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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 25-10-2006, 11.38.57   #41
visechi
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
C’è odore di finzione in chi pretende di amare tutti e tutto e sempre……

“Deus caritas est”, con questa espressione latina l’attuale pontefice inaugura il proprio pontificato, su questa verità (di fede?) – Dio è amore – s’impernia l’apostolato della Chiesa – perlomeno questo è ciò che ci dice il pontefice con la sua enciclica -. Il messaggio di Gesù, se non altro quello tramandatoci e canonizzato attraverso i vangeli, è impregnato di questa reboante placida passione. L’intero ‘Discorso della montagna’, in Matteo 5, è un’ode all’amore. Il Cantico dei Cantici, stupendo libro dell’Antico Testamento, un poema interamente dedicato all’amore, forse insuperabile per bellezza, è un inno ed un canto sentimentale di una forza espressiva ineguagliabile. L’Amore che Dio nutre nei confronti della creatura ha ispirato poemi e poesie che hanno riempito le biblioteche del pianeta: delicate, potentissime, violente come solo la passione dell’amore può esserlo… una violenza delicata, che accarezza piuttosto che graffiare. «Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). Queste sono le parole lasciateci in dono dall’evangelista. Dio ha creato nel Suo Amore, col Suo Amore e per Suo Amore. Quante volte ci siamo imbattuti ed abbiamo fatto i conti con questa complessa nozione d’Amore divino, che un po’ fa a pugni con l’immagine Numinosa del Deus Absconditus e il Dio irato dell’ultimo giorno – il Dies irae -. Quante altre volte abbiamo posto a confronto l’avvertimento che ci giunge dalla nostra Anima con quel che di questa nozione d’amore divino,volta per volta, estraiamo in termini d’interpretazione – a nostro vantaggio, per quietarci e rassicurarci -. L’amore che Dio promette e dispensa alla creatura è come un pugno violento sferrato alla bocca del nostro stomaco: tramortisce, spaura, inquieta, annienta, annichilisce con la sua motilità tumultuosa, lacera, dilania. Non è un anodino sorriso rivolto agli occhi, ma una ghiaccia lamina che taglia, separa, divide, squarcia le membra e l‘anima. Gesù stesso, il messaggero d’amore cui Dio volle affidare questa Sua furente passione per renderla nota nei fatti, nell’esistenza di ciascuno di noi, nella storia dell’uomo in maniera concreta, visibile, tangibile, ha patito e gioito per questo Amore del Padre. Nel Figlio dell’uomo, che è trait d’union fra quanto promesso e quanto nelle attese escatologiche dell’uomo, nella sua Passione, e nella croce, che è scandalo per la ragione e folle ignominia per il credo di tanti, si è aggrumata questa furente ira amorosa di Dio. Dalle sue carni lacere e trafitte emana ciò che i testi sacri hanno annunciato, ciò che la poesia e il sentimento di tanti dopo di Lui, istruiti ed ammaestrati dal suo lamento e dal suo patire sulla croce, hanno solo intuito. Gesù è il coagulo di un Amore disperso nei tempi che precedettero la Sua venuta sulla terra, è anche la promessa vivente del Dio dell’ultimo giorno, è ammonimento intransigente e speranza del domani, è pace e sommovimento, è serenità nell’attesa e tormento del presente, mitezza e rivoluzione al tempo stesso, è progettualità che inaugura la storia dell’uomo, spezzando il costante ciclico fluire del tempo, è un sporgersi oltre (Speranza) che impone la sua ferrea legge, estinguendola, su quella ciclica attesa di un eterno ritorno che riposa su un Amor fati che non dischiude orizzonti se non quelli unici dell’eterno riproporsi degli eventi (senza fine). L’amore divino promette ed annuncia un epilogo. Nell’antinomia insanabile dell’indicibile, dell’inattingibile, dell’incomprensibile, nello scandalo della croce si è compiuto il trapasso fra l’intuizione di una circolarità esistenziale senza senso e senza tempo, ed un nuovo significato, lineare, proteso nel futuro, che si affaccia in un oltre che la classicità greca non colse, che pone un punto di arrivo, uno sbocco, una fine impregnando di questo senso e significato salvifico l’intero scorrere delle stagioni, non più vocate e fini a se stesse – la vita per la vita -, ma, da allora, asservite ad una promessa – La vita per la gloria -.E’ tanto magico il messaggio di Gesù, che credo sia ovvio e conseguente sia stato intriso d’ipocrisia e finzione. E’ tanto lontano dalla nostra esperienza mondana, che appare surreale. E’ così dirompente da apparire irrelato. E’ tanto innovativo da negare il Suo stesso Padre, quello dell’ira, quello che generò in un impeto insano, dello tzimtzum. della kenosi creatrice, della solitudine ineffabile ed indefettibile, dell’agonia e dell’inquietudine del suo intimo essere: lo rimodula, lo rinnova, lo rifiuta, lo dissacra fino a colmare l’incommensurabile distanza che lo separa dalla sua creatura più bella, fino ad imporgli – a Lui, al Padre – di vivere, attraverso la carne del Figlio, la storia dell’uomo come se fosse la sua intima storia, fino ad urlare contro la sua indifferenza. Cristo, il suo annuncio, è un’antinomia, un paradosso che l’uomo non può com-prendere e il suo amore è acqua che intride un deserto di coscienze forgiate attraverso i colpi inferti alla carne e le cicatrici incise nelle anime dalla schiavitù, dalla prevaricazione, dall’odio, dalla guerra, dagli olocausti, dalle morti per fame e per sete. E’ così polla sorgiva di fresca acqua tumultuosa che fende una roccia inaridita da una creazione monca, imperfetta, viziata da un peccato d’origine tutto del Creatore, del Padre, e che non può essere calcato sulle spalle della creazione. Poco è valso aver sacrificato ed immolato l’unigenito – il più bello fra i figli dell’uomo – per emendarsi da questa colpa.L’amore cui Cristo ci esorta è inattingibile, solo pane per le menti e alimento per l’ego di ciascuno di noi. Noi siamo luce riflessa della Luce ineffabile di Dio, ed ombra delle tenebre che lo abitano. Per questo il Cristianesimo non morirà mai, perché riflette la nostra intima contraddizione, che, in origine, è contraddizione stessa di Dio.

