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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 12-01-2013, 22.08.30   #31
Tempo2011
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

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La_viandante

Sono abbastanza scettica sulla possibilità della scienza di dare risposte alle domande di senso, fine, della vita umana, o meglio queste non sono questioni propriamente scientifiche, nemmeno la religione lo ha mai fatto, la filosofia ci prova, con scarsi risultati fino ad ora, ma non si sa mai .. l'uomo sa sempre anche superare se stesso .. chissà l'ingegno umano dove saprà e potrà approdare
Secondo me, invece, è inevitabile che sia la scienza a svelarci l'arcano, poiché l'Universo non è un qualcosa di astratto, ma è una realtà e, come tale, essendo un processo termico, se non alimentato tenderà a spegnersi come il caminetto che possediamo in casa. Per questo motivo ho la sensazione sull'inevitabilità che sia la scienza a spiegare il motivo della nostra presenza. Per esempio: la versione scientifica sulla nascita della vita in questa terra, afferma che essa si è sviluppata per caso dalla materia. Una cosa abbastanza prosaica detta in questo modo; ma poi dobbiamo aggiungere che la materia, tramite l'uomo, ha creato la memoria e il pensiero che, in abbinamento, possono osservare e studiare l'universo. Da qui, la nascita di quella teoria chiamata principio antropico, elaborata da una schiera di astrofisici americani, i quali affermano che se l'universo ha creato l'uomo, è perché esso lo possa osservare e studiare. Da qui l’inevitabile domanda: a che cosa necessita all'universo lo studio dell'uomo? Se pensiamo che lo stesso sia formato da miliardi di Galassie, e chissà da quante intelligenze saranno abitate, ecco allora che l'universo le ha create perché funzionassero come fuochisti del cielo. Ovvero, dovranno essere queste intelligenze ad alimentare quel caminetto chiamato Universo, affinché non si spenga mai? Alcuni anni or sono, gli astrofisici notarono un fenomeno mai osservato prima, cui non hanno saputo dare una risposta. Ovvero: notarono che da una lontanissima galassia si staccò una piccolissima pallina, come una goccia di ferro fuso; questa pallina, una volta allontanatasi dalla Galassia esplose, andando a formare un'altra galassia, con relativo apporto di temperatura. In pratica, come se qualcuno avesse gettato un pezzo di legno dentro il caminetto per non far spegnere il fuoco. In realtà, non ne sono sicuro, sembra che la temperatura di fondo dell'universo rimanga sempre costante. Lo so, lo so che ho una fervida fantasia, ma se le cose stessero in questo modo, il nostro compito sarebbe solo di attendere il nostro turno in cui saremo capaci di alimentare l’universo; nel frattempo ci dobbiamo godere quella attesa, senza essere gravati da nessun altro compito, e nel miglior modo possibile. Davanti a questo immenso e bellissimo compito, tutti gli egoismi esistenti su questa terra, diventerebbero risibili, criticabili e inutili.
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Vecchio 13-01-2013, 17.17.43   #32
Soren
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@tempo2011

il tuo discorso va bene fino ad un punto secondo me: cioè leggere il principio antropico in base ad una causalità finale dell'universo secondo la quale noi assolviamo un compito cosmico come osservatori. In realtà il principio antropico non va letto ( fin dove ne so io, almeno ) come "l'universo ci ha dato la possibilità di osservarlo, ci deve essere un motivo speciale" ma come un "siccome era possibile che l'universo creasse osservatori, dove si sono verificate le condizioni anche ciò si è verificato" cioè meccanica di variazione ovvero solo causa efficiente - la meccanica di selezione non la si trova fino ai primi organismi complessi ( la necessità in funzione di una causa finale )
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Vecchio 14-01-2013, 12.50.42   #33
La_viandante
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Riferimento: L'uomo e la tecnica

