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Vecchio 07-11-2012, 11.52.43   #11
paul11
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

Parmenide ha mostrato delle contraddizioni nel suo pensiero, il suo aggiornamento è Severino. Ho già espresso la mia stima per questi pensatori, ma non funzionano i sistemi di relazione.
Gli eterni e il divenire, convivono ma con sistemi di referenti diversi perché il rischio a mio parere, e molti spiritualismi moderni lo fanno mischiando “ad arte” meccanica quantistica e spiritualità, è spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito. E qui mi fermo per non uscire dalla discussione.

Non penso che tutti i fenomeni incidano tutti insieme e senza regole spazio/temporali , così come non penso che noi ci relazioniamo richiamando gli eterni ad appalesarsi.

La luna continua ad esistere nonostante noi la chiamiamo a manifestarsi o meno e noi siamo della stessa sostanza: fermioni e barioni e delle stesse forze che governano l’insieme del Tutto: l’Universo.

Gli strumenti che compiono i test sulle particelle microscopiche sono un' estensione dei nostri sensi percettivi. E’ un sistema di relazione che chiede ad un corpuscolo di appalesarsi, manifestarsi. Ma così come la luna non è sempre uguale al manifestarsi ( il ciclo, luna nuova, piena)
e non sempre allo stesso punto dell’ascensione retta e declinazione delle coordinate spaziali “celesti”e parliamo di un macrofenomeno, non possiamo pensare che un microfenomeno sfugga ancor più a questa logica?
Che cosa cambia? Che nei macrofenomeni esiste una predittività costruita dalla metodologia scientifica, una conoscenza aprioristica, per cui nell’esempio della luna, io so che dal mio punto di osservazione determinato nella longitudine e latitudine delle coordinate terrestri ad una certa data e ora ,(es. 13 marzo 2013 ore 23:30) troverò la luna in un determinato punto dell’ascensione retta e declinazione delle coordinate “celesti”.
Così come il nostro corpo è adattamento alle leggi di gravità, e alle condizioni di temperatura e pressione e il nostro sistema percettivo sensoriale è “sincronizzato” anche temporalmente a misura di masse e fenomeni macro per poter sopravvivere, come mai il fermione non è relazionato con le stesse proprietà degli enti macroscopici, sfuggendo all’apriori e alla certezza del risultato del test?

Fra le tante teorie e metafore che ho letto ho dedotto che i sistemi sono intercomunicanti , ma ognuno con proprietà diverse. Questa proprietà “effimera” tipica delle particelle microscopiche a mio parere corrisponde a stati energetici e di massa e non allo scenario spazio/temporale. La curvatura dello spazio e del tempo in Einstein è dato dalla luce che incontra la massa che piega il "lenzuolo" del reticolo costituito appunto dallo spazio/tempo.

I cicli di vita di una stella sono diversi da quello di un umano e a sua volta diversi da un’ameba.
Significa che la complessità sa organizzare l’energia incorporandola e “bloccandola”.
Quello stesso fermione del test che potrebbe essere liberato da particelle più complesse si comporta in maniera diversa quando entra in uno stato associativo . Quindi ad esempio fermione , barione, elettrone, protone ecc, atomo, molecola, composto, macrocomposto; ognuno ha proprietà intrinseche e fino a quando non si trova ad essere condizionato in un sistema energetico e dalle quattro forze: forte, debole elettromagnetica , gravità (anche se per me quest’ultima non è una forza, ma probabilmente un effetto) e "costretto" ad associarsi ad un livello di organizzazione più complessa. I sistemi dei fermioni e barioni, “svaniscono” con le loro proprietà effimere nella complessità del costituente associato ( atomo, molecola , ecc.) in cui le proprietà dei composti sono palesi e manifesti nella continuità temporale in quanto le energie sono “bloccate” nei legami chimico/fisici ( polari, covalente, ecc).
Io vi trovo metaforicamente la similitudine con lo stato umano: quando ci leghiamo affettivamente costruiamo dei "legami" emotivi e questi sono costruiti su affinità: naturali nella materia e più complessi in noi umani.
Quindi ogni particella(fermione, barione) ha delle proprietà allo stato libero che perde nel momento in cui diventa “organizzazione” più complessa e riprende quando quell’organizzazione viene annichilita generando energia “bloccata” dai legami.

