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Vecchio 19-04-2014, 18.56.29   #1
Davide M.
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I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Non trovate anche voi, che i veri problemi sorgono solo nel momento in cui ci poniamo delle domande? Ogni giorno vedo delle persone che vivono la loro vita normalmente, a volte è proprio questa parola a sconcertarmi, normalmente; con questo intendo dire, che vedo tante persone vivere, senza farsi delle domande, e quindi senza porsi dei problemi. Se non ci si pone dei problemi, allora non si hanno dei problemi...
Quindi in un certo senso siamo noi stessi causa dei nostri problemi, paradossalmente.
I nostri problemi sorgono quando ci poniamo delle domande, e magari poi cerchiamo delle risposte da chi quelle domande non si pone, o non si è mai posto.
Ma perché a me viene da chiedermi su tutto, e a mio cognato no??
Vedo tante persone vivere beatamente la loro vita, e non è un modo di dire, perché è così, perché lo vedo proprio; ognuno ha i suoi problemi reali, nella vita reale, di tutti i giorni, ma questi secondo me non sono problemi, sono le scelte che dobbiamo fare, le conseguenze di scelte sbagliate, il rancore per una malattia inattesa, o la sfortuna, il caso, il destino; ma in una parola è il mistero stesso della vita, che ci pone davanti una realtà intrinseca alla vita stessa, è lo scorrere stesso della vita,
ciò che gli altri, chiamano problemi.
A volte ho come la sensazione che questo mondo mi va stretto.
Un giorno qualsiasi, incontro uno qualsiasi, dei tanti che conosco da una vita, e tra una chiacchiera e l'altra qualsiasi, gli chiedo: «...ma tu cosa ti aspetti dalla vita?», ci pensa su, poi mi guarda negli occhi e mi risponde, «dalla vita?»
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Vecchio 22-04-2014, 00.34.03   #2
paul11
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Originalmente inviato da Davide M.
Non trovate anche voi, che i veri problemi sorgono solo nel momento in cui ci poniamo delle domande? Ogni giorno vedo delle persone che vivono la loro vita normalmente, a volte è proprio questa parola a sconcertarmi, normalmente; con questo intendo dire, che vedo tante persone vivere, senza farsi delle domande, e quindi senza porsi dei problemi. Se non ci si pone dei problemi, allora non si hanno dei problemi...
Quindi in un certo senso siamo noi stessi causa dei nostri problemi, paradossalmente.
I nostri problemi sorgono quando ci poniamo delle domande, e magari poi cerchiamo delle risposte da chi quelle domande non si pone, o non si è mai posto.
Ma perché a me viene da chiedermi su tutto, e a mio cognato no??
Vedo tante persone vivere beatamente la loro vita, e non è un modo di dire, perché è così, perché lo vedo proprio; ognuno ha i suoi problemi reali, nella vita reale, di tutti i giorni, ma questi secondo me non sono problemi, sono le scelte che dobbiamo fare, le conseguenze di scelte sbagliate, il rancore per una malattia inattesa, o la sfortuna, il caso, il destino; ma in una parola è il mistero stesso della vita, che ci pone davanti una realtà intrinseca alla vita stessa, è lo scorrere stesso della vita,
ciò che gli altri, chiamano problemi.
A volte ho come la sensazione che questo mondo mi va stretto.
Un giorno qualsiasi, incontro uno qualsiasi, dei tanti che conosco da una vita, e tra una chiacchiera e l'altra qualsiasi, gli chiedo: «...ma tu cosa ti aspetti dalla vita?», ci pensa su, poi mi guarda negli occhi e mi risponde, «dalla vita?»