@ Oxdeadbeaf
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L.Tolstoj, nel meraviglioso "La Confessione", usa parole terribili per descrivere la propria angoscia (alcuni
passaggi sono davvero spaventosi per l'abisso che ci descrivono), e ne usa altre altrettanto terribili per
descrivere la sua disumana fatica nel cercare di arginare questa angoscia.
Alla fine di un percorso che definire tormentato è un eufemismo, Tolstoj riesce (forse, perchè egli ci dà
modo di dubitare di tale riuscita) ad uscire dall'angoscia. E vi riesce nell'unico modo possibile per le menti
come la sua, ovvero ri-strutturando il valore dello spirito.
Non si può certo dire che lo abbia fatto "economicamente", perchè ha raggiunto un minimo risultato (il dubbio
fa sempre capolino nelle sue parole) con uno sforzo disumano
Non lo conoscevo, l’ho trovato e letto tra ieri ed oggi, ti ringrazio di avermelo fatto conoscere, mi fa venire in mente talmente tante cose da dire, indagare, commentare, che .. non lo commento, lo rileggerò prima più e più volte perché sembra una .. medicina per l’anima.
@ Soren e Il Tempo
Citazione:
ma questo non è compito della scienza: purtroppo ( o per fortuna ). Avrei decisamente paura del contrario in fondo, se anche il senso della vita venisse uniformato al millimetro in base ad una legge economica ( massimizzante il profitto ), dubito che per l'individuo ci sarebbe ancora posto a questo mondo.
Citazione:
Secondo me, invece, è inevitabile che sia la scienza a svelarci l'arcano, poiché l'Universo non è un qualcosa di astratto, ma è una realtà e, come tale, essendo un processo termico, se non alimentato tenderà a spegnersi come il caminetto che possediamo in casa. Per questo motivo ho la sensazione sull'inevitabilità che sia la scienza a spiegare il motivo della nostra presenza
Non credo che possa la scienza dirci mai quale sia il nostro posto nel mondo e perché, ma nemmeno lo vorrei mai, mi spaventa allo stesso modo di come tante volte in passato ha fatto la religione. Se il nostro scopo sulla terra fosse uno ed uno solo accertato dalla scienza e al quale non si possa mai più opporre nessuna obiezione sarebbe terribile. In fondo se è la condanna umana questa ricerca di senso è anche il fondamento della nostra libertà, altrimenti saremmo schiavi di un senso deciso altrove.
Quella del principio antropico e del fatto che l’uomo sia stato creato dall’universo affinché lo studiasse, mi sembra solo una cosa molto arbitraria, ma se a qualcuno giova crederlo, faccia pure. E’ pur sempre questione di fedi personali. A me non convince.
@Baol
Citazione:
ti correggo per galinberti e per severino la tecnica ha un fine
e si tratta della necessità di trovare un modus essendi che ne permetta la moltiplicazione in atto ad infinitum.
È quello che marx chiamava feticismo delle merci, il riscontro psicologico risulta nella alienazione freudiana o nella paranoia junghiana, entrambe malattie che contravvengono alla ricerca della felicità sia personnale che sociale.
Non c'è quindi a mio avviso un vero scontro, se non di valutazione etica
Non ho mica capito meglio Galimberti cosa vuoi dire? Voglio conoscere e capire a fondo quello che lui (come chiunque altro si impegni con sincerità a conoscer a fondo la sofferenza umana cercandone le cause e voglia porvi rimedio) vuole dire, prima di giudicare con superficialità. Ovviamente leggerò il suo Psiche e Techne, ne sto leggendo qualcosa dall’edizione parziale che è su google libri, ma lo comprerò, voglio leggerlo tutto.
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Vecchio 14-01-2013, 14.49.25   #34
0xdeadbeef
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@ La Viandante
Quando Nietzsche afferma la volontà di potenza come ciò che è all'origine della metafisica, afferma anche che
essa è all'origine del "valore" (vedi quel che appena accenno in "Nietzsche, l'ultimo metafisico" - ma la cosa
meriterebbe un post a parte). E quindi sì, io penso che davvero il valore dello spirito sia stato "destrutturato",
e non semplicemente messo da parte.
Nietzsche, dal mio punto di vista, rappresenta davvero uno spartiacque. Tanto che quasi potremmo parlare di
una filosofia "pre" ed una "post" Nietzsche; ma sempre quindi di una filosofia che pone al centro di tutto il
discorso la grandissima visione del filosofo tedesco (ritengo che solo la filosofia ebraica, e quella di
Levinas in particolare, abbia saputo dire qualcosa nel "post"-Nietzsche - ci farò, a proposito del "come se
ne esce", un post appena ho tempo).
La "tecnica" come la intende Severino (un filosofo che ammiro, tranne quando si mette a parlare di un "essere
che è e di un non essere che non è"....) rimane essenzialmente uno strumento. Ma uno strumento la cui natura
(di strumento) non è immediatamente percepibile (come è percepibile - ma ultimamente non tanto- nell'economia).
Secondo Severino la "tecnica" è lo strumento con cui l'uomo fa fronte al "divenire". E quindi comincia già
con il celebre "parricidio" platonico nei confronti di Parmenide (Platone dichiara che l'universo "diviene";
cioè si genera dal nulla e ritorna nel nulla - a differenza di Parmenide, per il quale ciò che "è" non è
possibile che non sia, ovvero non è possibile che si generi dal nulla e che possa ritornare nel nulla).
Anche la religione cristiana, secondo Severino, è null'altro che una "tecnica" (in quanto ammette una nascita
e una morte, cioè un "divenire") per far fronte alla spaventosa idea del "Nulla cosmico".
Da qui il suo abbraccio a quello che viene definito "Neoparmenideismo".
Credo tuttavia, e senza spingersi fino agli "abissi" severiniani, che quell'idea possa essere, come dire, "estesa"
per meglio comprendere la realtà dell'oggi (lo stesso Severino lo fa). In fondo, quando si parla di "valore
dello spirito", si parla sempre di un valore che o "è" o "aspira" all'eternità (quindi che non "diviene").
Concludo rinnovandoti i miei complimenti (e ringraziandoti dei tuoi). Perchè, leggendoti, si ha l'impressione
che tu sia una persona estremamente dotata di due qualità non certo comuni: il buon senso e il pragmatismo
(quasi oserei parlare di "saggezza", una dote che io ritengo qualitativamente superiore alla "sapienza").
Un saluto
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Vecchio 14-01-2013, 22.23.19   #35
Tempo2011
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Tempo 2011

