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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 03-10-2007, 22.05.09   #61
TheDruid
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Data registrazione: 27-06-2007
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

Quel che dici è giusto, anche se non è la sede per parlare del raggio d'azione del filosofo, o chi veramente lo sia o chi no, concordo sul fatto che l'approccio filosofico possieda da un po di tempo un ampiezza di respiro limitato rispetto a fausti filosofici di altri tempi.
Sentenzierei volentieri colpevole le melanconie metafisiche, ma sento che la macchia va ben oltre, e quindi?
Il problema religioso è sentito sempre più dall'ottocento in poi, e siamo arrivati al punto tale che può essere discusso tranquillamente dai fruttivendoli al mercato.Forse ci sembreranno lunghi i tempi in cui tuttto questo si è sviluppato, certo ogni tanto anche i pensieri rallentano per sfogare l'ira di un tiranno,ma ora che ciò che un filosofo disse è alla portata di tutti, l'avanguardia ha messo in moto la dinamo umana, e allora non ha forse interagito attivamente con la società? Non si è fatto scrupolo di rinnovarla?
Non sentiamo aleggiare lo spirito dei filosofi nella nostra vita? Crediamo di passare per un periodo nichilistico spronato dal consumismo e non additiamo un filosofo? Io si. La religione cade e cerca appiglio, non additiamo un filosofo? Io si.
Certo è vero, non tutti i filosofi riescono a toccare con dito l'umanità, ma per quanto ne so io, a respirar l'aria che si respira si deve la colpa prima a chi pensa e poi a chi agisce, se qualcuno su questa terra è vivo è dovuto al fatto che qualcuno ha pensato di lasciarcelo, gli amletismi invece sono un diletto stuzzichevole e innocuo.
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Vecchio 04-10-2007, 16.00.08   #62
emmeci
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Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

Sì, certo il filosofo può occuparsi di tutto ciò che è umano (e non umano) però non so staccarmi dalla convinzione che il suo scopo ultimo e inalienabile sia la ricerca della verità, cioè dell’assoluta verità, anche se non la potremo conoscere e la nostra è una ricerca di mulini a vento o della chimerica fata utopia.
Ma so anche che il conoscere non è tutto e che, proprio perché cerca l'assoluto, il filosofo è costretto a superare sé stesso – e in un trapasso di forme o una gnostica scansione di eoni, arrivare a un livello in cui il conoscere sembra ritrarsi di fronte all'avvento della moralità, che visto dal basso è conquista di un nuovo universo capace di rivoluzionare tutti i concetti, le misure, i parametri del sapere – perché, chi può giudicare la moralità di qualcuno? Si dovrebbe penetrare nella sua coscienza, rivivere il suo passato, afferrare la sua volontà o il suo destino….Dunque la moralità non è più pensiero ma quell’avere o non aver fatto che nessuno può veramente conoscere e valutare. E il filosofo si trova obbligato a tacere, come Wittgenstein al termine delle sue analisi logico-filosofiche, anche se tenterà di vestire i panni dell’uomo comune, di uomo fra gli uomini, in cerca di un compito o un gioco reale e drammatico, avendo perduto l’orgoglio di poter conoscere tutto.
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Vecchio 05-10-2007, 14.21.27   #63
TheDruid
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Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 105
Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

L'orgoglio di poter conoscere tutto, tutto cosa? Ho sempre distinto la realtà dalla verità, come verità ho sempre inteso ciò che è verificabile dall'uomo ciò che si infrange attraverso i suoi ricettori, come realtà ho sempre inteso quell'infinito concepibile in parte e inquantificabile alla nostra coscienza.
L'orgoglio è sempre un'arma a doppio taglio, e solo col senno di poi si ci accorge se esso sia stato veramente utilizzato in maniera coerente...
Voglio dire, tanto tempo fa la sorpresa che naque nell'uomo davanti al fulmine generò Zeus, un'uomo, perchè prima di Dio era un uomo, che scagliava fulmini.
Lasciando perdere la mitologia e i significati della religione, anche le religioni rappresentano un tentativo orgoglioso,e per i tempi, forse nemmeno troppo azzardato, e permangono nel tempo, perchè a differenza di un pensiero libero e filosofico intendono scandire ogni granello dell'universo nel dogma.
E quale dovrebbe essere il limite per un filosofo? Quale la linea di confine da non sorpassare? L'orgoglio di conoscere tutto, facilmente porta al di fuori del comprensibile, facilmente si costruiscono castelli metafisici di marzapane, facilmente si finisce per trasformarsi in preti senza una chiesa.
Nonostante il mio nick possa ingannare il mio più grande diletto è l'uomo, per questo mando di pari passo l'interesse psicologico a quello filosofico, e trovo un enorme vantaggio ad essere un uomo tra gli uomini, per poter ammirare il circo che mettono in piedi.
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Vecchio 05-10-2007, 23.42.08   #64
zagor
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

