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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 20-02-2003, 17.01.57   #1
deirdre
tra sogno ed estasi...
 
L'avatar di deirdre
 
Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
Unhappy noi siamo ciò che il nostro aspetto esteriore mostra?

Oggi pensavo a quanto stupida (passatemi il termine...su!)...sia la società nella quale viviamo. Spiego subito il perchè....
Avete mai affrontato un colloquio di lavoro?
(tanto per fare un esempio).... bene, dicevo....
in questa situazione è necessario essere abbigliati in un certo modo, i capelli perfettamente in ordine, il trucco perfetto (per le donne), la barba appena fatta..ecc...
Mi rendo conto che la nostra società ruota attorno all'ipocrisia, ovvero, tu viene valutato non in base alle tue vere possibilità, bensì all'aspetto, diciamo non del tutto...ma questo fattore conta almeno un 50% della valutazione che "il contesto sociale" fa di te....

L'esteriorità..... come ci presentiamo... è il nostro biglietto da visita... una volta mi hanno detto cosi....

Ora, mi capita spesso quando vado a prendere a scuola mio figlio di sentirmi gli occhi puntati addosso, persone che mi osservano in modo particolare... forse per i capelli cortissimi e biondissimi...forse per i tatuaggi, forse per...chi lo sa.....

All'inizio pensavo di essere essessionata da questa strana psicosi da "occhi puntati addosso"...con il tempo ho capito che non era una mia fissa, ma una realtà....

deduco... se una donna di 31 anni ha tatuaggi, si veste in modo eccentrico e porta uno strano taglio di capelli... perchè deve essere classificata come meno seria di altre con i "tailleur"??????

allora è proprio vero.... noi siamo ciò che il nostro aspetto esteriore mostra?

me misera.... allora io sono tagliata fuori dalla società.....
deirdre is offline  
Vecchio 21-02-2003, 09.29.41   #2
Laurablu
Ospite abituale
 
Data registrazione: 23-01-2003
Messaggi: 84
Ciao DD, ti sei risposta da sola, effettivamente è cosi, l'aspetto esteriore è determinante per la valutazione di primo acchito. Devo dire che io comunque, pur ritenendo giusto abbigliarsi come si vuole nel tempo libero, nell'ambiente lavorativo sono per un minimo di rispetto delle convenzioni. Mi spiego, un'infermiera è giusto che non si mostri scosciata, poi se sotto il camice ha il tatuaggio, affari suoi. Credo di avere qualche affinità con te, ma (vedi come l'apparenza inganna), probabilmente sono il tuo opposto. Nel senso che porto (quando ho voglia) i tacchi a spillo (anche se sono alta), i vestiti eleganti e pure le pellicce (ecologiche). Quando non ho voglia metto i jeans e quello che mi pare, però chi mi vede dall'esterno non immagina minimamente il mio interno.

Ultima modifica di Laurablu : 21-02-2003 alle ore 09.37.14.
Laurablu is offline  
Vecchio 21-02-2003, 09.42.51   #3
deirdre
tra sogno ed estasi...
 
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Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
Buongiorno a te Laura ...concordo su quanto dici, infatti per talune professioni hanno inventato le "divise"... ma il mio voleva essere un discorso più sottile, più profondo. L'analisi dell'aspetto esteriore da perte di chi hai di fronte, permette allo stesso di capire alcuni aspetti di te.
Io non amo i tacchi a spillo, anche se talvolta li porto, non mi appartengono, non li sento parte di me, come non sento mie pellicce ecologiche, mai di animale, non sento miei i talleurs, anche se ho dovuto indossarli per quieto vivere.
Questo è l'errore, il sentirsi obbligati da cause esterne ad apparire in determinato modo.
Tante volte mi sono sentta dire, "perchè non ti metti una minigonna, hai delle belle gambe, potresti portarla tranquillamente"...certo, ma non mi piace non sentirmi a mio agio... o apparire diversa da ciò che sono solo per il piacere altrui.
Per anni ho girato con i jeans tagliati alle ginocchia, anfibi e canottiera... d'estate naturalmente....