Secondo me, invece, è inevitabile che sia la scienza a svelarci l'arcano, poiché l'Universo non è un qualcosa di astratto, ma è una realtà e, come tale, essendo un processo termico, se non alimentato tenderà a spegnersi come il caminetto che possediamo in casa. Per questo motivo ho la sensazione sull'inevitabilità che sia la scienza a spiegare il motivo della nostra presenza
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La_viandante

Non credo che possa la scienza dirci mai quale sia il nostro posto nel mondo e perché, ma nemmeno lo vorrei mai, mi spaventa allo stesso modo di come tante volte in passato ha fatto la religione. Se il nostro scopo sulla terra fosse uno ed uno solo accertato dalla scienza e al quale non si possa mai più opporre nessuna obiezione sarebbe terribile. In fondo se è la condanna umana questa ricerca di senso è anche il fondamento della nostra libertà, altrimenti saremmo schiavi di un senso deciso altrove.
Quella del principio antropico e del fatto che l’uomo sia stato creato dall’Universo affinché lo studiasse, mi sembra solo una cosa molto arbitraria, ma se a qualcuno giova crederlo, faccia pure. E’ pur sempre questione di fedi personali. A me non convince.
Non vedo il perché della paura. Se le cose stessero nel modo da me descritto, quando si dovesse arrivare al dunque, anche lì avremo il nostro libero arbitrio, e potremmo decidere: di salvare o far morire la nostra porzione di universo. Se la scienza scoprisse oggi che il nostro compito fosse questo, come ripeto, ci scrolleremo di dosso tutti i pesi improduttivi che i millenni ci hanno caricato addosso, tramite i tabù, i divieti, le imposizioni, i ricatti di coscienza e quant'altro ci portiamo dietro, perché in quel caso dovremmo soltanto vivere nel miglior modo possibile in un mondo pacifico, dove ognuno svolgerebbe il proprio compito, né più e nemmeno di quello che facciamo adesso, togliendo da torno il profitto. Ovvero, saremmo un’umanità in attesa di dare il nostro contributo a chi ci ha generato.

