentivi per il primo bambino (quando ce ne sono tanti che muoiono di fame nel mondo), di perdite della borsa, di debito pubblico, crescita zero....ecc. ecc. ecc.
Se uno mi parla una sola volta di Tibet, di aborto, di pena capitale, di fame nel mondo, sembra che si è aperta una grande questione morale; ed invece, se ci facciamo caso, sono lontani dai nostri veri problemi quotidiani (pagare i mutui, le bollette, comprare il latte ed il pane, mettere la benzina nel serbatoio per andare a ballare ecc.ecc.) tanto che appena si smette di leggere, o semplicemente cambiando canale, siamo capaci di dimenticarci tutto.

Ecco allora che sono quasi certo che il progresso tenga presente solo l'aspetto materiale, mentre gli aspetti spirituali rimangono nell'angolino buio.
Mi chiedo quindi perché continuare a pensarci? Se potessi farlo non mi sottrarrei dal cancellare dalla specie umana il suo pensiero, o meglio, il suo spirito. Che riprenda il volo e ritorni da dove è venuto.


ciao
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 16-03-2008, 13.26.44   #15
Noor
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
Se potessi farlo non mi sottrarrei dal cancellare dalla specie umana il suo pensiero, o meglio, il suo spirito. Che riprenda il volo e ritorni da dove è venuto.
Caro amico ,il suo pensiero sì....
ma che coraggio ci vuole ad abbandonare ciò che riteniamo ci appartenga,ciò che riteniamo dia il senso al vivere?
Ed in questo tacere del pensiero ecco invece lo spirito che avanza..

Perché l’evoluzione sta nella consapevolezza che si acquisisce..non nelle parole
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Vecchio 16-03-2008, 17.28.23   #16
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Carissimo Il Dubbio, vorrei riportare una sintesi di quanto scrive l’astronomo D.R.Altschuler, che mi pare rappresenti sommariamente quanto la scienza può oggi pensare circa il posto che l’uomo detiene nell’universo. “L’analisi rivela che gli esseri viventi sono costituiti da normali molecole che obbediscono alle leggi fisiche e chimiche che ci sono note. Quando però questi materiali vengono combinati per formare un organismo, emergono proprietà che con ogni evidenza sono estranee alla materia inanimata: il tutto sembra maggiore della somma delle parti. La questione della natura della coscienza e dell’intelligenza, poi, è particolarmente intricata: il cervello è un sistema di grande complessità, qualcosa che è in grado di pensare in termini astratti e avere consapevolezza di sé, mentre i nostri pensieri sembrano poter trascendere la nostra esistenza fisica e acquistare una vita propria, sopravvivendo alla nostra morte in quanto registrati su libri, nastri ecc, e diventare i pensieri della nostra specie. Non è chiaro se sia possibile comprendere la coscienza nei termini delle leggi fisiche che il cervello ha scoperto fino ad oggi: infine la questione è se il cervello è in grado di comprendere sé stesso…..”
Forse, dirai, è più o meno quello a cui sono arrivato o potrei arrivare io, anche se qui non si parla di spiritualismo. Direi di sì, soltanto che a tutto quello che dice lo scienziato manca uno sfondo filosofico che lo faccia comprendere non come una nota di buon giornalismo ma come una verità o una quasi-verità…E allora ti dirò: io vedo tutto questo sullo sfondo della necessità logica che una verità assoluta esiste anche se la conosciamo solo imperfettamente e forse falsamente – e che proprio questo sforzo di arrivare a conoscerla è l’essenza del nostro essere, il perché cioè la nostra specie è andata avanti e continuerà ad andare avanti pensando, tanto che nessun limite può interrompere questa corsa: ciò che indubbiamente rivoluziona il concetto di evoluzione intesa in senso fisico. Forse tutto questo può essere ritenuto simile a ciò che pensano o pensavano i religiosi? Ma anche qui io metto la questione su uno sfondo filosofico, in quanto trasfiguro la fede nella ragione, cioè interpreto la fede non come accettazione di una verità ma come sforzo per arrivare alla verità, che è quella che ci impone la certezza per me indubitabile dell’assoluto, ma anche una ricerca che dovrà essere condotta fino a che le nostre forze lo permetteranno: da un individuo fino alla morte, da un’umanità finché la specie homo esiste, senza terrore di fronte ai pericoli che potranno sopravvenire – perché d’altra parte questa ricerca dell’assoluto io la vedo estesa all’intero universo. Dirai che tutto questo può sembrare un ritorno allo spiritualismo? No, mi va bene anche la logica della natura a spiegare questo, purché si ammetta che è una logica che supera la legge dell’adattamento, cioè un’evoluzione che ammette la capacità di sorpassare piano dopo piano fino ad andare oltre sé stessa.
(Se ti disturba sentire che la logica esige che una verità assoluta esiste, ti ripeterò l’argomento che ho usato ed esposto – chi sa dove? – in questo stesso Forum).
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Vecchio 16-03-2008, 18.10.31   #17
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trasfiguro la fede nella ragione, cioè interpreto la fede non come accettazione di una verità ma come sforzo per arrivare alla verità, che è quella che ci impone la certezza per me indubitabile dell’assoluto, ma anche una ricerca che dovrà essere condotta fino a che le nostre forze lo permetteranno
La fede non è credenza,nè ragione (ambedue la contraddicono)
La fede non è sforzo :sarebbe un'altra contraddizione:è abbandono al "ciò che è" senza nessuna ragione o verità a cui aggrapparsi.
Non può mai essere voler scoprire il profumo di un fiore che non conosco tramite quelli che conosco..
E' scoprire la Forza nella Resa all'Inconoscibile,all'Ignoto che Si offre.
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Vecchio 16-03-2008, 19.12.51   #18
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Originalmente inviato da emmeci
Carissimo Il Dubbio, vorrei riportare una sintesi di quanto scrive l’astronomo D.R.Altschuler, che mi pare rappresenti sommariamente quanto la scienza può oggi pensare circa il posto che l’uomo detiene nell’universo. “L’analisi rivela che gli esseri viventi sono costituiti da normali molecole che obbediscono alle leggi fisiche e chimiche che ci sono note. Quando però questi materiali vengono combinati per formare un organismo, emergono proprietà che con ogni evidenza sono estranee alla materia inanimata: il tutto sembra maggiore della somma delle parti. La questione della natura della coscienza e dell’intelligenza, poi, è particolarmente intricata: il cervello è un sistema di grande complessità, qualcosa che è in grado di pensare in termini astratti e avere consapevolezza di sé, mentre i nostri pensieri sembrano poter trascendere la nostra esistenza fisica e acquistare una vita propria, sopravvivendo alla nostra morte in quanto registrati su libri, nastri ecc, e diventare i pensieri della nostra specie. Non è chiaro se sia possibile comprendere la coscienza nei termini delle leggi fisiche che il cervello ha scoperto fino ad oggi: infine la questione è se il cervello è in grado di comprendere sé stesso…..”

