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Testi per riflettere

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Manuale di Epitteto

- (Encheiridion)

Versione curata da Claudio Buffa.

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34) COME SI POSSONO VINCERE LE PASSIONI

Se concepirai nella mente un'immagine voluttuosa, non ti far trasportare subito da essa, ma fa, per modo di dire, che la cosa aspetti un momento, e comanda a te stesso un poco di indugio. Poi pensa a tutta la situazione che si può verificare prima e dopo che tu avrai soddisfatto quella voluttà, e se poi essa non ti faccia pentire e vergognare con te stesso; e viceversa, al piacere che proverai nel riscontrare che riesci a resistere ad un impulso di questo tipo e le lodi che riceverai da te stesso. E quando verrà il tempo opportuno per fare quella cosa, cerca di non farti vincere dalla piacevolezza di quell'atto, né da quelle lusinghe, né dal dolce di quella cosa, ma pensa quanto sarà meglio, se tu sarai consapevole di te stesso, nell'aver ottenuto questa così bella vittoria.

 

35) NON SI DEVE NASCONDERE IL NOSTRO OPERATO

Quando farai una cosa che tu abbia considerato e giudicato di dover fare, non nasconderti per non farti vedere dagli altri, anche se il più delle persone dovessero interpretare sinistramente il tuo operato. Ciò perché o tu agisci male, e allora per paura nascondi il tuo operato; o fai bene, e allora che timore hai tu di coloro che ti riprenderanno a torto?

 

36) NELLE NOSTRE AZIONI DOBBIAMO RICONOSCERE CIO' CHE CONVIENE AL CORPO E CIO' CHE CONVIENE ALL'ANIMA

Facciamo un paragone: o é giorno o é notte. Quando sono presi separatamente, affermano ed hanno grande forza, se sono invece presi insieme, tutto il contrario. similmente quando si é a casa e si prende una grande porzione di cibo, sta bene ed è molto acconcio, per il proprio corpo; ma quando si è invitati a un pranzo, fare nello stesso modo sconviene e non é a proposito. Pertanto quando sei invitato da un amico, non guardare a soddisfare il tuo stomaco ma soprattutto come devi comportarti nei riguardi di chi ti ha invitato.

 

37) NON CERCARE DI ESSERE DIVERSO DA QUELLO CHE SEI

Se comincerai a fare una parte che non é attinente alla tua natura per prima cosa non vi riuscirai bene, e di poi avrai lasciato indietro ciò che avresti potuto sostenere con bravura.

 

38) IL PASSO FALSO

Nello stesso modo in cui per la strada stai attento a non calpestare un chiodo o ad evitare una buca, così devi aver cura di non fare pregiudizio alla parte principale di te stesso. E se altrettanto osserveremo in ogni nostro atto, faremo ogni cosa più accuratamente.

 

39) LA MISURA DELLA PROPRIETA’

Per tutti il proprio corpo é la misura del nostro avere, proprio come la scarpa per il piede. Per tanto se ti conterrai dentro i termini di quello che é richiesto alla tua persona, tu serberai la misura, mentre invece se tu l'oltrepasserai, andrai da allora in poi precipitando senza fine come in un precipizio. Non altrimenti con la scarpa, se sorpassi l'uso proprio di essa, prima diventerà dorata, poi di porpora, poi ricamata, infine ingioiellata. Ciò perché al di là della misura non c 'é limite alcuno.

 

40) DELL’EDUCAZIONE DELLA DONNA

Le donne cominciano ad essere considerate dagli uomini, solo quando cominciano a "formarsi". Sicché vedendo che non possiedono nessun altro pregio se non quello che si riferisce al sesso... si danno ad acconciarsi e ornarsi, e a riporre ogni loro speranza in tale studio. Per cui bisogna aver cura che si accorgano che le si ha in pregio solamente quando si dimostrino costumate, vereconde e caste.

