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Vecchio 18-04-2013, 17.00.21   #41
femmefatale
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Riferimento: Perchè non è possibile un "Dio" Femmina?

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Originalmente inviato da ulysse
Brevemente...magari riprendo...
Credo che la qustione Dio maschio/Dio femmina sia oramai un falso problema.
Forrse porteva importare in passato quando la cultura e l'etica erano quasi esclusivamente religiosa e forse è vero che se l'apertutra al femminile fosse partita ab antico oggi ci troverremo meglio in fatto di pari dignità.

Ma credo ci sia qualcosa che supera tutto e che fu la causa prima della sottomissione delle donna:
1)- l'uomo è forte: evolutivamente è forte poichè deve conquistare la donna sottraendola a maschi concorrenti: poteva essere l'inverso, ma non si è verificato così per cui dopo un inizio c'è stato un riforzo.
2)- l'atto del coito è alla pari: entrambi partecipano anche per l'insorgere delle esigenze biologiche.
3)- la conseguenza del coito: l'uomo resta libero la donna resta incastrata.

Pnsiamoci bene: il punto 3 genera tutto fino ad oggi...per qundo la cultura oggi allegerisca in parte per la donna...ma il maschio possessore è sempre presente...magari sotto alatra forma , ma persistente.


francamente mi hai fatto davvero inorridire...

1) certo, allora torniamo pure alla vita nelle caverne...
2) quando mai "il coito"è alla pari?! francamente, un sacco di donne fingono e/o si concedono "per compassione", per far contento X o Y (io sono una di queste)
esigenze biologiche? e quali sarebbero? la procreazione?
per gli uomini magari, quelli più culturalmente arretrati...che hanno bisogno della discendenza "mosaica"...se c'è qualcosa di buono, nella crisi attuale, è che si fanno meno figli, paradossalmente la crisi potrebbe anche essere una fonte di liberazione per la donna...
3) l'unica cosa che condivido, ahimè. Vuol dire che forse affermi anche tu che il maschio è una sorta di essere primitivo privo di ragione? Ha solo istinti?
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Vecchio 18-04-2013, 19.23.44   #42
jador
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Riferimento: Perchè non è possibile un "Dio" Femmina?

femmefatale
"ma questo rinnovamento deve partire da tutti, non solo dalle cristianE, ma anche dalle atee, da tutte insomma, perchè la condizione culturale della donna non è una questione di "io sono atea, cosa mi importa!", perchè (ahimè) l'ingombrante eredità culturale fallocentrica che ha radici nella concezione del divino solamente maschile infetta tutto e tutte, senza distinzioni."

A me non sembra di aver detto che non mi importa della condizione culturale della donna in quanto atea!

Piuttosto che trovare la soluzione nel Dio femmina, io estirperei la concezione del divino alla radice.
Forse della cultura fallocentrica rimarrebbe ben poco.

Quindi per me la discriminazione delle donne a livello ecclesiale e' un falso problema e il Dio femmina una falsa soluzione.

Non mi sembra corretto attribuire parole non dette o alterare il significato di quanto detto.
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Vecchio 18-04-2013, 21.02.26   #43
jador
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Riferimento: Perchè non è possibile un "Dio" Femmina?

femmefatale

no, non cerco un dio femmina. e ahimè, sono una donna sottoposta alla Velina-crazia.Mi adeguo a quei principi. Ma questo non mi impedisce di ritenerla mostruosa
2) quando mai "il coito"è alla pari?! francamente, un sacco di donne fingono e/o si concedono "per compassione", per far contento X o Y (io sono una di queste)"

A questo punto pare sia tu tra quelle che alimenta la fallocrazia, per poi lamentarti della sua mostruosità.

Se si vuole combattere un fenomeno, si comincia da se stessi, col proprio comportamento.
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Vecchio 18-04-2013, 22.07.44   #44
Soren
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Riferimento: Perchè non è possibile un "Dio" Femmina?

Citazione:
Originalmente inviato da femmefatale
francamente mi hai fatto davvero inorridire...

