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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 15-01-2004, 15.33.40   #1
Sean
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Depressione

sapete cosa e' la depressione ? questa disperazione di vivere ? questo vuoto che ho dentro ? questa mancanza di senso e di direzione, la paura di cadere nell'abisso , una tristezza senza fine...La mancanza di emozioni e di qualsiasi motivazione...ed ogni giorno ti alzi per andare al lavoro e nessuno vede quello che hai dentro, sorridi e scherzi ma dentro sei indiffrente e freddo a tutto...

S
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Vecchio 15-01-2004, 16.04.03   #2
Fragola
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Testo prelevato da un sito internet con il consenso dell'autore

Depressione

Ore 10,30.
Interno.
Aula di una scuola.
Davanti a me uno psichiatra. Intorno, 20 psicologi (laureati o laureandi), 3 sociologi, 5 medici, 1 antropologo.
Temevo questa lezione.
La prima volta che ho avuto a che fare con la depressione è stato nel 1978. Mio padre è rimasto per alcuni mesi seduto su una sedia fissandosi i piedi. Nessuna interazione possibile. La sera, insieme a mia madre, gli toglievo i vestiti, gli facevo mettere il pigiama e lo mettevo a letto. La mattina gli rimettevo i vestiti e lo portavo alla sua sedia.
La seconda volta è stato nel 2000, quando sono uscita dallo studio di uno psichiatra con una ricetta per il prozac e una diagnosi di depressione a cui mi ribellavo con tutte le mie forze.
Ma stamattina ho in mano le fotocopie del DSM4.(*)
“Criteri per l’episodio depressivo maggiore

Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento…”

Si, secondo il DSM4 era depressione.
Ma provo orrore nel definire la mia vita “livello di funzionamento”.

Il docente inizia a descrivere la malattia. Legge brani di testi di psichiatria, descrive i casi clinici.
Io trattengo le lacrime con tutte le mie forze.
Perché … perché sento i bisbigli dei compagni di corso.
Certo, i depressi sono pazienti pesanti, noiosi. Molto più divertenti gli schizofrenici. La prima lezione sulla schizofrenia è stata proprio ieri sera. “Filosofi che non pensano”

“Ma cosa vuoi fare quando ti trovi davanti uno così?”
“I farmaci, in questi casi solo i farmaci”
Poi, quella che si interroga su cosa il rappresenti il tempo per un depresso.
Gli sguardi spenti. Totale assenza di empatia. Ben diverso dall’atteggiamento di ieri sera. Ieri c’era amore. Amore per quelle persone contorte e geniali, luccicanti.
Ma un depresso non luccica. Non è creativo.
Eppure i testi consigliati per l’esame dovrebbero far pensare ad altro.
“il significato della disperazione”
Disperazione! La sofferenza più profonda, lacerante, atroce che un essere umano possa provare.
Ma cosa passa per la testa di questi 20 psicologi?
Cosa farete quando un essere umano piangerà tutte le sue lacrime sulla poltrona del vostro studio?
Lo manderete via con una ricetta e con quel “dio, che noia” dipinto sulla faccia?
Nemmeno una ricetta, no, non potete farla. Con un pezzo di carta con scarabocchiato l’indirizzo di uno sconosciuto cui dovrà raccontare, in pochi minuti, tutto il dolore del mondo e che lo manderà a casa con una diagnosi.
Una diagnosi! Faccio fatica ad immaginare una cosa che faccia più male.
Tu sei malato. Anzi, tu sei una malattia.

Depressione.
Io non ci ho creduto. Non ho voluto crederci.
Quel dolore proprio nell’anima non può dipendere da uno scompenso chimico. Non ci credo che una compressa che agisce sul livello di serotonina possa cambiare la mia vita.

Ma soprattutto mille illusioni sgretolate perché … perché stamattina avrei voluto vedere qualcuno di voi con gli occhi luccicanti e la gola stretta. Qualcuno che pensasse a quanto intenso può essere quel dolore. Qualcuno che immaginasse, anche solo per un momento, “io troverò la forza di restargli accanto”.

Non dimenticatelo, “colleghi”, anche il depresso paga la parcella, eccecazzo!

(*) DSM4. Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali.
E’ attualmente il testo più utilizzato per le diagnosi in campo psichiatrico.



