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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 21-11-2003, 14.36.11   #1
irene
Ospite abituale
 
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
L'irruzione della fede

Un mio conoscente, da sempre del tutto disinteressato alle faccende religiose, professionista affermato e molto benestante (anche se, va detto, da sempre un po' eccentrico e fuori dai canoni per svariati motivi) è rimasto all'improvviso "folgorato" dalla scoperta di Dio.
Proprio del Dio "personale", del Dio Padre, del Dio della nostra religione "ufficiale".
E io, come sempre in questi casi, continuo ad interrogarmi su cosa avvenga, davvero, in un ateo dichiarato (o quantomeno agnostico) per far sì che Dio irrompa, da un momento all'altro, nella sua vita.
Insomma,cerco di focalizzare la mia attenzione sul momento in cui avviene, per usare le parole di questa persona, "il passaggio dalle tenebre alla luce", che rappresenta il crinale spaziotemporale oltre il quale nulla sarà più come prima.
Ne ho parlato con lui, proverò a parlarne ancora, ma il discorso si arena, anzi, non decolla proprio, su frasi del tipo "è un richiamo più dolce del miele che si fa sentire all'improvviso e al quale non si può resistere".
Dunque, prendo atto, una volta di più, dell'impossibilità di un dialogo non "epidermico" tra credenti e non credenti.
Perchè accade questo?
Perchè un credente, e, segnatamente, un neoconvertito, non sa trovare le parole per descrivere il salto qualitativo tra non-fede e fede, che gli ha stravolto la vita?
Io non voglio cadere nella facile semplificazione fornita dal pensare alla fede come a una sorta di regressione acritica a uno stadio di minorità infantile (anche perchè, muovendo da questi presupposti, il "problema" sarebbe subito bello e risolto, e non varrebbe la pena approfondirne la portata e il significato).
Dunque.
Cos'è che fa sì che un non credente diventi credente?A mio parere,nel caso di queste neoconversioni,è, per -qualche imperscrutabile ragione- il sentimento di imperiosa appartenenza alla Vita , nelle sue scaturigini prime e ultime, che all'improvviso si presenta nell'incontro con un Dio personale, e padre, e che opera come una sorta di metafora non concettuale, così potente da stravolgere le usuali e pregresse coordinate di pensiero e di sentire di chi ne faccia esperienza.
Questo spiegherebbe, tra l'altro, la ragione dell'impossibilità di un dialogo tra non credenti e credenti, i quali non possono che parlare di Dio in termini fortemente esperenziali, conseguenti all'incontro con una verità che si configura come un imprinting a fuoco nel loro pensare, nel loro sentire, nella loro stessa carne direi.
Comunque, per ribadire l'interrogativo di partenza, su cui mi interessa soffermarmi : come e perchè si verifica una conversione? Cosa avviene a segnare lo spartiacque tra non-fede e fede?

Ultima modifica di irene : 21-11-2003 alle ore 14.44.10.
irene is offline  
Vecchio 21-11-2003, 15.56.50   #2
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
Provo a fornire la mia chiave di lettura… spero di non essere troppo razionale, il raziocinio, in questi casi, serve a poco.