Una modesta riflessione: noto, con simpatia, il linguaggio (druid), la tensione, forse un pò fichtiana di emmeci, ma sono d'accordo. Heidegger stesso, trovò più consono parlare con il linguaggio della poesia più che continuare ad usare quello che seguiva le forme aride della logica per tentare un approccio al concetto di essere. Però trovo strana l'espressione "fiero di essere uomo tra gli uomini....e guardare il loro circo". La posizione del filosofo, ma mi piace più, oggi definirlo intellettuale, perchè poliedrico è il campo di azione, ha smarrito, credo (concetto opinabilissimo) la propria funzione. Ogni tanto rileggo Marcuse, bè! l'incidenza del pensiero nel sociale era evidente. Oggi cosa dovremmo fare?? Innanzitutto, ripeto, combattere proprio quel tipo di cultura sterotipata, che già esce dalla scuola, si conferma nei media, nei giornali, in tutto.....per addormentare quell'uomo, che si trova "scimmia" nel circo di cui parli. Usando la tua metafora, smascheriamo gli "ammaestratori", denunciamone i falsi concetti; la preoccupazzione dovrebbe essere quella di riportare una robusta forma di sapere, che non vuol dire necessariamente viaggio veloce nei cieli iperuranei, ma sguado concreto nel sociale. Sono molto addolarato quando vedo la povertà, la miseria, e allo stesso tempo il tentativo di far credere che la realtà è factum, dato, objectum, posta lì, inamovibile. No, filosofi, dovremmo ripensare la nostra missione. CIAO
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Vecchio 06-10-2007, 07.05.05   #65
emmeci
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

Nel mio ultimo scritto ho parlato di un superamento del sapere che consenta di entrare in un nuovo regno, ed è proprio qui, forse, che si potrà intravedere un’ultima prova dell’esistenza di Dio - al di là di ogni tentativo di rintracciarla con la filosofia o con la scienza - cioè in quel punto in cui la logica, in qualsiasi forma, non vale più ….Ma che cosa si può ipotizzare al di là della logica e della filosofia se non il regno invisibile delle forze morali? E non è questo che, al di là di ogni dottrina e di ogni teologia, può essere considerato come il pregio supremo di una religione, questo rendere gli uomini capaci di ascendere al bene e credere che questo sia l’essenza e la dimostrazione dell’esistenza di Dio? Dunque un Dio di perfetta giustizia? O qualcosa di più sconvolgente, cioè non il Dio di Aristotele, motore immobile e pensiero di sé, e neppure il Dio di Platone, garante della vera giustizia, ma un Dio di pietà…. E se l’uomo, trovandosi immerso in un mare di sventure e di sangue dovesse chiedere: “ma dov’è il Dio di pietà?” potrebbe piuttosto pensare che proprio questo è il dono di Dio, l’aver affidato all’uomo il gesto della pietà, quasi volesse che la prova ultima della sua esistenza, cioè il perché della fede, fosse da cercare non nei cieli ma dentro la nostra creta, la nostra anima, la nostra infima fragile volontà. E quando questo scopo sarà raggiunto, cioè quando la pietà divenisse la nostra unica legge, sarà questa la settima e ultima prova dell’esistenza di Dio.
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Vecchio 06-10-2007, 09.26.09   #66
TheDruid
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

Tutto dipende da quale sia il fine, non che il filosofo si imponga, ma che sia necessario...Non per rivoluzionare il metodo di studio o l'approccio al sapere, ma la figura stessa del filosofo, che in effetti a dirla tutta non è più attuale.
In se il filosofo anche se non possiede l'attualità può continuare ad esistere, ma a mio avviso va a tradire il senso primitivo della sua figura.
I postumi riescono a riassumere in poche parole l'orientamento di un filosofo, perchè il filosofo ama la conoscenza orientandola ai suoi venti.
Nietzsche orienta le sue conoscenze nell'anticristianesimo, ogni sua parola ne è permeata, Marx orienta le sue conoscenze in quella forma di cristianesimo economico che poi si chiamerà comunismo ecc..ecc..
Io non se sia più giusto, visto l'evoluzione della figura filosofica, dire quale tra la figura moderna e quella greca sia la più attinente al compito che un filosofo si impone a inizio carriera.
La religione possiede la particolarità di esser materia di studio sia per il filosofo antico che per il moderno, sia dibatti teologici e ontologici che dibatti sul controllo mentale e sui danni morali e alla società che essa apporta.
La religione cristiana soprattutto, una colonna portante della storia, necessità approfondimenti certosini in ogni suo antro. La sesta prova dell'esistenza di Dio, ormai risuona nell'aria più come una provocazione che come un vero intento alla salvaguardia religiosa.
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Vecchio 06-10-2007, 13.16.52   #67
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