1) certo, allora torniamo pure alla vita nelle caverne...
2) quando mai "il coito"è alla pari?! francamente, un sacco di donne fingono e/o si concedono "per compassione", per far contento X o Y (io sono una di queste)
esigenze biologiche? e quali sarebbero? la procreazione?
per gli uomini magari, quelli più culturalmente arretrati...che hanno bisogno della discendenza "mosaica"...se c'è qualcosa di buono, nella crisi attuale, è che si fanno meno figli, paradossalmente la crisi potrebbe anche essere una fonte di liberazione per la donna...
3) l'unica cosa che condivido, ahimè. Vuol dire che forse affermi anche tu che il maschio è una sorta di essere primitivo privo di ragione? Ha solo istinti?

Beh se posso rispondere su questo credo che Ulysse non abbia tutti i torti, la questione degli istinti è importante e la nostra "storia" evolutiva è scritta nei geni e negli istinti, partendo da quella originaria differenza biologica che vede l'uomo "spendibile" e la donna "preziosa" per i rispettivi ruoli all'interno del processo riproduttivo; questo in senso evolutivo favorisce maggiormente gli uomini "mercenari" e le donne selettive in quanto questa si fa principalmente e necessariamente garante della prole biologicamente parlando. Il progresso culturale può influenzare quest'ordine a posteriori ma le meccaniche di fondo sono date biologicamente, del resto la maggior parte delle interazioni sociali si reggono su di un livello di coscienza pre-razionale o quasi istintivo, se si dovesse "superare l'istinto" sarebbe da farti notare che qualsiasi processo di aggregazione perderebbe il suo significato emotivo e di conseguenza propriamente umano; per cui il valore di questo per il sé è decisivo e costitutivo, coinciderebbe con l'es di Freud o la "grande ragione" Nietzschana, cose che non si possono ridurre ad un relitto del passato perché riguardano la nostra questione fondamentale ( o corporeità.. ) - questo, insieme all'altra evoluzione di ordine biologico e successivamente culturale verso una differenziazione dei ruoli sessuali sempre più marcata all'interno della quale solo dopo millenni di rinforzo genetico si comincia a fare fronte, mi fa dare ragione ad Ulysse. Non c'è bisogno di tornare all'età delle caverne quando principalmente siamo cambiati solo qualche centesimo di unità in percentuale... e per quanto riguarda la tua conclusione sulla terza affermazione di Ulysse, per quanto mi sembra forzata in rapporto a questa, mi pare riduttiva e un poco ingiusta: le differenze genetiche e socio-ambientali per quanto possano influire notevolmente nella formazione di uomini e donne si basano sugli stessi elementi: istinti e bisogni, idee, valori, pensieri e giudizi, in cui ovviamente l'asse portante rimangono i primi. La priorità è stabilita dalle necessità della vita ( con come fine la vita stessa o anche detto patrimonio genetico e non il singolo individuo quindi solo sopravvivenza e riproduzione - il resto viene dopo ). Il singolo individuo maschio o femmina è sempre soggetto a questa verità - può appropriarsene o meno tramite la ragione, può tentare di liberarsene tramite l'ascetismo se proprio ci vive male, ma fondamentalmente non può esimersi dall'essere sé e in un tale modo. Del resto il tuo discorso, così com'è, appare un poco parziale: hai sì denotato una caratteristica ben presente negli organismi maschili ma lo è parimenti in quelli femminili - l'istinto è sempre un fattore da tenere a mente laddove ci sia un qualche grado di coinvolgimento o interesse e non credo di sbilanciarmi troppo se dico che il suo peso in ogni questione è strettamente correlato a questo grado, perché è proprio la parte di "sé" che ci si gioca nel contesto o rapporto che sia ( ma questo è un discorso molto generale che va al di là dell'interazione tra i sessi ). Ma se c'è una cosa su cui posso darti ragione è che il basarsi interamente su istinti è segno d'arretratezza. Ma questo non significa che vanno scartati siccome danno la base necessaria a _qualsiasi_ azione, generando il fine e quindi il "datore" vero e proprio di senso di essa, semplicemente che, soprattutto in un mondo di sempre crescente complessità non sia possibile non integrarli quanto più ampiamente possibile attraverso la conoscenza. A ciò completo: non esiste "uomo" e "donna" se non che reciprocamente orientati; le specificità si danno, dopo la biologia, nei rapporti; sia pregi sia difetti di ognuno sono una risposta evolutiva a quelli dell'altro.