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 25-10-2006, 15.51.58   #42
VanLag
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Citazione:
Originalmente inviato da visechi
Nell’antinomia insanabile dell’indicibile, dell’inattingibile, dell’incomprensibile, nello scandalo della croce si è compiuto il trapasso fra l’intuizione di una circolarità esistenziale senza senso e senza tempo, ed un nuovo significato, lineare, proteso nel futuro, che si affaccia in un oltre che la classicità greca non colse, che pone un punto di arrivo, uno sbocco, una fine impregnando di questo senso e significato salvifico l’intero scorrere delle stagioni, non più vocate e fini a se stesse – la vita per la vita -, ma, da allora, asservite ad una promessa – La vita per la gloria -.

No sarei così sicuro che la classicità greca non lo colse.
Il principio eterno che i filosofi ionici cercavano era l’embrione di quella “verità trascendente” indicata da Socrate e Platone come quell’oltre al quale l’uomo dovrebbe pervenire attraverso un percorso lineare di ricerca o, se vuoi, di evoluzione. Volendo si può vedere anche come esso si evolve mano a mano nelle menti dei filosofi greci ed evapora dalla forma materiale verso una forma eterica, spirituale, trascendente,

Il principio immortale era:
l’Acqua per Talete
l’Aria per Anassimene.
I numeri per i pitagorici (i primi ad identificarlo in un qualche cosa di non materiale).
Il Fuoco per Eraclito
Il Nous, (la mente) per Anassagora

Fino a Parmenide che sarà il primo ad affermare che il principio immortale – l’Uno, la Verità, Dio – è separato dall’apparenza e dalla opinione umana. Il suo allievo Socrate sancirà poi questi concetti indicando nella “verità” quella perfezione posta ad un livello oltre l’umano.