Un'altra similitudine umana.
Quando siamo in solitudine abbiamo una grande libertà d’azione se entriamo in una comunità abbiamo nuove regole e quell’associazione ha delle sue “proprietà”, una nuova identità in senso lato.

Ho cercato di postare in maniera “volgare” per far capire almeno i concetti di fondo di quel che penso.
Esistono leggi comuni in tutto l’universo dove ogni ente ed essere ha sue intrinseche proprietà “naturali”.
Il tutto è governato da leggi di relazione che manifestano, appalesano al mondo la propria “identità”.
Noi sezioniamo il tutto per definire e capire i fenomeni, ma poi esiste la com-prensione, cioè tendiamo a legare insieme a cercare i denominatori comuni, le regole e i criteri che indipendentemente dal fenomeno singolo, trovano nelle leggi generali ,il senso del governo del Tutto.

Per ritornare a quanto espresso inizialmente, ecco perché ritengo che le relazioni siano il fondamento, che siano sensoriali, o logico formali, o sentimentali/emotive, o spirituali, ecc. in quanto costruiscono il senso e i significati.
Lo spazio/tempo ci serve per l’intelligibilità, per definire e correlare fra loro gli enti e i fenomeni.
E’ lo scenario in cui si manifestano gli eventi.

Ultima modifica di paul11 : 07-11-2012 alle ore 18.12.05.
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Vecchio 07-11-2012, 17.45.45   #12
and1972rea
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

Citazione:
Originalmente inviato da paul11
Parmenide ha mostrato delle contraddizioni nel suo pensiero, il suo aggiornamento è Severino. Ho già espresso la mia stima per questi pensatori, ma non funzionano i sistemi di relazione.
Gli eterni e il divenire, convivono ma con sistemi di referenti diversi perché il rischio e a mio parere, e molti spiritualismi moderni lo fanno mischiando “ad arte” meccanica quantistica e spiritualità, è spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito. E qui mi fermo per non uscire dalla discussione.
....
Concordo a pieno con le tue riflessioni, ma , se protratte oltre, giungono necessariamente alle mie; se consideriamo un 'unione localizzata di particelle dalla quale emergono proprieta' diverse dal semplice accostamento delle singole proprieta' fisiche di ciascuna di esse, perche' dovremmo limitare questa peculiarita' all'intorno spaziale in cui quel sistema si trova nelle sue parti in “sinergia” ( termine fisicamente poco adeguato) ? E' ovvio che un' unione cosi' intima debba potersi logicamente pensare al di la' dello spazio, ed in effetti cosi' avviene sperimentalmente; sistemi di particelle in risonanza fra loro rimangono tali a prescindere dallo spazio che ci sembra erroneamente poterle separare in tutto, lo spazio non separa e non puo' disgregare un simile sistema; se consideriamo ciascuna macroparticella un insieme relazionato sinergicamente di particelle inseparabili spazialmente,quindi, cosa potrebbe mai farci credere che una qualsiasi macroparticella, e le stesse parti che la compongono, sia del tutto scissa da altrettante relazioni piu' o meno similari con l'intero mondo fisico che la circonda ? e questo a prescindere dallo spazio che le separa? Mi sembra davvero molto piu' induttivamente logico pensare che ,se in natura fosse verificabile l'esistenza di un solo insieme fisico dentro cui ogni parte rimane tale solo in una relazione immediata e reale con le altre, l'intero esistente fisico debba essere strutturato nelle sue parti alla stessa maniera in assoluto e universalmente.
Se 1+1 = 2 per Pierino a scuola, dovrebbe valere lo stesso per Einstein a Princeton...


