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Vecchio 27-08-2007, 09.34.56   #31
Noor
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

Citazione:
Originalmente inviato da renzananda
Ma la lucidità di uno sguardo senz'occhio e senza sguardo è dura a sopportare e dunque si sostituisce una stampella con un'altra, il Sè, l'Atman, la Realtà. Un rimedio peggiore del male, ancora...

Direi che quella che tu giudichi come stampella sia semplicemente un modo linguistico per sistemare le cose..essendo pur sempre quello sguardo senz'occhio e senza sguardo che indichi tu..
Come vedi c'e' sempre il rischio di impantanarci con le nostre stesse parole..
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Vecchio 27-08-2007, 13.14.14   #32
maxemil
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Messaggi: 96
Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

[Caro amico Van Lag, (ti ricordi di me?) come al solito i tuoi pensieri portano sempre a spunti interessanti.
La conoscenza di sé è forse il punto più importante della nostra esistenza. Io penso che nemmeno se riuscissimo a vivere mille anni potremmo arrivare al punto di dirci vicini a tale conoscenza. Ciò non toglie però che sarebbe importantissimo indirizzarci su questa strada ed arrivare a cogliere quel poco che ci è permesso dai nostri disparati insegnamenti, dai confini della nostra cultura, dallo scarso coraggio e, soprattutto, dai troppi limiti della nostra intelligenza. Malgrado tutto, anche arrivare ad una tappa prossima alle notre possibilità potrebbe essere sufficiente per cambiare radicalmente, in positivo, il nostro modo di vivere il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri. Ed allora, perché, malgrado tutte le autorevoli esortazioni del passato questo non avviene?
Perché è difficile, molto difficile e, oltretutto, estremamente…doloroso.
Infatti, nel percorrere questa strada si finisce inevitabilmente a trattare con la nostra predominante (e potentissima) componente istintiva che dovremmo imparare dapprima a conoscere e poi a tentare di gestire.
E ti sembra una cosa facile in un mondo in cui si è continuamente esortati a seguire i nostri sentimenti piuttosto che il nostro pensiero?
Recitano benissimo due antichissimi aforismi: “Nessuno è più schiavo di chi non sa di esserlo” e “Se la tua testa sarà padrona del tuo cuore sarai un re, altrimenti sarai un…pazzo.”
Chi li conosce? Come si possono interpretare? Come metterli in pratica e riuscire a farli propri?
Il risultato non si discosta molto dal poco o niente e l’andazzo non promette tempi migliori.

Bye Max.
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Vecchio 27-08-2007, 13.15.31   #33
renzananda
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

Citazione:
Originalmente inviato da Noor
Direi che quella che tu giudichi come stampella sia semplicemente un modo linguistico per sistemare le cose..essendo pur sempre quello sguardo senz'occhio e senza sguardo che indichi tu..
Come vedi c'e' sempre il rischio di impantanarci con le nostre stesse parole..

Per fortuna esiste quel rischio. Perchè le parole non sono mai nostre nè noi. Perchè non "noi" disponiamo di un linguaggio ma il linguaggio dis-pone ogni volta un "noi" inesistente al di là del suo (non) essere mera pratica linguistica.
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Vecchio 27-08-2007, 13.23.53   #34
maxemil
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Caro amico Van Lag, (ti ricordi di me?) come al solito i tuoi pensieri portano sempre a spunti interessanti.
La conoscenza di sé è forse il punto più importante della nostra esistenza. Io penso che nemmeno se riuscissimo a vivere mille anni potremmo arrivare al punto di cosiderarci vicini a tale conoscenza. Ciò non toglie però che sarebbe importantissimo indirizzarci su questa strada ed arrivare a cogliere quel poco che ci è permesso dai nostri disparati insegnamenti, dai confini della nostra cultura, dallo scarso coraggio e, soprattutto, dai molti limiti della nostra intelligenza. Malgrado tutto, anche arrivare ad un minimo potrebbe essere sufficiente per cambiare radicalmente (e in positivo) il nostro modo di vivere il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri. Ed allora, perché, malgrado tutte le autorevoli esortazioni del passato questo non avviene?
Perché è difficile, molto difficile e, oltretutto, estremamente…doloroso.
Infatti, nel percorrere questa strada si finisce inevitabilmente a trattare con la nostra predominante componente istintiva che dovremmo imparare dapprima a conoscere e poi a tentare di gestire.
E ti sembra una cosa facile in un mondo in cui si è continuamente esortati a seguire "istintivamente" i nostri sentimenti piuttosto che il nostro pensiero.
(Ti ricordi la nostra discussione sulle due "gambe" di Gibran?)
Recitano benissimo due antichissimi aforismi: “Nessuno è più schiavo di chi non sa di esserlo” e “Se la tua testa sarà padrona del tuo cuore sarai un re, altrimenti sarai un…pazzo.”
Chi li conosce? Come si possono interpretare? Come metterli in pratica e riuscire a farli propri?
Il risultato non si discosta, generalmente, dal poco o niente e l’andazzo non promette tempi migliori.

