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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-10-2011, 14.11.54   #21
Tempo2011
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Riferimento: La pazienza del filosofo.

Citazione:
Tempo2011
Se affermi di accogliere con felicità i novizi, si presuppone che tu sia uno di quei giganti cui si riferisce variabile + fisso; questo mi fa piacere scoprirlo, giacché mi consiglia di fare più attenzione per il futuro, poiché fino ad oggi non me ne ero mai accorto. ulysse! Mannaggia. Poi ti lamenti se faccio le battute? Ormai dovresti saperlo che adoro farle no?
Citazione:
ulysse
Infatti, non sempre si vede chiaro: i sensi ci ingannano! Chi ti dice che io non sia un “gigante”? si pone il problema di chi sia legittimato a giudicare: è solo per mia implicita modestia che mi astengo dal proclamarmi "Super"!
Mi sembra di aver ammesso la mia poca attenzione; per il futuro cercherò di essere più attento..ma molto attento.
Citazione:
Comunque, tranquillo! In qualche campo persino tu potresti essere “gigante”.
Pure io amo fare battute ed anche ironia…ma per comprenderla occorre un certo livello neurosinaptico: per esempio in questo caso hai trascurato le mie raccomandazioni di prudenza poiché non sempre si sa chi sia, fra la new entry e l’ospite abituale, il pivello novizio.
Questa tua affermazione la trovo un tantino generica e fuori tema, poiché mi riferivo specificatamente alla cultura filosofica, non ad altro.
Citazione:
Sarebbe il caso di dire che il ragazzo è intelligente, ma non si applica
Se veramente possiedi l'onestà intellettuale che penso tu abbia, dovresti ammetterlo senza difficoltà che quella frase, anche se esperita in altri, e in tutti i, modi, ti è stata rivolta con riguardo alle tue risposte non sempre pertinenti e per i lunghi post senza ragione.

Citazione:
Questa osservazione poteva essere evitata: non puoi dirmi come devo commentare!...e nemmeno come devo scrivere!
In realtà i puntini hanno un significato ovvio: di “omissis” per i tuoi post o di “sospensione” per i miei. D’altra parte anche a me reca fastidio "l’eccesso di congiuntivi"…ma sopporto benignamente da buon filosofo in erba..
Io parlo di inutili puntini e tu comprendi: commentare. I commenti nessuno li tocca, ma i puntini sono inutili e non vogliono significare nessuna sospensione e nessun omissis. Spero che avrai compreso che la mia è un'opinione disinteressata.

Citazione:
Non dubito che i filosofi che hai sperimentato su RAI EDUCATIONAL ti siano “apparsi” dotati di calma, lucidità e saggezza…ma i caratteri andrebbero valuti sul campo: tutti sono belli e cari di fronte alla telecamera.
Ma ha valore esprimere una opinione senza supporto esperienziale e confronto?
Finalmente siamo rientrati nel tema. Personalmente non credo che simili comportamenti si possono programmare e gestire così bene, perché i giovani studenti universitari facevano belle domande e anche provocatorie, che avrebbero scosso la reazione di chiunque.
Citazione:
E’ solo frutto di una tua impressione personale …magari anche dovuta ad un contingente stato d’animo o pregiuduzio …ha scarso interesse dimostrativo!
D’altra parte si tratta di un unico rilievo su persone/filosofi preventivamente selezionati: si può da questo indurre una legge generale?
La tua presunzione è logica, ma occorrono altri rilievi e dati per confermare o meno quanto presumi.

Ma è anche opportuno un confronto col passato che possa confortare l’ipotesi tua o negarla: in antico i filosofi erano di più, di meno o altrettanto, calmi, lucidi e saggi? ….senza una storia a riferimento come potremmo dare un giudizio qualitativo e quantitativo?
Già altre volte abbiamo parlato dell'inutilità di sottolineare che le nostre sono impressioni personali, poiché è una verità inconfutabile. Mi chiedi, inoltre, se potremmo dedurre da una decina di incontri con dei filosofi "selezionati", per una durata di un'ora e mezza, una legge generale? Non ho parlato di legge, ulysse, ma ho chiesto solo un semplice parere. Riguardo ai filosofi erano i maggiori che si conoscono: Severino compreso.
Citazione:
Del resto se ancor oggi citiamo il filosofi di 2000 anni fa e sulla loro poggiamo la nostra filosofia...significa che un qulche valore ce l'hanno.
Chi ha affermato il contrario? In ogni caso, se è difficile giudicare i filosofi moderni, figuriamoci quelli di duemila e cinquecento anni or sono: ma non quello che ci hanno tramandato, ma il loro carattere.
Citazione:
In definitiva è mia opinione che non sia, in esclusiva, l’esercizio filosofico di per sè ad orientare il carattere e viceversa, ma che sia lo specifico orientamento delle ideologia coltivata, a dare l’ impronta …come del resto accade anche per l’uomo della strada che pure non è alieno da una specifica Vision.
Nel filosofo certo si presume che l’impronta sia più profonda e più consapevole…magari fautrice di grande bene o di grande male…con diretto impegno personale o meno.
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Vecchio 29-10-2011, 19.55.31   #22
ulysse
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Riferimento: La pazienza del filosofo.