Ultima modifica di Soren : 19-04-2013 alle ore 12.23.48.
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Vecchio 19-04-2013, 13.48.07   #45
maral
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Ecco, forse, una sorta di Castrazione mentale sarebbe la soluzione, (cosa che sto cercando di sviluppare in più ambiti) abbattere dentro di noi tutto ciò che ancora ci lega alle divisioni sessuali:
basta "dio padre", favorire una concezione androgina di gesù, basta proporre maria come modello femminile (l'altra volta leggevo un libro di qualcuno che aveva scritto certe cose da mettersi le mani nei capelli, sulla madonna vista come modello di obbedienza, di docilità, di pazienza, di silenzio! "Maria donna dei giorni nostri" se non erro, era il titolo del libro...). io direi che le due cose cardini dal quale partire sono la figura del dio padre (con tutta l'analisi che ne hai fatto anche tu) e la figura di maria (che manco è divina ma semplice donna "privilegiata" dal desiderio di un dio padre maschio di procreazione... ) ma questo rinnovamento deve partire da tutti, non solo dalle cristianE, ma anche dalle atee, da tutte insomma, perchè la condizione culturale della donna non è una questione di "io sono atea, cosa mi importa!", perchè (ahimè) l'ingombrante eredità culturale fallocentrica che ha radici nella concezione del divino solamente maschile infetta tutto e tutte, senza distinzioni.
Questa "Castrazione mentale" la condivido se l'oggetto di castrazione è la volontà di assoluta potenza del fallo feticcio, sia esso custodito con millenaria tracotanza dalla mente maschile che proposto come faro di sola vera autorealizzazione per quella femminile. D'altra parte ben sappiamo quanto la castrazione sia il tema fondante di ogni teogonia originaria (anche quella biblica, ove non è certo difficile scorgere in Yahve le pretese definitivamente castranti del maschio alfa sulla schiera degli dei del territorio) e di ogni dialettica politica e sociale, collegata com'è alla scalata al potere. Non la condivido se con essa si intende esprimere una rimozione verso un finale indifferenziato sessuale, ove lo strumento di evirazione può ormai appartenere non certo al mito religioso, ma a quella razionalità calcolante, creatrice di nuovi eunuchi maschi e femmine rimasti castrati della loro consapevolezza emotiva ed esistenziale per quel Regno che non è più nei Cieli, ma nella realizzazione tecnologica che coglie le opportunità di mercato (certamente anche in termini sessuali, ma di una sessualità totalmente frigida).
Per quanto riguarda il "modello Maria" sono d'accordo nel rigettarlo come modello esaustivo e in tal senso caricaturale del femminile, ma penso che occorrrerebbe comunque salvaguardare il valore dei termini di cui esprime il simbolo. Valori certo in enorme contrasto con il modello fallico di cui sopra che oggi predomina più che mai a dispetto della fede nell'emancipazione femminile dell'Occidente, valori che per conservarli il pensiero religioso, politico e sociale non ha tradizionalmente saputo fare di meglio che subordinarli al feticcio del possessore del pene e dei testicoli, ma che, se esprimono una capacità intimamente sentita, nobile e magnanima di offrire cura non sono certo remissività o debolezza, ma rivoluzione contro la tracotanza egoica di tutti gli eunuchi fallici messi dalla volontà di potenza demiurgica contemporanea a reggere il mondo.