Cavoli se lo colsero, anzi forse sono da considerare gli inventori, visto che la definizione di Dio, presente nella religione cristiana, come di un concetto astratto di sommo bene e di perfezione assoluta non deriva certo dall’antica religione ebraica ma è più somigliante all’astrazione del mondo delle idee proprio della grecia classica.
Questo indica il forte sincretismo che avvenne tra il messaggio originale di Gesù ed il neoplatonismo, (oltre che col filonismo e lo gnosticismo).

Quel “verbo” che si vorrebbe eterno ed immortale è ibridato da mille colori diversi.

VanLag is offline  
Vecchio 25-10-2006, 16.01.15   #43
Deep Purple 1971
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Forse bisognerebbe distinguere tra cristianesimo come tensione interiore (spiritualità, fede, rapporto col divino ecc.), che appartiene all'intimo della persona e rappresenta un'istanza a-temporale e insopprimibile, e cristianesimo come istituzione.

Con riferimento a questa seconda accezione, si consideri il seguente aforisma:

"Il cristianesimo sorse per alleviare il cuore; ma adesso deve prima opprimerlo, per poterlo poi alleviare. Per conseguenza perirà."

L'aforisma, dal titolo "Destino del cristianesimo", è contenuto nella parte terza (La vita religiosa) del volume seguente: F. Nietzsche, Umano, troppo umano, volume primo, Adelphi 1995, p. 100.
Deep Purple 1971 is offline  
Vecchio 25-10-2006, 20.18.28   #44
ludovicofrescura
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Citazione:
Originalmente inviato da Elijah
Ludovicofrescura...

È meglio essere violenti, se c'è violenza nei nostri cuori, piuttosto che indossare l'aureola della non violenza per coprire la debolezza. La violenza è sicuramente preferibile alla debolezza. C'è speranza per un uomo violento di diventare non violento. Non c'è questa speranza per i deboli.
Parole di un certo Gandhi.

L'amore, l'amare e la non-violenza, non è nulla che faccia per le persone deboli...

Per il resto, non mi spreco. Le risposte, a parole, dei quesiti che poni, ci sono. Ma non bastano le (mie) parole (o di altri ancora), per far capire qualcosa a qualcuno. È quella persona stessa che deve comprendere in cuor suo.




Citare un grande nome a sostegno della propria personale posizione non mi sembra una cosa molto giusta.

Pensavo spesso, dicendolo, che è meglio non citare: dal tempo del liceo e dell’università. Ma per questo venivo generalmente redarguito e punito. Successivamente ho pensato che ogni citazione è violenza: una violenza che scorre su un doppio binario (ma ne vorrei pensare, adesso che mi considero un ‘tridimensionale’, tre, di binari, da film di Harry Potter!): violenza che si fa all’autore per spezzargli il ragionamento (ogni ragionamento è sempre molto articolato) e così disarticolarlo, come mutilarlo; violenza all’ascoltatore/lettore perché in realtà egli non capisce/non potrebbe mai capire l’autore, mancandogli il contesto della sua frase citata dall’altro (o se capisce, capisce quasi sempre a pera: cioè nel senso del citatore). E violenza a se stessi perché, citando altri, ci si sottovaluta, in qualche modo, e si finisce con l’abdicare alla propria personalità (nel senso della creatività massimamente).

Adesso penserei piuttosto (in chiave drammaturgica) che la mania della citazione appartenga a chi ha un pensiero debole (oggi si fa un gran parlare di ‘pensiero debole’ contrapposto al ‘logos come fondamento’), un cuore più gonfiato che gonfio e finanche un corpo malmesso e decadente: ad esempio il nostro sistema educativo nel suo complesso.

