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Vecchio 20-01-2009, 01.18.30   #11
nexus6
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Forse...

Espert, mi sembra che la tua analisi, dunque, stia più sulle motivazioni personali alla violenza e non sull'analisi politico-sociale dei fenomeni globali (mi farebbe piacere scrivessi i titoli dei saggi che hai letto, io ti posso dire sull'argomento, in caso non l'avessi già letto, di Jared Diamond “Armi, acciaio e malattie” e un altro che non ricordo). Effettivamente i fenomeni globali non sono che da un lato riflessi dall'altro il sistema in cui inevitabilmente cresciamo. Non so cosa e quanto farà di differente Obama, rispetto al passato; guardo con sospetto, comunque, alla mitizzazione del personaggio. Il mito può avere funzione positiva in un momento come questo, un simbolo di fiducia certo, ma il deizzare un personaggio porta con sé anche tutta una serie di caratteristiche negative. Spero che Obama riesca a resistere alle lusinghe dell'idolatria. Vedremo, non lo conosco proprio.

Per ritornare in argomento, qui, a mio parere, sta il punto: l'educazione, familiare, scolastica, sociale; essa poi determinerà il tipo, il carattere dei rapporti che contrarremo con le altre persone nel corso della vita; non che l'infanzia e l'educazione ricevuta non possano mutare, anzi, ma determinano un imprinting sostanziale da cui, purtroppo, la maggior parte si lascia guidare senza domandarsi se potrebbe essere altrimenti, se c'è un altro modo! Si vuole mutare il mondo? Bene, iniziamo a comportarci tra noi, con le persone, in modo differente da come ci hanno insegnato; accettiamo la contraddizione di vivere in questa società, ma di non essere questa società (se non ci piace ovviamente).
  • Qualche spunto.

Educazione.
Cosa e come insegniamo ai bambini? I rapporti genitori-figli sono spesso imperniati sull'imposizione autoritaria, e spesso fisicamente violenta, di norme e non sulla loro critica discussione, immaginando i bambini non abbiano la coscienza per comprendere: questo è profondamente sbagliato ed immorale, è un modo di insegnare estremamente violento e deresponsabilizzante. In questo modo non impareranno cosa sia la dignità di essere umano, l'esercizio critico del loro pensiero, perché verrà soffocato in quanto non possono reagire e così continueranno ad introiettare rabbia, dolore che si esprimerà poi in varie forme di violenza nella vita da adulto, verso se stessi e gli altri. E da adulti avranno bisogno di guide, idoli, poiché non gli è stato insegnato l'esercizio della propria morale, il fatto che kantianamente essa possa e debba scatutire nella propria intimità.


Istruzione.
E a scuola accade forse un qualcosa di differente? Oppure ancor di più si pratica questa modalità di insegnamento? Sbagliato ancora una volta è credere che non possa essere altrimenti, poiché semplicemente non è vero! In Gran Bretagna, ad esempio, società molto più liberale della nostra, si sono tentati e si continuano a proporre ed attuare esperimenti di insegnamento alternativi e che a volte paiono rivoluzionari, improntati sempre nella direzione di insegnare, di far crescere bambini e ragazzi in modo per quanto possibile non autoritario, non costrittivo: cambiano, dunque, i rapporti che gli insegnanti instaurano con i ragazzi, improntati sulla reciproca critica, su una reciproca libertà. I problemi si affrontano insieme, il bambino è una persona e non è considerato più essere un contenitore vuoto da riempire: quanta violenza c'è in questo modo di insegnare e quanto pesa sulla società? Anche in altri paesi, come in Italia, esistono modelli di scuole alternativi a quello dominante, tipo l'insegnamento steineriano, di cui però conosco poco. Per lo più da noi si pensa, invece, a come segregare i bambini stranieri, per non insozzare la razza “italica”. Ed un partito xenofobo, a cui si dà ampio credito, l'hanno votato una percentuale non trascurabile di italiani, vista la politica imperniata sulla paura, sul terrore dell'altro da sé.