Citazione:
Originalmente inviato da nemesi1
Cerco di semplificare. Per campo bidirezionale intendo un campo dove due oggetti si influenzano a vicenda. Sostengo invece che nel caso di uomo ed ideologia sia il primo a ricomprendere - per le proprie caratteristiche che preesistono al pensiero - la seconda. L'influenza della seconda sul primo sarà sempre in funzione delle caratteristiche del primo.

Come si può affermare che le caratteristiche dell’uomo preesistono al pensiero?...che ci fanno le "caratteristiche" senza pensiero?
Mi parrebbe che le due cose procedano insieme: via via che si formano le strutture cerebrali si forma il pensiero e viceversa. E’ un continuo divenire interattivo: strutturale, culturale, comportamentale…sia pure entro certo range.
Ora è vero che, se dall’origine (neonati e infanti) la struttura cerebrale è completamente plasmabile, col passare degli anni lo è sempre meno, ma in qualche modo lo è sempre, quindi dovrebbe essere l’insorgere del pensiero che, in interazione con gli impulsi genetici e con l’esperienza adattativa,contribuisce a strutturare l’organo cerebrale e di conseguenza provoca i caratteri comportamentali. Il processo potrebbe anche portare, magari a 18 anni, ad intraprendere (ma non è detto) studi filosofici le cui modalità porteranno via via alla retroazione sull’organo cerebrale e relative esplicazioni… quindi sui comportamenti, caratteri, pulsioni, desideri, ecc…e cosi via, in una continuità alternativa, fino a 100 anni, magari più.

Quindi nuove weltanschauung e ideologie o più profonde e circostanziate, provocate dall’evolversi degli stati psichici (studio, analisi, riflessione, esperienze, ecc) avranno, in retroazione sui medesimi, effetti più o meno eclatanti, ecc…
In definitiva il perseguire una ideologia virtuosa poterà a prevalenti caratteri e comportamenti virtuosi, mentre una weltanschauung più o meno malefica e malevola poterà il contrario.

In fondo, non è questo che capita a tutti?…che si tratti di filosofi di vaglia, di scienziati, di artisti o di persone comuni?

Certo che la weltanschauung di un filosofo di grido può avere influenza enorme, oltre che inconsciamente su se stesso, anche sul pensiero dominante dell’intera società. Mi pare che Jung fosse di questo parere…almeno per gli psicotici. Ma è solo per caso che mi riferisco a Jung. Anche Hitler diffondeva e inculcava una specifica weltanschauung nell’intento di creare l’uomo nuovo: il nazista doc.
Citazione:
Non è che l'ideologia "sbatta" contro l'uomo e lo modifichi, ma è quest'ultimo a far entrare nel suo essere uomo l'ideologia che il suo essere può sostenere, ricomprendere.
Fra uomo e ideologia, chi sia il soggetto e chi l’oggetto è da definire: in pratica, credo, lo sono entrambi in reciproca inconscia interazione: bidirezionale!
La entità della influenza è in genere graduale o scarsamente rilevabile, ma essa può esser anche notevole e improvvisa se lo sviluppo di una nuova weltanschauung è conseguente a traumi rilevanti in campo psichico affettivo o spirituale: mi verrebbe da citare il caso di Cioran, ma bisognerebbe approfondire.
Citazione:
Schopenhauer era la sua ideologia nel mentre dava sostegno a sparare sui dimostranti? Certo! Ma non era stata l'ideologia a far Schopenhauer.
Ma siamo sempre lì: l’uomo Schopenhauer è di rinforzo all’ideologia Schopenhauer e viceversa, in continua azione, interazione e retroazione: è tutto un incrocio, non credo si possa definire un prima ed un dopo: l’uomo elabora l’ideologia e la introita, ma già questo processo lo rende diverso o lo rinforza nella weltanschauung dominante o nei comportamenti.
Citazione:
Ed evitiamo per cortesia i moralismi sui giudizi a posteriori, che non è pertinente perché l'esempio che hai ripreso era per dimostrare che non necessariamente l'esser filosofi significa essere saggi nella convivenza civile senza traumi (che era l'argomentazione a cui stavo rispondendo con la citazione che hai estrapolato dal contesto).
Ma non ho fatto moralismo, era solo una osservazione "neutra" conseguente alla tua esternazione(alla faccia della convivenza civile e senza traumi) questa sì moralistica…ma non preoccuparti… a me non importa!