I veri problemi sorgono dopo aver classificato e conosciuto i problemi.
Questa è la differenza fra la beata ignoranza che si perde nel bicchier d'acqua perchè i problemi vengono anche senza cercarli e il saggio che sa classificarli e affrontarli, fra l'inezia e l'insolubilità.
Eschilo nell'Agamennone ,fa dire al coro:
Zeus ha aperto agli umani il sapere avendo stabilito la legge:attraverso il patire , il conoscere.
Ci sono forti similitudini con l'allegoria della genesi biblica.
Se in qualche modo i problemi sono anche il patire, la via della conoscenza è indispensabile per capire, sublimare, quell'essere umano che patisce nella problematicità dell'esistenza.
Il fingere di non vederli, di schivarli è un tentativo di vedere la vita con un cornetto in tasca per portafortuna, con un santino nel portafoglio o con una corona per la preghiere avvinghiata allo specchietto retrovisore dell'auto: per molti la vita è una lotteria e infatti giocano al lotto e alle macchinette mangiasoldi.
paul11 is offline  
Vecchio 22-04-2014, 12.59.56   #3
Davide M.
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Originalmente inviato da paul11
I veri problemi sorgono dopo aver classificato e conosciuto i problemi.
Questa è la differenza fra la beata ignoranza che si perde nel bicchier d'acqua perchè i problemi vengono anche senza cercarli e il saggio che sa classificarli e affrontarli, fra l'inezia e l'insolubilità.
Eschilo nell'Agamennone ,fa dire al coro:
Zeus ha aperto agli umani il sapere avendo stabilito la legge:attraverso il patire , il conoscere.
Ci sono forti similitudini con l'allegoria della genesi biblica.
Se in qualche modo i problemi sono anche il patire, la via della conoscenza è indispensabile per capire, sublimare, quell'essere umano che patisce nella problematicità dell'esistenza.
Il fingere di non vederli, di schivarli è un tentativo di vedere la vita con un cornetto in tasca per portafortuna, con un santino nel portafoglio o con una corona per la preghiere avvinghiata allo specchietto retrovisore dell'auto: per molti la vita è una lotteria e infatti giocano al lotto e alle macchinette mangiasoldi.

Infatti, è verissimo, oltre a giocare al lotto e alle slot c'è anche chi si gratta..
L'analogia di Eschilo con la Genesi è molto condivisibile, ma è l'esatto contrario: mentre Zeus condanna l'uomo a redimersi nella conoscenza per alleviare il patimento, nell'Eden Dio condanna l'uomo al patimento per redimersi dalla conoscenza.
«E poiché avete mangiato del frutto dell'albero della conoscenza, tu uomo lavorerai nel sudore e tu donna partorirai nel dolore», se non ricordo male.
Con la Genesi l'uomo ha fatto un passo indietro, la sua volontà di conoscenza è stata annichilita da una volontà di potenza. Non so se l'uomo finge di non vederli, i problemi, penso che molto spesso non se li ponga proprio, perché una volta che se li è posti poi deve affrontarli anche. Quindi secondo te la saggezza consiste nel classificare i problemi e poi affrontarli, si, come definizione sono d'accordo, mi lascia attonito il vuoto di spirito di talune persone, che vivono nella loro routine quotidiana senza chiedersi il senso dell'esistenza in generale e nel particolare, e forse il saggio dovrebbe chiedersi il perché di questo vuoto. Vivere cercando solo delle risposte è una vita a metà, forse cercando le vere domande si fa più fatica a vivere, ma almeno dalle domande capiamo cosa vogliamo.
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Vecchio 22-04-2014, 23.20.24   #4
paul11
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Originalmente inviato da Davide M.
Infatti, è verissimo, oltre a giocare al lotto e alle slot c'è anche chi si gratta..
L'analogia di Eschilo con la Genesi è molto condivisibile, ma è l'esatto contrario: mentre Zeus condanna l'uomo a redimersi nella conoscenza per alleviare il patimento, nell'Eden Dio condanna l'uomo al patimento per redimersi dalla conoscenza.
«E poiché avete mangiato del frutto dell'albero della conoscenza, tu uomo lavorerai nel sudore e tu donna partorirai nel dolore», se non ricordo male.
Con la Genesi l'uomo ha fatto un passo indietro, la sua volontà di conoscenza è stata annichilita da una volontà di potenza. Non so se l'uomo finge di non vederli, i problemi, penso che molto spesso non se li ponga proprio, perché una volta che se li è posti poi deve affrontarli anche. Quindi secondo te la saggezza consiste nel classificare i problemi e poi affrontarli, si, come definizione sono d'accordo, mi lascia attonito il vuoto di spirito di talune persone, che vivono nella loro routine quotidiana senza chiedersi il senso dell'esistenza in generale e nel particolare, e forse il saggio dovrebbe chiedersi il perché di questo vuoto. Vivere cercando solo delle risposte è una vita a metà, forse cercando le vere domande si fa più fatica a vivere, ma almeno dalle domande capiamo cosa vogliamo.

