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Testi per riflettere

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Le grandi domande

Capitolo tratto da: Bleep Ma che… Bip… Sappiamo Veramente!?
What the Bleep do We Know? William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente

- Macro Edizioni, 2006

 

Porsi questi profondi interrogativi apre le porte a nuovi modi possibili di esistere nel mondo. Porta una ventata di aria fresca. Rende la vita più gioiosa. Il vero trucco nella vita non è conoscere i segreti, bensì essere nel mistero.   FRED ALAN WOLF

 

Che Cos’è una Grande Domanda?
Perché dovremmo preoccuparcene?
Che cos’è che la rende Grande?

 

Mettiamo che un’astronave atterri vicino a voi sul tavolino del bar (hanno forse importanza le dimensioni?), e che dentro ci sia Il libro universale di tutte le cose. E voi potete fare una domanda. Che domanda fareste?
Può sembrare un po’ sciocco, ma vale la pena pensarci. Concedetevi un minuto per farlo. Che domanda fareste? Può riguardare qualsiasi cosa. Avanti, scrivetela in un diario.
Adesso mettiamo che Il Libro in questi giorni si senta un po’ sottoutilizzato e vi venga concessa una domanda extra. Pensate a qualcosa per cui provate semplice curiosità. Può darsi che vi chiediate se Elvis è ancora vivo, o dove avete lasciato le chiavi della macchina. Qualcosa che stuzzichi la vostra fantasia. Scrivete anche questo.
A questo punto Il Libro si sente un po’ esaurito, è diventato Il libro universale di tutte le cose facendo le domande poste da tutti e ricevendo risposte reali. E così, la domanda per voi (la cui risposta sarà aggiunta nel Libro) è: Qual è l’Unica Cosa che conosci con certezza?

 

Le Grandi Domande - L’apriscatole della coscienza

A parte i pochi come Fred Alan Wolf (citato a inizio pagina), chi mai ci incoraggia a fare domande? Eppure, la maggior parte di quelle grandi scoperte e rivelazioni tanto care alla nostra società sono il risultato dell’aver posto domande. Quelle cose, quelle risposte, che studiamo a scuola sono derivate da domande. Le domande sono il precursore, o la causa prima, in ogni ramo della conoscenza umana.
Il saggio indiano Ramana Maharshi diceva ai suoi studenti che la via dell’illuminazione si riassumeva nell’interrogativo: «Chi sono io?». Il fisico Niels Bohr chiedeva: «Come può un elettrone spostarsi da A a B, senza mai passare nello spazio tra i due?».
Queste domande ci aprono a quello che prima non conoscevamo. E sono veramente l’unico modo di arrivare là, dall’altra parte dello sconosciuto.
Perché fare una Grande Domanda? Fare una Grande Domanda è un invito all’avventura, a un viaggio di scoperta. È entusiasmante partire per una nuova avventura; c’è la grande gioia della libertà, la libertà di esplorare territori nuovi.
Allora, perché non ci facciamo queste domande? Perché porsi interrogativi apre la porta al caos, allo sconosciuto e all’imprevedibile.
Nell’istante in cui vi fate una domanda di cui non conoscete davvero la risposta, vi aprite a un campo di possibilità infinite. Siete disposti a ricevere una risposta che potrebbe non piacervi, o con cui potreste non essere d’accordo? E se vi mettesse a disagio, o vi conducesse al di fuori della zona protetta che vi siete costruiti, in cui vi sentite al sicuro? E se la risposta non fosse quella che volete sentire?
Per fare una domanda non servono muscoli, serve coraggio.
Adesso esaminiamo che cos’è che rende Grande una domanda.
Una Grande Domanda non deve per forza provenire da un libro di filosofia, o riguardare i Grandi Problemi della Vita. Una Grande Domanda per voi potrebbe essere: «Che cosa accadrebbe se decidessi di ritornare all’università per laurearmi in un nuovo ambito?» o «Devo forse ascoltare quella voce che continua a dirmi di andare in California o in Cina?», oppure «È possibile scoprire che cosa c’è dentro a un neutrino?». Porvi uno qualsiasi di questi interrogativi e migliaia di altri potrebbe cambiare la direzione della vostra vita. Ecco quando una Domanda è Grande: quando può cambiare la direzione della vita.
E così, ancora una volta, perché non le facciamo? La maggior parte della gente preferisce rimanere nella sicurezza del conosciuto piuttosto che andare in cerca di guai. Anche se vanno a sbattere direttamente contro una domanda, molto probabilmente se la danno a gambe, ficcano la testa nella sabbia o si mettono subito a fare qualcos’altro.
Per la maggior parte di noi, è necessaria una grave crisi perché sorgano le Grandi Domande: una malattia che metta a rischio la nostra vita, la morte di una persona cara, il fallimento di un lavoro o di un matrimonio, uno schema di comportamento reiterato che provoca addirittura dipendenza e da cui semplicemente vi sembra di non riuscire a liberarvi, o la sensazione che sia impossibile sopportare la solitudine per un’altra giornata. In momenti del genere, le Grandi Domande vengono a galla dalle profondità del nostro essere ribollendo come lava incandescente. Questi interrogativi non sono esercizi intellettuali, ma grida dell’anima. «Perché io? Perché lui? Che cosa ho sbagliato? Dopo quello che mi è successo, la vita varrà davvero la pena di essere vissuta? Come ha potuto Dio lasciare che questo accadesse?».
Se potessimo trovare la stessa passione per fare a noi stessi una Grande Domanda riguardo alla nostra vita in questo momento, mentre non c’è nessuna crisi imminente, chissà che cosa potrebbe accadere.
Come ha detto il dottor Wolf, fare una Grande Domanda può dischiudere nuovi modi di esistere nel mondo. Può essere un catalizzatore per la trasformazione. Per crescere. Crescere ancora di più. Andare oltre.