Non voglio cambiare me stessa per regole imposte da una società ove l'esteriorità è più importante di ciò che si è.... non accetto questo dogma, e spesso ho dovuto pagare per questa mia decisione. Vero anche che alcune volte è necessario adattarsi... ma, a parer mio, rimane semplicemente un'assurdità.

neppure il giorno del matrimonio ho indossato l'abito bianco, a dire il vero non ho indossato neppure la gonna... no, non riesco, non voglio accettare al 100% questo stupido dogma.
Chissà...forse quando arriverò a 50 anni cambierò idea, però...per ora resto e rimango dd... quella persona un po' stravagante ed appariscente che amo essere.
deirdre is offline  
Vecchio 21-02-2003, 14.17.03   #4
irene
Ospite abituale
 
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
Ecco,una delle massime ipocrisie della società borghese è quella di discriminare le persone,in "perbene" o "permale",a seconda del loro abbigliamento.
Sappiamo tutti benissimo che dietro il più dignitoso dei tailleur può celarsi una donna decisamente "permale".
Eppure,molti ancora cadono in questo tranello.Penso che sia una sorta di riflesso condizionato...Non c'è neppure malafede,a volte.
Attenzione però a una cosa.Nello scegliere come vestirci,non siamo affatto liberi.Ogni abito che scegliamo di indossare,è un preciso "codice"comportamentale con cui intendiamo suggerire agli altri in quale immagine identificarci.Se vogliamo apparire poco convenzionali,ci vestiremo nel modo che comunemente identifica la persona poco convenzionale.Se vogliamo apparire efficienti e affidabili,nel modo che comunemente identifica la persona efficiente ed affidabile.
Alla fine tutto è,ripeto,"codificato".Gli anfibi,come i tacchi a spillo.
La vera libertà starebbe nell'andare oltre a tutto questo...a questa "commedia",a volte divertente,altre volte francamente un po'pesante...
Non si dice forse che gli angeli vanno in giro nudi?E beati loro,vivaddio....

Ultima modifica di irene : 21-02-2003 alle ore 14.19.04.
irene is offline  
Vecchio 21-02-2003, 17.05.08   #5
Laurablu
Ospite abituale
 
Data registrazione: 23-01-2003
Messaggi: 84
Verissima la codificazione dell'abbigliamento e anche divertente, infatti in questo modo si riesce a trasgredire benissimo , mostrandosi completamente diversi da come si appare. Il massimo dell'eccitazione maschile è sempre la prostituta vestita da suora.
Laurablu is offline  
Vecchio 21-02-2003, 18.32.28   #6
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Concordo assolutamente con Irene.
Ho poi scritto qualcosa per questo forum, provando ad analizzare un pò la questione, senza pretesa di dire cose nuove, e sperando di non tediarvi..!

1) Conoscenza: interpretazione, realtà e fantasia

Non ho dubbi nell'affermare che: l'abbigliamento di una persona invia un messaggio.
Il messaggio è portatore di un significato, e perché possa esistere un messaggio, deve esistere un'emittente ed un ricevente.
Il ricevente riceve il messaggio e lo interpreta nel significato: l'interpretazione avrà tante più possibilità di essere errata, quanto minore è la conoscenza che si ha della persona emittente. E questo perché è impossibile dissociare significato e contesto : il messaggio può essere compreso correttamente solo se inserito nel suo contesto.

Per contesto non intendo l'ambiente in cui vediamo la persona, bensì il contesto della persona, che è ciò che rende quella persona tale: famiglia, storia personale, carattere, cultura ecc...
Il contesto è l'amalgama in cui nasce, e da cui trae nutrimento, quella creatura con radici che è l'uomo.