Ps. Per caso, nei millenni che sono trascorsi, qualcuno ha intravisto una qualche altra funzione al di fuori di questa? E vero che le mie sono delle forzature, ma la storia è piena di questi visionari che parlavano di cose impensabili che poi si sono realizzate. Jules Verne è andato sulla Luna centinaia di anni prima degli americani. Sigmund Freud si è inventato la psicoanalisi solo per portarsi qualche donna dentro il suo studio; però ha scoperto l'esistenza dell'inconscio. Cristoforo Colombo, sbagliando i calcoli, ha scoperto un nuovo mondo ecc. Voglio dire, Ritornando ai tre patrimoni che abbiamo dentro di noi, chi ci dice che tutto quello che è stato scoperto ed era invisibile all'occhio umano, non sia stato suggerito da quella materia con cui siamo formati? Si fa presto ad affermare: la sola idea che sia la scienza a scoprire il significato dell'uomo sulla terra mette paura. Secondo me sarebbe la cosa più logica di questo mondo; forse perché influenzato dalle parole di Albert Einstein, il quale affermò: la religione ha dichiarato che l'universo è stato costruito da un dio, lasciate a noi scienziati comprendere come ha fatto. Io ho aggiunto: scopriamo anche il perché l’abbia fatto.

Ultima modifica di Tempo2011 : 15-01-2013 alle ore 19.03.59.
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Vecchio 15-01-2013, 01.56.06   #36
leibnicht
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Originalmente inviato da 0xdeadbeef
Il fine tuttavia sussiste, perchè non può non sussistere. E di conseguenza sussiste anche il mezzo.

Che il "fine" sussista "necessariamente" nell'agire umano non è un assioma.
Quando, infatti, tale principio è chiamato a valere come "impronta" e "massima" dell'agire individuale, esso perde il suo valore di postulato nell'agire collettivo. E viceversa.
Quello di "fine" è sicuramente un pregiudizio interpretativo, una categoria ermeneutica. Possiamo "volere" assolutizzarlo, ma per poterlo fare dobbiamo rintracciare un qualche impianto metafisico su cui appoggiare tale assolutizzazione.
Possiamo, più ragionevolmente, chiederci "perchè" ci sembra così importante e sostanziale preservare tale categoria e domandare alla neuropsicologia le motivazioni di questo bisogno.
Ma non c'è dubbio che, in tale operare critico, abbiamo già decostruito il valore "categoriale" del principio di "fine".
E le risposte della neuropsicologia ci interessano assai meno del fatto di averle potuto o voluto oppure dovuto formulare questa domanda.
Anzi, in questo ambito possiamo dividerci:
- tra chi ritiene semplicemente possibile (ma non necessario, nè opportuno) chiederle senso della teleologia;
- chi lo ritenga necessario (ma non possibile, in quanto non si aspetta alcuna risposta convincente, e, dunque, inopportuno e inutile);
- chi lo ritenga desiderabile, ma vano e, forse, rimandabile nel tempo: non cogente.
Ma non riesco ad immaginare alcun intellettuale odierno che ritenga di non poter sottoporre a critica alcuna il principio teleologico.
Su cosa potrebbe o dovrebbe fondarsi tale esclusione pregiudiziale?
(Trascuro di ricordare, per ovvietà, che da circa un secolo stiamo sottoponendo ad una critica radicale e serrata il determinismo, in ogni sua specie, fino al punto di essere alla ricerca di un apparato teoretico che permetta di coniugare una fisica deterministica con un'altra che prescinde dal nesso di causalità).
Io non nego affatto che la dinamica strumento-scopo o mezzo-fine sia adatta a descrivere in modo eccellente moltissimi comportamenti umani.
Non nego neppure il fatto che molti comportamenti collettivi, di gruppi o di classi sociali o di nazioni o ancora di popoli, siano brillantemente interpretabili dentro la categoria teleologica.
Persino il concetto di "Bello" kantiano è da lui espresso come "finalità senza scopo": splendida definizione che evoca assai più di quanto, apparentemente, spieghi. Eppure anch'essa si avvale di questi termini: fine e scopo, a fronte di ciò che di più gratuito è oggetto dell'interesse dell'uomo, in un crogiuolo di allusioni che trascende il senso di ogni concetto che vi è implicato.

