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Vecchio 17-02-2003, 12.39.26   #1
Rolando
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Messaggi: 855
La Verità

È stato detto tante volte in questo forum che: “nessuno può conoscere la Verità”.
Come volevo dire nella mia risposta a vesiche, questo è un paradosso, perché se questa affermazione fosse coretta significherebbe che in realtà è falsa !

Ma adesso voglio chiedervi:

1) Potete presentare alcuni motivi logici perché la Verità non esiste ?

2) Quando la realtà o l´universo esiste in modo tale che l´intelletto e la ragione dell´uomo hanno potuto svilupparsi al livello dove cominciamo a comprendere le leggi naturali ed le strutture della vita sia del microcosmo che del macrocosmo, questo non significa che c’è logica in tutto l´universo ? Non sono appunto questa logica della natura, con i suoi cicli o rotazioni di vari tipi, che costituiscono le fondamenta della nostra facoltà di percepire e capire la vita ?
Se l´universo e tutta la natura in cui viviamo fossero stato il caos, cioè completamente illogico, sarebbe allora stato possible che l´intelletto dell´uomo avrebbe potuto evolversi ?

Secondo me la natura, con le sue leggi fondamentali costituiscono l´origine dell´intelletto e della ragione dell´uomo. Incontrando queste leggi durante migliaia di vite l´uomo, e ogni essere vivente, sviluppano gradatamente i sensi e le facoltà percettive.

Poiché l´universo dunque è sottoposto delle leggi stabili, che non cambiano, deve anche essere possible conoscere queste leggi e con ciò raggiungere la vera conoscenza della realtà o della vita.
Questo era chiaro anche per Gesù quando diceva: “Chi cerca, trova”.
Ciao.
Rolando is offline  
Vecchio 18-02-2003, 16.30.41   #2
carmelo trippa
 
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bravo. così parla un vero cattolico
 
Vecchio 19-02-2003, 01.10.31   #3
r.rubin
può anche essere...
 
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Messaggi: 2,053
Mah!
r.rubin is offline  
Vecchio 19-02-2003, 08.42.17   #4
falcorum
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senza polemica

Citazione:
Messaggio originale inviato da carmelo trippa
bravo. così parla un vero cattolico

...e con il solo intento di essere costruttivi. Vorrei chiederti, Carmelo, se pensi che riferirsi a Cristo significhi essere Cattolici, o se riferirsi al Siddharta significhi essere Buddisti, o al Krisna Induisti.
un saluto,
falcorum
falcorum is offline  
Vecchio 19-02-2003, 12.51.26   #5
Fragola
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Faccio semplicemente un copia incolla

Faccio semplicemente un copia incolla proprio dalla Home Page di questo sito:
"Possiamo dare infinite interpretazioni
ad un riflesso confuso nell'acqua.
Ma l'immagine che da origine a quel riflesso,
è soltanto una."

Probabilmente è assolutamente vero che nessuno può conoscere pienamente la Verità, questo non significa però che la Verità non esiste.
Sto parlando di Verità e non di verità.
Ci sono piccole verità relative che dipendono dalle percezioni, dalla cultura, dalla proprio storia. E questo sono le infinite interpretazioni che possiamo dare di un riflesso sull'acqua.
Poi esiste ciò che da origine al riflesso e quello, forse, non possiamo mai arrivare a conoscerlo.

A seconda del nostro modo di essere, dal nostro livello di comprensione, percepiamo i riflessi in modo diverso. Ma quando una traccia sull'acqua campia leggermente aspetto ai nostri occhi, ecco, allora il cuore ci dice se quel piccolo frammento di comprensione ci avvicina o ci allontana da una comprensione più piena.
Fragola is offline  
Vecchio 19-02-2003, 13.19.17   #6
carmelo trippa
 
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Re: senza polemica

a falcorum

senza polemica: no, ma un vero cattolico avrebbe parlato proprio così. lo metti in dubbio?
 
Vecchio 19-02-2003, 13.42.05   #7
falcorum
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Messaggi: 66
non saprei, onestamente!