Ultima modifica di and1972rea : 08-11-2012 alle ore 09.58.56.
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Vecchio 09-11-2012, 17.53.31   #13
lunatika
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

Ho cercato di leggere tutto attentamente ,ma forse mi è sfuggito...se è così chiedo scusa.
Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relatività di Albert Einstein che nel 1900 dirà: «Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti l'universo è finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso.

Per me ancora un pensiero complicato questo essere..non essere...Però l'esempio della sfera mi piace..Perfetto!
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Vecchio 09-11-2012, 19.49.35   #14
Il_Dubbio
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

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Originalmente inviato da lunatika
Ho cercato di leggere tutto attentamente ,ma forse mi è sfuggito...se è così chiedo scusa.
Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relatività di Albert Einstein che nel 1900 dirà: «Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti l'universo è finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso.

Per me ancora un pensiero complicato questo essere..non essere...Però l'esempio della sfera mi piace..Perfetto!


Più o meno è quel che dovrebbe essere. Una sfera! Ma dovrebbe essere una sfera un po' più complessa. Perchè? Perchè questo universo non ha (o non dovrebbe avere) confini (mentre una sfera ha come confine la sua superficie) e non dovrebbe avere centri (e la sfera ne ha uno).
Il nostro universo cioè non ha solo 3 dimensioni, ne ha (o ne avrebbe) anche un'altra, la quarta. Forse questa rende le cose poco visibili ma ancora più perfette, perchè nessuno potrebbe dire di essere privilegiato (di essere al centro o in periferia).
E' difficile immaginarsi questo tipo di universo. Io ho provato ad immaginarmelo in questa maniera:
proviamo a guardare dalla parte di un osservatore qualsiasi. Egli è al centro della sua sfera. Si potrebbe pensare che se questo osservatore si muovesse, la sua direzione (rispetto alla sfera di origine) sarebbe rivolta verso un punto diverso della sua originaria sfera. Quindi se si muovesse dal suo centro si sposterebbe verso la superficie (o il contrario). In questo universo invece le cose non funzionano in questa maniera. Se un osservatore si sposta da suo punto di osservazione non si sposta nella sua sfera di apparteneza, ma si sposta nella sfera adiacente. Quindi ogni osservatore è al centro della sua particolare sfera e in periferia rispetto ad ipotetici ossevatori al centro delle loro rispettive sfere. Se non ho creato troppa confusione dovrebbe essere chiaro (ma difficilmente visibile) che l'universo è composto da numerose sfere in cui ogni punto dello spazio ne è il centro e la periferia delle altre adiacenti.
Parmenide secondo me sarebbe contento di questa soluzione, perchè l'Unità dell'universo sarebbe garantita e i concetti di centro o periferia, sarebbero solo apparenti ovvero illusori.
Anche il movimento a questo punto sarebbe illusorio in quanto il movimento presuppone che si raggiunga una particolare posizione nello spazio. Se non c'è alcun punto che nello spazio è privilegiato (come si è detto) rispetto agli altri, allora ci si potrebbe solo illudere di muoversi ma in realtà non ci si sposta mai.
Cosa fa il fotone invece mentre corre a quella velocità incredibile? Lui si sposta nello spazio ma non nel tempo (così si dice). Noi invece che siamo quasi fermi, ci muoviamo più nel tempo che nello spazio. Questo è più o meno quello che ci dicono gli astronomi (fisici ecc.).
Secondo questa lettura, cosa succede al nostro universo mentre la luce corre come un dannato e noi siamo quasi fermi? Succede una cosa davvero particolare (e da qui incomincia la mia particolare idea). La luce nel mentre corre attraverso le sfere più rapidamente di quanto non lo facciamo noi, crea l'illusione (questa è soltanto una mia personale idea per venire incontro all'idea di Parmenide dell'immutabilità dell'universo) che la sfera si gonfi (espansione). In realtà l'universo è (o potrebbe essere) immutabile se considerassimo il movimento della luce la causa dell'espansione dell'universo. Proprio come noi crediamo di muoverci, anche se di poco, attraverso lo spazio ma in realtà siamo fermi, la luce fa lo stesso ma molto più rapidamente di come lo facciamo noi. La rapidità del movimento non significa muoversi attraverso lo spazio, perchè lo spazio non c'è inteso come contenitore (a mo' di sfera), ma rappresenta solo la rapidità di spostamento tra sfere già esistenti (e immutabili).
Questo universo (se fosse vero) piacerebbe un po' più a Parmenide, e forse anche all'idea che ne ho io. Però non ho considerato la RG e M.Q e qualche quintale di informazione fisica ed astronomica (come lo spostamento verso il rosse della luce che ci fa capire se un oggetto si sta allontanando da noi). Dovremmo considerarle anche un po' e vedere quanto sia corrispondente a quel che ho detto (immagino poco , ma io ci spero sempre ).
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 10-11-2012, 00.32.18   #15
paul11
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