Perché un credente, e, segnatamente, un neoconvertito, non sa trovare le parole per descrivere il salto qualitativo tra non-fede e fede, che gli ha stravolto la vita?
Credo che l'approdo alla fede, o forse sarebbe meglio dire <l'essere investiti dalla fede>, implichi l'ingresso in una diversa dimensione… non del tipo di quella che teorizza qualche simpatico amico del forum, quasi fisica e parallela a quella da noi percepita fatta di materia e tant'altro che materia non è… solo una diversa dimensione a livello esperenziale che comporta un nuovo, inusitato metodo di rapportarsi con il nuovo, inseparabile Compagno di viaggio: nuovo metodo rispetto a quello comunemente noto ai non credenti e agli ipocriti (farisei, finti credenti). Questo innovato modo di relazionarsi presuppone l'utilizzo di un linguaggio diverso, che non nasce dalla mente, ma si estrinseca prendendo le mosse dalle emozioni che si producono: il sentimento d'Amore. Le 'parole' - inadatto termine per definire il linguaggio o la forma di comunicazione che s'instaura fra i due - utilizzate sono probabilmente diverse, non più umane… la comunicazione avviene su un livello diverso da quello solitamente noto ai più. La sfera interessata e coinvolta nel particolarissimo rapporto che si viene a generare è quella emotiva, passionale, sentimentale, non certo quella razionale. Difficile dunque, in queste condizioni, definire, trasferire e spiegare ad altri umani il personalissimo intimo rapporto creatosi… forse è per questo che una persona circonfusa di fede ed amore divino non riesce a trasmettere compiutamente e comprensibilmente al prossimo quel che gli è accaduto. Probabilmente i due si esprimono utilizzando due sistemi di comunicazione diversi: l'uno, verbale, fa perno sulla razionalità, l'altro, non verbale, sull'emotività… oppure entrambi parlano il medesimo linguaggio, ma ciò che è accaduto al fedele non può essere correttamente trasmesso facendo appello all'usuale sistema di comunicazione umano: le parole. Credo possa essere questa una delle principali cause d'incomunicabilità fra credenti e non credenti… forse è solo un semplice problema di linguaggio.

Cos'è che fa sì che un non credente diventi credente? … come e perchè si verifica una conversione? Cosa avviene a segnare lo spartiacque tra non-fede e fede?
Qualcosa accade, ma prova a spiegare agli altri quel che accade a te quando t'innamori? In questo caso le cose sono ancor più complesse del 'semplice' innamoramento fra umani. Mentre lì il sentimento può anche insorgere autonomamente senza che l'oggetto d'amore interagisca in alcun modo, qui, parrebbe, che l'oggetto d'Amore sia totalmente coinvolto nell'esperienza sessa, anzi, la letteratura spirituale racconta che è proprio l'oggetto d'Amore che interviene in prima persona per determinare nell'innamorato l'insorgere del sentimento… continuo a dire che non può trattarsi di semplice raziocinio, questo è utile solo per dare una valutazione seria a determinate improbabili, scipite e stucchevoli neo-teologie, ma non certo per precipitarsi in un connubio sentimentale con un'entità trascendente.
La religione cristiana, che tanti disprezzano, io non così ardentemente, afferma che la fede ti coglie all'improvviso e ti colpisce per atto di Grazia Divina, non certo a seguito di una ricerca razionale, per questo motivo ritengo improbabili e diffido di tutte le dottrine o teologie che fanno perno sulla conoscenza piuttosto che sull'abbandono sentimentale.

Questo è il mio semplice (spero) parere su una cosa che non conosco… poi, io rimango sempre delle mie idee. Anche un innamorato può provare questo forte sentimento per un qualcosa che non c'è. Può essere innamorato di chi non si cura di lui/lei, oppure dell'idea utopica dell'amore. La fede, al cui cospetto non posso far altro che levarmi il cappello, ovviamente se genuina e non infarcita di imbecillità o cecità, è un mistero inserito in un mistero ancor più ampio. Chi o cosa aiuta a discernere quando la fede è cieca o tendente all'imbecillità? Credo sia la ragione, il raziocinio, oltre allo specialissimo rapporto simpatetico instauratosi. Tant'è che io non sono completamente d'accordo con chi afferma che la fede annulli la ragione, anzi, spesso, la ragione aiuta la fede, così come quest'ultima aiuta la ragione…