Bye Max.
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Vecchio 27-08-2007, 17.28.29   #35
fallible
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

Salve!
due antichissimi aforismi: "]“Nessuno è più schiavo di chi non sa di esserlo” e “Se la tua testa sarà padrona del tuo cuore sarai un re, altrimenti sarai un…pazzo.”Chi li conosce? Come si possono interpretare? Come metterli in pratica e riuscire a farli propri?
credo che si riferisca alla capacità di una visione consapevole...collocare le "emozioni" nel giusto rapporto con l'accadente e non lasciarsi quindi trascinare da esse claudio
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Vecchio 27-08-2007, 18.57.54   #36
samarcanda
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Ti dirò che sulla tua affermazione quotata sopra concordo molto, noi stessi, il nostro io, siamo l’ostruzione al conseguimento di “quello che” stiamo cercando, (senza qualificare ulteriormente cosa sia quella cosa) e verso la quale i maestri con “gnothi seauton”, (visto che hai citato Socrate), intendono guidarci.
Ma... c'è un ma, il problema è che la stessa entità, cioè è quell’amalgama, di “memoria e di abitudini” mosso, per lo più dal desiderio e dalla paura, che chiamiamo "io", è lo stesso che intraprende quella ricerca ed è evidente che non accgolierà più del dolore che è disposto ad accogliere.
Non è evidente e neppure certo, quindi che "la nostra mente, le nostre paure, le nostre illusioni", nel momento in cui si sentano spinte dal desiderio di conoscenza, o spinte da semplice curiosità o spinte dalle parole di un maestro, a volersi conoscere, debbano per forza di cose fare un cammino sofferto.

Una sofferenza che non è spiegato neppure da queste tue parole:


La meta della conoscenza di se stessi che dovrebbe essere quella “nuova dimensione” che tu indichi, è solitamente presentata come desiderabile dai maestri, anche se i più accorti ed i più genuini tra loro, avvisano i discepoli con parole tipo: - voi volete tutto venendo qui perderete tutto – oppure definendo quella “nuova dimensione, a volte, ” come una “calamità”, salvo poi, altre volte, chiamarla “il miracolo dei miracoli”, etc.
Quindi mediamente quella “nuova dimensione” è presentata come allettante per l’io, anche perché altrimenti chi la cercherebbe? Ma ecco allora che la mia domanda precedente, quella espressa con queste parole:


richiede una risposta più puntuale, ovviamente se ti senti di conoscere quella risposta e di condividerla con me e coi lettori. In caso contrario va già bene così e ti ringrazio, anzi, per la tua risposta e per la tua pazienza.