Per il resto concordo se parli di filosofia in senso generico: non dovrebbe avere influenza prevalente! Ma se parliamo di “specifica ideologia” allora una prevalenza caratteriale e rinforzo nel senso esplicato dalla ideologia è possibile e probabile: non è solo la riflessione o il ragionamento logico e rigoroso che attribuisce all’uomo specifiche virtù comportamentali ed etiche, ma è "essenzialmente" il contenuto e significato della riflessione/ragionamento.
Citazione:
Ritengo la verità inconoscibile, perché la pongo fuori dal pensiero limitato dal linguaggio. Può qualcosa di limitato conoscere l'illimitato? Ci si può avvicinare (e mi evito consapevolmente di spiegare come), ma nel momento stesso in cui mi avvicino si trasforma rimanendo nella sua eterna inconoscibilità.
Il quì quò quà sta nella parola “verità” che si suppone assoluta e di estensione infinita…per cui il tuo ragionamento fila, ma è surreale e metafisico: infatti non riconosco "la verità"! ...cosa significa "la verità"?
Io mi riferivo alla realtà dell’universo che, per quanto immensa, non è infinita…infatti le galassie fuggono e l’universo si espande. Quindi resterei sul “non ancora conosciuto” piuttosto che sull’”eterno inconoscibile.”
Del resto è proprio il “non ancora conosciuto” che costituisce l’incentivo psicologicamente strategico della scienza... sia pure in teoria.


P.S.:
Alla base del discorso, ripeto, ci sta che l’uomo, consciamente o inconsciamente, è adattativo cioè non è indifferente nè all’ambiente esterno nè all’ambiente biologico e psicofisico interno che egli stesso autoproduce: certo, nel corso della vita, persino il corpo, le cellule, i neuroni, si rinnovano continuamente…e così, di fronte alle sempre nuove esperienze e autoesperienze fisiche, psichiche, culturali, affettive e spirituali, ecc... il pensiero cambia, evolve o involve, in conseguenza cambia o si rinforza la weltanschauung, cambia o rinforza il carattere con conseguenti comportamenti, in interazione continua pensiero/esperienza/percezioni /sensazioni, ecc….

Direi che il fenomeno citato da Tempo2011 ha una sua logica: si tende ad essere ciò che si crede e a comportarsi secondo le modalità cui la professione e l’impegno ci abituano… e tanto più vale per il filosofo che direttamente elabora ed esplica, implementa in eventuali discepoli o negli scritti, la specifica ideologia in cui, ovviamente crede…come maestra di vita.

Che il cambiamento/rinforzo sia ingente o trascurabile non saprei…dipende dagli eventi, da eventuali traumi psicofisici, da capacità ristrutturanti di specifici sistemi di pensiero, ecc...forse si potrebbe giungere a fondare una nuova specie!
In fondo la cosa non è nuova, era il sogno del nazismo: creare, geneticamente e psichicamente, il superuomo dominante!
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Vecchio 30-10-2011, 19.34.51   #23
ulysse
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Riferimento: La pazienza del filosofo.