Un punto dove la logica in qualsiasi forma non vale più, non rintracciabile per scienza e filosofia....Odio le coincidenze numeriche perchè poi possono essere girate come banderuole; ma non si sta forse parlando del sesto senso come sesta prova dell'esistenza di Dio? Sesto senso inteso come quella scintilla comprensiva di vari termini, come intuizione, espressione, folgorazione, illuminazione ecc...ecc..Proprio perchè questo sesto senso è al di fuori della logica non può essere rintracciato nel linguaggio, visto che il comun ragionare è logica del linguaggio. Non è racchiuso in parole, è intuizione.
Che poi la religione sia un mezzo per ascendere al bene, dipende dai casi, dipende soprattutto se esiste un vero concetto di bene o di male, o se la vera intuizione sia trascendere questi due concetti, insomma al di là del bene e del male.Proprio Platone mise in campo il Dio giustiziere(in occidente), il bene e il male, e la gente cominciò a mettere i chiavistelli alle porte...
Gli uomini non metteranno mai la pietà a fondamenta dei loro spiriti (lasciando perdere il fatto se sia giusto o no mettercela), e se anche fosse a mio avviso non vorrebbe dire proprio niente, visto che la pietà è un valore insegnato e trasmesso non certo un istinto umano, la pietà è un artificio umano coi suoi pro e coi suoi contro, ma i bambini non conoscono pietà....
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Vecchio 06-10-2007, 17.29.16   #68
emmeci
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Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio

E’ vero, The Druid, la "sesta prova" ormai risuona nell’aria come una provocazione….Ma d’altra parte era proprio questo sottinteso che mi aveva stimolato a farne il soggetto di una discussione. Voglio dire che quello sforzo di Tommaso di legare l’esistenza di Dio a ben cinque prove mi pareva sì audace ma anche pericoloso (per lui). Infatti che cosa è la fede se non credere nell’assurdo, come ha proclamato, una volta per tutte, Tertulliano? E’ vero che l’intera filosofia scolastica si adopera a dimostrare la nobiltà del filosofo e la ragionevolezza del suo lavoro, visto che non ci possono essere due verità, e l’appellarsi alla rivelazione – come dice proprio Tommaso - è un modo più rapido per arrivare alla verità. Non so se questo argomento non abbia fatto arricciare il naso a qualche controllore romano, ma se noi leggiamo quelle cinque prove, ebbene, sembra che non bastino pochi minuti per comprenderle, discuterle e farsi convincere.…1) Dio come motore immobile, 2) Dio come causa efficiente incausata, 3) Dio come essere necessario, 4) Dio come essere perfettissimo, 5) Dio come supremo ordinatore dell’universo. Io con la sesta prova ho cercato di aiutarlo nella sua impresa, offrendogli la possibilità di constatare, con cinquecento anni di anticipo, che la stessa scienza sarebbe arrivata ad ammettere un cedimento della propria logica almeno nella cosmologia e nella biologia evoluzionistica: che è un bel risultato. Poi mi è sembrato, spingendo il concetto dell’infinito al di là dei limiti matematici, che anch’esso poteva portarci a credere nell’esistenza di Dio….e le prove cominciavano ad arrivare a un numero spropositato, smentendo definitivamente la convinzione tomistica che, credendo, si risparmia tempo nella ricerca della verità. Così preferirei fermarmi e dire a Tommaso: sì, basta la fede, cioè la convinzione che è inutile cercare la verità visto che questa mi è stata elargita dalla rivelazione.

(Quanto alla pietà, credo che chi non ne abbia mai avuto bisogno la guardi di sfuggita se non con disprezzo. Io credo che essa – non nel senso di compassione ma in tutta la forza drammatica di un dover comprendere gli altri anche quando si lotta contro di essi, possa rappresentare l’ ideale o almeno l’utopia di quella parte di umanità che crede nella necessità di allargare i propri confini e aprirsi agli esseri di questo e di ogni altro universo).
emmeci is offline  

 



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