Ma viviamo un tempo in cui, davvero, riesce difficile immaginare che la storia e l'evoluzione delle società esprimano una qualche parvenza di razionalità.
Le teorie del caos e le dinamiche complesse, la teoria dei giochi e la teoria delle catastrofi spiegano assai meglio di ogni hegelismo la storia che stiamo vivendo.
Caro Mauro, una fede la posso ammettere e, in ogni caso, pretendo che essa sia tanto irrazionale quanto non assurda. Ma la Fede si condensa nel mito, non si realizza nella Storia se non come Mistero.
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Vecchio 15-01-2013, 13.05.01   #37
green&grey pocket
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@leibnicht

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Originalmente inviato da leibnicht
Ma viviamo un tempo in cui, davvero, riesce difficile immaginare che la storia e l'evoluzione delle società esprimano una qualche parvenza di razionalità.
Le teorie del caos e le dinamiche complesse, la teoria dei giochi e la teoria delle catastrofi spiegano assai meglio di ogni hegelismo la storia che stiamo vivendo.
Caro Mauro, una fede la posso ammettere e, in ogni caso, pretendo che essa sia tanto irrazionale quanto non assurda. Ma la Fede si condensa nel mito, non si realizza nella Storia se non come Mistero.

devo dire che in attesa di bobgo, caro leibnicht mi stai piacendo tantissimo, anche se sei d'altra parte della barricata (quello della scienza):
poi ti risponderà mauro(che invece è dalla mia parte di barricata), comunque penso che vi sia un equivoco: penso mauro intendesse dire che la tecnica ha un fine necessario (e quindi un mezzo) e non l'uomo.

Però vorrei proseguire su quello che saggiamente racconti, ebbene mi trova completamente d'accordo.
D'altronde già Nietzsche criticava lo spirito hegeliano ( a mio parere strumentalmente alla spiegazione della sua filosofia della vita però) tacciandolo di teleologismo.
E infatti è così, oggi la scienza o anche la storia stessa dimostrano semmai il contrario: che tutto è frutto della casualità.

Casualità che però la scienza si affretta a far sua con la teoria del caos, o con quelle quantistiche.

Ma così siamo da capo perché sostituendo la statistica come modello di caos, stiamo di nuovo usando la categoria di causalità, che per un salto analogico crediamo il fine e non un mezzo.

Ecco che dunque che rientri nello spirito hegeliano a pieni effetti che pensavi di star criticando: una contraddizione in termini.

Il punto è che la ragione usa la causa-effetto necessariamente, ma questa è discorso per chi sta dalla mia barricata.
E cioè qualsiasi uomo che la neghi non può far altro che utilizzarla.


@la viandante.