Domande.
Io credo che bambini trattati con rispetto, da esseri umani sin da piccoli, forse potranno rendersi maggiormente conto quanto la presente società sia assurda ed allucinante ed intimamente violenta. Ed inoltre, molto sottilmente, ci fa credere che da noi i conflitti non vi siano, poiché essi si sono spostati, si sono globalizzati e perciò sembrano sfumati, anche se tutti ne facciamo parte, essendo ad un tempo sfruttatori e sfruttati. Non è forse violento comprare nei nostri supermercati un prodotto creato dall'altra parte del mondo da gente che vive in povertà ed a cui sono negati dignità e diritti? Non è forse violento esternalizzare un'impresa a caccia di manodopera da sottopagare e sfruttare? Non è forse violento creare ed imporre artificialmente nuovi “bisogni”, status symbol, che inducono la gente a pensare che senza di essi non sarebbero degni di stima? Non è forse violento mistificare le notizie per creare consenso? Non è forse violento considerare la gente come semplici consumatori ed indurli a consumare sempre più altrimenti il sistema economico va a rotoli? (poiché è proprio così che funziona). Non è forse violento il medico moderno che non ascolta me, ma guarda gli esami? Non è forse violento imporre decisioni politiche facendo leva e muovendo la paura delle persone? Non è forse violento che pochi impongano senza discutere le proprie decisioni su tanti? Non è forse violento ed arcaico sbattere una persona in galera e poi buttare la chiave, in nome della legge del taglione? Non è forse violento considerare un altro essere umano come un “clandestino”?

Forse bambini siffatti, invece di impegnarsi la vita nel rimarginare le ferite ricevute nell'infanzia e dopo, potranno agire con più facilità affinché queste e tante altre violenze non si compiano più.

Mi ricordo la sera dell'11 settembre 2001 in tv: un artista o non so chi mostrò una immagine tutta bianca con il simbolo di “pausa” lampeggiante, che ricorda proprio due torri.

Non c'è nulla di assurdo o irrealizzabile oltre al nostro pensare che sia così, nei limiti naturalmente di ciò che siamo. Ma tutti, chi molto più chi molto meno, lo pensiamo. Perché?
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Vecchio 20-01-2009, 02.54.42   #12
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Educare che vuol dire? Etimologicamente: e-ducere = condurre fuori... cosa? Le inclinazioni umane, la coscienza, la morale, la persona; non, dunque, inculcare, indottrinare, sbattere dentro, ma guidare fuori. Far comprendere al bambino, per esempio, invece solo di incazzarsi e punire: cosa vuol dire fare una certa azione? Perché non farne un'altra? Perché è utile imparare una certa nozione? Etc...

Io questo ho sempre pensato, che sia l'educazione, in cui intendo compresa anche l'istruzione, che possa mutare i rapporti, le relazioni tra le persone e dunque le società. L'educazione incomincia da neonati, che sono piccole “spugnette” le quali assorbono e imitano tutto dai genitori, che rappresentano per i primi anni di vita (fondamentali per lo sviluppo della persona) l'unico esempio di rapporti umani, l'unico esempio di “società”: come si comportano i genitori tra loro, come relazionano con gli altri, estranei o no, come vivono nel proprio ambiente; tutto ciò, come per la lingua madre, verrà appreso per imitazione. Di che ci sorprendiamo, poi, della violenza da adulti?

L'esame di coscienza deve, dunque, partire in primis dai genitori (i “simili” al bambino) ed in secondo luogo dalla scuola (in cui ci sono i “diversi” da se stessi), poiché sono queste due cose che, essenzialmente, lasciano un segno indelebile nello sviluppo di una persona e nelle relazioni che costruirà, che d'altronde sono mediazione e comprensione tra la propria identità e quella dell'altro; questa è la frattura esistenziale, metafisica (esiste l'altro da me!), la quale, se non ben compresa dalla persona in sviluppo, può costituire il seme della violenza.