 

41) DELLA CURA CHE SI DEVE AVERE PER IL PROPRIO CORPO

L'occuparsi eccessivamente degli interessi del corpo, cioè a dire agli esercizi fisici, al mangiare, al bere, alle necessità naturali, alla sessualità, é segno di piccola indole. Queste cose si devono fare come di passaggio, e tutto lo studio deve essere rivolto alla costruzione di se stessi.

 

42) SOPPORTARE COLORO CHE CI FANNO DEL MALE

Quando qualcuno con parole o azioni ti offende, ricordati che egli parla ovvero opera così, pensando che questo sia un suo diritto e che faccia bene. Ora é indubbio che lui non agisce nella maniera conforme alla tua, ma conforme alla sua. Per cui se lui fa una cosa errata, il danno é il suo e non degli altri, cioè a dire il danno é di colui che s'inganna. Per esempio se qualcuno trova falsa una verità, non é la verità che ne soffre, ma colui che l'ha mal compresa. Ragionando in questa maniera, stai tranquillo con colui che ti oltraggerà, perché ogni volta potrai dire a te stesso: credeva fosse bene fare così.

 

43) LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA

Ogni cosa ha, per modo di dire, due facce: a prenderla dall'una si sopporta, dall'altra no. Se il fratello ti farà un'ingiuria non prendere la cosa in modo che tu dica: egli mi ha fatto ingiuria, perché questa é la faccia che non si sopporta; ma prendila dall'altra faccia e parlati così: é mio fratello, é stato nutrito ed é cresciuto insieme a me condividendo molte mie storie; se la prenderai da questo lato allora si può sopportare.

 

44) NON SI DEVE CONFONDERE SE STESSO CON CIO’ CHE SI POSSIEDE

Quando uno dice: sono più ricco di te, perciò sono migliore di te; sono più istruito di te, perciò sono superiore a te; sono indubbiamente argomentazioni che non reggono. Chi dicesse invece: sono più ricco di te, perciò ho più roba di te; sono più letterato di te, per cui la mia cultura é superiore alla tua; questa sì, sarebbe un'argomentazione che reggerebbe meglio. Ma tu non sei né roba né cultura.

 

45) COME SI DEVONO GIUDICARE GLI ALTRI

Uno si laverà in fretta. Non dire: egli si lava male; ma: si lava in fretta. Un altro berrà molto vino. Non dire: beve male; bensì: beve molto vino. Perché come puoi sapere se quelli fanno male, prima ancora di aver considerata e stabilita l'opinione che prenderai? In questo modo non ti capiterà di ricevere un'impressione, e giudicare secondo un'altra.
(nota dai Discorsi di Epitteto: "Ciò che é bene, lo si é fatto pensando al bene; ciò che é male, pensando al male. Finché non conosci l'idea secondo la quale si é fatta una cosa, non biasimare l'azione di chi l'ha fatta.")

 