Faccio un esempio allora:
Prendiamo una industria di pc, fornisce un prodotto ottimale, ma la logica che sottostà sarà quella di trovare un miglioramento tecnologico, perché l'idea di base è quella di uno sviluppo infinito.
Questa è la tesi.
Cos' è che non capisci la viandante??
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Vecchio 16-01-2013, 10.16.05   #38
Tempo2011
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il tuo discorso va bene fino ad un punto secondo me: cioè leggere il principio antropico in base ad una causalità finale dell'universo secondo la quale noi assolviamo un compito cosmico come osservatori. In realtà il principio antropico non va letto ( fin dove ne so io, almeno ) come "l'universo ci ha dato la possibilità di osservarlo, ci deve essere un motivo speciale" ma come un "siccome era possibile che l'universo creasse osservatori, dove si sono verificate le condizioni anche ciò si è verificato" cioè meccanica di variazione ovvero solo causa efficiente - la meccanica di selezione non la si trova fino ai primi organismi complessi ( la necessità in funzione di una causa finale.
Facendo questa precisazione, secondo me, sottovaluti che la materia, tramite l'uomo, ha comunque fatto emergere il pensiero. Probabilmente, gli astrofisici hanno pensato che la tecnica usata per arrivare a quel risultato non abbia importanza davanti all'evento.

Ultima modifica di Tempo2011 : 16-01-2013 alle ore 11.20.21.
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Vecchio 16-01-2013, 12.53.00   #39
Soren
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Originalmente inviato da Tempo2011
Facendo questa precisazione, secondo me, sottovaluti che la materia, tramite l'uomo, ha comunque fatto emergere il pensiero. Probabilmente, gli astrofisici hanno pensato che la tecnica usata per arrivare a quel risultato non abbia importanza davanti all'evento.

Ciao... purtroppo non riesco a capire questo tuo pensiero. Il pensiero ( che per semplificarci le cose, siccome è una classe un po' vaga, immagino tu intenda cosciente astratto ) nasce già molto avanti nel tempo, dopo.... miliardi di anni di selezione naturale ? e non credo proprio che agli astrofisici possano passare sopra sul modo in cui ci si è arrivati... è l'importanza dell'evento a non avere diritto di parola sul procedimento che ha portato ad esso semmai, scientificamente parlando!
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Vecchio 16-01-2013, 20.16.33   #40
ulysse
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Originalmente inviato da Tempo2011
Secondo me, invece, è inevitabile che sia la scienza a svelarci l'arcano, poiché l'Universo non è un qualcosa di astratto, ma è una realtà e, come tale, essendo un processo termico, se non alimentato tenderà a spegnersi come il caminetto che possediamo in casa.
Da buoni osservatori utilizziamo il metodo ed il sapere scientifico per capire sempre più e meglio come funziona l'universo.
Il vantaggio della scienza su altri saperi e discipline è che si sforza di mantenere riferimenti concreti e, come dici, l'universo è un qualcosa di molto concreto...per quanto ancora molto ci resti oscuro...ma la scienza ha fede!

Capire e svelare il perchè, credo, invece, che sarà difficile: una soluzione potrebbe essere che non c'è nessun perchè: l'universo insorge per esigenze fisiche della materia e si autoalimenta: è un sistema chiuso...oppure, sono tanti sistemi chiusi...i multiversi...in regioni diverse dello spazio-tempo!
...Nascono da concentrazioni di energia, consumano la propria energia (fornaci nucleari...o stelle) collassano e si espandono fino a creare un vuoto quasi privo di energia...densità tendente a zero, ecc...
Citazione:
Per questo motivo ho la sensazione sull'inevitabilità che sia la scienza a spiegare il motivo della nostra presenza.

La scienza, forse, potrà spiegare la nostra presenza come fenomeno che accade (inizio ed evoluzione) nell'universo...ma non credo si ponga lo scopo di ricercarne il motivo...per lo meno non un motivo cosciente...come scopo che lo stesso universo si pone o che una mente superiore ha dato.

La filosodfia sembra, invece, che cerchi esplicitamente questo motivo, ma oggettivamente la ricerca in tal senso fallisce... andrà fallita...è probabile...
Citazione:
Per esempio: la versione scientifica sulla nascita della vita in questa terra, afferma che essa si è sviluppata per caso dalla materia. Una cosa abbastanza prosaica detta in questo modo; ma poi dobbiamo aggiungere che la materia, tramite l'uomo, ha creato la memoria e il pensiero che, in abbinamento, possono osservare e studiare l'universo.