Penso che sia il tempo una discriminante.
C'e chi vuol vivere attimo dopo attimo, come fanno gli animali, per non pensare ai problemi; c'è chi anticipa il tempo ponendosi i problemi e cercando di essere preparati quando questi arriveranno
Ma in fondo, in fondo,il motivo è che siamo inadeguati e il denominatore comune è che comunque temiamo la nostra sorte.
Il fatto di cercare di capire i problemi, non vuol dire risolverli, ma vuol dire categorizzarli nell'importanza. C'è chi perde 10 euro al gratta e vinci e chi desidererebbe averli per mangiare da qualche parte nel mondo.
C'è chi si prende a pugni per un parcheggio e c'è chi si sta lasciando dopo una vita passati insieme.

E' normale non pensare ai problemi per non cadere nell'ossessività, ma è altrettanto normale per noi umani problematizzare attraverso la cognizione , la nostra esistenza. Il cervello non è suppellettile.
Quindi al solito si tratta di armonizzare le cose: vivere attimo dopo attimo ,la leggerezza dell'essere e nello stesso tempo cercare di capire.
Assaporare la vita sapendo gestire noi stessi nei problemi.

Sono d'accordo ,bisogna capire cosa vogliamo e dove andiamo.
paul11 is offline  
Vecchio 02-05-2014, 12.58.29   #5
gyta
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"I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande" -disse lo struzzo alla sabbia.

I veri problemi non “sorgono” quando ci poniamo domande semplicemente emergono alla coscienza.
Se non ci poniamo domande non abbiamo né coscienza né possibili risposte e la nostra vita
prosegue diretta in virtù di risposte più o meno non coscienti le medesime che hanno diretto la nostra vita
sino a quel momento..
Forse in questa prospettiva ci appare più chiaro come non si possa spacciare per maturità spirituale
percorsi fatti di presunta accettazione priva di autentica coscienza analitica.. come se a far emergere la luce
interiore fosse il coltivare il buio della mente.. Disquisizioni sottili intorno ad un sentire che sembra di fatto
educare al trascendere intelletto e coscienza.. seppure enfatizzanti paradossalmente concetti di consapevolezza..
Una domanda del tipo “ cosa ti aspetti dalla vita” presuppone tutta una coscienza di sé autentica
per non esaurirsi in una banale lista di desideri inutile anche a babbo natale.. Un po’ come chiedere “chi sei?”..
Se il mondo ci va stretto.. gli abiti che indossiamo ci vanno stretti.. indossiamo i nostri..
L’idea di mondo è una grande trappola.. Chi decide cosa..?
gyta is offline  
Vecchio 03-05-2014, 00.48.48   #6
Davide M.
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Originalmente inviato da gyta
"I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande" -disse lo struzzo alla sabbia.

I veri problemi non “sorgono” quando ci poniamo domande semplicemente emergono alla coscienza.
Se non ci poniamo domande non abbiamo né coscienza né possibili risposte e la nostra vita
prosegue diretta in virtù di risposte più o meno non coscienti le medesime che hanno diretto la nostra vita
sino a quel momento..
Forse in questa prospettiva ci appare più chiaro come non si possa spacciare per maturità spirituale
percorsi fatti di presunta accettazione priva di autentica coscienza analitica.. come se a far emergere la luce
interiore fosse il coltivare il buio della mente.. Disquisizioni sottili intorno ad un sentire che sembra di fatto
educare al trascendere intelletto e coscienza.. seppure enfatizzanti paradossalmente concetti di consapevolezza..
Una domanda del tipo “ cosa ti aspetti dalla vita” presuppone tutta una coscienza di sé autentica
per non esaurirsi in una banale lista di desideri inutile anche a babbo natale.. Un po’ come chiedere “chi sei?”..
Se il mondo ci va stretto.. gli abiti che indossiamo ci vanno stretti.. indossiamo i nostri..
L’idea di mondo è una grande trappola.. Chi decide cosa..?

Beh, hai scritto anche tu che "I veri problemi non sorgono quando ci poniamo domande semplicemente emergono alla coscienza. Se non ci poniamo domande non abbiamo coscienza", quindi sarebbe la coscienza che procede dalle nostre domande. E non viceversa. Allora capisco perché il mondo mi va stretto: perché le domande che mi sovvengono mi danno prova di avere una coscienza. Quando chiedo qualcosa è perché non lo so, non ho le risposte a tutto, mentre oggi la maggior parte delle persone ha smesso di farsi le domande più difficili, perché ha paura delle risposte. La paura è quel sentimento che ci permette di sopravvivere, e quindi è quel sentimento che più ci fa sentire vivi. Chi ha smesso di chiedere a sé e agli altri, semplicemente già è morto.
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Vecchio 03-05-2014, 10.32.12   #7
Galvan 1224
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