Se veramente Gandhi ha detto quanto leggo da Elijah, in questo contesto che conosco e non nel suo/di Gandhi quando l’ha pronunciato (vai a sapere a quale titolo e dandogli quale piega), su codeste frasi citate mi divertirò appresso a ricamarci un po’ – mi si permetta.

Primo punto… Penso d’istinto che una “aureola della non/violenza” (aureola – suppongo – con funzione ingannatrice) se la metta in testa semmai, per coprirsi/mascherarsi, chi si sente tanto forte da essere/poter essere sfacciatamente violento. Secondo punto… Poiché distinguo la violenza del corpo (muscolatura, prestanza, armatura ed armamenti se del caso…), la violenza del giudizio (iper/conoscenza, iper/critica, iper/cinismo…) e la violenza dell’emozione (ostilità, odio, rabbiosità…), se c’è quest’ultima – perché di questa mi sembra che parli Gandhi – è meglio mediarla o essere al limite ipocriti che violenti come suggerisce il grand’Uomo: il violento emotivo, nel suo tondo sfogo naturale, non lo controllo in nessun modo, perché non è né bestia né uomo – così mi pare. Colui che sa invece mediare la sua violenza, colui che è perfino/appena ipocritamente non/violento, lo argino sicuramente e ho all’uopo svariati strumenti (pazienza, diplomazia, ricambio generazionale, transazioni alternative, altri valori da giocare, ecc.).

Affermare poi che la violenza (la violenza del cuore) sia preferibile alla debolezza (del corpo e/o dell’intelletto?) è dal mio punto di vista assai curioso e un tantinello assurdo. Se non altro perché mi capovolge l’uomo: il quale è prima logos (pensa, progetta), poi ethos (agisce/dovrebbe, coerentemente al suo pensiero), infine pathos (riscuote in fondo la mercede che si merita – di piacere o di dolore – per aver pensato come ha pensato ed agito per come ha agito).

Ma Gandhy – mediato da Elijah – pare che si disveli: l’uomo violento è preferibile perché può sempre diventare un non violento (magari dopo aver commesso uccisioni e stragi, confessarsi/pentirsi sul letto di morte); mentre per i deboli (ma quali deboli?… deboli con l’aureola o deboli senza aureola?) non c’è speranza alcuna – dice Ganghi (ma quale speranza?… d’essere forti/violenti? d’essere non/violenti? d’essere non/violenti ipocriti?… – non capisco).

In realtà trovo le frasi di cui sopra (di Gandhi o di Elijah?) un po’ sbilenche, un po’ incomplete, un po confuse – mi piacerebbe sapere da dove l’ha estrapolate esattamente. D’altra parte non sempre si può essere lucidi e piani seppure vette o affezionati citatori. Per cui azzardo una dritta…

Stabilire prima chi sono i violenti e perché|come|quando son violenti. Quindi i non/violenti e perché|come|quando ipocriti, deboli o che altro. Ma io dico che ci sono anche quelli né violenti né non/violenti, a cui non frega molto di Gandhi e degli inglesi, di Gandhi e degli islamici, ecc. – si dovrà pure ammettere che ci sono, no? Dopo stabilire chi sono i deboli. A cui io contrappongo i forti, e dire anche di loro: perché|come|quando deboli e/o forti? A cui aggiungo, tuttavia, quelli che non sono né deboli né forti: cioè l’uomo della strada comune, né virtuoso né eroe né larva né assassino ecc., che sono miliardi di persone. E soltanto dopo impastare frasi ai posteri da capogiro e sbattermele in faccia.