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Mi sembra di aver ammesso la mia poca attenzione....... Questa tua affermazione la trovo un tantino generica e fuori tema, poiché mi riferivo specificatamente alla cultura filosofica, non ad altro.
Alla fine non hai colto l’ironia! (vedi mio post precedente)
Per il riferimento alla cultura filosofica mi par d’avere già notato altrove che non è tanto la cultura filosofica a rendere l’uomo eticamente empatico quanto il contenuto e significato della specifica cultura e soprattutto la formazione mentale conseguente alla analisi, riflessione e raziocinio la qualcosa potrebbe essere intrinseca di molte altre attività…quella scientifica ad es….oltre che filosofica.
Citazione:
Se veramente possiedi l'onestà intellettuale che penso tu abbia, dovresti ammetterlo senza difficoltà che quella frase, anche se esperita in altri, e in tutti i, modi, ti è stata rivolta con riguardo alle tue risposte non sempre pertinenti e per i lunghi post senza ragione.
Non so a quale frase ti riferisci: in genere accetto le argomentazioni altrui e, per parte mia, faccio osservazioni in relazione all’argomento…certo i miei riferimenti culturali differiscono molto dai tuoi…da cui una certa scarsa comprensione reciproca, ma anche non credo tu sia legittimato a valutare la ragionevolezza o la pertinenza di quanto scrivo o a delimitre le argomentazioni: puoi invece legittimamente confutare, anche ferocemente l’opinione, se citi le tue ragioni, o approvare/contribuire ad una argomentazione.. e certo anche puoi trascurala.

Ma credo che non sia etico, non conforme all'etica del forum, esprimere opinioni personali sulle persone e sulle ragioni per cui uno scrive e pubblica.

Ovvio che se scrivo un qualcosa in relazione ad un argomento, una ragione c’è: non ultima quella di approfondire, scrivendo per me medesimo, nell’ambito dell’argomento trattato: capisco che non sempre tu possa comprendere, come, del resto, io stesso, non sempre comprendo gli altri. In tal caso o chiedo spiegazioni o mi astengo, o non leggo affatto, ma non esprimo giudizi in qualche modo degradanti per l’autore del post.
Citazione:
Io parlo di inutili puntini e tu comprendi: commentare. I commenti nessuno li tocca, ma i puntini sono inutili e non vogliono significare nessuna sospensione e nessun omissis. Spero che avrai compreso che la mia è un'opinione disinteressata.
La questione dei puntini è risibile. Comunque attribuisco ai puntini una funzione analoga a quella delle "faccine" per sottolineare un argomento, in questo caso a esprimere la sospensione e consequenzialità del discorso. I puntini mi vengono spontanei e contribuiscono alla espressione dello scritto...come fossero punti esclamativi o virgolette o trattini, barre, ecc... Io, fossi in te, mi preoccuperei piuttosto dei congiuntivi.
Citazione:
Finalmente siamo rientrati nel tema. Personalmente non credo che simili comportamenti si possono programmare e gestire così bene, perché i giovani studenti universitari facevano belle domande e anche provocatorie, che avrebbero scosso la reazione di chiunque.
Il fuori tema lo attribuirei alla tua tendenza ad innescare il battibecco con osservazioni provocatorie.
Ma non ho niente contro i tuoi filosofi…li apprezzo moltissimo ed anche credo che la tua impressione sia spontanea.
Osservo solo che i comportamenti e le asserzioni si diversificano spontaneamente a seconda della situazioni in cui ci si trova…filosofi o non filosofi: non c’è niente da programmare e gestire in modo surrettizio.
Citazione:
Già altre volte abbiamo parlato dell'inutilità di sottolineare che le nostre sono impressioni personali, poiché è una verità inconfutabile.
Non saprei quale sia la verità inconfutabile cui alludi.
Ma non è esatto: in effetti è vero che, a volte, come in questo caso dichiari, si tratta di impressioni puramente personali, altre volte si possono citare, a supporto di una enunciazione, autori riconosciuti, specifici esperimenti, ricerche approfondite, eventi storici, e teoremi riconosciuti. Ne consegue che l’impressione personale originale è supportata ed assume un maggior contenuto veridico.

Ma anche le impressioni puramente personali sono legittime, purchè se ne accetti la confutazione o si accetti un possibile contributo, favorevole o contrario, allargato a persone ed eventi dello spaziotempo vicino o lontano.
I riferimenti, le analogie, i raggruppamenti di eventi similari nel tempo e nello spazio, fanno parte del nostro modo di pensare e contribuiscono ad allargare l’autorevolezza di giudizio oltre la personale impressione del momento. E' anche normale che chi è chiamato ad esprimere una opinione, la supporti, per il possibile, con riferimenti culturali ed esperienziali quanto più estesi possibile…cioè... io affermo questo per questa o quest'altra ragione.
Se non lo si fa si resta al livello infimo di sola impressione personale, appunto, la qual cosa vale ben poco ai fini di una validità o generalizzazione della originaria impressione: diventerebbe un test per alzata di mano.
L’eventuale parere o conforto altrui, è tanto più valido se supportato, tanto che l’originale impressione personale potrebbe, al limite, divenire opinione comune…una legge quasi.
Ma forse a te basta il conforto affettivo della maggioranza.
Citazione:
Mi chiedi, inoltre, se potremmo dedurre da una decina di incontri con dei filosofi "selezionati", per una durata di un'ora e mezza, una legge generale? Non ho parlato di legge, ulysse, ma ho chiesto solo un semplice parere. Riguardo ai filosofi erano i maggiori che si conoscono: Severino compreso.
Se si chiedi un parere pubblico è ovvio che si vorrebbe avere una conferma che generalizzi la propria primaria impressione: e la persone serie tendono a giustificare le loro opinioni! Neppure puoi pretendere che il parere richiesto si basi solo sulla autorevolezza dei partecipanti alle interviste che citi.