Non so se hai mai dato un'occhiata nel settore scienze e in "Cervello-coscienza", li abbiamo cercato di affrontare il problema, ed è per quel motivo che tendo a distinguere il pensiero dallo spirito, non perchè siano cose diverse, ma perchè vorrei staccarmi,quanto possibile, dall'accento "materialista" che la scienza ne da, altrimenti continueremo a pensare (a torto o a ragione) che lo spirito dell'uomo potrà progredire tramite pillole della amore (ti ricordi l'elisr d'amore ?) o della bontà o ancora dell'amicizia, del pessimismo come dell'ottimismo, e così all'infinito.


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Forse, dirai, è più o meno quello a cui sono arrivato o potrei arrivare io, anche se qui non si parla di spiritualismo. Direi di sì, soltanto che a tutto quello che dice lo scienziato manca uno sfondo filosofico

Allo scienziato manca l'esperienza empirica dello spirito. Se io dico loro che sono giù con il morale, mi daranno un antidepressivo. E' questo il solo modo che conoscono di far progredire l'essere umano, a suon di "materiale sintetico".

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No, mi va bene anche la logica della natura a spiegare questo, purché si ammetta che è una logica che supera la legge dell’adattamento, cioè un’evoluzione che ammette la capacità di sorpassare piano dopo piano fino ad andare oltre sé stessa.
(Se ti disturba sentire che la logica esige che una verità assoluta esiste, ti ripeterò l’argomento che ho usato ed esposto – chi sa dove? – in questo stesso Forum).

Bhe c'è l'evoluzionismo che è la logica (scientifica?) dell'adattamento, del caso e della necessità. Fin quando vigerà questo modo di pensare, non vedo quale posto potrebbe ottenere l'uomo spirituale. E' normale che lo spirito debba sottostare alla logica materialistica. Tutto è materia e ruota attorno ad essa, e se non c'è modo di poter alzare la mano e dire loro: guardate che non è solo con questa logica che l'uomo progredisce; loro diranno, e quali prove ci sono? Siccome solo l'esperienza empirica, studiabile-classificabile-teorizzabile, ha qualche opportunità di essere razionalizzabile dalla logica scientifica, ne vien fuori che il progresso sarà solo di tipo materialistico.

