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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Parabhakti das

Ottobre 2009

 

Parabhakti das (Mauro Bombieri) responsabile di Villa Vrindavana, sede toscana dell'ISKCON "Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna" meglio conosciuta come "Movimento Hare Krishna", dal novembre 2009 cura su Riflessioni.it la rubrica "Riflessioni sulla Cultura Vedica". L'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna porta avanti una grande ed antica tradizione che si basa sulla Bhagavad-gita, gli insegnamenti di Sri Krishna di cinque millenni fa. La Gita e le altre antiche scritture vediche dichiarano che Krishna e' la Persona Originale, Dio Stesso, che appare periodicamente in questo mondo per liberare tutti gli esseri viventi. Soltanto cinquecento anni fa, Krishna è disceso nella forma di Sri Caitanya Mahaprabhu per insegnare il più sublime ed efficace metodo di meditazione per i nostri giorni: il canto dei nomi di Dio, ed in modo particolare i nomi che si trovano nel maha mantra Hare Krishna. Oggi i membri dell'Iskcon proseguono il metodo del Movimento del Signore Caitanya distribuendo in tutto il mondo gli insegnamenti di Sri Krishna ed il mantra Hare Krishna.


1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

La felicità è quella sensazione di totale appagamento che soddisfa pienamente i nostri desideri.
Ogni essere vivente aspira a vivere eternamente questa condizione, perché è un’aspettativa naturale dell’essere. L’errore sta nel ricercare la felicità duratura in qualcosa di effimero. Il mondo in cui viviamo è temporaneo e per natura instabile, come conseguenza anche la felicità, ricercata nell’ambito delle sue dinamiche, può essere solo fugace.
In accordo alla filosofia vedica, l’anima, il nostro vero sé, è ricoperta dal corpo grossolano, quello visibile e da quello psichico, quello percepibile.  Il primo è la combinazione di elementi chimici che si aggregano e rimangono uniti per un periodo di tempo limitato, regolato dalle leggi della natura (ed anche dagli stili di vita) che prevedono ogni cosa in perenne  trasformazione. Il corpo psichico ha invece maggiore durata, si nutre ed assimila emozioni ed esperienze (samskara) sulle quali si formano le tendenze (vasana) che vanno a modificare il futuro e il destino delle persone sia all’interno di questa stessa vita sia in quella successiva. Il corpo psichico trasmigra di corpo in corpo portandosi dietro in essenza il bagaglio esperienziale acquisito che andrà a strutturare il “nuovo individuo” dando luogo a quella diversità bio-psichica che osserviamo nel mondo.
Entrambi i corpi sono però, come anzi detto, transitori e cercare la felicità in essi non può che portare solo una gioia temporanea perché basata su elementi deperibili.

L’atma (anima) è invece per natura eterna (sat) piena di conoscenza (cit) e felice (ananda) ed è la riscoperta della nostra natura spirituale e della relazione che ci unisce all’Anima Suprema (Dio) che porta alla vera e duratura felicità.

 

2) Cos’è per lei l’amore?

L’amore è quel sentimento che ci porta ad agire solamente per la felicità dell’amato senza aspettative di ritorno.
Il percorso che noi seguiamo per ottenerlo, si chiama bhakti-yoga ovvero lo yoga che ci unisce a Dio, attraverso l’amore e la devozione. Non è un percorso per romantici sognatori, bensì una scienza che guida alla comprensione profonda dell’amore passando da stadi propedeutici in cui sono coltivati i valori universali della spiritualità, quali la misericordia (compreso il rispetto di tutte le forme di vita), la veridicità, la moralità e la purezza. Il vero amore, è possibile solo con Dio (nella nostra tradizione Krishna, l’infinitamente affascinante), perché si basa unicamente sul desiderio di dare e non di ricevere ed è realizzabile solo a livello spirituale, quando si diventa liberi dalla schiavitù dei sensi. Su questa base gli scambi con Krishna, la fonte dell’amore, danno luogo a un progressivo e illimitato crescendo di emozioni. L’essere individuale riconnesso con Krishna offre a Lui amore che Dio ricambia inondandolo d’amore. A livello materiale il vero amore è impossibile, perché le relazioni sono sempre, con maggiore o minore evidenza, centrate sulla soddisfazione o convenienza personale.
Offrendo a Dio, in modo disinteressato e continuativo le nostre azioni, è possibile gustare anche in questo mondo i dolci sentimenti del vero amore.

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

La legge del karma (causa-effetto) ci restituisce i frutti delle nostre azioni. A ogni azione corrisponde una reazione che può essere positiva o negativa.
A volte l’effetto è immediato, altre volte avviene dopo un lungo periodo che potrebbe essere anche successivo all’attuale esistenza. I codici che regolano il karma sono molto complessi e per fare un parallelo con quelli civili e penali si avvalgono d’attenuanti o aggravanti che determinano nelle persone fortuna o sfortuna, bellezza o deformità, salute o malattia, un alto quoziente intellettivo oppure uno limitato ecc.  Attenzione però al fatalismo, sebbene per vivere serenamente sia necessario accettare la situazione in cui ci troviamo, teniamo presente, tuttavia, che noi stessi siamo gli artefici della nostra condizione futura. La legge del karma è promulgata da Dio e applicata da Suoi collaboratori non a scopo punitivo bensì educativo. Gioie e dolori sono propri di questo mondo e sono inevitabili. Tendiamo a ben accettare le situazioni piacevoli perché procurano godimento, meno quelle spiacevoli, ma se con obiettività ed onestà riconsideriamo la nostra vita, probabilmente ci accorgeremo che sono state le difficoltà e le crisi che hanno realmente favorito la nostra crescita.