La tua domanda, più o meno, era:
Si può indurre, dal fatto che i filosofi che ho osservato nelle intervite di RAI Educational, mi sono sembrati pacati, lucidi, ben disposti, empatici, saggi, ecc…che tutti i filosofi lo siano in tale misura e che lo studio della filosofia induca in prevalenza tali caratteristiche?
Ora se questo non è un minimo di legge generale che vorresti indurre, è un sillogismo…scegli tu!
Citazione:
Chi ha affermato il contrario? In ogni caso, se è difficile giudicare i filosofi moderni, figuriamoci quelli di duemila e cinquecento anni or sono: ma non quello che ci hanno tramandato, ma il loro carattere.
Il riferimento/confronto non è detto sia solo ai filosofi greci, ma a tutta la storia della filosofia...a filosofi anche relativamente vicini.
Se dal pensiero dei singoli filosofi della storia non si potesse dedurre, in qulche modo, anche lo specifico carattere, allora non avrebbe conferma o dimostrazione l’ipotesi di filosofia che induce pazienza, empatia, desiderio di chi sa di istruire chi non sa, ecc..
Resteremmo solo con vaghe impressioni!
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Vecchio 02-12-2011, 17.10.14   #24
manu6595
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Riferimento: La pazienza del filosofo.

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Se a fare quest’affermazione fossi stato io, e nel tragitto della vita m’imbattessi in persone che vorrebbero partecipare a questa ricerca inserendosi in un mio dibattito, non essendo al mio livello quale dovrebbe essere il mio stato d'animo? Mi spiego meglio: in gioventù sono stato un discreto giocatore di Ping Pong a livello nazionale, e quando qualche amico o parente mi chiedeva di giocare, non essendo al mio livello provavo un fastidio incredibile, dovendo, tra l'altro, far finta di divertirmi. In questo e in altri forum, spesso e volentieri ci si scaglia contro qualcuno che ha appena iniziato a giocare a Ping Pong, mettendo sul piatto tutta la sua conoscenza, ricoprendo il malcapitato di ogni sorta d’improperi. Punto di domanda: tutti quelli che intraprendono la strada della ricerca, arrivando a un certo livello di comprensione di certe verità, non dovrebbero essere felici di accogliere altri "novizi", come lo sono stati loro in passato? Ovvero, intraprendere la strada sulla ricerca della verità, presupporrebbe una maggiore sensibilità e quindi più comprensione, oppure no? Insomma, il filosofo dovrebbe essere più paziente dei non filosofi, o la filosofia non regala questa peculiarità?