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Originalmente inviato da Davide M.
Beh, hai scritto anche tu che "I veri problemi non sorgono quando ci poniamo domande semplicemente emergono alla coscienza. Se non ci poniamo domande non abbiamo coscienza", quindi sarebbe la coscienza che procede dalle nostre domande. E non viceversa. Allora capisco perché il mondo mi va stretto: perché le domande che mi sovvengono mi danno prova di avere una coscienza. Quando chiedo qualcosa è perché non lo so, non ho le risposte a tutto, mentre oggi la maggior parte delle persone ha smesso di farsi le domande più difficili, perché ha paura delle risposte. La paura è quel sentimento che ci permette di sopravvivere, e quindi è quel sentimento che più ci fa sentire vivi. Chi ha smesso di chiedere a sé e agli altri, semplicemente già è morto.



Per chi se lo chieda o abbia ad affrontarlo ogni problema è ugualmente “vero”, non c’è differenza se sorga dalla coscienza o dall’aver ricevuto la bolletta del gas.
Quando quest’ultima giunge, al pari di una domanda elaborata o emersa dalla coscienza, il suo impatto (specie se non si hanno soldi per pagarla) può esser decisamente “esistenziale”.
Forse taluni presumono di conoscere cosa accresca quella che vien definita “qualità della vita”, intendendo non solo quanto ci aggrada ma quanto ci dà occasione per evolvere, crescere (in questo forum penso si intenda in senso spirituale).

Sulle domande più difficili sarei cauto, dir che maggiormente venivano poste nei tempi passati e che in quei tempi s’aveva meno paura delle risposte presuppone un’ampia operazione di confronto tra categorie affini… non credo sia cosa semplice.

Perdonami, non sto a far le pulci a quel che hai scritto, ma mentre concordo che in situazioni di pericolo la paura possa permetterci di sopravvivere, non sposo l’idea che quell’emozione (non sentimento) ci faccia sentir vivi. Personalmente (alla Catalano), con meno problemi e paure mi par di viver meglio.

Intellettualmente si può assimilare al concetto di “morte” l’esaurimento della spinta ad indagare… ma in campo artistico, ad esempio, si producono fertili suggestioni (che possono sfociar in opere) proprio quando vien smesso di condur la giostra.
E anche nella scienza ben si conosce come la tal formula sia apparsa “da sé”… vero tuttavia non si possa dir che senza una tensione alla realizzazione si sarebbe ugualmente prodotta, ma non c’è modo di far la controprova.

Però mi piace assai quel domandar continuo a sé e agli altri, che ritrovo in tutti gli interventi della discussione… le relazioni, il sale dell’esistenza.
Galvan 1224 is offline  
Vecchio 03-05-2014, 22.11.26   #8
Davide M.
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Originalmente inviato da Galvan 1224
Personalmente (alla Catalano), con meno problemi e paure mi par di viver meglio.