TRIS

P.S. Sprècati pure, non avere ritegno.
ludovicofrescura is offline  
Vecchio 26-10-2006, 09.23.25   #45
visechi
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
No sarei così sicuro che la classicità greca non lo colse.
Il principio eterno che i filosofi ionici cercavano era l’embrione di quella “verità trascendente” indicata da Socrate e Platone come quell’oltre al quale l’uomo dovrebbe pervenire attraverso un percorso lineare di ricerca o, se vuoi, di evoluzione. Volendo si può vedere anche come esso si evolve mano a mano nelle menti dei filosofi greci ed evapora dalla forma materiale verso una forma eterica, spirituale, trascendente,

Il principio immortale era:
l’Acqua per Talete
l’Aria per Anassimene.
I numeri per i pitagorici (i primi ad identificarlo in un qualche cosa di non materiale).
Il Fuoco per Eraclito
Il Nous, (la mente) per Anassagora

Fino a Parmenide che sarà il primo ad affermare che il principio immortale – l’Uno, la Verità, Dio – è separato dall’apparenza e dalla opinione umana. Il suo allievo Socrate sancirà poi questi concetti indicando nella “verità” quella perfezione posta ad un livello oltre l’umano.

Cavoli se lo colsero, anzi forse sono da considerare gli inventori, visto che la definizione di Dio, presente nella religione cristiana, come di un concetto astratto di sommo bene e di perfezione assoluta non deriva certo dall’antica religione ebraica ma è più somigliante all’astrazione del mondo delle idee proprio della grecia classica.
Questo indica il forte sincretismo che avvenne tra il messaggio originale di Gesù ed il neoplatonismo, (oltre che col filonismo e lo gnosticismo).

Quel “verbo” che si vorrebbe eterno ed immortale è ibridato da mille colori diversi.


Credo di essermi espresso male. In effetti la locuzione ‘non colse’ è da riferire al dispiegarsi del tempo che con l’avvento del Cristianesimo, portatore di una promessa che troverà la sua realizzazione a ‘maturazione dei tempi’, si distende sulla traccia segnata dalla concezione teleologica inaugurata dall’escatologia insita nel messaggio di Cristo, e non più inscritto entro una circolarità priva di sbocchi. Il Cristianesimo delinea una nuova concezione dello scorrere e dell’avvicendarsi delle stagioni, spezzando quel moto circolare che aveva intriso la cultura ellenica. Per quanto attiene all’avverbio ‘oltre’, cioè quello sguardo che travalica i confini delle nostre esperienze sensoriali e dirette, non saprei proprio come darti torto.

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 28-10-2006, 22.08.17   #46
alessiob
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Allora, facciamo un piccolo resoconto: Alcuni sono daccordo su quanto sostenuto da me ossia che il cristianesimo sta per finire, mentre altri non la pensano allo stesso modo: Tommy2005 crede che il cristianesimo finirà, ma come profetizzato dall'apocalisse, visechi, and1972rea e Weyl non sono daccordo sulla fine del cristianesimo. Rolando sostiene che il cristianesimo al contrario debba ancora cominciare e questo non sia altro che l'albore.
Elijah sostiene che siamo solo all'inizio, e che il messaggio di amore rimarrà invariato..........

Un bel calderone dunque.

Io sfido quindi tutti questi individui a portarmi prove logiche del fatto che il cristianesimo non finirà mai.

Attendo ansioso.
alessiob is offline  
Vecchio 29-10-2006, 00.19.24   #47
Flavio**61
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Alessio…quando il cristianesimo …cesserà di esistere …tu con chi te la prenderai….chi criticherai ….come farai a soddisfare …la tua invidia….

Ma stai tranquillo ..il cristianesimo non cesserà …almeno fintanto che …ci sarà vita sulla terra…

Come ti ho già detto il cristianesimo è il messaggio di Gesù che ha detto di parlare a nome di Dio…che non ha fatto altro che ribadire all’uomo che il peccato è andare contro ciò che la propria coscienza ritiene …bene…

Il cristianesimo è nato con il primo uomo e morirà con l’ultimo..perché è parte dell’essere umano..

Forse tu ti riferisci al clero ….tu odi preti e vescovi ….

Non ho mai letto qualcosa nei tuoi messaggi a favore del cristianesimo…..ma è possibile che non ci sia qualcosa di positivo ?……..forse sei poco obbiettivo..?