Chi studia filosofia sa benissimo che i filosofi non sono affatto umili.
Io credo che il problema non sia essere solidali o meno,felici di accogliere novizi o meno. Credo che il problema sia che avviarsi alla ricerca della felicità senza avere delle basi filosofiche è arduo e si rischia molto facilmente di incappare in ragionamente facilmente confutabili. per cui spesso credo che l'attacco venga fatto eni confronti di "esperti" verso chi non è del campo e spesso utilizza espressioni o divulga concetti inesatti dla punto di vista del lessico e del campo filosofico
manu6595 is offline  
Vecchio 02-12-2011, 22.29.04   #25
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Ovvero, intraprendere la strada sulla ricerca della verità, presupporrebbe una maggiore sensibilità e quindi più comprensione, oppure no? Insomma, il filosofo dovrebbe essere più paziente dei non filosofi, o la filosofia non regala questa peculiarità?
Citazione:
manu6595
Chi studia filosofia sa benissimo che i filosofi non sono affatto umili.
Io credo che il problema non sia essere solidali o meno, felici di accogliere novizi o meno. Credo che il problema sia che avviarsi alla ricerca della felicità senza avere delle basi filosofiche è arduo e si rischia molto facilmente di incappare in ragionamenti facilmente confutabili. Per cui spesso credo che l'attacco venga fatto nei confronti di "esperti" verso chi non è del campo e spesso utilizza espressioni o divulga concetti inesatti dal punto di vista del lessico e del campo filosofico
Come potrai notare, cara manu6595, la domanda fatta al forum è piena di punti interrogativi; quindi non si dava niente di scontato. Volevo conoscere solo l'opinione degli altri. Per altro, per quel che ne sappiamo, la filosofia non è sempre esistita o catalogata, pertanto non è sempre stato necessario conoscerla per essere felici, o se la si applicava, non si era coscienti che si trattasse di filosofia. Per finire, pensa un po tu: quegli uomini che non erano filosofi e che non conoscevano nulla della stessa, alla fine sono riusciti perfino a inventarla. Ciao.
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Vecchio 02-12-2011, 22.37.15   #26
benedetto
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Perché il filosofo dovrebbe essere paziente?
Forse perché ama la sapienza, ma bisogna trovarla; e se trova la sapienza è perché comprende l'ignoranza.
Per comprendere l'ignoranza ci vorrà pazienza, non penso sia facile provare la sensazione di essere ignoranti.
Secondo me, comunque, il vero filosofo è colui che ha compreso l'ignoranza, non colui che ama la sapienza; e proprio per tale motivo dovrebbe essere paziente.
Ciao
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Vecchio 03-12-2011, 17.44.35   #27
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Citazione:
benedetto
Perché il filosofo dovrebbe essere paziente?
Forse perché ama la sapienza, ma bisogna trovarla; e se trova la sapienza è perché comprende l'ignoranza.
Per comprendere l'ignoranza ci vorrà pazienza, non penso sia facile provare la sensazione di essere ignoranti.
Secondo me, comunque, il vero filosofo è colui che ha compreso l'ignoranza, non colui che ama la sapienza; e proprio per tale motivo dovrebbe essere paziente.
Ciao
Avete visto che, prima o poi, qualcuno risponde correttamente e compiutamente alle domande che si pongono? Bisogna avere "Pazienza" nell'aspettarle.
Grazie benedetto.
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Vecchio 04-12-2011, 21.06.11   #28
ulysse
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Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Come potrai notare, cara manu6595, la domanda fatta al forum è piena di punti interrogativi; quindi non si dava niente di scontato. Volevo conoscere solo l'opinione degli altri. Per altro, per quel che ne sappiamo, la filosofia non è sempre esistita o catalogata, pertanto non è sempre stato necessario conoscerla per essere felici, o se la si applicava, non si era coscienti che si trattasse di filosofia. Per finire, pensa un po tu: quegli uomini che non erano filosofi e che non conoscevano nulla della stessa, alla fine sono riusciti perfino a inventarla. Ciao.
Qualcuno dice che la filosofia non fece i primi passi...li saltò: nacque grande!
Non per niente Minerva, dea della saggezza e della medicina, nacque grande, armata di tutto punto, dalla testa di Giove.
Prima, appunto, c'era il "mito"...sogno e senso divino del mondo. Ma poi l'uomo si stufò di sognare e...con Talete (VI secolo a.c.)... divenne,filosofo nella ricerca di una verità incontrovertibile fuori dal sogno, come rimedio vero contro la morte e il dolore. La filosofia quindi non ebbe invenzione: essa fu semplicemente la volontà di guardare la "verità" delle cose, del mondo e della vita.

Fu quindi la filosofia, non ad essere inventata, ma ad inventare essa stessa le vere scienze del sapere: la geometria (Talete, Euclide), la matematica (Pitagora), la medicina, il cosmo, la logica, la politica, ecc.. ....tutte cose insomma che, sapendone l'esistenza, davano conforto all'uomo e da quegli passarono ai successivi saperi come fondamenti...di cui usufruì lo stesso cristianesimo.

Comunque in questio mio sintetico excursus sulle origini, la "pazienza" (da patire) non appare, non c'è relazione: se vuoi essere filosofo devi saperci fare, innanzi tutto stupirti di ciò che non stupisce e poi saper manipolare la logica ancor prima di Aristotele, ipotizzare e dimostrare circa i fondamenti della verità, dell'essere/non essere, delle essenze dell'universo...cosa estremente difficile allora e nel passato antecedente la scienza, in mancanza anche delle attuali protesi scientifiche, o succubi delle esoteriche credenze del tempo...da cui sfuggire.