Ma non credo sia questione di prosaicità o meno: diciamo che come tanti altri fenomeni, anche quello relativo alla vita (e poi al pensiero ecc...) ha trovato nell'universo (e quindi poi su questo pianeta) le condizioni per emergere... evolutivamente: solo i primi mattoncini probiotici della vita sono caso...forse...il resto è consequenziale...non deterministico...ecc...

Le condizioni sono comprese e specificate nel Pricipio Antropico che si riferisce non solo alla materia in sè (atomi/energia), ma alla sua particolare organizzazione per la vita... vita possibile solo nelle specifiche condizioni globali dell'universo nello spazio-tempo.
Citazione:
Da qui, la nascita di quella teoria chiamata principio antropico, elaborata da una schiera di astrofisici americani, i quali affermano che se l'universo ha creato l'uomo, è perché esso lo possa osservare e studiare.
No so di quali schiere parli...
Certo che anche il Principio Antropico costituisce una scoperta scintifica ed è un dato di fatto esprimente le condizioni dell'universo (costanti universali) che hanno permesso la vita.
Posterò un post dedicato..in proposito
Ovvio che il Principio Antropico non ha nessuno scopo...se non quello che gli diamo noi. Di per sè l'universo non ha bisogno di nessuna osservazione e studio: procede per conto suo...coi suoi fenomeni...indipendentemente da noi...oviamente.

Piuttosto siamo noi che osserviamo e studiamo...ricerchiamo... sistematicamente da qualche 100 anni: osserviamo e studiamo l'universo per nostra curiosità ed esigenza!
Del resto solo da un tempo infimo rispetto ai 3 o 4 miliardi di anni da che è comparsa la vita.
Citazione:
Da qui l’inevitabile domanda: a che cosa necessita all'universo lo studio dell'uomo? Se pensiamo che lo stesso sia formato da miliardi di Galassie, e chissà da quante intelligenze saranno abitate, ecco allora che l'universo le ha create perché funzionassero come fuochisti del cielo. Ovvero, dovranno essere queste intelligenze ad alimentare quel caminetto chiamato Universo, affinché non si spenga mai?
E' una bella fantasia!
L'universo funziona di per se stesso!...nessun fuochista è necessariao!
Le fornaci nucleri sono autonome...finchè durano.
Il Sole , ad esempio...con tutti noi... fra meno di 5 milirdi di anni esploderà in una supernova ...e...puff!
E poi ci sono i campi di forza che pervadono il cosiddetto vuoto insieme con la materia/energia oscura, ecc...
Citazione:
Alcuni anni or sono, gli astrofisici notarono un fenomeno mai osservato prima, cui non hanno saputo dare una risposta. Ovvero: notarono che da una lontanissima galassia si staccò una piccolissima pallina, come una goccia di ferro fuso; questa pallina, una volta allontanatasi dalla Galassia esplose, andando a formare un'altra galassia, con relativo apporto di temperatura. In pratica, come se qualcuno avesse gettato un pezzo di legno dentro il caminetto per non far spegnere il fuoco.
Forse un altro big-bang in un'altra regione dello spazio-tempo...un multiverso!
o forse è proprio fantasia!
[quote]In realtà, non ne sono sicuro, sembra che la temperatura di fondo dell'universo rimanga sempre .QUOTE]
In effetti è così: -273,15 °C...(0 °K) per nessuna agitazione molecolare.
Al di sotto (°K negativo) non è possibile...qunto tutto è inerte ...è inerte!...freddo!
...per quanto...la quantistica, ecc...

Comunque la Radiazioine Cosmica di fondo (residuo del Big-Bang) è costante nel tempo ed in ogni direzione dell'universo a 2,725 °K
ulysse is offline  

 



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