La persona che ha scritto questo testo mi ha dato il permesso di pubblicarlo qui ma non di rivelare il suo nome.

ciao

Ultima modifica di Fragola : 15-01-2004 alle ore 16.08.22.
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Vecchio 15-01-2004, 16.33.26   #3
Sean
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grazie Fragola...

mi sta passando...sto un po' meglio ora...

ma io lo so che tornera'...

Sean
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Vecchio 15-01-2004, 16.34.34   #4
Sean
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uscire di qui....
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Vecchio 15-01-2004, 20.14.48   #5
sisrahtac
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La depressione è una malattia a tutti gli effetti, è forse più subdola e impalpabile di altre malattie più evidenti, ma come tale va curata. Vi sono farmaci abbastanza efficaci in commercio, che credo siano adatti per gli eppisodi acuti,giusto per poter inquadrare i propri problemi in un ottica equilibrata e non catastrofica e ineluttabile come è la visione dei depressi. Poi alla terapia farmacologica può essere utile il ricorso ad uno psicologo. Quando le proprie facolta mentali sono obnubilate dalla malattia è inutile cercare di uscirne da soli, non se ne è in grado, si è in un circolo vizioso senza uscita. Una persona esterna e pratica in materia penso possa essere utile. E poi,come in tutte le cose,ci vuole un pizzico di volontà.
sisrahtac is offline  
Vecchio 15-01-2004, 20.59.05   #6
gabbiano azzurro
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Messaggi: 12
La depressione..e dintorni

Sean ..la depressione -oggi è una parola abusata...si usa per malinconia -ANGOSCIA- giu' giu'- FINO a questo QUESTO MALE OSCURO.Non è solo uno stato d'animo è molto molto di piu'.Quando diagnosticata va curata .Non è facile accettare di essere Depressi e di curarsi...Dietro tutti i pregiudizi e le nostre paure.Siamo i primi a non voler conviveree con questa malattia-Almeno io l'ho combattuta-isolata ignorata--ma lei non ha ignorato me...Mi sono arresa alle cure .Al magnesio -al prozac-Non è facile ammettere che la chimica influisce sul nostro tono dell'umore-ma è così-
Intanto non ignorarla-Affrontala con le cure di un medico BRAVO! Competente...E poi con una buona psicoterapia di supporto.I colori tornano e la vita ti sorride.
Ciao G.A.
gabbiano azzurro is offline  
Vecchio 17-01-2004, 00.25.44   #7
maxemil
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Messaggi: 96
il pozzo

Caro Sean, io la tua condizione l'ho vissuta (e talvolta ancora la vivo) in prima, in seconda e in terza persona; ti porto perciò la mia esperienza nella speranza che possa esserti minimamente d'aiuto.
Per quel che ho potuto capire, questo stato dell'anima (che può assumere diversi aspetti e per il quale si possono usare diversi termini) dipende essenzialmente da un determinato e specifico fattore: la nostra ipersensibilità verso alcuni stimoli. Per fare una similitudine, è come per chi ha gli occhi chiari ed è più sensibile alla luce, oppure per chi ha la pelle molto delicata e non sopporta l'esposizione al sole. Non è un motivo di cui vantarsi, ma nemmeno per disperarsi; è soltanto una caratteristica. Il guaio nasce dal fatto che non riusciamo ad accorgerci di quali siano le cose che ci portano a sentirci feriti così profondamente e l'unica cosa che avvertiamo è soltanto l'angoscia insopportabile di essere finiti...nel pozzo.
Cosa dobbiamo fare allora? Io ho avuto la fortuna di incontrare un bravo psicoterapeuta (in ogni cosa ci vuole la giusta dose di fortuna) che mi ha aiutato a capire verso quali cose ero più vulnerabile ed a rendermi conto di come poter "autoaiutarmi". In riferimento agli esempi che riportavo è come se colui che ha gli occhi chiari abbia trovato gli occhiali da sole più adatti, o chi ha la pelle più sensibile, la crema solare più utile. Non è un cammino facile, ma nemmeno astruso.
L'arma migliore che sono riuscito a trovare e che ti propongo è
la...pazienza. Basta un attimo per avvertire che siamo finiti nel pozzo e per uscirne ci vuole ben altra fatica, ma quando sarai allenato vedrai che ci metterai molto meno tempo. Ogni volta che sentirai di aver salito due gradini sarai assalito dal terrore nell'accorgerti che ne stai facendo anche uno indietro e talvolta ti sembrerà di essere di nuovo finito nel fondo...ma non è così.
Giorno dopo giorno imparerai a dargli la giusta importanza,
ma...niente di più. (In fin dei conti è soltanto una condizione che scatta per proteggere la nostra ipersensibilità ed anche se molto doloroso dobbiamo capire che è un sistema di autodifesa.)
La prima cosa che ho imparato è stata: "non pensare quando ti accorgi che il farlo ti procura troppo dolore". In quei momenti è come gettare sale su una ferita. Ogni volta che sentirai quel pericolo, trova il modo migliore per distrarre la mente. Provaci e riprovaci fino a che non ci riuscirai. Devi sapere quando è stata supersollecitata ed ha bisogno di riposo. La prima volta non ti riuscirà, la seconda nemmeno, ma poi andrà sempre un pochino meglio fino ad arrivare al giorno che ti sentirai un leone. Non lasciarti entusiasmare troppo però nei momenti migliori, come non ti devi abbattere nei momenti peggiori. Una piccola ricaduta è sempre possibile.
Nel mio caso, posso dirti che dopo molto allenamento quella che talvolta impropriamente viene chiamata "depressione" oramai la considero una mia compagna di viaggio della quale addirittura, forse nemmeno riuscirei a fare a meno. Non è raro sentirci in contesa, ma tennisticamente parlando, anche se riesce a fare un paio di games... ormai il set lo vinco sempre io.