Ciononostante i greci arrivarono a descrivere, prima di Aristotele, un mondo fisico che solo 2000 anni dopo ebbe la sua prosecuzione e sviluppo con Galileo.
Cosa c'entrano, dunque, la felicità e la pazienza?

Per la felicità, non credo che i filosofi del VI/V secolo ne avessero un concetto analogo al nostro: forse intendevano serenità, pace, favore degli dei.
I filosofi posteriori certo ne trattarono, ma non era precipuo scopo della filosofia. Per lo meno non quanto appare oggi in vari scritti, chat e blog.
In proposito si legga il trattato di Bertrand Russel del 1930: "la conquista della felicità!"
Ma ci sono anche i vari libricini di Armony...mi pare

Per le virtù della pazienza (deriva da "patire") non saprei indicare di meglio che la lettura del bollettino parrocchiale o studiare le molte prediche che il vostro parroco certo ha tenuto sull'argomento...oppure si legga Sant'Agostino.

Per il legame della pazienza con le filosofia ho già citato altrove la leggendaria pazienza di Socrate in relazione a Santippe, moglie petulante: "Tanto tuonò che piovve"! si limitò ad esclamare Socrate, quando Santippe, dopo lungo brontolare,, di cui Socrate non si dava per inteso, gli rovesciò addosso, dalla finestra, gli escrementi di casa!
Credo però che Socrate, più che paziente, fosse menefreghista.... preso dalle sue elucubrazioni era indifferente a tutto il resto: soprattutto odiava il bricolage casalingo e portar fuori la spazzatura al mattino.
Mi pare che la cosa sia generalizzabile anche a tutti noi!

Ultima modifica di ulysse : 05-12-2011 alle ore 14.18.01.
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Vecchio 05-12-2011, 02.40.47   #29
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Riferimento: La pazienza del filosofo.

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
Qualcuno dice che la filosofia non fece i primi passi...li saltò: nacque grande!
Non per niente Minerva, dea della saggezza e della medicina, nacque grande, armata di tutto punto, dalla testa di Giove.
Prima, appunto, c'era il "mito"...sogno e senso divino del mondo. Ma poi l'uomo si stufò di sognare e...con Talete (VI secolo a.c.)... divenne,filosofo nella ricerca di una verità incontrovertibile fuori dal sogno, come rimedio vero contro la morte e il dolore. La filosofia quindi non ebbe invenzione: essa fu semplicemente la volontà di guardare la "verità" delle cose, del mondo e della vita.

Fu quindi la filosofia, non ad essere inventata, ma ad inventare essa stessa le vere scienze del sapere: la geometria (Talete, Euclide), la matematica (Pitagora), la medicina, il cosmo, la logica, la politica, ecc.. ....tutte cose insomma che, sapendone l'esistenza, davano conforto all'uomo e da quegli passarono ai successivi saperi come fondamenti...di cui usufruì lo stesso cristianesimo.

Comunque in questio mio sintetico excursus sulle origini, la "pazienza" (da patire) non appare, non c'è relazione: se vuoi essere filosofo devi saperci fare, innanzi tutto stupirti di ciò che non stupisce e poi saper manipolare la logica ancor prima di Aristotele, ipotizzare e dimostrare circa i fondamenti della verità, dell'essere/non essere, delle essenze dell'universo...cosa estremente difficile allora e nel passato antecedente la scienza, in mancanza anche delle attuali protesi scientifiche, o succubi delle esoteriche credenze del tempo...da cui sfuggire.

Ciononostante i greci arrivarono a descrivere, prima di Aristotele, un mondo fisico che solo 2000 anni dopo ebbe la sua prosecuzione e sviluppo con Galileo.
Cosa c'entrano, dunque, la felicità e la pazienza?

Per la felicità, non credo che i filosofi del VI/V secolo ne avessero un concetto analogo al nostro: forse intendevano serenità, pace, favore degli dei.
I filosofi posteriori certo ne trattarono, ma non era precipuo scopo della filosofia. Per lo meno non quanto appare oggi in vari scritti, chat e blog.
In proposito si legga il trattato di Bertrand Russel del 1930: "la conquista della felicità!"
Ma ci sono anche i vari libricini di Armony...mi pare

Per le virtù della pazienza (deriva da "patire") non saprei indicare di meglio che la lettura del bollettino parrocchiale o studiare le molte prediche che il vostro parroco certo ha tenuto sull'argomento...oppure si legga Sant'Agostino.

