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Vecchio 24-08-2005, 12.30.36   #51
epicurus
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Gest O
ma infatti io segnalavo la "misteriosa" compresenza di aspetto attivo-infinito(volontà) e passivo-limitato(intelletto) nell'uomo come segno(o causa..) dell'impossibilità di trascendere la determinatezza empirica.Da ciò deriva anche l'impossibilità di un'autocomprensione dell'uomo,ovvero di una trasparenza dell'ente razionale finito nei confronti di ciò che lo connota come tale,cioè la razionalità stessa.Il cane che si morde la coda.

In sostanza tu dici:

"impossibilità di trascendere la determinatezza empirica";
quindi:
"c'è una misteriosa compresenza di aspetto attivo-infinito(volontà) e passivo-limitato(intelletto) nell'uomo";
quindi: "impossibilità di un'autocomprensione dell'uomo".

L'unica osservazione che vorrei ora segnalarti è che l'ultimo enunciato qui sopra ("impossibilità di un'autocomprensione dell'uomo"), non è una conseguenza di nessuno degli altri due enunciati sopra. Cioè, l'ultimo enunciato è vero indipendentemente dalla verità degli altri due che lo precedono; infatti "impossibilità di un'autocomprensione dell'uomo" è vero per il semplice fatto che non possiamo avere una rappresentazione perfetta di ciò che pensiamo, come non può esistere una mappa perfetta del territorio in cui c'è la mappa stessa.

Quindi noi non averemo mai una autoconsapevolezza perfetta, non perchè siamo limitati - infatti anche un ente illimitato non potrebbe avere una autoconsapevolezza perfetta - ma perchè tale concetto è autocontraddittorio. (L'esempio del cane che si morde la coda rende bene quello che dico, infatti il problema non sta nella lunghezza del cane+cosa, ma proprio in quello che il cane sta facendo.)


epicurus

Ultima modifica di epicurus : 24-08-2005 alle ore 12.32.59.
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Vecchio 24-08-2005, 13.08.06   #52
Gest O
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tu dici:impossibilità di un'autocomprensione da parte dell'uomo=impossibiltà di avere una rappresentazione perfetta di ciò che pensiamo

aggiungo.indipendentemente dal contenuto del pensiero(o della rappresentazione),sia esso l'uomo,la natura,la realtà o il pensiero stesso(impossibilità di passare dall'evidenza del cogito alla sua esistenza)

ma questa a me sembra diretta conseguenza dell'enunciato "impossibiltà di trascendere la determinatezza empirica" perché esso sta a significare che l'uomo non é assoluto(sciolto da,autonomo)ovvero che l'uomo non é in grado di porre la verità del suo giudizio intorno agli oggetti che la volontà porge all'intelletto(oggetto uomo compreso).
Questa operazione é in linea di principio possibile per una soggettività infinita(approssimazione concettuale di tipo metaforico-religioso che sta a significare un'ipotetica entità assoluta che pone la verità delle sue rappresentazioni a partire da se')la quale non patisce la distinzione volontà-intelletto:ciò che vuole,é
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Vecchio 24-08-2005, 13.11.31   #53
SebastianoTV83
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E in che cosa è identificabile simile volontà?
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Vecchio 24-08-2005, 14.22.23   #54
Gest O
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quella relativa ad una soggettività finita é definibile come il cieco e irrazionale "appetitus",la tensione verso l'altro da se'(é da notare come nella riflessione novecentesca non si pensa più ad essa come ad una facoltà separabile dalla rappresentazione,più o meno a partire da Brentano e Husserl che parlano quindi di intenzionalità della coscienza)
in una ipotetica soggettività infinita(ripeto,concetto approssimativo) i due aspetti,intelletto e volontà,non sono più pensabili come tali.L'unico attributo che possiamo determinare più o meno a ragione ,riflettendo a partire da un regime di finitezza,é l'assolutezza intesa prima di tutto come autocausazione(il che in fondo é dire una banalità,ovvero che Dio,qualora esistesse,non sarebbe situato in nessuna determinazione empirica,fattuale come invece lo é l'uomo)
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Vecchio 24-08-2005, 20.00.57   #55
SebastianoTV83
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Ma dimmi, tale volontà infinita se presente in ogni essere umano e sottoposta alle limitazioni dell'intelletto è dunque possibile? Cioé, se è interna all'essere umano per quale motivo non si dirige in un'unica direzione essendo comune a tutti gli uomini? Ciascun uomo ha volontà illimitata? E in che modo queste volontà illimitate interagiscono sul piano empirico?
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Vecchio 25-08-2005, 13.37.41   #56
Gest O
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"tale volontà infinita se presente in ogni essere umano e sottoposta alle limitazioni dell'intelletto è dunque possibile? Cioé, se è interna all'essere umano per quale motivo non si dirige in un'unica direzione essendo comune a tutti gli uomini?"