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Vecchio 19-04-2013, 13.57.09   #46
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Beh se posso rispondere su questo credo che Ulysse non abbia tutti i torti, la questione degli istinti è importante e la nostra "storia" evolutiva è scritta nei geni e negli istinti, partendo da quella originaria differenza biologica che vede l'uomo "spendibile" e la donna "preziosa" per i rispettivi ruoli all'interno del processo riproduttivo; questo in senso evolutivo favorisce maggiormente gli uomini "mercenari" e le donne selettive in quanto questa si fa principalmente e necessariamente garante della prole biologicamente parlando. Il progresso culturale può influenzare quest'ordine a posteriori ma le meccaniche di fondo sono date biologicamente, del resto la maggior parte delle interazioni sociali si reggono su di un livello di coscienza pre-razionale o quasi istintivo, se si dovesse "superare l'istinto" sarebbe da farti notare che qualsiasi processo di aggregazione perderebbe il suo significato emotivo e di conseguenza propriamente umano; per cui il valore di questo per il sé è decisivo e costitutivo, coinciderebbe con l'es di Freud o la "grande ragione" Nietzschana, cose che non si possono ridurre ad un relitto del passato perché riguardano la nostra questione fondamentale ( o corporeità.. ) - questo, insieme all'altra evoluzione di ordine biologico e successivamente culturale verso una differenziazione dei ruoli sessuali sempre più marcata all'interno della quale solo dopo millenni di rinforzo genetico si comincia a fare fronte, mi fa dare ragione ad Ulysse. Non c'è bisogno di tornare all'età delle caverne quando principalmente siamo cambiati solo qualche centesimo di unità in percentuale... e per quanto riguarda la tua conclusione sulla terza affermazione di Ulysse, per quanto mi sembra forzata in rapporto a questa, mi pare riduttiva e un poco ingiusta: le differenze genetiche e socio-ambientali per quanto possano influire notevolmente nella formazione di uomini e donne si basano sugli stessi elementi: istinti e bisogni, idee, valori, pensieri e giudizi, in cui ovviamente l'asse portante rimangono i primi. La priorità è stabilita dalle necessità della vita ( con come fine la vita stessa o anche detto patrimonio genetico e non il singolo individuo quindi solo sopravvivenza e riproduzione - il resto viene dopo ). Il singolo individuo maschio o femmina è sempre soggetto a questa verità - può appropriarsene o meno tramite la ragione, può tentare di liberarsene tramite l'ascetismo se proprio ci vive male, ma fondamentalmente non può esimersi dall'essere sé e in un tale modo. Del resto il tuo discorso, così com'è, appare un poco parziale: hai sì denotato una caratteristica ben presente negli organismi maschili ma lo è parimenti in quelli femminili - l'istinto è sempre un fattore da tenere a mente laddove ci sia un qualche grado di coinvolgimento o interesse e non credo di sbilanciarmi troppo se dico che il suo peso in ogni questione è strettamente correlato a questo grado, perché è proprio la parte di "sé" che ci si gioca nel contesto o rapporto che sia ( ma questo è un discorso molto generale che va al di là dell'interazione tra i sessi ). Ma se c'è una cosa su cui posso darti ragione è che il basarsi interamente su istinti è segno d'arretratezza. Ma questo non significa che vanno scartati siccome danno la base necessaria a _qualsiasi_ azione, generando il fine e quindi il "datore" vero e proprio di senso di essa, semplicemente che, soprattutto in un mondo di sempre crescente complessità non sia possibile non integrarli quanto più ampiamente possibile attraverso la conoscenza. A ciò completo: non esiste "uomo" e "donna" se non che reciprocamente orientati; le specificità si danno, dopo la biologia, nei rapporti; sia pregi sia difetti di ognuno sono una risposta evolutiva a quelli dell'altro.


quindi, mi pare di capire che riducete il tutto, l'esserci umano, a istinti.
come per gli animali?
quindi se io ora affermassi con provocazione che se un uomo segue il suo istinto quindi copula con 50 donne e le mette tutte in incinta, segue solo il suo istinto, quindi, non ha nessuna colpa, anzi, mostra solo la naturalità del suo istinto che muove il suo apparato genitale. Se invece il suo istinto è di violenza, e per copulare con 50 donne, ne deve stuprare 49, anche in questo caso, trattandosi di un istinto super naturale, (visto che gli animali si riproducono senza neanche la briciola di un'emozione) allora, è valido.
Vorrei chiedervi quali sarebbero, a vostro parere, gli istinti femminili al riguardo e/o relativamente all'esistere umano. L'istinito di una sottomissione? prima al dio maschio, poi al dio uomo? La sottomissione della donna vista come già iscritta nella biologia femminile e NON imposizione culturale ancestrale? Sarebbero questi gli istinti femminili?