46) NON BISOGNA PROFESSARSI FILOSOFO, MA ESSERLO

Non darti mai il titolo di filosofo, e tra la gente comune non voler entrare in ragionamenti di dottrina speculativa se non in qualche rara occasione, cerca invece, in quei momenti, di agire seguendo i principi della tua dottrina. A titolo di esempio, in un convito non stare a discorrere come si debba mangiare, ma mangia come credi si debba mangiare. Ricordati che fu agendo in questo modo che anche Socrate allontanò da sé ogni ostentazione. Venivano da lui ora una persona ora un'altra, chiedendogli di introdurli ora da questo ora da quell'altro maestro di filosofia, e lui li portava dove loro volevano. Faceva vedere così come non gli interessasse di essere considerato e lasciato in disparte. Dunque, poniamo che, tra persone comuni cadesse per caso il discorso su argomenti di materia speculativa; a te converrà di rimanere silenzioso. Perché altrimenti correresti il grande rischio di dire cose che tu ancora non hai fatto tue. E se qualcuno ti dicesse che tu non sai nulla, e nonostante ciò non te ne sentirai offeso, allora sappi che tu cominci a fare frutto. Non vedi che le pecore non portano al pastore l'erba per fargli vedere la quantità di ciò che hanno mangiato, ma digerita la pastura, danno fuori la lana ed il latte? Tu, nello stesso modo non sciorinare di fronte ai non filosofi le dottrine speculative, ma tu stesso avendole digerite dentro, esteriorizzale e dimostra a tutti le operazioni.
(Nota dai Discorsi: Un principio che non é stato ben assimilato dalla tua anima e non ha prodotto un salutare effetto su di te, é come un cibo mal digerito. Pronunciare sentenze dalle quali non si sia saputo trarre accrescimento di saggezza o ispirazione a rendersi migliori, equivale a rigettare cibi non digeriti. Bisogna perciò parlare solo quando da ogni massima si è tratto il succo migliore. Salvo a tacere quando ci si trova davanti a persone ignoranti. Equivale al detto del Vangelo: Nolite dare sanctum canibus: neque mittatis margaritas vestras ante porcos. (Non dare cose sante ai cani: e neppure gettare le vostre perle ai porci.)

 

47) ESSERE AUSTERI E NON VANTARSENE

Quando sarai arrivato a controllarti, non cominciare a vantartene e farne mostra; e se berrai solo dell'acqua, non stare a dire ad ogni occasione: bevo solo acqua. E se qualche volta vorrai esercitarti alla sofferenza per amore di te stesso e non delle cose estrinseche, non andare a farlo vedere platealmente, ma nel momento in cui avrai sete, prendi una boccata d'acqua fresca e sputala, e di questo non parlare.

 

48) COME SI RICONOSCE L’UOMO COMUNE DALL’UOMO FILOSOFO

Si riconosce la persona comune quando questa si aspetta dei benefici mai da se stesso, ma solo dalle cose fuori di lui. Si riconosce il filosofo quando non fa affidamento che su se stesso sia nella buona sia nella cattiva sorte. I segni che distinguono uno che sta avanzando nella filosofia sono: non parlare male di nessuno; non lodare chicchessia; non lamentarsi di nessuno; non incolpare nessuno; non incensarsi e far vedere che si é persona che si intenda di qualsiasi cosa; provando degli impedimenti o dei disturbi nelle intenzioni di un altro, imputare la colpa a se stessi; lodato, ridere interiormente del lodatore; biasimato, non difendersi; andare in giro come fanno i convalescenti guardando di non muovere qualche parte curata da poco, prima che essa sia ben guarita; aver levato qualsiasi appetito; ridotta l'avversione a quel tanto che nelle cose che dipendono dal nostro arbitrio é contrario alla natura; non lasciarsi andar subito nelle situazioni se non sei né riposato né calmo; se sarai ritenuto sciocco o ignorante, non te ne curare; in breve: stare sempre all’erta con se stessi, come contro un nemico.

 

49) COMMENTARE I FILOSOFI NON È FILOSOFARE

Quando qualcuno si vanterà o si dichiarerà capace di interpretare i libri di Crisippo, di a te stesso: Se quel filosofo non avesse scritto in modo oscuro, costui non avrebbe di che gloriarsi. Ma cosa desidero io veramente? Capire la Natura e seguirla. Quindi cerco qualcuno che me la interpreti. E sentendo che Crisippo é un maestro vado da lui. Ma non capisco il suo modo di scrivere. Cerco dunque qualcuno che me li spieghi. E fino a questo punto non c'é niente di che gloriarsi. Trovato colui che riesce a spiegarmeli, resta solo che io metta in pratica gli ammaestramenti che ho ricevuto. E solo in questo consiste ciò che fa onore. Ma se a me piacerà solo di scoprire l'interpretazione per l'interpretazione, al massimo potrà diventare un buon grammatico anziché filosofo. Salvo che scimmiotterò Crisippo invece di Omero. Allora se qualcuno mi dirà: leggimi Crisippo mi conviene arrossire, se non posso mostrare con i fatti ciò che sto leggendo.