Quello che penso è che la meccanica quantistica è “in mezzo al guado”,in corso d’opera.
Il principio d’indeterminazione di Heisenberg e le famose fessure in cui l’elettrone sceglie di essere corpuscolo od onda non sono a mio parer principi che dureranno nei secoli.
Insieme a Modello Standard , relatività e cosmologia e quindi la base comune , la fisica, va ricercato il fondamento: l’energia.
Che cos’è l’energia , quale è il principio base da cui la scintilla del big bang con le sole quattro forze ha costituito l’universo? Lo spazio tempo è la conseguenza non la causa. Sono le forze, forte, debole, elettromagnetica e gravitazionale che “stirano” e comprimono l’energia che hanno costruito le masse. Ognuna di queste forze ha una sua potenza e un suo raggio d’azione dove il primo , la potenza, è inversamente proporzionale alla seconda, cioè al raggio d’azione. L’interazione delle forze hanno costituito un’enorme diagramma delle forze che hanno dilatato l’universo.
Ma non esiste una simmetria nell'universo e la distribuzione delle masse sono appunto asimmetriche.
La stranezza è che l’energia lo hanno capito più i cinesi agli albori dei tempi che gli occidentali.
Il problema degli orientali è che non hanno mai sistematizzato e creato metodiche, ma incorporate in teorie spirituali. Hanno costituito i dualismi dello Ying e Yang e sono sempre rimasti lì, la loro medicina è basta sui flussi di energia. Noi abbiamo avuto Galileo con il suo metodo e le basi delle scienze. La nostra filosofia è entrata più sugli eterni e il divenire , ma Einstein nella sua celebre equazioni ha riproposto all’attenzione l’energia.
C’è qualcosa di più microscopico dei femioni e dei barioni e della particella di Higgs ed è il costituente (sarà la stringa?) dell’energia.. L’energia oscura che domina l’universo, l’antimateria che inizialmente era nel Big Bang è svanita. Io vedo ancora tutto in corsa d’opera , ma con grandi avanzamenti delle tecnologie, La medicina , i computer quantistici, se ne stanno già interessando i ricercatori.

Il nostro corpo umano fisico non può essere un insieme di particelle “indeterminate”.
Il fatto che funzionino quantisticamente le teorie , ma non si sappia il perché , a mio parer dice poco. Funzionava anche credere che la terra fosse piatta, finchè qualcuno con le caravelle non fece un lungo viaggio. E funzionava anche credere che la Terra fosse ferma al centro del sistema planetario e il sole le girasse attorno.

Potrebbe essere che gli strumenti dei test che rilevano le particelle interagiscano, anche loro sono costituiti come tutto del resto di corpuscoli. La metodica, i processi, gli strumenti dovranno necessariamente essere rivisitati, un conto è sbagliare con un margine di tolleranza in un sistema di misura un macrofenomeno e un conto è misurare gli ordini dii grandezza di masse infinitesimali e a velocità massime della luce. E infatti escono "bufale" ogni tanto, vedi neutrini più veloci della luce.