Per Jador: risponderti mi farebbe andare fuori topic e non sono sicura che le mie risposte (tra l'altro, sarebbero molto lunghe) vengano accettate, sarebbero comunque "al di fuori" della questione del topic, e anche mie personali. se vuoi, scrivimi per mp, e ti mando le mie risposte e altri link, e se vuoi ne parliamo in sede privata.

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http://browse.deviantart.com/?q=rosa...1?_sid=f304539

una possibile idea per una concezione di Divino Femminile, dopo secoli di "arte patriarcale"....
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Vecchio 19-04-2013, 16.10.35   #47
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Originalmente inviato da jador
Piuttosto che trovare la soluzione nel Dio femmina, io estirperei la concezione del divino alla radice.
Difficile, al massimo credo si possa solo rimuoverlo con tutte le tragiche conseguenze delle rimozioni. Anche se ormai è acclarato che Dio è morto
da più di un secolo, ucciso dal pensiero tecnologico e dalla sua esclusiva capacità autoreferenziale, ne resta solo un involucro vuoto, ma è evidente che il diserbante mal funziona sugli abissi dell'inconscio da cui si origina il Sacro, può solo tramutarlo in disturbo psichico. Peraltro è evidente che la sessualità (insieme con la violenza più feroce) è inscindibilmente legata al Sacro, una sessualità asetticamente razionale, illuminata e confortata dalla ragione è una contraddizione in termini. Certo, probabilmente attribuire al cadavere divino una definizione di genere, a parte il gusto per la rivendicazione, non ha molta rilevanza, non più della mai risolta questione sul sesso degli angeli da quando gli angeli sono spariti dagli orizzonti.
Ma forse è proprio all'Abisso a cui oggi dobbiamo e possiamo ancora fare riferimento, quell'abisso oscuro che ci abita dentro e che si rispecchia in un cielo svuotato, un abisso che ha in sé come indistinte e confuse ogni genere di sessualità, estasi e perversione per come si manifestano prendendo forma nell'anima umana. O meglio Anima e Animo, i percorsi Junghiani dell'abisso multisessuato verso la coscienza, la prima (al femminile) del maschio, la seconda (al maschile) della femmina.
Forse la chiave del discorso per renderlo ancora comprensibile all'orecchio contemporaneo così disincantato (o forse preso da altri incanti), più che nel riferimento al simbolo del divino, andrebbe considerata con riferimento al significato più profondo dell'Altro, quell'Altro che è ciò che neghiamo a noi stessi di essere e ci definisce e, definendoci come ciò che non siamo, compete radicalmente a noi stessi, affinché un "io sono" (maschio? femmina? maschio e femmina?) possa essere pronunciato tra l'epidermide e l'Abisso.
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Vecchio 19-04-2013, 17.23.54   #48
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Riferimento: Perchè non è possibile un "Dio" Femmina?