Citazione:
Messaggio originale inviato da carmelo trippa
a falcorum

senza polemica: no, ma un vero cattolico avrebbe parlato proprio così. lo metti in dubbio?

Forse si, non so! Forse no però. Ho conosciuto cattolici che parlavano da "atei" e non-cattolici che sembravano il riflesso di "Padre Pio". Alla fine penso involontariamente diamo troppe etichette e troppi significati a ciò che l'etichetta stessa vuol significare. A me piace il detto "essere e non apparire". Sono certo che condividi.
Con simpatia,
falcorum
falcorum is offline  
Vecchio 19-02-2003, 17.29.32   #8
visechi
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Messaggi: 1,150
La verità (minuscolo) .... questa è solo la mia!

E’ un vecchio pensiero, non ho avuto alcuna voglia di modificare alcunché; parla dell’incapacità umana di riuscire a scandagliare, con la luce della mente, quanto di conoscibile, terreno o ultraterreno, vi sia nell’UNIVERSO (tutto ciò che ci circonda). Forse qualcuno lo conosce già. Non so neanche se sia minimamente razionale o solo frutto di un’uscita di testa. E’ un po’ lungo. Nel caso, sarei in grado di postarne anche un altro, forse più comprensibile e breve … non ricordo bene.
I commenti, sempre ben accetti, a chi volesse.



Polluzione notturna N° 1:


Pessima giornata … è piovuto tutto il giorno … giornata uggiosa

SCORIE MENTALI

E’ noto che il processo percettivo compiuto dai nostri organi sensoriali, senza che noi ce ne rendiamo conto, e quello elaborativi, ad esso connesso, attuato, sempre meccanicamente, dalle cellule neuronali del cervello, siano processi integrati atti a fornirci figurazioni della realtà fenomenica percepita le più fedeli possibili.

Potremo definire "percezione" i due processi integrati appena citati.

Sempre per semplificare il concetto che andrò ad esporre, potrei stabilire di chiamare l’oggetto della "percezione" o il complesso degli eventi della realtà che colpisce i miei sensi e che io, senziente o meno, sottopongo ad elaborazione: "universo percettibile" o, secondo i casi, "universo percetto".
E’ innegabile, se non altro perché empiricamente dimostrato e dimostrabile, che "l’universo percetto", a causa di talune interferenze ascrivibili o meno al soggetto percepente, differisca spesso, anche notevolmente, "dall’universo percettibile". In altre parole, la raffigurazione che noi ricaviamo dall’osservazione della realtà ("universo percetto"), spesso non coincide con l’essere fenomenologico percepito ("universo percettibile").

UN CLASSICO ESEMPIO 1:
Le illusioni ottiche:
due linee perfettamente parallele possono essere percepite come divergenti se inserite in un contesto fuorviante; o tanti, tantissimi altri esempi utilizzati dalla psicologia cognitiva.

Tale circostanza, per quel che se ne sa, è ascrivibile, in taluni casi, alla fallacità e/o limitatezza dei nostri organi sensoriali, altre volte è imputabile al processo elaborativo compiuto dall’uomo; in entrambi i casi, in ogni modo, sempre ad una qualche carenza della "percezione" (per semplicità ho compendiato nella "Percezione" tanto l’azione del cervello, l’elaborazione, che l’atto di percepire, attività tipica dei nostri organi sensoriali). Da quanto precede, se condiviso, ne deriverebbe un prodotto, frutto della "percezione", "altro" rispetto al modello originale. Io definirei questo "altro" col termine: "degenerato".

DIGRESSIONE 1:
come in un sogno (forse un incubo). Noi abbiamo ora due realtà diverse fra loro ma che raffigurano il medesimo oggetto o fenomeno. L’una, immanente, la REALTA’ e l’altra una sua derivazione che è, sì simile alla generatrice, ma non completamente uguale ad essa, quindi una degenerazione della stessa.