Se una persona non conosce l'"amalgama" da cui il messaggio giunge, non potendo prescindere, per una comprensione, da un contesto, se lo inventerà. Teniamo inoltre presente come, per conoscere una persona, dobbiamo mobilitare le nostre energie nell'atto della comprensione: uno sforzo notevole, che non sempre siamo disposti a fare.
Non potendo però fare a meno di conoscere, in quanto il non sapere porta con sé l'insicurezza che mobilita l'ansia dello sconosciuto, ci accontentiamo, spesso e volentieri, del credere di sapere, che è credere in qualcosa di falso, credendolo vero grazie all'auto-inganno, ben supportato dall'abitudine a farlo che tende a sostituire la ben più faticosa abitudine a pensare, rendendoci così incapaci a smascherarci.

Dico che non si può, per comprendere, prescindere da un contesto, per osservazione personale: se una persona mi racconta qualcosa, o è talmente brava nell'uso delle parole che riesce a rendere ciò che vuole esprime, altrimenti riporterò i concetti da lei espressi in uno schema a me familiare, ovvero, immaginerò la situazione... succede anche a voi?

Ecco allora che, nel creare il contesto, la fantasia del ricevente farcirà il tutto con: educazione ricevuta, norme, morale, giudizi e pregiudizi, luoghi comuni, intelligenza, cultura, religione ecc...
Tanto minore è la consapevolezza che si ha di se stessi, tanto più difficilmente si riuscirà a distinguere ciò che siamo noi, da ciò che è l'altro.

2) Timore e formalità: l'ipocrisia

Consideriamo poi che tutti (chi più, chi meno), pensiamo e diamo valore al giudizio che gli altri hanno di noi. Poi, più la comunità in cui si vive è di piccole dimensioni, più "la gente mormora".
Una buona difesa (anche se non sufficiente per le "lingue più velenose") può essere il mantenere un atteggiamento condiviso e accettato dalla realtà sociale al cui giudizio si conferisce valore.

Ecco la nascita dell'ipocrisia del "celarsi sotto false spoglie", il mantenere un atteggiamento formale, non personale, non privato, in modo di nascondere il più possibile ciò che si è, e che potrebbe "far mormorare".
L'ipocrisia è senza dubbio il risultato della moralità, la moralità è un problema che causa problemi immotivati, atti a nascondere l'essere umano da se stesso a dai suoi simili.

La moralità e la relativa ipocrisia costringono i comportamenti sociali entro certi standard.
Esempi di chi non condivide questi standard, di chi risulta indipendente da essi, sono coloro che possiedono la capacità di pensare in modo personale, come possono essere le personalità creative, o anche coloro che vengono classificati sotto il termine "devianti", come le personalità criminali, antisociali, o coloro che vengono esclusi dalla società in quanto "pazzi", e quindi con una modalità di pensiero più o meno radicalmente estranea agli standard.
(Quanta ricchezza buttata al vento..!!)

3) Gli stereotipi

Vedo un signore elegantemente vestito, con un eloquio gentile: lo riterrò senza dubbio una buona persona, affidabile, moralmente retta.
Poi, dopo avermi salutato, va a violentare una prostituta.

Vedo un signore dormire su una panchina, barba lunga, sporco, una bottiglia di vino in mano.
Gli starò alla larga, è un barbone, un poco di buono, un'alcolista.
Magari, se gli parlassi, scoprirei che è più profondo di tanti "signori distinti" ben tenuti e affidabili.

Non è detto, certo! ma nemmeno è detto il contrario!
...dipende!
Siamo spesso stati educati a ragionare per stereotipi; gli stereotipi sono etichette generali che siamo stati abituati ad usare, che abbiamo introiettato, e che richiamano direttamente un giudizio morale.

Esempio:
...vado a Vienna da ragazzino, con i miei genitori; camminando nei pressi della metropolitana, stanno seduti dei punk su un muretto; mia madre fa in modo di camminare "a distanza di sicurezza", comunicandomi timore.
Quindi, chi ha i capelli colorati e veste con borchie è potenzialmente pericoloso, da starci alla larga.
(Tra l'altro il movimento punk nasce da precisi motivi, se qualcuno sapesse illustrarli potrebbe essere interessante ai fini della discussione).