 

La gioia di fare domande

Vi ricordate quando avevate cinque anni e continuavate a chiedere: «Perché?». Può darsi che dopo un po’ i vostri genitori abbiano pensato che lo facevate solo per farli impazzire, ma voi volevate davvero sapere! Che cos’è successo a quel bambino di cinque anni?
Riuscite a ricordare il bambino di cinque anni che eravate?
Riuscite a sentirlo? È importante, perché quando avevate cinque anni vi piaceva essere in mezzo al mistero. Vi piaceva voler capire le cose. Vi piaceva il viaggio. Ogni giorno era pieno di nuove scoperte e nuove domande.
E allora, qual è la differenza tra allora e adesso?
Buona domanda!
Il divertimento e la gioia della vita stanno nel viaggio. Nella nostra cultura, siamo stati condizionati a considerare il “non sapere” come qualcosa di inaccettabile e negativo, una sorta di fallimento.
Per superare il test, dobbiamo conoscere le risposte. Ma anche quando si arriva alla conoscenza effettiva delle cose concrete, ciò che la scienza non sa supera di gran lunga quello che sa. Molti grandi scienziati hanno indagato il mistero dell’universo e della vita sul nostro pianeta, e hanno detto con franchezza: «Sappiamo ben poco. Più che altro abbiamo molti interrogativi». Questo è certamente vero per gli eminenti pensatori che abbiamo intervistato.
Nelle parole dello scrittore Terence McKenna: «Man mano che i falò della conoscenza si fanno più brillanti, sempre più l’oscurità viene rivelata ai nostri occhi sgomenti».
E ancor più difficile è dare a una risposta precisa alla domanda: «Qual è il significato e lo scopo della mia vita?». La risposta alle Grandi Domande come questa può emergere soltanto dal viaggio della vita. E possiamo raggiungerla soltanto attraverso la via del non sapere; o forse dovremmo dire, del non sapere ancora. Se pensiamo sempre di conoscere la risposta, come potremo crescere?
Fino a che punto saremo aperti per imparare?
Un professore universitario andò a far visita al maestro Nan-in per interrogarlo a proposito dello Zen. Ma invece di ascoltare il maestro, lo studioso continuava a esporre le sue idee personali.
Dopo averlo ascoltato per un po’ di tempo, Nan-in servì il tè. Dopo aver riempito la tazza del visitatore, continuò a versare. Il tè traboccò dalla tazza, riempì il piattino e colò sui pantaloni dell’uomo finendo sul pavimento.
«Non vedi che la tazza è colma?» esplose il professore.
«Non ce ne sta più!».
«Proprio così», replicò tranquillamente Nan-in. «E come questa tazza, tu sei colmo delle tue idee e opinioni personali. Come posso mostrarti lo Zen se prima non svuoti la tua tazza?».
Svuotare la tazza significa far spazio per le Grandi Domande.
Significa essere aperti, ricondizionarci in modo da poter accettare, per il momento, di non sapere. È da qui che sorgerà una conoscenza più grande.

 

SI PUÒ ANCHE NON CONOSCERE LA RISPOSTA

Un po’ di tempo fa mia nipote sedicenne mi inviò una lunga e-mail. La sostanza era: «La vita fa schifo. Ogni giorno vedo mio padre tornare a casa dal lavoro completamente a terra.
Non voglio rimanere intrappolata nella corsa al successo, ma non vedo alcuna possibilità per evitarlo. È questa la vita? A che cosa serve? Tanto varrebbe spararmi e morire».
«Christina», le risposi, «puoi pensare che questa non sia una grande risposta, ma sono fiero di te. Non posso dirti che risolverai il tuo dilemma e troverai La Risposta. So che vuoi delle risposte, ma a volte la vita non le fornisce immediatamente.
Ma stai facendo le domande giuste, ed è questo che conta».
— WILL

 