Procedendo in queste definizioni, assolutamente arbitrarie nella terminologia, effettuando un’ipotetica somma algebrica che possa dar la misura delle differenze (fosse mai possibile? Nel mondo onirico tutto è possibile), direi anche che quanto residua fra modello originale ed "universo percetto", dopo l’operazione matematica di cui sopra, possa chiamarsi "precipitato".

DIGRESSIONE 2:
sempre nello stesso sogno. Sovrapponiamo i due fenomeni. Essi saranno coincidenti nella misura in cui "l’universo percettibile" e quello "percetto" saranno corrispondenti e coincidenti; ciò che non concorda, immaginiamo si sgretoli, si sgrani, si polverizzi. Nel polverizzarsi, privo di sovrapposizione, precipita.

In alcuni casi, noi assistiamo all'evidente manifestarsi di fenomeni che non riusciamo a percepire senza l’ausilio di attrezzature o apparecchi atti a coglierli.

UN CLASSICO ESEMPIO 2:
quante volte abbiamo assistito o sentito del cane che corre incontro al suo padrone in apparente assenza di richiamo? Ultrasuoni, signori, nessuno sostenga che non esistono.

In pratica, talora si è spettatori di reazioni (il correre del cane) in apparente assenza di fenomeni atti a provocarle. Questo evento è dovuto, esclusivamente, alla differente sensibilità che hanno i nostri organi rispetto a quelli di taluni animali.
Sempre con la stessa arbitrarietà che ha contraddistinto l’intero mio intervento, per contrapposizione, definirei quest’assenza "universo impercetto".
"Ho già provato a spiegare, in un mio precedente intervento, la possibilità che coesistano, nello stesso istante e nel medesimo luogo, due realtà differenti, ambedue oggettive e allo stesso tempo soggettive ed entrambe generate dal medesimo "universo percettibile".

Vorrei, ora, provare a fare la conoscenza più da vicino sia del "precipitato", che del "degenerato", senza scordare "l’universo impercetto". E’ mia intenzione, sempre che non esca completamente di testa, coglierne l’essenza ed analizzarla, al fine di tentare di offrire alla mia attività onirica, a questa polluzione, una via di fuga che le consenta di comprendere, se sarà possibile, un motivo razionale delle differenti decodificazioni della realtà esistenti e, se la Fortuna ci assiste, proporre una soluzione ai conflitti logici esistenti (ma guarda la presunzione!).

Ho già parlato del "precipitato", del "degenerato" e de "l’universo impercetto", non so se sono stato sufficientemente chiaro nel cazzeggiamento, ma sono questi i costituenti de "l’universo mondo" che, a mio avviso, devono essere presi in esame per giungere ad un approdo che, a questo punto, mi salvi almeno la faccia.
Ciascun uomo - fermiamoci a lui, il resto agli animalisti - che definirei: "strana amalgama, non so quanto sapiente, di molteplici pulsioni e terrificanti forze", è un animale misterioso costantemente posto sotto analisi; multiforme e non ripetibile in quanto individuo (speriamo che continui ad esserlo); formato e costituito da materiale sì sempre uguale ma, presumibilmente, "montato" eternamente in maniera originale, per cui non è dato conoscere individuo che ragioni, viva, pensi e che in definitiva SIA uguale ad un altro. Fin qui nessuna novità.
"Molteplici pulsioni". Da questa definizione ripartirei. L’uomo non è solo materia; non so per quale oscuro incompreso evento, si muove ed è spinto tanto dalla forza motrice prodotta dai propri muscoli, tanto dalla forza psichica (benzina) generata dal suo cervello, impalpabile ed invisibile, se non negli effetti che produce (non so e non voglio sapere, almeno in questa fase, se in questo fatto vi sia l’intervento, diretto od indiretto, di qualche entità sovrannaturale - qualcuno sostiene di sì). Posto che non sono sotto esame, almeno nelle mie intenzioni, i muscoli e gli organi, andrei ad analizzare di quale sostanza sia fatto il "contenuto" del "precipitato" e de "l’universo impercetto". A tal fine, coerentemente al ragionamento sviluppato in precedenza, non posso far altro che asserire, con qualche titubanza, che entrambi sono la parte de "l’universo mondo" (la Realtà … quella Assoluta) non percepita e, quindi, sempre arbitrariamente, raggrupperei questi due termini in un’unica categoria nominata con un termine univoco: la "assenza umana".


continua
visechi is offline  
Vecchio 19-02-2003, 17.31.42   #9
visechi
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Messaggi: 1,150
La sapienza! Boh?