 

50) LA LEGGE MORALE

Ciascun proponimento che farai lo devi osservare e mantenere, più di una legge o di un dogma religioso. Di quello che poi dirà la gente, non ti curare, perché ciò non dipende da te.

 

51) PRATICA E TEORIA

Quando ti deciderai a intraprendere la via della conoscenza dell'uomo, e a osservare quali siano le cose che dipendono e non dipendono da noi? Hai avuto gli scritti da meditare e studiare e quasi da conversare con essi; aspetti forse un maestro per mettere in pratica quello che hai letto? Non sei più un fanciullo, ma un uomo fatto. Ricordati che se stai li senza pensare, senza voler far nulla, accumulando ogni giorno indecisioni su indecisioni, rimandando tutto sempre a domani, capiterà che senza accorgertene arriverai alla fine della tua vita, uomo volgare. Comincia dunque fin da adesso, a studiare di vivere da uomo perfetto e che cresce in virtù; e tutto quello che ti pare il migliore, sia per te legge inviolabile. E se all'inizio ti si presenteranno cosa spiacevoli o dure, ovvero dilettevoli o dolci, oppure cose che portino la stima e la lode, ovvero il disprezzo e il biasimo delle persone, fa in modo che é in quell'occasione che tu devi provare te stesso, e senza indugio, per poter raggiungere la completezza; e se tu terrai duro in una battaglia o cederai, tu acquisterai o perderai l'avanzamento tuo nel bene. Seguendo questa condotta Socrate divenne perfetto; e se tu non sei ancora come Socrate, devi fare in maniera di vivere come uno che vuole essere così.
(nota dai Discorsi: Se ti lasci vincere una volta, dicendo che ti vincerai domani, mentre sai che il domani rinnoverai la sconfitta, sappi che arriverai ad essere così malato e debole, da non accorgerti più dei tuoi errori e da trovare sempre scuse per i tuoi atti.)

 

52) LE TRE PARTI DELLA FILOSOFIA

La prima ed essenziale regola della filosofia é quella di avere delle norme morali pratiche da seguire; per esempio questa: NON SI DEVE MENTIRE. La seconda regola è quella delle dimostrazioni, e cioè, provare con esempi perché non si deve mentire. La terza é la logica che serve a conferma e distinzione delle stesse cose, e poniamo vi si tratti come si possa dimostrare quella cosa, e che cosa é la dimostrazione, che cosa sia conseguenza e ripugnanza, verità e falsità. Per cui la terza regola é necessaria rispetto alla seconda, la seconda rispetto la prima; ma la più necessaria di tutte é sicuramente la prima. Ora noi facciamo il contrario, e poniamo tutto lo studio sulla terza norma, senza avere pensiero per la prima norma: in questo modo vedremo che mentiremo ogni giorno mentre staremo a discutere del come non si deve mentire.

 

53) LE ULTIME SENTENZE

Si abbiano sempre in mente queste parole: sia fatta la volontà del cielo, qualsiasi cosa debba capitare sarà bene, ed io la seguirò di buon cuore. Perché se io la rifiutassi sarei un meschino ed un inetto, e non arriverei a nulla. Ancora: Chiunque sa adattarsi alle necessità, viene dichiarato da noi saggio, ed esso ha la conoscenza delle cose divine. Ancora in terzo luogo: O Critone, se così piace agli dei, così sia. Anito e Melito mi possono pure uccidere, ma non già offendere. (Parole di Socrate prima di morire. Anito e Melito erano i suoi accusatori.)

 

- Suggeriamo inoltre la lettura del saggio:
La gestione del punto di vista. Spunti per un'ermeneutica del cambiamento in Epitteto di Lucio Scognamiglio

 

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