Ecco lo stereotipo, la generalizzazione, il giudizio morale ed il relativo comportamento introiettati da una cultura sociale: familiare in primo luogo, che può poi essere concorde con quella più diffusa.

Non è facile tranciare queste catene.

4) Il "quieto vivere"

Tutto insomma sembra favorire l'omogeneità, il conformismo, il "quieto vivere".
"Quieto vivere" che sono portato a ritenere come frutto della frustrazione dell'originalità e della creatività, dell'autonomia e quindi della possibilità di destabilizzare un limbo che si presenta come una condizione ottimale per l'ozio borghese e decerebrato dell'uomo.
La routine amici miei! L'abitudine, "abile e lenta, che inizia con il lasciar soffrire il nostro spirito, che è, nonostante, contento: senza l'abitudine sarebbe impossibile rendersi abitabile una casa. (...) Se l'abitudine è una seconda natura, essa ci impedisce di conoscere la prima, di cui non ha né le sofferenze, né gli incantesimi" (M.Proust, "Recherche")

Ecco perché, chi più si mostra come in realtà è, più si attirerà giudizi; ecco perché l'originalità dell'individuo è temuta: perché ha il potere di rievocare il ricordo della vitalità che abbiamo ucciso.
Ha il potere di ricordare l'originalità che tutti abbiamo ricevuto in potenza, ma che la maggior parte di noi non ha avuto il coraggio di curare, lasciandola appassire, abbandonandola al vento monotono e quieto del conformismo, temendone il giudizio.
Se, al contatto con l'originalità, sentiamo muoversi in noi una ribellione verso questo assassinio che stiamo commettendo, siamo ancora in tempo di salvare la Vita, e tornarla a vivere. Se non ce ne ricordiamo più...è tardi, servirà un'evento eccezionale per poterla rianimare.

Riguardo invece al detto:
"L'esteriorità è il nostro biglietto da visita"
lo spiegherei così:
la nostra apparenza può essere il nostro biglietto da visita in quanto, innanzitutto, chi lo riceve se ne appropria secondo i suoi giudizi, per poi eventualmente decidere di visitarci o meno.
(Irene è stata chiarissima)

Io ho invece sempre trovato nei pressi dell'assurdo questo detto:
"La prima impressione è destinata a rimanere".
Significa che la prima impressione è destinata a influenzare le nostre relazioni...anche dopo una conoscenza più approfondita?!

Sperando di non avervi tediato...
r.rubin is offline  
Vecchio 21-02-2003, 22.42.34   #7
tammy
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quindi....

prima cosa "apparire" poi "essere" oppure le due cose insieme a seconda dei casi.

mmmmhhhh.....

il preferire "l'essere" piuttosto che "l'apparire" mi pregiudica un posto di lavoro che mi consente di vivere "dignitosamente" (ammettendo di averne la necessità, perchè se nn ne hai la necessità....ti presenti nell'Azienda del tuo paparino ovvero da padrone, come ti pare )

"l'apparire" piuttosto che "essere" mi garantisce, nn sempre, il mio benedetto posto di lavoro a discapito di quel che "io sono così".

mmmmhhhh.....

Ammettendo che un "potenziale datore di lavoro" nn sia un'ipocrita, ma conosca il tipo di clientela che si serve nella sua azienda, credo proprio che tenga di più all'immagine dei suoi dipendenti che rappresentano l'azienda stessa, piuttosto del "conoscere l'essere" del dipendente stesso.

"La moralità e la relativa ipocrisia costringono i comportamenti sociali entro certi standard.

Esempi di chi non condivide questi standard, di chi risulta indipendente da essi, sono coloro che possiedono la capacità di pensare in modo personale, come possono essere le personalità creative, o anche coloro che vengono classificati sotto il termine "devianti", come le personalità criminali, antisociali, o coloro che vengono esclusi dalla società in quanto "pazzi", e quindi con una modalità di pensiero più o meno radicalmente estranea agli standard.
(Quanta ricchezza buttata al vento..!!) "

bellissimo pensiero.