Francamente non ritengo che la non-spazialità o non-locazione sia realistica, piuttosto altre dimensioni forse… ma preferisco rimanere con i piedi per terra e seguire gli sviluppi con attenzione.
Per adesso.. tutto è ancora indeterminato..
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Vecchio 10-11-2012, 15.53.31   #16
z4nz4r0
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Quello che manca alla MQ è una interpretazione soddisfacente/intuitiva.
Ma se riflettiamo potremo renderci conto che questo non è affatto strano e che non dovrebbe stupirci. La nostra percezione e il nostro intuito infatti si sono evoluti perlopiù in funzione di (e quindi adattati a) un certo contesto ambientale molto ‘lontano’ da quelli che oggi andiamo esplorando e ai quali cerchiamo di adattare la nostra mente formulando teorie.

Di nuovo: la nostra intuizione/percezione/immaginazione è adatta ad un ‘contesto’ specifico …ma altrove (o meglio nella misura in cui ci si allontana da questo contesto specifico) la sua funzione (che è adattiva) sfuma. Le teorie scientifiche rappresentano un tentativo di riadattamento (dei nostri concetti, della nostra immaginazione) alla novità che è questo ‘altrove’.
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Vecchio 10-11-2012, 22.34.41   #17
and1972rea
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

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Originalmente inviato da lunatika
Ho cercato di leggere tutto attentamente ,ma forse mi è sfuggito...se è così chiedo scusa.
Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relatività di Albert Einstein che nel 1900 dirà: «Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti l'universo è finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso.

Per me ancora un pensiero complicato questo essere..non essere...Però l'esempio della sfera mi piace..Perfetto!
Credo che Parmenide avesse compreso come la sfera potesse rappresentare un esempio discretamente calzante per proporre al nostro intuito il concetto di relazione totale fra le parti del Tutto al di la' del concetto di Non Essere, perche' la superficie di essa ( a differenza dei punti al suo interno...) sembra immutabile, cosi' come immutabile appare ad ogni punto la variazione di ogni altro punto in un insieme di punti messi tutti in relazione biunivoca fra loro.
Il paragone espresso da Einstein in ordine alla geometria dell'universo , invece, voleva semplicemente cercare di chiarire come la nostra esperienza di infinito in un universo illimitato potesse assomigliare a quella di un omino bidimensionale sopra una superficie sferica finita ma non limitata; secondo Einstein,noi viviamo sopra la pellicola tridimensionale di un universo la cui sfericita' e' almeno quadrimensionale; puntando , cioe' , una pistola in qualsiasi direzione nello spazio, e potendo avere un'aspettativa di vita mooooolto elevata, secondo Einstein, sparando , non potremmo evitare di commettere un tentato suicidio, perche' la traiettoria di quel proiettile, qualunque sia la direzione dello sparo, e' volta sempre e comunque verso noi stessi.
Una visione , a mio avviso, molto ma molto meno suggestiva di quella che ebbe Parmenide, che ,se avesse un qualche fondamento nel reale, sarebbe davvero rivoluzionaria per qualsiasi scienza; metterebbe in relazione ogni parte del reale con ogni altra all'interno del Tutto al di la' di ogni distinzione apparente; la scienza ha gia' dimostrato l'immutabilita' nelle relazioni di semplicissimi sistemi in risonanza al di la' dello spazio che pare essere apparente e ininfluente in quel tipo di realzioni, pensiamo cosa possa voler dire questo se quel tipo di relazioni potesse essere esteso a sistemi piu' complessi di particelle , vorrebbe dire che l'esistenza di entita' fisiche complesse quanto un oggetto o una persona fisica non si limiterebbe all'accostamento spaziale di elementi particellari come atomi o sistemi di macromolecole, ma si estenderebbe alla persistenza di quegli stessi sistemi oltre lo spazio in cui noi , nella nostra dimensione spaziotemporale, li possiamo sensibilmente vedere; anche se disgregato nei suoi componenti fondamentali, un sistema oggetto potrebbe mantenere un proprio "status risonante" al di la' dello spazio in cui i suoi componenti andrebbero a ricomporsi; in pratica potremmo fantascientificamente affermare che 2 molecole di idrogeno ed una di ossigeno gassoso non scomparirebbero tout court nel ricombinarsi in due molecole d'acqua, e potremmo misticamente sognare che un corpo umano cremato non cessi il proprio status di sistema fisico, soltanto perche' le sue parti si sono disgregate e ricombinate con altre...
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Vecchio 11-11-2012, 01.50.05   #18
paul11
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Originalmente inviato da z4nz4r0
Quello che manca alla MQ è una interpretazione soddisfacente/intuitiva.
Ma se riflettiamo potremo renderci conto che questo non è affatto strano e che non dovrebbe stupirci. La nostra percezione e il nostro intuito infatti si sono evoluti perlopiù in funzione di (e quindi adattati a) un certo contesto ambientale molto ‘lontano’ da quelli che oggi andiamo esplorando e ai quali cerchiamo di adattare la nostra mente formulando teorie.