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 21-11-2003, 16.08.04   #3
deirdre
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Cara Irene, è sempre un piacere leggerti ed i tuoi argomenti sono, come sempre, molto stuzzicanti. Di fatto, sono domande alla quali neppure io trovo risposta e che, nonostante l'impossibilità di colmare quel vuoto che lascia l'enigma, continuano a perseverare nella mia mente.
Io credo che, di fondo, tutte le persone abbiano nel profondo del loro io una sorta di fede neutra nella Vita (chiamiamola così)... questa, nel tempo e sotto sollecitazioni esterne che vanno ad indurre movimenti interiori, viene proiettata su qualcosa che la mente ricorda quale simbologia del bello e buono, ovvero, un dio.
Vediamo se riesco a spiegarmi meglio.
Avere fede nella vita significa, a mio avviso, avere fede in se stessi, di fatto questo, però, non è sufficiente per talune persone, le quali, giunte ad un dato tratto della loro esistenza, sentono l'intima necessità di proiettare questa fede crescente su qualcosa che possa donare loro un simbolo materiale. Quale miglior soluzione di un dio come quello cristiano? Una deità con caratteristiche tipicamente umane. Basti pensare all'unione con la Vergine che, per quanto simbolicamente trattata, nell'immaginario collettivo assume le sembianze di donna, non solo... Un figlio morto sulla croce per mano dell'uomo stesso. Fantastica figura di sottomissione volontaria ed innegabile bontà. Gli esempi, se pensiamo, sono molteplici e disparati, ovunque "ci si volti" , nell'ambito del credo cristiano, si trovano icone e simbolismi legati all'umana natura. Lo stesso antagonista della deità viene raffigurato con sembianze animali.

Magari sono in errore, ma di tutte le ipotesi da me valutate, questa è apparsa la più verosimile.

Ciao
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Vecchio 21-11-2003, 16.14.11   #4
deirdre
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Per quanto riguarda l'aspetto descrittivo che viene a mancare nelle spiegazione di colui che crede, io penso che l'enigma stia proprio nel non riuscire a desumere il motivo di tal credere, così forte, così potente, così colmante da non necessitare d'altro, neppure di spiegazione all'evento stesso. Il misticismo devozionale tipico della fede cristiana, di fatto, non ha dubbi, non chiede conferme, semplicemente si adatta a se stesso e come tale, ripiega su se stesso quando il dubbio sorge e se sorge.
Difficile dare spiegazione in un contesto simile.
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Vecchio 21-11-2003, 16.21.40   #5
deirdre
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La religione cristiana, che tanti disprezzano, io non così ardentemente, afferma che la fede ti coglie all'improvviso e ti colpisce per atto di Grazia Divina, non certo a seguito di una ricerca razionale, per questo motivo ritengo improbabili e diffido di tutte le dottrine o teologie che fanno perno sulla conoscenza piuttosto che sull'abbandono sentimentale.


Ciao Visechi, chi non muore, si rivede. Colgo l'occasione per citare questa tua affermazione che rispetto in quanto tua opinione ma, come già saprai, non condivido. Di fatto, sono certa e con questo non significa che il mio dire possa in qualche modo essere verità, semplicemente è mio pensiero, che la sola emotività che tu nomini abbandono... non sia giusta causa di un sano credere. Spiego, da tempo sono alla ricerca di quel fantomatico equilibrio che dovrebbe nascere dalla ponderazione dell'aspetto animico e la locica razionale. In esso, io vedo la chiave che apre la porta per la famosa conoscenza. Se manca equilibrio tra i fattore, la bilancia, andrà a piegare in sol verso e questo, sicuramente, crea sconpenso che se da un lato diviene misticismo esasperato o come io spesso cito, devozionale, dall'altro tende all'esaltazione della logica priva d'illuminazione animica.

Che dici, avrò commesso un errore di valutazione? Oppure la mia ipotesi è per lo meno accettabile?
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Vecchio 21-11-2003, 16.49.33   #6
freedom
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Avete tirato fuori un bell'argomento.

Penso che dovremmo prima intenderci su quale tipo di Fede............la folgorazione di Saul sulla Via di Damasco? O qualcosa di meno intenso?

E poi, la Fede è un dono è vero ma arriva d'improvviso, come un ladro nella notte, o piano piano?