Ho letto solo oggi il tuo post, allora, la paura è l'io, e tutto quello di cui si è "caricato" nella vita, false certezze, false illusioni, ecc.
Nel momento in cui lo stesso io comincia ad "aprirsi" ad altre dimensioni (per cause diverse) o ad approfondite i temi esistenziali perchè avverte che c'è qualcosa fuori e dentro che lo "chiama" (non so trovare altre parole), DECIDE
CONSAPEVOLMENTE di percorrere una strada e sa che dovrà trasformare, cambiare quell'io al quale è legato, ma ha deciso, nulla lo trattiene. Perchè è il destino dell'anima operare una scelta e seguirla..se è una scelta FONDAMENTALE.
A questo punto NON comincia il bello, ma l'ALLENAMENTO.
Prima si deve combattere il FALSO IO, e non è piacevole perchè ti ritrovi solo a sbriciolarti come un vaso caduto, senza riferimenti........poi......qu ando sei una tabula rasa, puoi scrivere un'altra storia, devi nuovamente imparare a camminare, a parlare, a pensare; in senso metaforico, ovviamente.....
E' faticoso e non è piacevole.....In pratica è come andare in palestra e sudare, sapendo però che raggiungerai dei "risultati". Dei risultati che non conosci, perchè ti affidi.....perchè SENTI che è quella la TUA strada perchè sapevi che quando hai detto SI' non saresti più tornato indietro.
La vita è quella palestra, non si morde mai un frutto senza ricordare con nostalgia e amore il colore che aveva il fiore e la gemma che lo hanno generato, che non ci sono più.....
E' tutto una PROVA, e tutto reca in sè parte di gioia estrema, parte di profonda sofferenza.
Ma non si apprezza veramente la gioia senza aver prima conosciuto la fatica.
Forse fa parte della vita......nasciamo nel travaglio......
non so se sono stata più chiara....con affetto.
samarcanda is offline  
Vecchio 27-08-2007, 19.04.59   #37
samarcanda
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

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Originalmente inviato da fallible
Salve!
due antichissimi aforismi: "]“Nessuno è più schiavo di chi non sa di esserlo” e “Se la tua testa sarà padrona del tuo cuore sarai un re, altrimenti sarai un…pazzo.”Chi li conosce? Come si possono interpretare? Come metterli in pratica e riuscire a farli propri?
credo che si riferisca alla capacità di una visione consapevole...collocare le "emozioni" nel giusto rapporto con l'accadente e non lasciarsi quindi trascinare da esse claudio


1.Non sono d'accordo, è chi ha consapevolezza che taglia le catene. (x me)
2.Arriva un momento nella vita in cui la testa coincide col cuore, certe cose non si pensano solo, si sentono anche, altrimenti meglio esser schiavi inconsapevoli.......
concordo con la tua ultima frase ( + o -).
Simpatica-mente.......
samarcanda is offline  
Vecchio 27-08-2007, 20.01.53   #38
VanLag
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

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Originalmente inviato da samarcanda
Ho letto solo oggi il tuo post, allora, la paura è l'io, e tutto quello di cui si è "caricato" nella vita, false certezze, false illusioni, ecc.
Puntualizzazione ineccepibile. Adesso il motivo del perché questa strada sarebbe a volte sofferta è più chiaro.

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Originalmente inviato da ozner
La conoscenza di se stessi per me è fondamentale, non tanto per raggiungere quel certo stato?, ma per vincere le nostre debolezze e paure per raggiungere quel certo stato di completezza.
Capisco la volontà di liberarsi dalle paure, ma in merito alla ricerca di se stessi, se dai dei voti a quello che scopri, chiamando la paura del buio “incompletezza”, difficilmente accetterai di vedere le parti di te che giudichi brutte o sbagliate.



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Originalmente inviato da maxemil
Caro amico Van Lag, (ti ricordi di me?) come al solito i tuoi pensieri portano sempre a spunti interessanti.
Mi ricordo che eri un simpatico interlocutore e sono felice di scoprire che navighi ancora da queste parti. Ricordo poco invece dei nostri dialoghi perché nei quasi 6 anni che stò in riflessioni, ho intessuti tanti discorsi e con tante persone e quindi, considerati anche i problemi di memoria dovuti all’età…. (ricordi che sono un vecchio..etc), mi è difficile ricordare.

Citazione:
Originalmente inviato da maxemil
La conoscenza di sé è forse il punto più importante della nostra esistenza.
Infatti….. lo credo sempre più anche io e da lì il “perché” di questo 3d.

Citazione:
Originalmente inviato da maxemil
Io penso che nemmeno se riuscissimo a vivere mille anni potremmo arrivare al punto di cosiderarci vicini a tale conoscenza.
La conoscenza o meglio realizzazione di ciò che siamo, non è neppure così distante da noi, perché in fondo è qualche cosa che ci è “intimo”, perché siamo noi stessi. Ma tu non pensare ad una conoscenza verbale, cioè ad una lista di attributi belli o brutti. Quel conoscere deve essere altro.