Di nuovo: la nostra intuizione/percezione/immaginazione è adatta ad un ‘contesto’ specifico …ma altrove (o meglio nella misura in cui ci si allontana da questo contesto specifico) la sua funzione (che è adattiva) sfuma. Le teorie scientifiche rappresentano un tentativo di riadattamento (dei nostri concetti, della nostra immaginazione) alla novità che è questo ‘altrove’.

E infatti questo per me è uno dei punti più importanti da riflettere.
La meccanica quantistica è diventata la metafisica degli ultimi cento anni.
Perché non solo ha messo in crisi la metodica scientifica “materiale”, ma perché deve tradurre un linguaggio controintuitivo.
La dimostrazione è che le spiritualità moderne e la new age sono sincretismi fra teosofia, spiritualità orientale, contattismo, ufologia, astrologia con teorie escatologiche a più dimensioni;un esoterismo post moderno , sganciato dalle religioni intese in senso tradizionale,
Questo è in fondo il motivo per cui la meccanica quantistica riporta alle filosofie originarie sia dell’oriente che dell’occidente.
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Vecchio 11-11-2012, 10.58.49   #19
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Originalmente inviato da z4nz4r0
Quello che manca alla MQ è una interpretazione soddisfacente/intuitiva.
Ma se riflettiamo potremo renderci conto che questo non è affatto strano e che non dovrebbe stupirci. La nostra percezione e il nostro intuito infatti si sono evoluti perlopiù in funzione di (e quindi adattati a) un certo contesto ambientale molto ‘lontano’ da quelli che oggi andiamo esplorando e ai quali cerchiamo di adattare la nostra mente formulando teorie.

Di nuovo: la nostra intuizione/percezione/immaginazione è adatta ad un ‘contesto’ specifico …ma altrove (o meglio nella misura in cui ci si allontana da questo contesto specifico) la sua funzione (che è adattiva) sfuma. Le teorie scientifiche rappresentano un tentativo di riadattamento (dei nostri concetti, della nostra immaginazione) alla novità che è questo ‘altrove’.
D'accordo sul fatto che la MQ non sia intuitiva , ma credo che questo rappresenti piu' un limite che una circostanza ineluttabile di come debba essere spiegato il mondo; non dimentichiamoci che noi stessi siamo fatti del mondo che vogliamo spiegare, il nostro intuito non e' , quindi, un semplice paio di lenti di nostra esclusiva proprieta',e da dover sostituire e rimontare con l'avanzare dell'eta' della scienza, la nostra logica intuitiva e' l'intero universo che dentro di noi agisce per guardare se' stesso, e attraverso di noi ricava gli spazi visuali che danno sul mondo reale; la logica razionale , invece,in se' potrebbe essere anche solo autoreferenziale e priva di alcun aggancio con cio' che necessitiamo di comprendere razionalmente.
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Vecchio 11-11-2012, 15.26.01   #20
bobgo
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?

