Perché molti maestri, vedi, Ramana Maharishi, Nisargadatta Maharaji, ma anche Douglas E. Harding e in alcuni passaggi anche U.G. Krishnamurti, hanno raccomandato la “conoscenza di se stessi”, o, se volete, l’indagine dentro se stessi, e dei propri processi mentali, come metodo per trascendere la psiche ed andare oltre l’ego?

Ciao! Domanda <strana> la tua..!
Se non conosci uno <strumento> come fai ad <usarlo> ?
[ed ancor prima a riconoscerlo nell'individuarlo? ]
Penso sia solo il suggerimento di divenire coscienti di ciò che già <lavora> ed <interpreta> al posto <nostro>..!
Penso.. sia tutto qua.



Gyta

Forse perchè da sempre tutti gli uomini hanno sempre cercato fuori di sè
Dio, mentre qualunque maestro spirituale ha esortato a cercare dentro poichè
dentro di noi è il regno di Dio. Poi il dentro coinciderà con il fuori.....
e sarà l'Unità! Conoscere la verità è diventare liberi, liberi di essere e di danzare nell'eterno fluire della vita.

Se hai delle lenti colorate agli occhi e non lo sai, attribuirai al mondo esterno il loro colore. Se lo sai, potrai almeno scegliere se continuare a guardare attraverso di esse o no.

Certo "conosci te stesso" è il concetto principe, che ha sempre affascinato l'uomo, ma fondamentale e bello (non sempre), per me, sarebbe conoscere "quello dicono gli altri di noi", o meglio, "chi siamo per gli altri" .
Ozner

e chi sei per te stesso?
che Funzione hai? solo quella riproduttiva?
non è interessante scoprirlo?

In effetti ricreo ogni giorno un essere simile a me stesso.

"Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza" dissero Dio e Cristo quando crearono l'uomo. Vedere in noi stessi, che siamo comunque una piccola proiezione dei Creatori, è un po' come vedere il pensiero di Dio. Estrapolando ai massimi termini i nostri lati positivi, secondo i canoni insegnati da Gesù, è come identificare e riconoscere Dio.
Mi piace l'ultimo periodo dell'intervento di Paperapersa.

In occidente il primo ad usare come "motto" la frase "Conosci te stesso" fu il filosofo Socrate (IV sec. a.C.), e la stessa frase era incisa sul tempio di Delo, isola delle Cicladi. Per Socrate conoscere non era inteso in senso nozionistico, ma coincideva con l'essere, l'essenza. In fondo è un po' la stessa cosa della pratica meditativa dello staccare la mente dalle illusioni per arrivare alla essenza della non essenza. Per svuotarci da tutti i pre-concetti degli specchi mentali dentro e fuori noi.
Anche per me senza una vera, profondissima e , a, volte, sofferta ,conoscenza di se stessi non c'è possibilità, non tanto di annientare la mente e l'ego, quanto di far coincidere ISTINTIVAMENTE intelletto ed essenza primordiale di ogni essere.
La presa di coscienza di essere dei "vasi " che qualcuno riempie (a livello socio-culturale) è il primo passo x svuotare la mente da tutte le baggianate che ci sono state dette e/o insegnate.
Il segreto sta nel non APPOGGIARSI a niente e nessuno: solo allora il MAESTRO appare! Non è facile.......ma "nessuno può insegnarci nulla se non quello che giace nell'alba della nostra conoscenza".(Gibran)
Soltanto dopo questo STORDIMENTO e apparente VUOTO interiore, e dopo molte prove, si giunge alla conoscenza di sè stessi.......che coincide con l'essenza di ogni cosa.....e si vede " l'oceano in una goccia di rugiada".(sempre Gibran).
Questa è la mia esperienza........e la racconto.

...........perche' solo con l'osservazione distaccata senza tentativi di cambiarlo è possibile detronizzare l'ego (non userei la parola annientare).
Quasi sempre ogni proposito di cambiamento è dettato dall'ego che vuole in modi diversi affermare se stesso (ad esempio economicamente, socialmente etc etc).
Per esperienza personale posso dire che puo' diventare ossessivo fissarsi troppo in questa osservazione senza un interazione .
A mio avviso occorre uno scopo, un'attività o più in generale un contesto (abituale) che possa rendere possibile questa distaccata osservazione