E’ facile criticare l’azione di un altro….puntare il dito…..apri il tuo cuore …non ti preoccupare se il cristianesimo muore oppure no ….rallegrati Dio ti ama…

Ciao Flavio
Flavio**61 is offline  
Vecchio 29-10-2006, 00.24.12   #48
Weyl
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Citazione:
Originalmente inviato da alessiob
Allora, facciamo un piccolo resoconto: Alcuni sono daccordo su quanto sostenuto da me ossia che il cristianesimo sta per finire, mentre altri non la pensano allo stesso modo: Tommy2005 crede che il cristianesimo finirà, ma come profetizzato dall'apocalisse, visechi, and1972rea e Weyl non sono daccordo sulla fine del cristianesimo. Rolando sostiene che il cristianesimo al contrario debba ancora cominciare e questo non sia altro che l'albore.
Elijah sostiene che siamo solo all'inizio, e che il messaggio di amore rimarrà invariato..........

Un bel calderone dunque.

Io sfido quindi tutti questi individui a portarmi prove logiche del fatto che il cristianesimo non finirà mai.

Attendo ansioso.

Quale pretesa!
"Prove logiche".. "non finirà mai"... Ovvio che, su questo terreno, nessuno si arrischierà a seguirti.
Del resto, non siamo forse partiti dalla presunzione di coglierne la fine "imminente", dentro una lettura ed un "bozzetto" dei tempi che ci accade di vivere?
Io non posso, con altrettanta presunzione, opporre prove, nè tantomeno certezze.
Ma qualche suggestione la posseggo.
Vedi, ciò che afferma Visechi è profondamente vero: il "sentimento" del tempo non è, nella cultura in cui siamo nati e cresciuti, lo stesso di quelle grandi civiltà che precedettero la nostra.
Non corrisponde all'esattezza storica il fatto che la classicità vivesse lo scorrere dell'esistenza come quello di una perenne "oscillazione" tra il Nulla e il Tutto della Vita.
Ma certamente essa non possedeva quel principio di linearità della Storia che a noi pare ovvio e scontato.
E' in forza di tale principio, caro amico, che tu parli di "non finitezza" di "termine" e "conclusione" storica.
Socrate avrebbe stentato a seguirti e, forse, ti avrebbe dialetticamente messo in scacco: Socrate ti avrebbe saputo portare le "prove logiche" del tuo errore.
Sotto il mero profilo intellettuale, il Cristianesimo ha introdotto i concetti di "storicità" ed "evoluzione": concetti senza i quali l'intero nostro pensiero si disorienta.

Ecco, dunque, ciò che volevi, per giungere alla quale ho dovuto mimare l'impossibilità stessa di farlo, ossia la "prova logica".
Il Cristianesimo non finirà mai, poichè esso ha "orientato" il mondo al concetto della sua "fine" ed esso finirebbe, dunque, solo allorquando finisse il concetto stesso di "fine".
Al di là di se stesso, infatti, sarebbe destinato a "tornare" nel ciclico "ritorno dell'uguale", per cui finendo tornerebbe.
E se non gli accadesse di tornare, semplicemente non finirebbe.
Weyl is offline  
Vecchio 29-10-2006, 02.11.18   #49
ludovicofrescura
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Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Risposta ad ALESSIOB


Ciao, ti sei dimenticato della mia posizione/risposta di post/cristiano che mi considero!… (Te l’ho comunicata nel mio post n.15 con certa immediatezza – un’ora e mezzo circa – dal tuo n.14).