DIGRESSIONE 3:
credo di poter capire di essere giunto quasi all'alba, in prossimità della conclusione di questo viaggio onirico nel corso del quale ho avuto occasione di scaricare le "scorie della mia mente"; ma il sogno non si è ancora concluso.

La "assenza umana" è, quindi, la sintesi, arbitraria, di quanto esistente ne "l’universo mondo" e che, per inadeguatezza dei ricettori o del processo elaborativo, non è avvertita dal soggetto percepente (l’UOMO). In ultima analisi, la parte della realtà "normalmente" preclusa all'uomo senza l’ausilio di tecnologie appropriate e quella parte non avvertibile fintanto che i medesimi mezzi tecnici o le facoltà speculative, ingigantite dal progresso tecnologico, non lo renderanno possibile.

Tale "assenza umana" ha una conformazione, a parer mio, alquanto stratificata. Infatti, riterrei vi siano strati raggiungibili con l’ausilio di semplici mezzi tecnici (apparecchi per misurare gli ultrasuoni etc…), altri con attrezzature più complesse (le stelle, i pianeti etc…), altri non ancora raggiungibili (la visione o comprensione del momento preciso del Big Bang). Se sarà possibile ottenere una chiara e coerente (forse) raffigurazione del contenuto dei primi strati, impossibile sarà, almeno al momento, ottenerne una altrettanto fedele per l’ultimo (Dio … Big Bang etc…).
Trattasi di uno strato inarrivabile per l’apparato sensoriale o speculativo dell’animale Uomo.

Vorrei proseguire nella denominazione arbitraria di quanto incontriamo man mano che procediamo, nel sofisma, per appellare quest’ultimo strato "assenza ultima".

Complicazione:
Se a "l’assenza ultima" noi dovessimo aggiungere anche il "degenerato", altra componente de "l’universo mondo", cosa otterremmo?

UN PASSO INDIETRO 1:
Non possiamo dimenticare che la nostra analisi ci ha condotto a prendere contatto con il "degenerato" la cui sostanza costitutiva è la percezione alterata della realtà circostante (Illusioni ottiche, etc…).

In un ipotetico mondo in cui fosse possibile effettuare la somma di elementi non percepiti e mai percettibili ("assenza ultima") e di ingredienti mal percepiti o erroneamente elaborati ("degenerato"), in pratica un’ipotetica somma di chiodi e galline (nel mondo onirico tutto è possibile… questo l’ho già detto?), noi avremmo raggiunto una qualificazione della realtà composta da "assenza ultima" e "degenerato" che, sempre arbitrariamente, decreto si compendino in "CAOS".

DIGRESSIONE 4:
tranquilli, siamo al risveglio, una doccia scaccerà via la sensazione di violenza che, presumo, dovrebbe avervi colto se siete riusciti a resistere fino ad ora senza provare conati di vomito.

Il "CAOS" è il luogo (onirico?) in cui precipita ogni ragionamento circa "l’universo mondo" e la Realtà Assoluta che lo circonda. E’ composto da frazioni di realtà (esistente) non percettibile dall’Uomo, e da altri brandelli della medesima realtà in una qualche misura raffigurata in maniera alterata. Quanto ampia, estesa e consistente sia questa zona del mondo onirico è un altro dei frammenti che compongono e costituiscono il "CAOS" che, in quanto tale, non è conoscibile o misurabile.

Abbiamo, forse, definito il "Caos" ed abbiamo sostenuto che questa sezione de "l’universo mondo" è inavvicinabile. Abbiamo, però, scordato o relegato in secondo piano, la porzione del medesimo luogo onirico rappresentata dagli strati sottostanti de "l’assenza umana", quelli che, per intenderci, precedono "l’assenza ultima".