Naturalmente non sto dicendo che non ci siano tanti genitori e tanti insegnanti che con coscienza fanno il proprio “mestiere”, ma sto affermando che il cambiamento dovrebbe essere esteso e radicale. Se chiaramente se ne sente l'urgenza.
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Vecchio 20-01-2009, 10.08.29   #13
emmeci
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Riferimento: La violenza umana

Innanzi tutto una domanda: perché, espert37, hai aggiunto a violenza l’aggettivo umana e non hai affrontato il problema della violenza in sé? Evidentemente perché pensi o sottintendi che la violenza di un leone o di un virus non sia violenza ma rientri nelle condizioni di un mondo che Dio, dopo averlo fatto, ha giudicato bello e godibile. Quindi liberiamoci una volta per tutte da condizionamenti religiosi e affrontiamo il problema accogliendo il presupposto di un’umanità che è giunta al punto di considerare – certo non universalmente ma in taluni gruppi o in taluni individui come te - che la violenza sia un’opzione arbitraria o addirittura superflua. Tu mangi, espert? Hai delle scarpe o dei guanti di pelle? Scacci la zanzara che disturba i tuoi sonni? Il buddista classico evitava ogni forma di violenza, eppure quando cercava elemosina chi sa se controllava che il cibo donato non avesse comportato violenza. E così quel Simone stilita che visse su una colonna eretta su un monte selvaggio?
Morale: quella umana è una specie che – come tante altre - per vivere esercita la predazione, e che per arrivare al livello che ti permette di vivere con passabile agio ha dovuto spiegare una forza che puoi tranquillamente chiamare violenza. Non c’è santo che tenga: il suo metabolismo distrugge per farlo vivere e permettergli di lanciare al vento la buona novella. E, tanto per tornare al santo di moda cioè Darwin, la violenza – o meglio come dicono gli psicologi l’aggressività – è una qualità naturale e nessuno, nemmeno un Dio, può sottrarsene nel momento che combatte il demonio e con lui gli idoli ossia gli dei degli altri.
Eppure, caro espert, non è disfattismo il mio, perché proprio qui vedo brillare la scintilla della bontà – perché proprio se l’assenza di violenza è impossibile, se la violenza è necessaria alla vita e il bene è impossibile da realizzare, proprio per questo esso vive, cioè vive perché non può esistere e il valore morale della nostra stranissima specie sta in una battaglia perduta che pure continua, stranamente, a turbarla. D’altra parte non credo che sia una inammissibile stravaganza, ma che anzi risponda a una logica inconfutabile, cioè alla logica dell’assoluto che solo se non esiste è assoluto.
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Vecchio 20-01-2009, 10.24.18   #14
espert37
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Riferimento: La violenza umana

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
La cultura occidentale segue il vento d’America e durante gli otto anni della presidenza Bush quel vento è stato un vento di guerra perché Bush ha promesso a noi ed ai nostri figli una “enduring war”, cioè una guerra infinita. E la violenza sta alla guerra come il cacio sta ai maccheroni.

Se dall’America arriverà un vento di pace la violenza nel mondo si stempererà.


Sono daccordissimo caro vanLang, La violenza sta alla guerra come il cacio ai maccheroni,ed io voglio aggiungere: Le guerre odierne sono prodotto del pensiero materialistico e capitalistico. L'importante evento americano con la nuova presidenza, auspico possa indurre la nostra società a fare un tantino di retromarcia dal materialismo-capitalismo ed imbocchi il sentiero verso una maggior spiritualità, riservando maggior osservazione ai valori umani.
La proposta di ricerca del mio primo intervento vorrebbe semplicemente dare un aiuto a questa evoluzione,pensando che questo sia il momento giusto,ma ho notato purtroppo tante contrarietà fondate sull'idea che sia cosa irrealizzabile,e troppo utopistica; Peccato.Io comunque nel mio piccolo proseguo sulla strada da tempo intrapresa,con un poco di delusione perchè pensavo che il web fosse un buon mezzo di diffusione,ma molto probabilmente,anzi,ne sono sicuro,io non sono un politico,manco totalmente di giusta dialettica convincente per cui mi devo accontentare del poco che posso produrre.

Ciao e buona giornata espert37
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Vecchio 20-01-2009, 12.05.28   #15
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Riferimento: La violenza umana

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Originalmente inviato da espert37
Sono daccordissimo caro vanLang, La violenza sta alla guerra come il cacio ai maccheroni,ed io voglio aggiungere: Le guerre odierne sono prodotto del pensiero materialistico e capitalistico. L'importante evento americano con la nuova presidenza, auspico possa indurre la nostra società a fare un tantino di retromarcia dal materialismo-capitalismo ed imbocchi il sentiero verso una maggior spiritualità, riservando maggior osservazione ai valori umani.
La proposta di ricerca del mio primo intervento vorrebbe semplicemente dare un aiuto a questa evoluzione,pensando che questo sia il momento giusto,ma ho notato purtroppo tante contrarietà fondate sull'idea che sia cosa irrealizzabile,e troppo utopistica; Peccato.Io comunque nel mio piccolo proseguo sulla strada da tempo intrapresa,con un poco di delusione perchè pensavo che il web fosse un buon mezzo di diffusione,ma molto probabilmente,anzi,ne sono sicuro,io non sono un politico,manco totalmente di giusta dialettica convincente per cui mi devo accontentare del poco che posso produrre.

