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Riflessioni sulla Psicologia Transpersonale

Riflessioni sulla Psicologia Transpersonale

di Diego Pignatelli Spinazzola     indice articoli

 

Alle Soglie del Transpersonale. Una Psicologia oltre i confini

 

In termini mistici, la Psicologia Transpersonale offre una varietà di temi ad ampio spettro. Il misticismo come matrice teoretica e filosofica oltre che esperenziale rappresenta il fulcro degli studi transpersonali. Studi che vanno oltre l'ortodossia della scienza poichè la psicologia transpersonale figura come scienza non aprioristica come sosterrebbe C.G. Jung, cioè esplora stati e dimensioni esclusi a priori da tutto ciò che fonda basi sulla razionalità e sul dato empirico. Ma fu proprio William James, il padre di quest'ultimo a tracciare basi per studi mistici e transpersonali. La Psicologia Transpersonale è scienza oltre i confini e non va screditata dal frame-work della psicologia ortodossa. Abraham Maslow aprì le porte a tale disciplina soprannominandola trans-umanistica. Oltre cioè quegli stati razionali, socio-centrici e cogni-centrici di cui la psicologia si rendeva merito. La nuova Quarta forza doveva esplorare dimensioni, che avrebbero avuto a che fare con una fenomenologia del sopra-sensibile. Le esperienze di coscienza cosmica, di stati di coscienza alterati, non ordinari e unioni con l'energia divina, diventavano  frontiere per questa nuovissima scienza. Frontiere oltre la mente. Di queste frontiere si doveva occupare il transpersonale come teoretica gnoseologica e noumenica, un immanenza nella trascendenza o vice versa una trascendenza nell'immanenza. Resta il fatto che il transpersonale  inseriva elementi esoterici ed essoterici presi dalle grandi religioni e culture orientali, attinte quindi dal buddhismo, dal taoismo e dallo Shivaismo, corrente quest'ultima che ammetteva lo stato di suprema consapevolezza al di sopra del dato noumenico, del sensibile e del visibile visti quindi come pura oggettivazione della stessa coscienza cosmica, Shiva.

Così i templi del sacro oriente proliferavano nell'occidente mistico della psicologia transpersonale. La realtà che i veggenti annunciarono nell'india dei Veda con la famosa frase: Tat Tvam Asi (Tu sei Quello), divengono dominio ed insieme l'obiettivo finale del raggiungimento psicologico di cui si propone il Transpersonale enfatizzando così quella dimensione dell'uomo nell'estasi con il divino, nell'estasi con il sacro. William James ipotizzò l'esistenza di un velo sottile, sovrasensibile dove giacevano schiuse le varie forme di consapevolezza separate da un più sottile degli schermi. In questo pensiero ritroviamo in nuce il concetto filosofico della Maya, il velo che separa le forze dell'universo sensibile dall'oggettività empirica e razionale. Maya è l'oscuratrice, l'invalicabile schermo che separa dalla realtà ultima, o meglio dalla consapevolezza ultima. Perchè se tutto è maya ne conviene che l'Ipseità si trovi al di fuori di tale schermo. Che in questo schermo vi siano intrappolati i giochi della mente è anche questo un elemento aprioristico irrazionale da non sottovalutare. La Psicologia Transpersonale considera il sottile legame esistente tra l'uomo e l'universo e lo cosmicizza in termini yoghici. Il macro cosmo come rivelazione del micro-cosmo e viceversa negli elementi universali soggiaciono come punti di risveglio detti Chakra, la Ruota che risveglia Shiva, il Divino per gli Hindù.

Nel Transpersonale vi è una ricca e sottile cosmologia che intessuta di risonanze arcane svela l'oriente come l'occidente nei miti greci. Richard Tarnas è attento ricercatore dell'arcano greco, autore di Cosmos and Psyche, e The Passion of the Western Mind, è un eclettico e raffinato indagatore dei sistemi cosmo-dinamici archetipici della Psicologia Transpersonale. Gli studi transpersonali come viaggi nell'iperuranio platonico, si arrichiscono non solo di un corpus transpersonale nell'incontro con gli influssi astrologici, bensì esoterici, archetipici e cosmologici di un cosmo manifesto interpretato da Jorge Ferrer, altra figura emergente e di grande rilievo nel panorama transpersonale, come “visione partecipativa”. L'india è l’altra grande sorgente propiziatrice di quest'incontro nell'emblema dei suoi miti, delle sue realtà cosmogoniche attinte dai Veda e svelati come archetipi di un dominio extrarazionale o meglio transpersonale.

Questa realtà e questa certezza sovra-storica si concretizzano come ierofanie e cosmogonie e come svelamento del sacro, velamento e rivelazione. All'origine del velamento vi è sottintesa la rivelazione. Questo viceversa sprona la mente intuitiva, verso nuove galassie, sistemi, nuovi confini da esplorare e da valicare.

Confini che propongono nuovi paradigmi, nuovi teoremi e nuove scoperte, alle soglie del Transpersonale.

David Bohm emblema di un ricercatore mistico oltre che scientifico e padre dei "viaggi olografici" teorizzò un ordine velato (ordine implicito) soggiacente, invisibile ed immanifesto ad un ordine svelato (ordine esplicito) di cui è parte il nostro mondo. I Viaggi Olografici hanno indotto le scoperte nel regno olotropico di Stan Grof. Viaggi che esplorano stati non ordinari di coscienza e rendono una visuale dell'universo olistica e transpersonale. L'ologramma ha in sè una placca olografica, l'uomo, che ne esplora le dinamiche configurative. Siamo gettati in un Universo Olografico ed avvolti nella bolla di percezione chiamata mondo.

Ma l'ologramma esplora i sogni lucidi,le esperienze pre morte N.D.E. le Near Death Experiences, le OBE (Out of the Body Experiences) i viaggi nel cosmo separati dai legami corporei. Come rileva Grof "L'uomo è un'estensione di tutta l’esistenza". Anche Bohm rivelava questo, l'entità uomo, estensione di un universo, visto dallo stesso Bohm come olografico e da Grof come Olotropico.

Le scienze oltre i confini non sono prodotti di un imminente fantascienza, ma di un legame transtorico che l'uomo ha da sempre con il sacro, con l'indicibile. CG Jung introdusse gli archetipi come proiezioni del sacro inconscio. Con questo quindi non vogliamo definire un archetipo come un oggetto non identificato, un U.F.O, ma come complesso o costellazione primordiale e simbolica dell’inconscio collettivo analizzato da Jung. Una coscienza attiva imaginale che è in grado di cosmicizzare il simbolo come per gli antichi yoghi, in quella grande scienza dei mantra hindù che scorgevano il divino lì dove incominciava e dove finiva la sua danza cosmica ipnotizzatrice, al di là del tempo e dell'intera coscienza, nella cosmologia del proprio sè intessuta di mandala, simboli di un Io cosmicizzato non come proiezione, ma come dimensione cosmogonica in cui la scienza transpersonale cioè oltre gli stati dell'io è il vero teatro rappresentativo dell'Universo.

 

       Diego Pignatelli Spinazzola

 

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