UN PASSO INDIETRO 2:
Si tratta della o delle sezioni (per semplicità concedetemi di usare il singolare) costituita da Realtà, da "universo percettibile" (per tornare all'originaria definizione) non esperibile dall’uomo senza l’ausilio di attrezzature tecnologicamente più o meno avanzate (…).

E’ in questa sezione de "l’universo mondo" che si sviluppa il dibattito scientifico, filosofico, spirituale (…) che tanto appassiona gli uomini (anche noi del forum), fonte di continue discussioni e dibattiti che spesso sfociano in liti più o meno violente, se non addirittura in sanguinose guerre (basti pensare ai conflitti connaturati alla diversa percezione della religione e spiritualità).

Mi sembra di poter affermare di esser giunto alla conclusione del mio viaggio. Sono, forse, riuscito ad arrivare all'individuazione razionale (quanto me lo direte voi) dell’area che io chiamerei del "conflitto umano" e sono anche riuscito a determinare che tale area è connaturata alla "percezione" che, a sua volta, è processo irrinunciabile che ci conduce all'’Uomo e alla sua essenza e da questo inscindibile. Starei per dire che il conflitto, il CAOS, l’inconoscibile, la vulnerabilità e quant’altro, siano elementi caratterizzanti e qualificanti dell’uomo che appunto è immerso in una realtà che, non so se per volere di un qualche Dio (forse burlone), è come raggiunta da un’unica luce, ma essendo "l’Universo mondo", ovviamente con l’Uomo al suo interno, posto in maniera tale da essere illuminato da questa fonte di luce solo irregolarmente, tanto da non rendere possibile che tutti i suoi angoli, spazi e strati ottengano la stessa quantità di luce, per cui abbiamo:

una zona assolutamente esposta alla luce (Realtà sperimentabile direttamente dall’Uomo e in quanto tale non posta in discussione - il fuoco brucia);
una zona in leggera o accentuata penombra (la teoria della stratificazione ci consente anche di ipotizzare diverse e sempre più complesse zone di penombra … Realtà non sperimentabile direttamente dall’uomo … l’esistenza dei buchi neri, gli ultrasuoni…);
un altro sobborgo della medesima metropoli posto completamente in ombra, in cui i nostri occhi (quelli della mente) non possono arrivare e che è origine di tante sublimi speculazioni e di tanti eccelsi pensieri (basti pensare alle diverse, poetiche, incredibili raffigurazioni dell’Infinito che si è creato l’Uomo nel corso della sua esistenza).
E’ ovvio che tale concezione esclude la possibilità di ricomporre i conflitti e non ammette alcuna soluzione ai problemi e dubbi che avvolgono l’agire umano.

Ho finito! Il sogno si è interrotto.
Osservo questa mia polluzione notturna, questa "scoria della mente" e non so proprio cosa farne:
Che se ne farà mai la gente di tanto pattume?
Comunque, oggi è un altro giorno.


Ho replicato questo lungo post solo perché il discorso sulla Verità/verità è stato più volte affrontato. E’ evidente che il tema appassiona.

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 19-02-2003, 17.56.30   #10
tammy
Nuovo iscritto
 
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Data registrazione: 03-04-2002
Messaggi: 1,287
www.riflessioni x fragola

il versetto che citi all'inizio del tuo post è quello che leggo sempre quando mi collego a forum riflessioni.it
leggendolo, quello che ho sempre pensato o sentito, è l'immagine riflessa di me stessa, anche confusa, ma l'immagine che riporterà sarà sempre una, cioè la mia.
il mio pensiero: la mia verità sono io sola e nessun altro.
la verità (spirituale, la consapevolezza di sè,) sono io, per me stessa e nn per altri.
Poche parole, dette bene, valgono più di centinaia di pagine vuote.
E' buffo come poche parole possano far riflettere senza essere colti. L'ermetismo è ciò che, anche nella poesia prediligo. E' l'immediatezza del messaggio e la fantasia nell'interpretazione, per ciò che a te sola dice.

ciao, ciao
tammy is offline  

 



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