Ciao e buona giornata espert37
Apperò... le guerre come prodotto del capitalismo?! Sicuramente, Espert, Obama non farà certo marcia indietro (ma nemmeno di un poco) dal capitalismo e dall'economia di mercato... non è un anarchico, è solo, ahinoi, un “democratico” e proprio oggi assistiamo alla fiera ed arrogante autocelebrazione del suo potere (che chissà quanti milioni di dollari è costata).

Ti do un consiglio amichevole: restringi il campo delle tue riflessioni, un passo alla volta, altrimenti c'è il rischio di semplificare troppo le questioni; anch'io ho buttato lì solo qualche idea.. Se poi già sei arrivato a quello che ti sembra il nocciolo delle questioni, beh... buono!

Attaccare il capitalismo, siccome è entrato a far parte geneticamente dell'aria che respiriamo, è piuttosto tosto, nel senso che è un attacco di base al nostro sistema di vita attuale. Ci hai riflettuto? E quali riflessioni hai fatto?

Altro consiglio sperimentato sul campo, quando parli di questi argomenti delicati: la gente odia, giustamente, avere l'impressione che tu voglia convincerla, parti sempre dal tuo punto di vista e mostrane la ragionevolezza, punto. Non attenderti altro, se non insinuare una riflessione.

Oh, amichevoli i miei consigli, mi raccomando.

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Vecchio 20-01-2009, 15.01.38   #16
espert37
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Riferimento: Forse...

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Originalmente inviato da nexus6
Espert, mi sembra che la tua analisi, dunque, stia più sulle motivazioni personali alla violenza e non sull'analisi politico-sociale dei fenomeni globali (mi farebbe piacere scrivessi i titoli dei saggi che hai letto, io ti posso dire sull'argomento, in caso non l'avessi già letto, di Jared Diamond “Armi, acciaio e malattie” e un altro che non ricordo). Effettivamente i fenomeni globali non sono che da un lato riflessi dall'altro il sistema in cui inevitabilmente cresciamo. Non so cosa e quanto farà di differente Obama, rispetto al passato; guardo con sospetto, comunque, alla mitizzazione del personaggio. Il mito può avere funzione positiva in un momento come questo, un simbolo di fiducia certo, ma il deizzare un personaggio porta con sé anche tutta una serie di caratteristiche negative. Spero che Obama riesca a resistere alle lusinghe dell'idolatria. Vedremo, non lo conosco proprio.

Per ritornare in argomento, qui, a mio parere, sta il punto: l'educazione, familiare, scolastica, sociale; essa poi determinerà il tipo, il carattere dei rapporti che contrarremo con le altre persone nel corso della vita; non che l'infanzia e l'educazione ricevuta non possano mutare, anzi, ma determinano un imprinting sostanziale da cui, purtroppo, la maggior parte si lascia guidare senza domandarsi se potrebbe essere altrimenti, se c'è un altro modo! Si vuole mutare il mondo? Bene, iniziamo a comportarci tra noi, con le persone, in modo differente da come ci hanno insegnato; accettiamo la contraddizione di vivere in questa società, ma di non essere questa società (se non ci piace ovviamente).
  • Qualche spunto.

Educazione.
Cosa e come insegniamo ai bambini? I rapporti genitori-figli sono spesso imperniati sull'imposizione autoritaria, e spesso fisicamente violenta, di norme e non sulla loro critica discussione, immaginando i bambini non abbiano la coscienza per comprendere: questo è profondamente sbagliato ed immorale, è un modo di insegnare estremamente violento e deresponsabilizzante. In questo modo non impareranno cosa sia la dignità di essere umano, l'esercizio critico del loro pensiero, perché verrà soffocato in quanto non possono reagire e così continueranno ad introiettare rabbia, dolore che si esprimerà poi in varie forme di violenza nella vita da adulto, verso se stessi e gli altri. E da adulti avranno bisogno di guide, idoli, poiché non gli è stato insegnato l'esercizio della propria morale, il fatto che kantianamente essa possa e debba scatutire nella propria intimità.