Che una verità assoluta ci sia sono d'accordo, ma il progresso non tiene conto della parte meno nota (forse perchè poco nota?) del genere umano.
Quindi non vedo come essa possa progredire. Tale parte meno nota è lasciata ai margini, in un angolino buio, ogni tanto esce con qualche picco, ma subito dopo si affossa sotto la spinta evoluzionistica materialistica. Forse avranno ragione loro, se una verità assoluta c'è probabilmente questa conterrà le risposta alle nostre domande (filosofiche), e il progresso sarà questa specie di consapevolezza che il mondo materiale è la risposta a tutto. Questa è comunque la direzione che si è presa quindi se porterà bene alla fine tireremo i risultati.

ciao
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 17-03-2008, 18.21.25   #19
emmeci
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Mi pare d’aver già detto – Il Dubbio - che un vero progresso per la specie uomo si è instaurato non – come per lo più il filosofo può pensare - quando essa ha superato le capacità mentali dello scimpanzè, ma quando ha intuito l’esigenza di una morale, cioè ha cominciato a volere qualcosa di diverso da quello che è e si è posta di fronte alla possibilità di un’azione che non obbedisse ciecamente ai canoni della natura. E’ questo, infatti, che è difficile far rientrare nel genoma umano e quindi nell’evoluzione naturale. Però si è poi delineata e tormentosamente vissuta la difficoltà di trovare una formula in cui racchiudere la morale, il compito sublime od assurdo di dare una regola a un mondo pervaso di odi e passioni e abitato da popoli spinti da papi e da re a sterminarsi e a sterminare gli dei degli altri: una legge che si voleva scritta su lastre di pietra, valida per l’eternità.
Ma dopo migliaia di anni ci troviamo ancora privi di questa legge. La legge morale kantiana? Forse qualcosa che dovrebbe andare oltre l'imperativo kantiano, che non solo non riconosce l’esistenza di altri popoli e altri ideali, ma rimane imprigionato nel cerchio magico dell’individuo, invitato a elaborare in sé qualcosa che possa valere per tutti – anche quelli che non si conoscono e neppure sappiamo che esistono. No, la legge dovrebbe essere rovesciata, cioè dovrebbe ammettere la presenza di altri, vivere in qualche modo i loro tormenti e le loro esigenze, stimolando l’individuo ad allargare la sua coscienza al di là dei limiti illuministici dell’io penso e non si fermi neppure alla concezione del diritto che l’ONU ha aggiornato – bontà sua – al 1948 dell’era cristiana.
La direzione morale dunque non può che essere questa, di un’apertura quanto più larga agli altri prima di fissare un'azione per noi, ed è una direzione, se ci pensi bene, che potrebbe essere estesa all’universo anche se le nostre possibilità di annunciarla ad esso – nonostante i potenti mezzi di diffusione – sembrano nulli. Perché non sembra, se stimoliamo al massimo la nostra forza morale, che l’universo, così com’è, sia un universo cattivo? Un universo dove le galassie uccidono le galassie e le stelle le stelle e dove la vita si nutre della vita di altri (stavo per aggiungere: dove un dio ha ucciso gli dei – ma qui mi trattengo perché il nome dio è un abuso quando lo riferiamo al dio della bibbia e non a quell’essere sopra ogni essere che rinuncia perfino ad esistere pur di far esistere noi).
(Lo so, Il Dubbio, che io vado a finire sempre nell’eresia. Ma eresia, secondo il suo etimo, significa solo ricerca e mi pare che, almeno da un po’ di tempo, non sia più di moda la cieca obbedienza e si consenta di cercare – per lo meno non una verità relativa ma, come tento di fare io, proprio una verità assoluta).
emmeci is offline  
Vecchio 17-03-2008, 20.29.52   #20
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ma quando ha intuito l’esigenza di una morale, cioè ha cominciato a volere qualcosa di diverso da quello che è e si è posta di fronte alla possibilità di un’azione che non obbedisse ciecamente ai canoni della natura. E’ questo, infatti, che è difficile far rientrare nel genoma umano e quindi nell’evoluzione naturale. Però si è poi delineata e tormentosamente vissuta la difficoltà di trovare una formula in cui racchiudere la morale, il compito sublime od assurdo di dare una regola a un mondo pervaso di odi e passioni e abitato da popoli spinti da papi e da re a sterminarsi e a sterminare gli dei degli altri: una legge che si voleva scritta su lastre di pietra, valida per l’eternità.
Quindi la cieca natura di cui parli sarebbero gli odi e le passioni umane?
Non credi invece che questi sentimenti distruttivi dell'uomo siano creazione dell'ego divisorio dell'uomo e non abbiano nulla a che vedere con la natura?
Basta banalmente osservare "l'Ordine" che gestisce da sè gli istinti degli animali per farsene un'idea..
Qualsiasi "legge" (morale)che non si conformi alle Leggi dell'Universo,non può che apportare confusione e violenza, perchè è contro-natura,ed ogni tentativo di mantenere un "ordine inferiore",vano.
Come disse Nietzsche, in uno dei suoi momenti di lucidità:
"Ciò che si fa per Amore,lo si fa sempre al di là del bene e del male".
Noor is offline  

 



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