l'aspetto paradossale é proprio questo:se pensiamo la volontà non come facoltà al fianco dell'intelletto ma come atto volitivo esso è slegato dal proprio oggetto:io voglio,indipendentemente da cosa voglio.Nell'interazione con le rappresentazioni dell'intelletto si perdono questa semplicità e questa assolutezza.Già per Cartesio(che ancora GIUDICAVA l'essere)la sproporzione fra intelletto e volontà era causa dell'errore.La maturitàdel pensiero contemporaneo parla invece più modestamente di eterogeneità dei fini
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Vecchio 28-08-2005, 19.39.44   #57
SebastianoTV83
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Il volere invece è profondamente legato al fine poiché non c'é volontà di agire senza fine.. fai un ragionamento estremamente arbitrario. Noi vogliamo solamente fino a quando c'é un fine da realizzare (è un'esperienza che viviamo tutti.. la depressione diventa mancanza di volontà-fini e porta al suicidio infatti) anche se la volontà può essere proiettata su più fini.. che i fini siano eterogenei non vuol dire che la volontà sia slegata da essi.. ma i fini sono legatia cosa? Alla natura intrinseca dell'essere umano? E che ruolo ha l'essere umano? Da lì possiamo cominciare a capire i fini.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 28-08-2005, 20.53.07   #58
Rolando
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Re: Esistenza

Citazione:
Messaggio originale inviato da La_viandante
come si puo' definire l'esistenza? cosa contraddistingue l'esistere dal non esistere?
Forse il fatto che il "non esistere" non esiste?
Citazione:
se si pensa al cogito ergo sum viene da correggerlo: penso dunque i pensieri esistono, verita' ontologica, ma.. non e' detto che sia io a esistere, il pensiero per quello che ne possiamo sapere potrebbe avere esistenza di per se', non per questo puo' essere la prova che io esista
Visto che è un fatto assolutamente innegabile che c'è "cualquno" o "qualcosa" che osserva i pensieri, e quindi deve "divergere" dai pensieri o essere qualcos altro dei pensieri. E questo qualcosa non può infatti essere altro che ciò che chiamiamo "Io".
Citazione:
cosa puo' dare la certezza a un essere pensante di star esistendo?
Il fatto che c'è qualcosa dietro i pensieri che può fare questa domanda.
Ciao

Ultima modifica di Rolando : 28-08-2005 alle ore 20.54.16.
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Vecchio 28-08-2005, 21.51.13   #59
Nemo
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Data registrazione: 02-08-2005
Messaggi: 297
Un mio amico oggi ha detto:" COITO ergo sum"
Vengo dunque sono...
Scusatemi...
Però guardate che in tutta la sua stupidità questa affermazione dà da pensare...
Nemo is offline  
Vecchio 29-08-2005, 12.48.31   #60
epicurus
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Messaggi: 2,725
Re: Re: Esistenza

Viandante:
come si puo' definire l'esistenza? cosa contraddistingue l'esistere dal non esistere?

Rolando:
Forse il fatto che il "non esistere" non esiste?


Un può vuotina come risposta rolando, non trovi?
epicurus is offline  

 



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