Chi esce dagli sdandard crea una corrente di pensiero: anarchici, nazi-schin (nn sò come si scrive), i punk, i dark, rapper, gabber, san carlini, rasta (nel frattempo che scrivo ne sono nati altri!), chi inodossava gli eschimi, chi gli anfibi, ecc.ecc., di solito sono "mode", per qualcuno "ideali"che nascono principalmente nella scuola, ma muoiono subito quando ti scontri col mondo del lavoro, allora ti devi adeguare all'immagine che la collettività vuole da te. Muore la moda, muore l'ideale (chi prima, chi dopo, nn ha importanza). E' bello il tuo pensiero, ma ancora utopistico o troppo all'avanguardia. (per il mio modo di vedere le cose) Ci vorrebbero 1.000.000 di persone che si presentino con i tatuaggi, l'orecchino al naso o al sopracciglio, capelli rasati, rossi o biondi, per un posto di lavoro magari come funzionario di banca. Sai che schok!?
Sono certa che come le donne hanno tolto le gonne lunghe ('800-'900) ed alcune i chador ("2002", fra qualche anno (tanti) nn si dovrà più "apparire", ma abituati ai cambiamenti, finalmente potremo solo "essere".
Allora vai con le sorprese!!!!!

ciao, ciao

Ultima modifica di tammy : 21-02-2003 alle ore 22.45.43.
tammy is offline  
Vecchio 01-03-2003, 11.23.15   #8
Kya
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cara deidre, mi trovo pienamente d'accordo con quello che hai scritto, diciamo che mi hai tolto le parole doi bocca.
Sapete, scrivo molto piu' assiduamente su un altro forum, ma ultimamente su questo forum ci si basa molto sull'appareza: mi sembra la tv, e qui cito una frase di Tupi:
"però mi chiedo, perchè parlare sole delle farfalle che volano e tacere sulle farfalle che vengono uccise.... mi sembra la censura della RAI, questo è buono lo evidenziamo, questo è cattivo, lo nascondiamo e così tutto è bello e tutti sono felici."

Tutto cio' mi rende immensamente triste, quando non mi fa arrabbiare, altre volte, mi fa fare una risata amara.

Comunque anche io mi sentpo tagliata fuori dalla societa', e alla fine sapete che vi dico?
che ne sono FIERA!

Kya is offline  
Vecchio 02-03-2003, 21.41.42   #9
Attilio
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Data registrazione: 07-08-2002
Messaggi: 375
no no

è ovvio che noi (e così come noi anche tutti gi altri) non siamo ciò che il nostro aspetto esteriore mostra.
Vero è che ci abbigliamo in modo da dare un messaggio alla gente, concordo con le teorie qui espresse dei codici. E' anche vero che, come nella scrittura, noi vogliamo trasmettere qualcosa ma chi lo riceve lo interpreta diversamente e quindi travisa il nostro messaggio.

Poi c'è chi, come me molte volte, non vuole trasmettere un bel niente ma, come da abitudine, gli si appiccicano addosso vari giudizi.

Chi si rende conto di tutto ciò capisce anche che le persone si conoscono solo vivendoci fianco a fianco, non incontrandole per strada ed osservando il loro vestire o atteggiarsi. Sono comunque dei messaggi certo, ma da qui a conoscere la persona ne passa ancora...

Che dire, non lasciamoci influenzare e speriamo di non incontrare troppi stupidi che possano decidere del nostro futuro.
Attilio is offline  
Vecchio 02-03-2003, 22.05.20   #10
edali
frequentatrice habitué
 
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Messaggi: 780
Conosco gente che si veste con ciò che riceve dagli altri, non avendo soldi per comprarsi vestiti. Basta che sono puliti ed hanno un paio di scarpe comode perché camminano a piedi.
Ed hanno un cuore cosìììììììììì!!!!!!
edali is offline  

 



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