Io ho usato l'istinto con riferimento a quello sessuale perché si era aperto parlando di questo, ma anche bere e mangiare sono istinti. Poi, a riguardo dei tuoi esempi:
nel primo caso, vedo semplicemente un uomo senza cognizione di causa che agisce senza conoscenza e cinquanta donne che fanno altrettanto. E sono guai per tutti credo, anche se in ciò appunto parlando di un uomo senza tale cognizione egli non ha cercato il male di nessuno ma solo la propria soddisfazione; se le femmine consenzienti mostrano anch'esse di non essere a conoscenza delle possibili o certe conseguenze o di non curarsene, non si sottraggono certo nemmeno loro al proprio istinto ed al peso della propria ignoranza e il numero degli accusati di leggerezza lievita ad un significativo 51. La naturalità dell'istinto e la stupidità rimangono argomenti separati; e per una situazione del genere c'è davvero bisogno che collassino l'uno verso l'altro! di mezzo quindi, c'è tutta la questione della conoscenza. Ma sì, al più, piuttosto che dare un giudizio morale, mi limiterei a constatare la stupidità di entrambe le parti. A meno che tu non abbia fatto l'esempio non dando nessun potere decisionale alle femmine, che però sarebbe un elemento imprescindibile se dobbiamo misurare la moralità o meno dell'azione. Insomma ognuno deve pensare alla propria di immaturità, qui certo non si può dare al maschio la responsabilità di tutti i coinvolti.
Secondo caso, le donne sono in possesso di un cervello e rifiutano il maschio; egli decide di non rispettare la loro volontà e stuprarne 49 ( mi sembrano un po' casi limite comunque! ).
Ma la faccenda è ben diversa: l'istinto continua ad essere né buono né cattivo di per sé, soltanto il carattere dell'uomo ha uno strumento in più per essere giudicato e nel secondo caso si mostra "malvagio" cioè immorale. Per cui tra i due esempi non è l'istinto degli individui, che rimane di base lo stesso di riprodursi, ma il carattere morale, innato o acquisito che sia; nel primo caso l'equità è rispettata, nel secondo no. Cosa ha a che fare con l'in sé dell'istinto ? Per istinto in società un maschio è tentato ad avvicinare le femmine che gli appaiono interessanti o desiderabili, non a stuprarle né ad agire senza nessuna cognizione. L'istinto sta alla base e come "es" a esso possono essere ricondotte la maggior parte delle nostre dinamiche psichiche; resta però la mediazione di io e super-io... utilizzando le categorie freudiane. L'istinto non è immorale, è amorale. Di faccende come l'equità non gli interessa niente: nell'intenzione che genera spontaneamente non c'è niente di cattivo; le conseguenze sono un'altra faccenda ( mi sto sempre riferendo al tanto accusato istinto sessuale ovviamente ), ed è una dimensione che se non nel breve tempo e quindi in maniera anche completamente intuitiva ci si arriva solamente attraverso la conoscenza astratta. Se dopo aver acquisito questa un maschio, sapendo come nel secondo caso di causare dolore decide comunque di agire, si può criticare la sua azione da un punto di vista morale e non più per mancata conoscenza. Poi, a riguardo dell'istinto femminile: non essendo femmina non ho accesso ad alcun sapere di tipo diretto, ma da quel che ho capito con la psicologia le femmine hanno istinti simili a quelli maschili, solo che sono portate per motivi di differenziazione sociale e quindi di ruolo a reprimerli. Per cui gli istinti femminili si mostrano molto meno per quello che sono, ma principalmente sono - sempre da quello che ho capito, correggimi se nella tua esperienza sbaglio - generazione e preservazione, dopo che quello di distruzione è stato represso/soppresso. Ma anche a causa di questa repressione in dosi molto più massicce di quanto facciano i maschi mi pare che le femmine siano più psicologicamente irritabili ( parola che generalmente è intesa negativamente, ma qui la intendo nel suo significato autentico come "sensibilità", parola che generalmente è intesa positivamente, ma per la cui vale lo stesso discorso che per l'altra ). La repressione degli istinti distruttivi è necessaria alla socializzazione efficiente per cui ovviamente entrambi i sessi ne partecipano, ma le femmine essendo normalmente molto più socializzate dei maschi ne fanno un'esperienza in dosi maggiori. E se nel corso della tua vita ti sei arrabbiata almeno una volta credo che sia anche nella tua esperienza che la rabbia è un meccanismo psichico di difesa che nasce in presenza di un rischio di perdita di una parte del proprio mondo emotivo come può essere una fiducia tradita o il furto di un oggetto a cui eravamo affezionati; se non avessimo istinti le cose non avrebbero significato per noi e saremmo sempre abbastanza glaciali in tali