Istruzione.
E a scuola accade forse un qualcosa di differente? Oppure ancor di più si pratica questa modalità di insegnamento? Sbagliato ancora una volta è credere che non possa essere altrimenti, poiché semplicemente non è vero! In Gran Bretagna, ad esempio, società molto più liberale della nostra, si sono tentati e si continuano a proporre ed attuare esperimenti di insegnamento alternativi e che a volte paiono rivoluzionari, improntati sempre nella direzione di insegnare, di far crescere bambini e ragazzi in modo per quanto possibile non autoritario, non costrittivo: cambiano, dunque, i rapporti che gli insegnanti instaurano con i ragazzi, improntati sulla reciproca critica, su una reciproca libertà. I problemi si affrontano insieme, il bambino è una persona e non è considerato più essere un contenitore vuoto da riempire: quanta violenza c'è in questo modo di insegnare e quanto pesa sulla società? Anche in altri paesi, come in Italia, esistono modelli di scuole alternativi a quello dominante, tipo l'insegnamento steineriano, di cui però conosco poco. Per lo più da noi si pensa, invece, a come segregare i bambini stranieri, per non insozzare la razza “italica”. Ed un partito xenofobo, a cui si dà ampio credito, l'hanno votato una percentuale non trascurabile di italiani, vista la politica imperniata sulla paura, sul terrore dell'altro da sé.


Domande.
Io credo che bambini trattati con rispetto, da esseri umani sin da piccoli, forse potranno rendersi maggiormente conto quanto la presente società sia assurda ed allucinante ed intimamente violenta. Ed inoltre, molto sottilmente, ci fa credere che da noi i conflitti non vi siano, poiché essi si sono spostati, si sono globalizzati e perciò sembrano sfumati, anche se tutti ne facciamo parte, essendo ad un tempo sfruttatori e sfruttati. Non è forse violento comprare nei nostri supermercati un prodotto creato dall'altra parte del mondo da gente che vive in povertà ed a cui sono negati dignità e diritti? Non è forse violento esternalizzare un'impresa a caccia di manodopera da sottopagare e sfruttare? Non è forse violento creare ed imporre artificialmente nuovi “bisogni”, status symbol, che inducono la gente a pensare che senza di essi non sarebbero degni di stima? Non è forse violento mistificare le notizie per creare consenso? Non è forse violento considerare la gente come semplici consumatori ed indurli a consumare sempre più altrimenti il sistema economico va a rotoli? (poiché è proprio così che funziona). Non è forse violento il medico moderno che non ascolta me, ma guarda gli esami? Non è forse violento imporre decisioni politiche facendo leva e muovendo la paura delle persone? Non è forse violento che pochi impongano senza discutere le proprie decisioni su tanti? Non è forse violento ed arcaico sbattere una persona in galera e poi buttare la chiave, in nome della legge del taglione? Non è forse violento considerare un altro essere umano come un “clandestino”?

Forse bambini siffatti, invece di impegnarsi la vita nel rimarginare le ferite ricevute nell'infanzia e dopo, potranno agire con più facilità affinché queste e tante altre violenze non si compiano più.

Mi ricordo la sera dell'11 settembre 2001 in tv: un artista o non so chi mostrò una immagine tutta bianca con il simbolo di “pausa” lampeggiante, che ricorda proprio due torri.

Non c'è nulla di assurdo o irrealizzabile oltre al nostro pensare che sia così, nei limiti naturalmente di ciò che siamo. Ma tutti, chi molto più chi molto meno, lo pensiamo. Perché?