Io penso che bisogna saper rispondere a una persona mediamente intelligente che omette. Io penso che si debba saper ricercare il motivo d’una incomprensione taciuta, come dire: “Non ti saluto, incrociandoti, per il semplice fatto che tu cammini dall’altra parte della strada.” Io penso che l’uomo cosciente – io ad esempio – voglia sempre chiarire il nodo sorvolato, la lacuna strategica, il luogo comune risolutore subito appena che montino, come la luna, rivolgendogli la loro faccia inespressiva… Perché questa è una peculiarità generazionale di cui il potere religioso|politico|affettivo, attraverso la chiesa e adiacenze, attraverso la scuola e adiacenze, attraverso la famiglia e adiacenze, è artefice sottoscritto, responsabile livido così irresponsabilmente leggero… – direi delinquente goliardico!

Come è possibile pensare con serietà di giudizio che il cristianesimo scompaia? Vuol dire, prima ancora che superarlo (un processo mentale simile è ammissibile) non averlo capito per quel poco/molto di sostanza che contiene: niente proprio/kaput. Penso che Feuerbach (il grande ‘ateo’ che prima di Marx – che non ci capiva niente di metafisica – crede soltanto nell’Uomo) beh, Feuerbach redivivo ti boccerebbe al suo esame e, ripresentandoti, soltanto a vederti in faccia, capirebbe di te più che la volta prima e ti scaccerebbe. Tutte le religioni coniugano l’uomo al dio, e nella loro storia c’è la nostra evoluzione verso una coscienza del Sé circolare/perfetta (vorrei dire geometrica). Il cristianesimo ha scelto un uomo qualsiasi e n’ha fatto il ‘figlio unico di un dio unico’: questo il suo teorema (io penso: “Poca cosa!”) . Domani un tuo pronipote si rivolgerà direttamente al suo dio chiamandolo ‘Padre’ o, se soffrirà acutamente del complesso edipico (Freud almeno fammelo resistere un altro po’!) lo chiamerà ‘Madre’. Finché il pronipote del tuo pronipote si dirà un giorno fra sé e sé: “Razza di fesso che sono!… Non ho pensato – solo adesso me n’accorgo – che sono dio io: cioè padre|madre|figlio insieme” Il cristianesimo, come ogni altra ‘grande verità’ che ci ha albergato nella coscienza troppo/assai si trasformerà/si trasforma, evolverà – sì. Quindi è superabile – certo. Ma per ciò stesso si è/si ha da essere, anzi si dovrebbe sempre essere ‘post’, mai ‘anti’. L’anti’ – per me – non capirà mai le sue tre dimensioni: altezza, lunghezza, larghezza. Penserà sempre, hegelianamente, che una zampa d’un tripode – ad esempio – è migliore/peggiore, antagonista, ribelle, padrona/inglobante, perdente, manovriera, soccombente… rispetto alle altre due!

TRIS
ludovicofrescura is offline  
Vecchio 29-10-2006, 02.27.15   #50
frallog
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Thumbs up Riferimento: Il cristianesimo stà per finire?

Secondo me.

Secondo me nei prossimi cinquant'anni assisteremo ad una ripresa del Cristianesimo come raramente si era visto prima. Il Cristinanesimo e' l'unica via di Verita' che esiste al mondo, e in giro c'e' una sete di Verita' come mai si era vista prima.
Forse assisteremo viceversa al generale tramonto della filosofia, almeno di tutta la filosofia complicata, contorta e distorta e non direttamente legata al senso positivista dell'uomo come creatura di Dio.

Io sono personalmente convinto che assieme a tutti questi tramonti, grazie al Cielo, assisteremo FINALMENTE anche al tramonto del pensiero Macchiavellico secondo cui il fine giustifica i mezzi. Non c'e' cosa piu' falsa di questa. Con il fine che giustifica i mezzi si arriva rapidi rapidi alla teoria del superuomo, e allo stesso modo si puo' arrivare a dire che Hitler in fondo in fondo era un uomo ordinato che non voleva IN NESSUN MODO che la gente potesse mescolarsi....., indipendentemente dalla loro volonta';e cosi' di Stalin Lenin, Mao.....

Regards,
Francesco 8)))

Ultima modifica di frallog : 29-10-2006 alle ore 10.21.05.
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