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Originalmente inviato da Il_Dubbio
A questa discussione volevo aggiungere l'interpretazione(se non l'ho compreso male) che da di Parmenide, Emanuele Severino.
Egli dice che la teoria di Parmenide è il primo tentativo, nella storia della civiltà umana, di porre rimedio al dolore dell'esistenza. Questo dolore avrebbe la sua causa appunto nel divenire, nel non sapere cosa succederà domani o fra un anno, se questo dolore finirà, come finirà ecc.
Il secondo tentativo viene proposto dalla teologia, dal Dio cristiano e l'ultimo (in senso storico) dalla scienza. Quest'ultima non nega il divenire, ma si pone come rimedio al dolore dell'esistenza attraverso il controllo del divenire. Cioè la scienza pare voler dire, tu -divenire- esisti ma ti prevengo, so cosa succederà domani.

Quel che penso io è che il rimedio scientifico al dolore dell'esistenza stia esaurendo le sue forze. Non so, attraverso, per esempio, la completa impossibilità di prevedere un terremoto.
Rendo molto pratico il dilemma in quanto sono anche questi aspetti, che pur essendo scientificamente consolidati, fanno apparire la scienza non in grado, in senso pratico, di porre rimedio al dolore dell'esistenza.

L'argomento invece vuole analizzare (se non ho capito male) la possibilità che la teoria di Parmenide possa diventare "alternativa" a quella scientifica (un po' meno a quella teologica) in senso "fisico".
Se questo è l'argomento, non possiamo più muoverci soltanto con gli strumenti rudimentali filosofici (che sono comunque grandiosi, come la teoria dell'essere e cioè la nascita dell'ontologia). Dovremmo per forza entrare nello specifico ruolo che la scienza ha al riguardo del "conoscibile" e di quel che è reale. Dico questo perchè la realtà costruita attorno alla scienza è molto, fin troppo, articolata e difficilmente contrastabile con un semplice "è illusorio" quel che vedo. Non che sia impossibile, ma ritengo che se così è, sarà la stessa scienza a dedurlo.
Condivido la tua impostazione generale dell’interpretazione di Severino.

Tuttavia, ritengo che il rimedio non sia tanto rivolto a lenire il “dolore dell’esistenza”, quanto a contrastare il nichilismo. Perché quando il divenire, inteso come la creazione e distruzione di ogni essere, diventa Verità assoluta, allora irrompe il nichilismo, ossia lo smarrimento di ogni valore.
L’esistenza è, anche, dolore. Ma è solo quando questo dolore diventa senza senso, che emerge il nichilismo.

Sempre cercando di rimanere nel solco di Severino, il rimedio lo vedrei nelle religioni (tutte) e nella tecnica, come applicazione delle scoperte scientifiche, ma non nella scienza in quanto tale.
Mentre riguardo a Parmenide, penso non si tratti di un rimedio, perché la sua teoria elimina alla radice la causa del nichilismo.

La religione cristiana offre un altro esserci dopo la morte, il rimedio offerto è perciò rivolto al domani. La tecnica offre un miglioramento della vita sia in termini di qualità sia di durata, il suo rimedio è rivolto all’oggi. Entrambi sono dei rimedi perché non eliminano la causa del nichilismo, in quanto il senso del divenire non è messo in discussione. Mentre la religione richiede un’attesa, la tecnica spinge per un’accelerazione continua di possibili soluzioni (e così il passato e il futuro si restringono sino ad annullarsi nel solo presente, inevitabile l’angoscia).

Secondo me, la scienza è indispensabile per la filosofia, perché è espressione della razionalità che orienta nel mondo. Tuttavia il ruolo della filosofia resta insostituibile, perché il suo autentico ambito consiste in quelle situazioni-limite che la scienza nel suo progresso mette in luce. Situazioni-limite che sono il “contorno” della ricerca scientifica, ma non il suo terreno.
Le situazioni-limite sono infatti la linfa della filosofia. Filosofia che, a mio parere, deve finalmente tornare a se stessa, alla propria origine.

Più che l’ontologia (sapere attorno all’essere oggettivato, che è ormai giustamente ambito esclusivo della scienza), la filosofia dovrebbe a mio avviso seguire la periecontologia di Jaspers (apertura all’essere).
bobgo is offline  

 



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