Carissimo Nexsus6,
Sono daccordissimo e condivido fermamenta tutti i capitoli del tuo sensato intervento. In special modo quello sull'educazione infantile che ritengo di primaria importanza,se vuoi averne una conferma ti prego; vai un poco indietro in questo stesso blog e leggi i miei interventi sull'argomento: Genitori si nasce o si diventa? Argomento che ho discusso con svariati padri e madri. Purtroppo questo probblema è di difficile soluzione,prendendo atto che i giovano si formano sopratutto nell'ambiente in cui vivono, e purtroppo i maggiori componenti detto ambiente,cioè i genitori hanno un livello conoscitivo molto mediocre.Per cui scarso affidamento.
Io reputo violenza ogni azione imposta senza reciproca accettazione e convinzione, conseguenti dalla conocenza ed istruzione.
Ciao espert37
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Vecchio 20-01-2009, 15.43.33   #17
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Riferimento: La violenza umana

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Originalmente inviato da emmeci
Innanzi tutto una domanda: perché, espert37, hai aggiunto a violenza l’aggettivo umana e non hai affrontato il problema della violenza in sé? Evidentemente perché pensi o sottintendi che la violenza di un leone o di un virus non sia violenza ma rientri nelle condizioni di un mondo che Dio, dopo averlo fatto, ha giudicato bello e godibile. Quindi liberiamoci una volta per tutte da condizionamenti religiosi e affrontiamo il problema accogliendo il presupposto di un’umanità che è giunta al punto di considerare – certo non universalmente ma in taluni gruppi o in taluni individui come te - che la violenza sia un’opzione arbitraria o addirittura superflua. Tu mangi, espert? Hai delle scarpe o dei guanti di pelle? Scacci la zanzara che disturba i tuoi sonni? Il buddista classico evitava ogni forma di violenza, eppure quando cercava elemosina chi sa se controllava che il cibo donato non avesse comportato violenza. E così quel Simone stilita che visse su una colonna eretta su un monte selvaggio?
Morale: quella umana è una specie che – come tante altre - per vivere esercita la predazione, e che per arrivare al livello che ti permette di vivere con passabile agio ha dovuto spiegare una forza che puoi tranquillamente chiamare violenza. Non c’è santo che tenga: il suo metabolismo distrugge per farlo vivere e permettergli di lanciare al vento la buona novella. E, tanto per tornare al santo di moda cioè Darwin, la violenza – o meglio come dicono gli psicologi l’aggressività – è una qualità naturale e nessuno, nemmeno un Dio, può sottrarsene nel momento che combatte il demonio e con lui gli idoli ossia gli dei degli altri.
Eppure, caro espert, non è disfattismo il mio, perché proprio qui vedo brillare la scintilla della bontà – perché proprio se l’assenza di violenza è impossibile, se la violenza è necessaria alla vita e il bene è impossibile da realizzare, proprio per questo esso vive, cioè vive perché non può esistere e il valore morale della nostra stranissima specie sta in una battaglia perduta che pure continua, stranamente, a turbarla. D’altra parte non credo che sia una inammissibile stravaganza, ma che anzi risponda a una logica inconfutabile, cioè alla logica dell’assoluto che solo se non esiste è assoluto.


Carissimo emmeci, ti ho letto attentamente, ti capisco ma non condivido.
Se si continua a ragionare su estremismi non si giungerà mai a qualcosa di buono, essendo io pienamente consapevole che la perfezione non sarà mai nostro appannaggio,ma solo di DIO. Potrei essere daccordo con tè riconoscendo che anche il macellaio,uccidendo un animale per alimantazione commette violenza,Ecc.Ecc. Ma la mia proposta di ricerca non ambisce ad una perfezione impossibile, ma si limita a tentare per una maggior e migliore istruzione morale,dalla quale nasce conseguentemente una maggior istruzione e consapevolezza sociale aberrante la violenza strutturale per una migliore convivenza comunitaria. Io ho la netta convinzione che,specialmente a noi dell'area Cristiano-cattolica siano mancati oltre 5 secoli di adeguati insegnamenti spirituali,miglioranti in noi le condizioni morali.Dal medioevo ad oggi,quell'istituzione che si era assunta il lodevole compito di trasmetterci detti valori,è stata completamente assente, meritandosi tutte le odierne maldicenze e pesanti critiche. Sono altresì convinto che una società priva di indicazioni basilari al fine di riuscire quantomeno a conoscere se stessi e la meta alla quale ognuno ambisce,sia una società caotica priva di concrete fondamenta.