situazioni perché nulla di noi sarebbe "in mezzo". La stessa questione caldo-freddo ti dovrebbe suggerire qualcosa a riguardo della centralità dell'istinto nella nostra vita e della debolezza di carattere che spesso sta sotto a qualcosa di tanto "immorale" come il tuo secondo caso e che noi rimettiamo sotto il nome di "malvagità", ma che in fondo è semplice incapacità di accettare. E non per fare il pignolo però non capisco perché nei tuoi esempi consideri soltanto la volontà e l'azione del maschio. Pare quasi, come ti dicevo prima, che le femmine non abbiano potere decisionale per te all'interno della relazione: ma ce l'hanno, per cui nel tuo primo esempio, come dicevo, anche le femmine citate sarebbero da includere tra gli imputati di naturalità un po' troppo leggera, o di debolezza nel carattere nel rifiuto se non che nella conoscenza: per cui per quanto ci ho tenuto a risponderti siccome sapevo che erano solo un pretesto per discuterne, si dovrebbero avere a disposizione più elementi per giudicare secondo il concetto di "colpa". E per finire con la tua ultima affermazione sull'istinto di sottomissione: beh che le persone con istinti sadomaso esistano è un fatto, che la cosa abbia avuto un alto successo riproduttivo un altro: a me pare il contrario, che la "guerra dei sessi" che si vede e si sente non sia dettata da altro che dal fatto che entrambi sono sostanzialmente, aldilà del ruolo riproduttivo e alcuni elementi biologici-caratteriali, avversi alla sottomissione e per cui ognuno cerca sempre un ruolo di predominanza all'interno di una relazione in modo da rischiare il meno possibile il proprio sé. Il che ancora non è cosa in sé cattiva o buona ma semplice istinto di autoconservazione.La sottomissione psicologica mi sembra un classico esempio di sconfitta, sempre psicologica, da parte di chiunque di qualsiasi sesso, di cui tutti più o meno mi pare che facciano esperienza ( del resto se non ci fossero o se per meglio dire non si percepissero "vittoria" e "sconfitta", non vedo perché si dovrebbe usare la parola "guerra" per definire queste dinamiche ). Mi dispiace se credi che nella mia analisi io voglia in qualche modo salvare un sesso a discapito dell'altro, io volevo semplicemente puntualizzare la natura dell'istinto che entrambi, secondo me, hanno, e che di per sé non è suscettibile di giudizio morale, per quanto l'azione sì. Ma tra i due c'è un mondo chiamato conoscenza di cui fanno parte cose come l'educazione e la morale... però appunto, stanno in mezzo, mentre l'istinto all'estremo di partenza.
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Vecchio 19-04-2013, 17.59.24   #49
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Originalmente inviato da maral
Questa "Castrazione mentale" la condivido se l'oggetto di castrazione è la volontà di assoluta potenza del fallo feticcio, sia esso custodito con millenaria tracotanza dalla mente maschile che proposto come faro di sola vera autorealizzazione per quella femminile. D'altra parte ben sappiamo quanto la castrazione sia il tema fondante di ogni teogonia originaria (anche quella biblica, ove non è certo difficile scorgere in Yahve le pretese definitivamente castranti del maschio alfa sulla schiera degli dei del territorio) e di ogni dialettica politica e sociale, collegata com'è alla scalata al potere. Non la condivido se con essa si intende esprimere una rimozione verso un finale indifferenziato sessuale, ove lo strumento di evirazione può ormai appartenere non certo al mito religioso, ma a quella razionalità calcolante, creatrice di nuovi eunuchi maschi e femmine rimasti castrati della loro consapevolezza emotiva ed esistenziale per quel Regno che non è più nei Cieli, ma nella realizzazione tecnologica che coglie le opportunità di mercato (certamente anche in termini sessuali, ma di una sessualità totalmente frigida).
Per quanto riguarda il "modello Maria" sono d'accordo nel rigettarlo come modello esaustivo e in tal senso caricaturale del femminile, ma penso che occorrrerebbe comunque salvaguardare il valore dei termini di cui esprime il simbolo. Valori certo in enorme contrasto con il modello fallico di cui sopra che oggi predomina più che mai a dispetto della fede nell'emancipazione femminile dell'Occidente, valori che per conservarli il pensiero religioso, politico e sociale non ha tradizionalmente saputo fare di meglio che subordinarli al feticcio del possessore del pene e dei testicoli, ma che, se esprimono una capacità intimamente sentita, nobile e magnanima di offrire cura non sono certo remissività o debolezza, ma rivoluzione contro la tracotanza egoica di tutti gli eunuchi fallici messi dalla volontà di potenza demiurgica contemporanea a reggere il mondo.