E ancora, si può nascere con la Fede?

Comunque forse sto esagerando in pignoleria...magari Irene voleva guardare la Fede solo nella prospettiva della Conversione. Forse l'unico momento in cui le differenze tra i 2 stati (Fede e non Fede) sono percettibili al punto da misurarne gli effetti e, forse, le cause.
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Vecchio 21-11-2003, 20.23.17   #7
sisrahtac
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Anch'io periodicamente c'ho le crisi mistiche (nonchè tutte le altre crisi possibili ed immaginabili). E questo è uno di quei periodi. Cosa ti devo dire ...è un crollo di razionalità. I dolori e le sofferenze prendono sembianze demoniache..le gioie ed i piaceri sembianze angeliche... la speranza diventa Dio...
...che dire... penso sia semplicemente un principio di schizofrenia e\o follia...
Oppure effettivamente qualcosa di metafisico c'è, mah chi lo sa...
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Vecchio 22-11-2003, 08.04.23   #8
deirdre
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Messaggio originale inviato da freedom
Avete tirato fuori un bell'argomento.

Penso che dovremmo prima intenderci su quale tipo di Fede............la folgorazione di Saul sulla Via di Damasco? O qualcosa di meno intenso?

E poi, la Fede è un dono è vero ma arriva d'improvviso, come un ladro nella notte, o piano piano?

E ancora, si può nascere con la Fede?

Comunque forse sto esagerando in pignoleria...magari Irene voleva guardare la Fede solo nella prospettiva della Conversione. Forse l'unico momento in cui le differenze tra i 2 stati (Fede e non Fede) sono percettibili al punto da misurarne gli effetti e, forse, le cause.

Credo che esistano diversi percorsi per giungere alla cieca fede, chi viene "fulminato" (ma, secondo me, è solo un'impressione dato che, come ho citato sopra, la fede è qualcosa che giace sonnecchiante nel profondo dell'anima, una sorrta di virtù umana)... c'è chi, invece, lentamente, permette a quella virtù di crescere, nutrendola ogni giorno e dandole sempre più importanza.
deirdre is offline  
Vecchio 22-11-2003, 12.01.40   #9
viandanteinattuale
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cara irene...

San Paolo dice:" se Cristo non è risorto la nostra fede è vana!"il nocciolo è tutto qui...la fede è l'accettazione della reserrezione di Cristo. Cristo ti chiama alla fede :"beati quelli che pur non avendo visto, crederanno". mi sembra semplicissimo da capire. piu' difficile da credere...Pascal diceva:" ci sono buoni motivi per non credere ma anche buonissimi motivi per credere!".
un abbraccio, ciao.
samuele.
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Vecchio 22-11-2003, 13.00.34   #10
Mary
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Messaggi: 2,624
Ritengo che il credere ciecamente sia sempre una forma di schiavitù, di servilismo, di sottomissione.

Uno che si converte in una religione abbandonando un'altra ha solo combiato padrone non si è di certo avvicinato a dio.

Chi arriva a Dio attraverso l'illuminazione non crede in Dio, conosce Dio, o almeno ne ha intravisto i bagliori.

Il credere per fede o per altro non porta a nessuna evoluzione, a nessun vero amore. E' una o più catene che ci controllano la vita. Impediscono o rallentano notevolmente la nostra crescita.

Avvicinarsi a Dio può avvenire solo in forma strettamente personale e non come mediatore tizio o caio, questo o quello.

Non si deve credere in niente e nessuno ma semplicemente conoscere, scoprire, cercare, crescere.

La verità è sempre la stessa ma le forme sotto cui si cela sono infinite.
Come i numeri restano sempre numeri anche se per un bambino di sei anni sono 2 + 2 e per un universitario si spingono verso l'universo e mondi sconosciuti. Restano sempre 1 2 3 ..... non cambiano ma si trasformano nelle mani e nelle menti di chi ne fa uso.

Buona Domenica

Mary
Mary is offline  

 



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