Ciao e buona serata. espert 37
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Vecchio 20-01-2009, 19.15.02   #18
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Riferimento: La violenza umana

In precedenza postato da Nexus6

Apperò... le guerre come prodotto del capitalismo?! Sicuramente, Espert, Obama non farà certo marcia indietro (ma nemmeno di un poco) dal capitalismo e dall'economia di mercato... non è un anarchico, è solo, ahinoi, un “democratico” e proprio oggi assistiamo alla fiera ed arrogante autocelebrazione del suo potere (che chissà quanti milioni di dollari è costata).

Carissimo,nel mio intervento non ho espresso la certezza che Obama rivoluzionerà il mondo, ma ho semplicemente auspicato, espresso timidamente la speranza che avvenga un miglioramento.
Gli enormi costi dei festeggiamenti a cui tu fai riferimento,sono da mettere in relazione non direttamente al pensiero di Obama,bensì alla ben nota mentalità statunitense. Non stiamo a dargli delle colpe ancor prima di cominciare,Lui stesso in questi ultimi tempi ha dovuto suo malgrado mettere da parte buona parte dei suoi principi per mantenersi intatto il suo elettorato.questa purtroppo è la politica elettorale della quale sono noti purtroppo gli opportunistici sistemi.Io sono ottimista e quasi convinto che lui sia differente.

Ciao e buona serata espert37
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Vecchio 20-01-2009, 19.26.17   #19
ornella
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Siamo violenti perchè siamo anche noi in parte animali, é istinto, e mortali, quindi proviamo paura.Direi che ho detto molto.La cura è conoscere i propri istinti e non averne paura. Non impedire agli altri di fare altrettanto. Questo dovrebbe bastare ad essere un po' meno animali................e poi chissà? Facile a dirsi.
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Vecchio 20-01-2009, 20.23.15   #20
VanLag
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Riferimento: La violenza umana

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Originalmente inviato da espert37
Sono daccordissimo caro vanLang, La violenza sta alla guerra come il cacio ai maccheroni,ed io voglio aggiungere: Le guerre odierne sono prodotto del pensiero materialistico e capitalistico. L'importante evento americano con la nuova presidenza, auspico possa indurre la nostra società a fare un tantino di retromarcia dal materialismo-capitalismo ed imbocchi il sentiero verso una maggior spiritualità, riservando maggior osservazione ai valori umani.
La proposta di ricerca del mio primo intervento vorrebbe semplicemente dare un aiuto a questa evoluzione,pensando che questo sia il momento giusto,ma ho notato purtroppo tante contrarietà fondate sull'idea che sia cosa irrealizzabile,e troppo utopistica; Peccato.Io comunque nel mio piccolo proseguo sulla strada da tempo intrapresa,con un poco di delusione perchè pensavo che il web fosse un buon mezzo di diffusione,ma molto probabilmente,anzi,ne sono sicuro,io non sono un politico,manco totalmente di giusta dialettica convincente per cui mi devo accontentare del poco che posso produrre.

Ciao e buona giornata espert37

Secondo me c’entrano poco il materialismo ed il capitalismo con le guerre. Le guerre odierne sono come le guerre antiche e nascono dal fatto che chi è più forte non vede ragione per non prevaricare. Questo perché nonostante i progressi siamo ancora molto animali e ancora molti uomini asserviscono, (io scriverei asservono ma word non me lo passa), la loro intelligenza all’istinto invece di asservire l’istinto all’intelligenza.

Un’altra cosa poi che mi viene da dire è che esistono capitalisti spirituali ed anche materialisti dotati di una forte etica e di una forte morale. Non sono assolutamente d’accordo che il “bene” (lasciando la più ampia accezione a questo termine), sia appannaggio di chi crede in Dio o nello spirito, anzi ho la fortissima impressione che l’idea di un paradiso futuro sia diventata l’alibi per lasciare un inferno ora. Chi non crede nel paradiso futuro, per contro, sente maggiormente il bisogno e si impegna maggiormente per un mondo migliore ora.

Per concludere il discorso non so se hai sentito il discorso di Obama e in caso affermativo se hai fatto caso all’ovazione della folla quando Obama ha detto che “l’America vuole essere amica di tutti”, (non ricordo le parole esatte). Quell’ovazione dal significato inequivocabile dovrebbe dare il peso della volontà del popolo americano ed allora speriamo solo che il congresso dia espressione a quella volontà.

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