hai perfettamente ragione,
hai colto una parte di me che cerco ancora di superare.

In quelle parole era la mia collera, il mio risentimento.

Ho sposato con l'innocenza ed il candore di una ventenne (di molti anni fa). Piena di speranze e di sogni. Con il solo desiderio di donarsi all'altro.

Ma l'altro non voleva le stesse cose che desideravo io.

Ma io lo amavo e per troppo tempo, con immense sofferenze, ho sopportato le sue violenze psicologiche e i suoi ricatti.
Alternava fasi di quiete a fasi di risentimento profondo nei miei confronti, distruggendomi lentamente e metodicamente.
Ancora lo giustifico dicendo che non lo ha fatto volontariamente, ma i risultati non cambiano.

Con il senno di poi oggi mi rendo conto che i segnali per accorgermi del suo modo di essere sono sempre stati evidenti ma io non ho mai voluto vederli. Avevo i miei sogni e li inseguivo, ogni tanto mi sembrava persino di averli ormai raggiunti ma poi fuggivano via ed io ricominciavo ad inseguirli.

Ora mi rendo conto che è stata una lotta contro i mulini a vento.

Certo, ho fatta tanta esperienza, ho imparato tanto, sono cresciuta molto. Ma spesso ho la sensazione che la montagna abbia partorito un topolino.

Credevo nell'amore ma Gesù ci ha anche detto "non date perle ai porci" ovvero non date quello che non vi viene chiesto, quello che l'altro non vuole o non può accettare, "affinchè non li calpestino e poi vi si rivoltino contro".
Tutto quel che ho dato mi si è rivoltato contro trasformato.

Fino al giorno in cui mi sono resa conto che l'altro aveva distrutto tutto quel che avevo. Ero rimasta un guscio vuoto che si muoveva e agiva nel mondo.

La collera più grande non è stata contro di lui ma contro me stessa che avevo permesso che accadesse.
Sarebbe bastato dire NO, ADESSO BASTA e la storia sarebbe stata scritta in altro modo.

Sto ricominciando, pian piano. Cerco di riportare un poco di calore dentro la mia anima. Ogni tanto, una folata di vento sembra spegnere il mio fuoco. Ma è solo un attimo, poi ritorno ad accudirlo.


Ti ringrazio immensamente per quello che hai scritto.
Un grande abbraccio
Mary

Penso di comprendere purtroppo molto bene cosa significhi riprendere la propria vita nelle proprie mani..
Ricominciare piano piano.. con una memoria pronta ad azzerare ogni nuovo passo.. come funesta falce sopra la nostra testa.. Dare "perle ai porci" vecchio e complicato detto.. forse sussurrato con l'ultimo fiato proprio dai ahimè i più fragili.. che con le loro perle legate a filo doppio come lenza solitaria in attesa di buona compagnia in una distesa di mare tanto immenso.. quanto deserto..

"lotta contro i mulini a vento" è la lotta con ciò che la nostra "ombra".. reclama!
La lotta è con noi stessi.. la più dura.. la più disastrosa.. la più sanguinaria..
Il nemico come uno specchio fuori di noi.. null'altro che uno specchio dove s'infrangono
le nostre forze senza radice.. No, non potevamo "scrivere in altro modo"..
Quello specchio era da infrangere.. l'unico in grado di riscrivere la nostra storia dalle radici..
Anche avessimo scelto forzatamente altra strada.. apparentemente (!) ci saremmo trovati
in un paesaggio molto, molto simile.. un eterno ritorno un cerchio impossibile a spezzarsi dal di fuori..(!)
Solo il devastante passaggio interno ci avrebbe fornito le chiavi per accedere all'uscita definitiva..
La nostra crescita, la nostra educazione primaria, la nostra fanciullezza contiene in sé ogni radice di quelle strade che obbligatoriamente dovremo percorrere, nel bene e nel male.. nessuna possibilità di deviare percorso.. nessuna possibilità di azzerare l'impronta d'appartenenza.. nessuna!
La strada verso la libertà.. è una lunga strada..
Non conosce scorciatoie.. ogni scorciatoia è vicolo cieco.. è possibilità di non ritorno all'eterno ritorno che cela in sé la chiave di uscita, di rinascita a nuova vita..
Radici.. ecco ciò che ci lega inesorabilmente ad un cammino!

L'esterno è un pretesto.. l'esterno non esiste sino a che l'interno non è stato ben sondato, raffrescato,
guarito..

Uccidere la strada disastrosa è uccidere con questa tutto ciò che resta di noi,
delle nostre radici, della nostra possibilità d'amare!
Dobbiamo scoprire quelle ferite, quell'amore distorto attraverso cui abbiamo imparato ad amare..
Se l'amore è rivestito di violenza, mancanza, umiliazione, sottomissione, negazione
dovremo fare i conti con quella nostra capacità di amare, di riconoscerci nell'amore-trappola,
nell'amore sadomasochista.. Non serve far finta di non esserlo! Non serve far finta di non amare,
di non cercare quell'acqua avvelenata.. Dovremo berla sino a riconoscere in noi quel vecchio veleno..
perché in quel veleno è il nostro antidoto.. la nostra possibile vittoria sul tempo!

Ed allora quando la nostra bocca sarà assetata da acqua pura
il veleno sarà semplicemente allontanato così come si fa di un sassolino sulla nostra strada!

Che la libertà sia sempre nostra consigliera!

Un abbraccio forte!

Gyta

Credevo nell'amore ma Gesù ci ha anche detto "non date perle ai porci" ovvero non date quello che non vi viene chiesto, quello che l'altro non vuole o non può accettare, "affinchè non li calpestino e poi vi si rivoltino contro".
Tutto quel che ho dato mi si è rivoltato contro trasformato.


Giustissimo Mary...