Se guardiamo quindi le cose da una prospettiva diversa, ci accorgiamo che come la gioia, anche il dolore è una naturale dinamica di questo mondo, e non è detto che sia per forza negativa, sta a noi coglierne i significati nascosti.  In ultima analisi, quindi il dolore è inevitabili, ma la sofferenza rimane una nostra scelta.

 

4) Cos’è per lei la morte?

La morte è un avvenimento naturale, termina un ciclo e se ne apre un altro, si volta pagina ed in accordo alle nostre azioni e desideri si ottiene un nuovo corpo. Questo ciclo è chiamato samsara ed è praticamente senza fine. La Bhagavad-gita, uno dei più importanti testi di riferimento per noi vaishnava, cita:
“Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte. La persona saggia, non è turbata da questo cambiamento.”

L’unico modo per porre fine al samsara, è di lasciare questo mondo per entrare nella dimensione spirituale, ma come accennato in precedenza, si entra in quella dimensione solo se si è sviluppato amore incondizionato ed ininterrotto per Dio. Tutte le religioni hanno, o perlomeno dovrebbero avere, come obiettivo principale quello di risvegliare l’amore per Dio negli esseri viventi.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

Cerco di applicare e vivere con coerenza gli insegnamenti che Dio ed i Suoi rappresentanti ci hanno regalato e di aiutare altri a riscoprire la loro natura spirituale. Lo scopo del nostro movimento e quindi anche mio è di diffondere la coscienza di Dio nel mondo. Se ci fosse una maggiore consapevolezza e conoscenza di Dio, indirettamente, anche le guerre ed i grandi problemi sociali sarebbero risolti più facilmente, perché rimettendo Dio al centro e non solo noi stessi o la nazione, razza, cultura, religione, le relazioni diverrebbero più armoniche e rispettose.
In questo periodo sono il responsabile di Villa Vrindavana www.villavrindavana.org il nostro tempio di Firenze, dove da molti anni ci stiamo prodigando per costruire un punto d’incontro tra oriente ed occidente, un luogo dove uomini e donne di spiritualità e cultura possano incontrarsi e dialogare in pace ed armonia.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Tutti devono contribuire al mantenimento ed allo sviluppo della società, per questo sono necessari, religiosi, amministratori, commercianti, semplici lavoratori ecc.
In una società perfetta ognuno trova la giusta posizione, che è determinata dalle attitudini personali e non dal clientelismo o dal diritto di discendenza.  Tutti però hanno il diritto/dovere di andare di là dagli schemi sociali per perseguire il vero scopo dell’esistenza: la realizzazione spirituale.
Dal mio punto di vista, una vita che guarda solamente a successo, ricchezza, fama, gloria, riconoscimento, rimane incompleta, monca.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Siamo individui distinti e separati, tuttavia proveniamo tutti dallo stesso Padre, abbiamo le Sue stesse caratteristiche (qualitativamente, non quantitativamente) e stiamo in vera armonia con gli altri solo  quando le relazioni interpersonali si connettono con il Supremo. Escludendo Dio dalla nostra vita, ognuno cercherà di prenderne il posto, ogni individuo metterà se stesso al centro dando origine ad un egocentrismo esagerato che, di fatto, genera da una parte un piccolo gruppo di “vincenti” e dall’altra un grande disagio esistenziale. Il vero problema è che sempre più persone accettano ed assorbono il concetto della competitività ad oltranza come normalità e sono pronti a tutto pur di emergere. Viviamo in una società che confina, sempre più, la spiritualità alle sole cerimonie e rituali, mancandone così valori e scopo, che riscrive continuamente i principi dell’etica adattandoli alle leggi del mercato. C’è da chiedersi quali siano i limiti e se questo modo di essere, non conduca all’autodistruzione.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Il bene è tutto ciò che permette la nostra evoluzione spirituale e culturale e male tutto ciò che ci allontana da essa.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

L’uomo ha paura della mancanza di riferimenti. Religione, filosofia, ragione e logica, li rievocano. In realtà hanno senso solo quando interagiscono tra loro. La religione senza il supporto della filosofia rischia di essere puro sentimentalismo e la filosofia senza religione pura speculazione. La logica e la ragione rapportano ideali ed analisi al quotidiano.
Il vero spiritualista è quindi anche un filosofo che con logica e raziocinio prosegue nel cammino della realizzazione spirituale senza trincerarsi dietro dogmi. Nella nostra tradizione non ci sono dogmi bensì livelli di realizzazione progressivi.
La cultura vedica mi ha permesso di uscire dai labirinti indicati nella domanda.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

E’ scritto nei Veda: “Finché l’essere vivente non s’interroga sui valori spirituali dell’esistenza deve conoscere la sconfitta e i mali nati dall’ignoranza.”
Il nostro corpo ha durata brevissima e finirà non appena il tempo sarà scaduto.
Il senso della vita è, dunque, quello di utilizzare la forma umana e la sua capacità di porsi delle domande, per riscoprire la propria natura divina e ricongiungersi con Dio.


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