È un tuo parere. Il tuo punto di vista. E comunque, vedo che è frutto di una sincera riflessione. Ma questo era il senso della mia domanda, cioè quante persone, oggi, possono dirsi sincere come te? Quanti arrivano a tale conclusione in seguito ad una riflessione? Sarebbe bello sapere dove finisce la consapevolezza, e dove inizia l'ignoranza.
Ci sono persone più sensibili di altre, che si pongono umanamente di fronte a delle situazioni, a dei pensieri, a degli interrogativi, che invece da parte di altre persone sono bestialmente ignorati. Il punto è che non so se questa ignoranza sia dovuta ad un atto intenzionale, oppure se sia solo mancanza di prospettiva critica nei confronti di tematiche esistenziali che ai loro occhi sono semplicemente inesistenti. Come dice anche Sgiombo, esse est percipi, allora com'è che io mi chiedo sempre se ci sia una ragione trascendente allo spettacolo sublime di un cielo stellato, oppure a quella vocina che sento costantemente dentro di me? Mentre altri non ne sono minimamente sfiorati? E a cui non mi stanco mai ne di ricercarne una spiegazione, ne di rimanerne affascinato per il perfetto equilibrio di forma e giudizio...
Io non voglio sentirmi un beato ignorante, non mi sento tale e mai mi sono sentito tale.
Ma non posso ignorare che molti lo sono senza saperlo, e non so se questo sia un bene o un male. Perché se fosse un male, vorrebbe dire che sono l'unico a vedere delle cose che mi scuotono l'anima, se fosse un bene, non saprei con chi condividerle.
Davide M. is offline  
Vecchio 04-05-2014, 09.35.20   #9
Padmani
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Non credo che i problemi sorgano in conseguenza a una domanda;prima di porsi le domande c'è già 'il problema'. Ci sono persone con sensibilità particolari (i 'caratteri introversi' ) che posseggono un'intelligenza predisposta a cogliere i segnali interiori più di altre. Quelle persone che 'si complicano la vita', direbbero alcuni, cercando di comprendere e comprendersi. E' nella loro natura questa sensibilità, (Hillman la definisce tipicamente femminile e animica...). In questo senso le domande nascono inevitabilmente per rispondere a quel senso di introspezione di cui tali persone sono dotate più di altre. Una cosa è certa: non siamo tutti uguali. Voglio dire che tutti si fanno domande ma solo alcuni sono in grado di sviluppare la propria interiorità e porsi di fronte alla propria inquietudine per cercarne la radice. Molte persone restano in superficie, non avendo capacità...e coraggio...per entrare nel proprio mondo psichico e spirituale, oppure si accontentano. Ma altre persone non si accontentano e iniziano a compiere un viaggio costellato di pericoli ma anche di esperienze numinose, di cadute e risalite....i famosi viaggi iniziatici. Lo sviluppo di queste imprese ha costi alti, che molto hanno a che fare con il senso dell'ego e con il sacrificio di parti di sé. Non tutti possono e vogliono, preferiscono tenere a bada le proprie Ombre e tirare avanti.
Padmani is offline  
Vecchio 04-05-2014, 12.58.12   #10
gyta
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Il punto è che non so se questa ignoranza sia dovuta ad un atto intenzionale, oppure se sia solo mancanza di prospettiva critica nei confronti di tematiche esistenziali che ai loro occhi sono semplicemente inesistenti.
Secondo me entrambe le cose.
Non c’è un’abbondante ambizione verso una cultura di riflessione e coscienza anarchica alle fondamenta
del percorso educativo di crescita, c’è a malapena un’ambizione verso una coscienza latentemente storica
in merito alla riflessione ed al sentire. C’è poi un consolidato accordo sul senso del potere che radica sul concetto
di possesso fondato su di un’economia basata sullo sfruttamento delle risorse che alimenta una politica volta all’uso
delle cose più che ad una reciprocità di necessità vitali. In questo quadro il mondo e l’esistenza viene intesa come
una relazione di dare avere più che una coscienza di interdipendenza. In una coscienza abbozzata di interdipendenza
la conoscenza è direzionata da un pensiero privilegiato come capacità di trarre l’utile-funzionale nello studio,
utile funzionale in virtù del concetto economico di sussistenza.
In tale contesto la ricerca dell’essere viene negata come valore proprio ed il
senso viene fatto coincidere con il processo di utilità relativo alla coscienza storica latente di riferimento.
Non resta dunque che un minuscolo spazio dove poter imbevere ed alimentare le capacità potenziali del pensiero,
spazio spesso controllato e deviato dai ritmi di un procedere di massa, coniugato al movimento
di necessità unificante ereditato dal travisamento del concetto di interdipendenza e relazione. Unione quindi in virtù di
una coscienza di necessità funzionale dell’essere assieme, deviata però dal concetto puro di funzione, inteso invece
unicamente come risposta totalizzante al senso dell’esistenza. In questo schema le risposte e le domande relative all’esistere
ed alla propria esistenza già preordinate in quel processo di una politica dell’essere insieme che di fatto confonde
l’utilità solidale con la necessità della ricerca a monte di un senso che non può che essere, al pari del sentire, prettamente
individuale. La facilità dell’addestramento ad un senso dell’essere incontestabile, come lascito e ricordo a monte del
lontano obbligato svezzamento.
Citazione:
Per chi se lo chieda o abbia ad affrontarlo ogni problema è ugualmente “vero”, non c’è differenza se sorga dalla coscienza o dall’aver ricevuto la bolletta del gas.
Comprendo.. !!!
Citazione:
Ci sono persone con sensibilità particolari (i 'caratteri introversi' ) che posseggono un'intelligenza predisposta a cogliere i segnali interiori più di altre
Ci sono a mio avviso persone il cui percorso non ha obliato completamente l’originale comune capacità dell’ intellegere..
gyta is offline  

 



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