Per il legame della pazienza con le filosofia ho già citato altrove la leggendaria pazienza di Socrate in relazione a Santippe, moglie petulate: "Tanto tuonò che piovve"! si limitò ad esclamare Socrate, quando Santippe, dopo lungo brontolare,, di cui Socrate non si dava per inteso, gli rovesciò addosso, dalla finestra, gli escrementi di casa!
Ma non mi pare che la cosa sia generalizzabile.
In pratica, come solito caro ulysse, non stai affermando niente di nuovo su quanto abbia descritto. Convenzionalmente la filosofia non è sempre esistita ed è stata codificata da un certo punto in poi. Era questo che volevo rilevare a Manu, la dove afferma che per essere felici bisognerebbe conoscere la filosofia; ma tu, con questi inserimenti wichipediani, che lasciano il tempo che trovano, rispondessi mai a tono agli assunti che ti si propongono. Allora, almeno una volta in vita tua, esprimi l'opinione vera, personale: quella che ti esce dalla testa, dal cuore, dalle viscere, dai pori e dall'anima; così vedrai che il dialogo sarà più soddisfacente per tutti... te compreso. Ciao.
Tempo2011 is offline  
Vecchio 06-12-2011, 21.04.54   #30
ulysse
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Riferimento: La pazienza del filosofo.

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
In pratica, come solito caro ulysse, non stai affermando niente di nuovo su quanto abbia descritto. Convenzionalmente la filosofia non è sempre esistita ed è stata codificata da un certo punto in poi. Era questo che volevo rilevare a Manu, la dove afferma che per essere felici bisognerebbe conoscere la filosofia; ma tu, con questi inserimenti wichipediani, che lasciano il tempo che trovano, rispondessi mai a tono agli assunti che ti si propongono. Allora, almeno una volta in vita tua, esprimi l'opinione vera, personale: quella che ti esce dalla testa, dal cuore, dalle viscere, dai pori e dall'anima; così vedrai che il dialogo sarà più soddisfacente per tutti... te compreso. Ciao.

Tanto tuonò che piovve!
Di dove escano i miei pensieri non saprei: la mia è una cultura antica!
...e la tua?
Osservo che questi tuoi rimbrotti assomigliano tanto a quelli di Santippe! Comunque te ne ringrazio: mi richiamano alla necessità di migliorare sempre!
e spero di farlo!
Diceva un mio vecchio maestro: non puoi inventare un “chiodo” che qualcuno già lo ha inventato! Infatti dire qualcosa di nuovo su di una irrealistica idea quale sembri sostenere è abbastanza difficoltoso…solo con rutilante fantasia ci posso riuscire.

Comunque non sono uscito dal seminato, solo che non posso scrivere ciò che tu vorresti o come lo vorresti…persino senza puntini di sospensione o consequenziali: come rinunciare al mio stile?

Nel merito, ho semplicemente confutato (precisato?) la tua frase: la filosofia non è sempre esistita o catalogata, ….. o se la si applicava, non si era coscienti che si trattasse di filosofia. Per finire, pensa un po tu: quegli uomini che non erano filosofi e che non conoscevano nulla della stessa, alla fine sono riusciti perfino a inventarla.

Infatti è vero che la filosofia non è sempre esistita (sic!) e neppure era o è necessaria per essere felici…forse il sogno ed il mito rendevano già più felici gli uomini!
Ma non credo che la filosofia la si applichi o la si inventi o la si cataloghi, come fosse una tecnica…per la felicità (sic!)
(….questa propedeutica alla felicità, invero, la aveva prospettata manu…..)

Ora la cosa non è certo nuova, ma, che sia a tono o meno, mi vien sempre da dire che la filosofia emerse già grande (un big bang!) ai tempi di Talete (o per Talete stesso) come una volontà di ricerca della verità contro la paura del dolore e della morte per cui il vecchio mito non bastava più.
Che dovesse arrivare ad indurre nel filosofo la pazienza non saprei: Wikipedia non lo dice!

Ricerca (ripeto!) da effettuarsi con rigore logico (non certo inconsciamente e senza saperlo) sull’origine delle cose e sui loro significati e cause…non più demandando ogni evento al volere degli dei specificamente addetti!
Quasi un illuminismo antelitteram.
In effetti è questo che veramente mi stupisce!
Che poi il filosofo sia anche paziente non c’azzecca….comunque è insignificante....mi pare!.
ulysse is offline  

 



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