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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

È il pensiero a fare la grandezza dell'uomo

Ottobre 2018

 

Rispetto a tutti gli altri esseri viventi è l'esistenza del pensiero a caratterizzarci in modo particolare. E fra tutte le componenti dell'uomo - precisa Aristotele - solo il pensiero è “divino”. Questo “divino” comprende la sapienza, la spiritualità, il bene, l'amore. Il pensiero è logos, saggezza, logica, riflettere, analizzare, scoprire, creare. Il pensiero è la propria interiorità. È la psiche, la mente, l'anima, l'Io, il Sé, la coscienza, lo spirito. È liberazione dalle passioni e dalle malvagità. È conoscenza di sé e del mondo. Il pensiero come sapienza è l’insieme di virtù, verità, giustizia. La sapienza non è una scienza che si possa insegnare, è qualcosa, per Platone, che “nasce dall'anima”.

 

Tutto è governato dalla sapienza, ma anche dalla follia. È la visione del mondo teorizzata 25 secoli fa da Empedocle, il quale sosteneva che il mondo è retto da due forze contrastanti chiamate amore e odio, bene e male, eros e thanatos, miseria e nobiltà. Una vasta letteratura che va dall’antichità al pensiero moderno e contemporaneo conferma tale concezione.

Pensare dunque significa ponderare, essere assennato, saggio, e rimanda a “mente, intelletto, spirito”. La mente genera ragionamenti, concetti, argomenti, logicità. Più aumenta la conoscenza, più la mente è in grado di operare nel mondo. Il compito del pensiero è pertanto quello di promuovere la matura visione dell’essere e le verità profonde. I pensieri - scrive Kant - senza contenuti sono “vuoti”, le intuizioni senza “concetti” sono “cieche”. L’assenza di ragione produce intolleranza, violenza, malvagità. Il sonno della ragione genera “mostri” (Goya).

Purtroppo, la ragione non riesce, come precisa Vito Mancuso (“Il bisogno di pensare”, Garzanti), a “penetrare” nel mistero dell’esistenza, poiché i suoi concetti esprimono visioni diverse e contraddittorie, come ad esempio, il dogmatismo metafisico: con la ragione, ti dimostro che Dio c’è; oppure il dogmatismo materialista: ti dimostro con la ragione che Dio non c’è. Di qui, il mistero delle diverse possibilità. Di fronte alle eterne questioni dell’esistenza - da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo - e dell’etica - bene e male, giusto e ingiusto - incontriamo discordanza e antinomia. La ragione cioè produce tanti motivi a favore della tesi quanti ve ne sono in favore dell’antitesi. Risulta impossibile pervenire a decisioni e conoscenze certe.

 

Oggi, il pensiero opera attraverso un metodo “riduzionista”. Tutto è “affidato all’evoluzionismo (o neodarwinismo), un modello che si basa sulla selezione naturale e sul caso.

L’attività della mente inizia con le sensazioni (sento caldo), continua con le percezioni (acquisire coscienza della realtà: sento un rumore) e con la formazione di concetti e si realizza nel pensare, agire, cosa fare e cosa non fare (morale). Il pensiero si pone al vertice del processo cognitivo. È il pensiero - rileva Pascal - a “fare l’uomo e la sua grandezza”. Non è la materia che “genera il pensiero - chiarisce Giordano Bruno -, è il pensiero che genera la materia”.

L’intero genere umano, per Pascal, vive una condizione di “miserabile sofferenza dalla nascita alla morte …ogni sforzo è vano, il destino della vita umana è tracciato come parabola in declino. Ma l’uomo è manifestamente nato per pensare: qui sta tutta la sua dignità e tutto il suo pregio; e tutto il suo dovere sta nel pensare rettamente”. Pensare, dunque, è essere. Cogito, sum: penso, sono.

Il pensiero assume così una dimensione che è in me e mi supera. “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine - scrive Agostino - habitat veritas” Dentro di noi abita la verità, l’essere eterno, il principio costitutivo di tutte le cose. Noi dobbiamo coltivare la speranza che con la morte non tutto finisca, ma che perduri lo spirito creativo (l’anima), ciò che Aristotele chiama nous poietiko, una “divinità” che è in noi. È una visione presente in molti autori. Spinoza afferma che la mente è “eterna”, mentre Goethe aggiunge che il nostro spirito è “indistruttibile” e continua ad operare “in eternità”. Lo spirito, per Schrodinger, premio Nobel per la fisica, è “immortale, eterno”. Anche Kant ritiene che l’anima sia immortale e Dio esista. Queste ipotesi sono state già sostenute da Socrate, Platone, Aristotele, Plotino.

Oggi, in Occidente, i più, per Mancuso, non credono nell’immortalità dell’anima. Se non si crede nell’anima - precisa Plotino - è perché non si è più in grado di vederne la bellezza, ma se ne colgono “i desideri irrazionali, i sentimenti violenti, i vizi, le meschinità”. Certamente, è impossibile dimostrare l’immortalità dell’anima, così come è impossibile dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio. Si rimane “solo e sempre nella fede”, sia pure come fede filosofica.

Il pensiero dunque come principio divino e immortale dell’essere umano. È il pensiero che fa di lui una persona. Una persona che indaga se stesso in un processo ascensionale della coscienza per “immedesimarsi” in una intelligenza cosmica denominata “anima del mondo” (Platone), “pensiero di pensiero” (Aristotele), “spirito del mondo” (Hegel), Dio, e così pervenire alla spiritualità, alla comunione con la ragione cosmica”. In me - dichiara Socrate - si manifesta qualcosa di divino (Daimon).

 

Guido Brunetti

 

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