Citazione di: anthonyi il 22 Agosto 2025, 17:53:35 PMPerché la volontà di potenza non dovrebbe essere il risultato di processi evolutivi naturali?Ma io non l ho negato, è evidente la competizione per la sopravvivenza in natura. Dico che la natura non si riduce affatto a competizione. Dire che è la competizione il tratto distintivo della natura la considero una conclusione affrettata. Che dire dei rituali d'amore, la cure parentali, del gioco, nel comportamento degli animali riscontriamo chiarissime manifestazioni di gioia. Ci sono poi alcune pulsioni naturali che sono iscritte nella mente degli animali e dell essere umano e sono l'aggressività per la difesa della prole e l'impulso sessuale. La natura prevede l'individuo come un facente funzioni per la propia economia che attraverso la riproduzione garantisce continuità alla natura stessa.
Citazione di: Ipazia il 22 Agosto 2025, 22:42:28 PMLa descrizione scientifica non si limita a ciò che appare ma ricerca le cause (efficienti) di ciò che appare, cioè il processo che sottende il fenomeno. Se questa ricerca ha successo, acquisiamo un fondamento naturale da utilizzare nella fase applicativa, inclusi i risvolti etici prescrittivi e culturali (scienza).Considerando come sia ben congegnata ''la natura come ci appare'' mi è difficile credere che non derivi da cause efficienti, in analogia con la ricerca scientifica.
Citazione di: Phil il 22 Agosto 2025, 15:34:34 PMSpunto: c'è stato anche chi (Dewey, etc.) ha parlato di «naturalismo culturale», intendendo la cultura come sviluppo naturale per la specie umana, quindi risolvendo il dualismo tramite una "naturalizzazione" della cultura. Ciò smarca da dilemmi interpretativi anche l'analisi di comportamenti animali che sembrano essere un po' "culturali", al netto della differente complessità sociale rispetto all'uomo.Una soluzione speculare è ''il culturalismo naturale'', per il quale, per ignoranza, mi autocito come autore.
Ovviamente tale naturalismo culturale non incappa nella fallacia naturalistica, anzi sottolinea indirettamente l'importanza di non incapparci, nel momento in cui tale continuità non viene ingenuamente letta come fondamento teoretico dei differenti, e talvolta divergenti, consolidamenti culturali.