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Riformulo la questione:
come rivedere/rimordernare, allora, il concetto di virilità, in modo che non sia lesivo a quello di femminilità?
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Vecchio 19-04-2013, 19.42.32   #50
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"ma questo rinnovamento deve partire da tutti, non solo dalle cristiane, ma anche dalle atee, da tutte insomma, perchè la condizione culturale della donna non è una questione di "io sono atea, cosa mi importa!", perchè (ahimè) l'ingombrante eredità culturale fallocentrica che ha radici nella concezione del divino solamente maschile infetta tutto e tutte, senza distinzioni."
Infatti basta leggere la bibbia: chi era Abramo?...un capo clan con moglie ed una certa quantità di figli, di concubine, di schiave, di pecore, di armenti, ecc...
Non faceva differenza: era roba di sua proprietà…. possedeva tutto…uomini, donne, animali, ecc…

Oggi credo che, almeno culturalmente ed eticamente le cose siano migliorate…per quanto ancora sia insita repressa nel DNA maschile la pulsione del possesso della donna e della prole.
Probabilmente al tempo dell’"Homo Arboricolus”... o della savana... la cosa aveva un senso, oggi, ovviamente, non più.

Comunque, personalmente, credo che i maschi di oggi abbiano fatto notevoli progressi verso un sentire di parità…per quanto alcuni “primitivi” restino ancora attivi: stranamente sembra sia per lo più la madre che li educa in tal senso!

Piuttosto sospetto che un certo senso di superiorità e di prevalenza auto incensante, (non so se giustificata), si vada sviluppando sempre piu' nel femminile: a volte certi discorsi fra donne mi danno un profondo senso di insignificanza e inadeguatezza!
...ma che sia di quì che si sviluppa la reazione?...starò attento a non caderci!
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Piuttosto che trovare la soluzione nel Dio femmina, io estirperei la concezione del divino alla radice.
Forse della cultura fallocentrica rimarrebbe ben poco.
Eliminare la concezione del divino mi pare difficile, ma basterebbe non far conto sull’etica religiosa: non riferirsi ai vecchi sacri testi (fallocentrici) o alla stessa Bibbia, ad esempio..che nonostante tutto… non mi pare così edificante: infatti la Bibbia, pur dotata di alcune pagine eccelse non può che rispecchiare un mondo barbaro di pastori di 3 o 4 mila anni fa…
Oltre che diffondere una interpretazione falsata dell’universo e del formarsi ed evolvere dell’uomo stesso: la donna dalla costola di Adamo!

In fondo, che siamo o meno credenti, facciamo parte di una società civile e laica che ha proprie leggi e che coltiva una propria etica da mantenere al passo coi tempi: è questa etica laica che noi tutti, uomini e donne, dobbiamo rispettare e contribuire ad elevare.…con iniziative nostre e sollecitando l’intervento delle istituzioni.

L’etica religiosa è stata essenziale in passato quando l’etica laica non esisteva. Oggi l’etica religiosa, riferendosi ai sacri testi del passato, non può che essere restriva e conservatrice.
E’ vero che da un lato predica la carità e l’amore, come è ovvio, ma dall’altro è bigotta, illiberale e sessuofobica.
Citazione:
Quindi per me la discriminazione delle donne a livello ecclesiale è un falso problema e il Dio femmina una falsa soluzione.
Direi di più: una solenne sciocchezza…oltre che un non senso!
Non credo, infatti, sia quello religioso il principale campo di battaglia per l’emancipazione femminile …comunque per affermare la propria dignità personale …è piuttosto quello politico, del diritto e delle istituzioni laiche..magari dei socialnetwork...ma con prudenza!
ulysse is offline  

 



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