Citazione:
Originalmente inviato da maxemil
Ciò non toglie però che sarebbe importantissimo indirizzarci su questa strada ed arrivare a cogliere quel poco che ci è permesso dai nostri disparati insegnamenti, dai confini della nostra cultura, dallo scarso coraggio e, soprattutto, dai molti limiti della nostra intelligenza. Malgrado tutto, anche arrivare ad un minimo potrebbe essere sufficiente per cambiare radicalmente (e in positivo) il nostro modo di vivere il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
Diciamo che indirizzarsi su questa strada, secondo mè, è una fortuna perché è una strada che taglia in verticale tutte le strade. E’ un po’ come prendere l’ascensore laddove tutti stanno salendo gravosi scalini.
Non ci è preclusa la conoscenza,e non concordo, (dissento) sulla tua affermazione che ci è permesso “arrivare a cogliere quel poco”…. Forse è difficile comprendere come attivare quella ricerca, questo si, perché ci sfugge come e dove cercare, ma una volta intrapresa si aprono gli scenari ad una scoperta “no limits” e con questo non voglio dire che io abbia scoperto chissà che, ma vuole piuttosto significare che credo in questo percorso.

Citazione:
Originalmente inviato da maxemil
Ed allora, perché, malgrado tutte le autorevoli esortazioni del passato questo non avviene?
Perché è difficile, molto difficile e, oltretutto, estremamente…doloroso.
Ti domandi e ti rispondi da solo… Tipico da maxemil…
Vado avanti a leggere poi ti dico la mia.

Citazione:
Originalmente inviato da maxemil
Infatti, nel percorrere questa strada si finisce inevitabilmente a trattare con la nostra predominante componente istintiva che dovremmo imparare dapprima a conoscere e poi a tentare di gestire.
E ti sembra una cosa facile in un mondo in cui si è continuamente esortati a seguire "istintivamente" i nostri sentimenti piuttosto che il nostro pensiero.
(Ti ricordi la nostra discussione sulle due "gambe" di Gibran?)
Recitano benissimo due antichissimi aforismi: “Nessuno è più schiavo di chi non sa di esserlo” e “Se la tua testa sarà padrona del tuo cuore sarai un re, altrimenti sarai un…pazzo.”
Chi li conosce? Come si possono interpretare? Come metterli in pratica e riuscire a farli propri?
Il risultato non si discosta, generalmente, dal poco o niente e l’andazzo non promette tempi migliori.
Perché vuoi domare, (gestire), la tua componente istintiva? E chi è l’ente o l’”io” dentro di te che vuole il controllo, magari dicendo, io si che so e conosco?

Sono "trick and traps" del nostro io.

Leggi anche l’ultimo intervento di Samarcanda, (dice delle cose profonde).

VanLag is offline  
Vecchio 27-08-2007, 22.00.12   #39
maxemil
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

Altra prospettiva per inquadrare l'esortazione a conoscere se stessi...