Tutta la mia comprensione. Con affetto: Maxemil
maxemil is offline  
Vecchio 17-01-2004, 14.02.37   #8
sisrahtac
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"non pensare quando ti accorgi che il farlo ti procura troppo dolore"

Penso anch'io che l'arma migliore contro la depressione sia la leggerezza,liberarci dei macigni che ci spingono giù...leggerezza ovviamente non vuol dire superficialità e stupidità...ma una visione equilibrata del mondo.
Nel mio personale caso (ho sofferto per un mesetto buono di acute crisi di panico) il problema era solo di equilibrio. Io ero solo per il bianco od il nero, non conoscevo la via di mezzo. Avevo eccessi nei sentimenti (io o amavo o odiavo), eccessi nelle sostanze (litrate di caffè in settimana e di alcoolici nei week end), eccessi nel sonno o nella veglia, nel cibo, nell'attività fisica (ammazzarsi in palestra in modo controproducente), e talvolta anche nello studio, insomma in qualsiasi campo dell'umana vita. E' ovvio che poi i livelli di stress vanno ben oltre la soglia e si va fuori giri. Poi io di carattere sono già fisiologicamente predisposto al nervosismo (o meglio, al nevrotismo) quindi la frittata è presto fatta.
Il fatto è che è difficile accorgersi di essere depressi (e la depressione può andare dalla enorme spossatezza, al panico, alla nevrosi, agli eccessivi sensi di colpa ed a mille altre forme...) finchè ci si è dentro. Ma cmq uscirne non è poi così difficile, se lo si vuole davvero (anche se a dire il vero dirlo col senno del poi mi riesce semplice,ma quando ero dentro a quel bombardamento mentale che sono i DAP la pensavo leggermente in modo diverso...)
sisrahtac is offline  
Vecchio 18-01-2004, 16.20.36   #9
nuvola^
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sono arrabbiata.

perchè essere depressi?
ci sono davvero poche ragioni per esserlo.


perchè si vuole essere tristi?

perchè si vuole MORIRE???



...ridicolo tutto.
nuvola^ is offline  
Vecchio 19-01-2004, 00.36.06   #10
tammy
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ehila!

Citazione:
Messaggio originale inviato da nuvola^
sono arrabbiata.

perchè essere depressi?
ci sono davvero poche ragioni per esserlo.


perchè si vuole essere tristi?

perchè si vuole MORIRE???



...ridicolo tutto.

Non ti ho mai letta così...incazzosa?

concordo che la depressione sia una malattia
poche ragioni per esserlo?...non sono tanto sicura.... dipende molto dalla "sicurezza" che ci siamo costruiti intorno?

perchè si vuole morire?...mha forse è la mancanza "dell'essere" all'adeguamento della società....?

non siamo tutti uguali, per fortuna.

ciao nuvola.....è sempre un piacere leggerti
tammy is offline  

 



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