Siete in buona compagnia

Gli esseri umani si sono posti Grandi Domande per migliaia di anni. Ci sono sempre stati uomini e donne che hanno guardato intensamente le stelle meravigliandosi di fronte a quel mistero, o hanno osservato il modo in cui vivevano le persone intorno a loro pensando: «Non c’è nient’altro nella vita oltre a questo?».
Gli antichi filosofi greci meditarono e discussero le Grandi Domande. Alcuni, come Socrate e Platone, si chiedevano: «Che cos’è la bellezza? Che cos’è la bontà? Che cos’è la giustizia? Qual è il modo migliore per governare una società? Quali sono le persone adatte a governare?».
Gli insegnanti religiosi, i maestri mistici e spirituali come Buddha, Lao-Tzu, Gesù, Maometto, San Francesco, Meister Eckhart, Apollonio di Tiana e molti altri, all’interno di tutte le tradizioni del mondo, hanno posto Grandi Domande.
Le persone che hanno una mente scientifica hanno sempre fatto domande. Come funziona? Che cosa c’è dentro? Le cose sono davvero come sembrano? Da dove viene l’universo? È la Terra il centro del sistema solare? Esistono delle leggi e dei modelli alla base di quello che accade nella vita quotidiana? Qual è il collegamento tra il mio corpo e la mia mente?
Per i grandi scienziati della storia, queste domande suscitano una passione per la comprensione che va al di là della curiosità. Non sono semplicemente curiosi, bensì hanno bisogno di sapere!
Quando Albert Einstein era ragazzo, si chiedeva: «Che cosa accadrebbe se andassi in bicicletta alla velocità della luce e accendessi il fanalino: uscirebbe luce?». Si ridusse quasi alla follia a furia di chiederselo per dieci anni, ma da quella risoluta ricerca derivò la teoria della relatività. Questo è un grande esempio del porsi una domanda e rimanerle fedeli per anni, nello sconosciuto, fino ad arrivare a una visione della realtà completamente diversa.

 

Infrangere i paradigmi

Una delle cose che rendono grande la scienza è la premessa che quello che essa pensa di sapere oggi verrà probabilmente dimostrato falso domani. Le teorie del passato sono servite come piattaforma per salire più in alto, come intendeva Sir Isaac Newton quando affermò: «Se ho avuto il privilegio di vedere più lontano degli altri, è perché mi ergevo sulle spalle di giganti».
È soltanto facendo domande, sfidando le presupposizioni e le “verità” date per scontate in un qualsiasi periodo, che la scienza progredisce. E se questo risultasse vero anche per quanto riguarda la nostra vita personale, la nostra crescita e il nostro progresso individuale?
E, pensate un po’, è proprio vero. Quando vi libererete dalle presupposizioni che avete riguardo a voi stessi, crescerete più di quanto abbiate mai reputato possibile.

 

Fatene tesoro

Meditare sulle Grandi Domande è un modo meraviglioso per trascorrere del “tempo di qualità” con la vostra mente. Quand’è stata l’ultima volta che avete condotto la vostra mente a fare una corsa selvaggia nel mistero? O che avete provato ad arrivare dall’altra parte dell’Infinito?
Fare domande ha anche un enorme valore pratico. È la porta del cambiamento.
Per esempio: non vi chiedete mai, come Joe Dispenza: «Perché continuiamo a creare la stessa realtà? Perché continuiamo ad avere le stesse relazioni? Perché continuiamo a trovare gli stessi lavori? In quest’infinito mare di potenziali che esiste intorno a noi, perché continuiamo a ricreare sempre le stesse realtà?».
Oppure, nelle parole di Einstein, una delle definizioni della follia è continuare a fare ripetitivamente sempre le stesse cose aspettandosi un risultato diverso.
È qui che entrano in gioco le Grandi Domande. Sono Grandi perché ci aprono a una realtà più grande, a una prospettiva più grande, a opzioni più grandi. E ci giungono sotto forma di Domande perché provengono dall’altra parte del Conosciuto. E arrivare là vuol dire cambiare.

 

Pensateci un po’ su …

Nota: ad alcune di queste domande molti di noi possono rispondere facilmente. Ma l’inghippo sta nel non considerare soltanto ciò che è ovvio, bensì anche ciò che non è ovvio: il subcosciente. Quel luogo dove non andiamo a guardare molto spesso, se mai lo facciamo. Quando studiate queste domande, ricordatevi di guardare fino in fondo a voi stessi.
Pensate alle cose che potreste aver acquisito quand’eravate giovani. Come la paura, per esempio: la paura dei cani penetra attraverso la vostra coscienza in qualche altro modo? Prendetevi un po’ di tempo. Non c’è nessuno in fondo alla stanza con un cronometro!

• Ricordate le prime tre domande all’inizio del capitolo? E adesso quali sono?

• Un’astronave atterra accanto a voi, e dentro c’è Il libro universale di tutte le cose. Ricevete in omaggio un’altra domanda, una domanda.
Qual è?

• Ed ecco l’omaggio extra: siamo di nuovo al punto di partenza? O siamo andati avanti?
Ricordatevi di queste domande mentre leggete il libro. Sono destinate a evolvere con voi. Questa è la parte divertente! Tenete un diario in modo da poter osservare la vostra evoluzione personale e ricordare.

Tutte le grandi cose si ottengono a cuor leggero!
— Ramtha

 

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