L'unico modo per tentare di far progredire le nostre società e ogni nostro rapporto con ciò che ci circonda non può prescindere dalla seppur minima consapevolezza di quelle che sono le componenti del nostro "essere". Purtroppo, per conoscere qualcosa di noi stessi bisognerebbe dapprima essere in grado di imparare un linguaggio totalmente diverso. Un linguaggio che si può soltanto acquisire con l'insegnamento e che porterebbe a considerare che non esiste alternativa alla necessità di inquadrare quelle situazioni in cui ci troviamo perennemente impelagati, attraverso l'unica ottica che ci consente di ottenere dei risultati positivi e che parte sempre e comunque dal sapersi rivolgere la domanda: dove posso aver sbagliato?
La stessa ottica che "dovrebbe" farci giudicare tutto e tutti con lo stesso metro. Cosa che sappiamo essere alquanto difficile. Perchè? Perchè quando dobbiamo giudicare il nostro comportamento e quello delle persone che ci sono care il nostro metro si allunga e si accorcia come quello di Tiramolla e quello che in altri condanniamo, assolviamo nei confronti di noi stessi e di tutti coloro che sono vicini ai nostri affetti, ai nostri ideali, o qualunque altra cosa ci possa accomunare. (Perfino la squadra di calcio.)
L'istinto materno in questo circolo vizioso è quanto di più emblematico e...deleterio.(Ma anche quello paterno non scherza.)
Molto più semplicemente, ci ritroviamo perennemente in balia di quel nostro istinto che fa troppo spesso da ostacolo insormontabile ad ogni nostro tentativo di crescita perchè in questo modo verrebbe ad avere dei limiti che rifiuta puntualmente e con ogni mezzo.
Far crescere quella seconda gamba (che è la ragione), oltretutto artificiale, perchè non innata che ci possa permettere di gestire i nostri istinti è quanto
di più ostico e difficile ci possa essere per le nostre società tanto tecnologiche quanto arretrate dal punto di vista psicologico.
In pratica, dedichiamo la quasi totalità delle nostre energie nel tentativo di rimanere infantili e il più delle volte riusciamo pienamente nel nostro intento.
Non è un caso se più del 50% delle coppie...scoppia.
Mah...tirem annanz a pippeggiare, tanto il conto finiremo per pagarlo tutti indistintamente con il niente che finirà inevitabilmente per circondarci.
E' nel nostro destino che i nostri istinti ci portino all'autodistruzione?
Chissà...come sempre la speranza è l'ultima a morire, ma le prospettive non sono sicuramente confortanti.
maxemil is offline  
Vecchio 27-08-2007, 23.43.02   #40
renzananda
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Riferimento: Una domanda sulla "conoscenza di se stessi"

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Originalmente inviato da VanLag
Puntualizzazione ineccepibile. Adesso il motivo del perché questa strada sarebbe a volte sofferta è più chiaro.


Capisco la volontà di liberarsi dalle paure, ma in merito alla ricerca di se stessi, se dai dei voti a quello che scopri, chiamando la paura del buio “incompletezza”, difficilmente accetterai di vedere le parti di te che giudichi brutte o sbagliate.




Mi ricordo che eri un simpatico interlocutore e sono felice di scoprire che navighi ancora da queste parti. Ricordo poco invece dei nostri dialoghi perché nei quasi 6 anni che stò in riflessioni, ho intessuti tanti discorsi e con tante persone e quindi, considerati anche i problemi di memoria dovuti all’età…. (ricordi che sono un vecchio..etc), mi è difficile ricordare.


Infatti….. lo credo sempre più anche io e da lì il “perché” di questo 3d.


La conoscenza o meglio realizzazione di ciò che siamo, non è neppure così distante da noi, perché in fondo è qualche cosa che ci è “intimo”, perché siamo noi stessi. Ma tu non pensare ad una conoscenza verbale, cioè ad una lista di attributi belli o brutti. Quel conoscere deve essere altro.


Diciamo che indirizzarsi su questa strada, secondo mè, è una fortuna perché è una strada che taglia in verticale tutte le strade. E’ un po’ come prendere l’ascensore laddove tutti stanno salendo gravosi scalini.
Non ci è preclusa la conoscenza,e non concordo, (dissento) sulla tua affermazione che ci è permesso “arrivare a cogliere quel poco”…. Forse è difficile comprendere come attivare quella ricerca, questo si, perché ci sfugge come e dove cercare, ma una volta intrapresa si aprono gli scenari ad una scoperta “no limits” e con questo non voglio dire che io abbia scoperto chissà che, ma vuole piuttosto significare che credo in questo percorso.


Ti domandi e ti rispondi da solo… Tipico da maxemil…
Vado avanti a leggere poi ti dico la mia.


Perché vuoi domare, (gestire), la tua componente istintiva? E chi è l’ente o l’”io” dentro di te che vuole il controllo, magari dicendo, io si che so e conosco?

Sono "trick and traps" del nostro io.

Leggi anche l’ultimo intervento di Samarcanda, (dice delle cose profonde).



Grande VanLag, leggendo attentamente gli interventi di ris-post-a alla tua domanda sulla sofferenza ci si imbatte in una buffa constatazione. Le risposte le hai già, coraggio, necessiti solamente dell'eco di qualche ignaro utente per risponderti "attraverso" di lui, per ri-sentirti convincendoti della giustezza di quanto già sai. Non male come escamotage, ma così evidente...Ciaociao
renzananda is offline  

 



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