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Vecchio 02-06-2014, 13.35.37   #51
Garbino
Garbino Vento di Tempesta
 
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Ringraziando Gren&grey Pocket per il suo intervento, che trovo interessante ma su cui ho un atteggiamento critico per il fatto che fa riferimento a UTU che è a mio avviso soltanto il primo attacco alle certezze dell' uomo e allo svelamento di molti processi consci e inconsci. Naturalmente UTU è un' opera complessa che contiene molto della filosofia che poi Nietzsche argomenterà in altre opere, ma non si può fare a meno per l' interpretazione complessiva del suo pensiero di vari capitoli di Crepuscolo degli Idoli, di Genealogia della morale, dell' Anticristo e di Al di là del bene e del male. Specialmente quest' ultima opera che lui aveva pensato essere il seguito di UTU e che pubblicherà invece molto più tardi, e questo per vari motivi. Che tra poco affronteremo.

Invece sono assolutamente in disaccordo sulla questione del Cristianesimo che non è affatto relazionata agli effetti che ha sull' uomo, ma al fatto che contraddice l' asse fondamentale della vita che per lui è la volontà di potenza. Perciò è anticristiano sia sul messaggio che sugli effetti. L' anima per lui è una tartuferia di cui ci si deve liberare, ma non far scomparire come afferma in Al di là del bene e del male par 12 del capitolo Sui Pregiudizi dei filosofi:
Ma la via verso nuove concezioni e raffinamenti dell' ipotesi-anima rimane aperta: e concetti come anima mortale e anima come pluralità del soggetto e anima come struttura sociale degli impulsi e delle passioni vogliono fin da ora avere diritto di cittadinanza nella scienza.

Ma torniamo al punto cruciale che riguarda espressamente la volontà di potenza. In Al di là del bene e del male dal punto succitato Nietzsche per diversi paragrafi, fino alla fine del capitolo, prepara l' affermazione determinante della sua cosmogonia che appare appunto nel par. 22:

....e tuttavia finirebbe con ciò per sostenere di questo mondo la stessa cosa, e cioè che il suo corso è necessario e calcolabile, ma non perché in esso dominano le leggi, ma perché le leggi vi mancano assolutamente e ogni potenza giunge alla sua estrema conseguenza.

E questo naturalmente sia nel microcosmo che nel macrocosmo. Ogni potenza fin alla più piccola cellula risponde alla volontà di potenza e ad essa si attiene.

E questo è il punto in cui, se mi è permesso, non sono d' accordo con Nietzsche. A mio avviso, infatti non c' è nessuna volontà in atto. E' solo potenza che viene liberata perché non può farne a meno, condizionata dall' ambiente che ha reso possibile la vita stessa. Per spiegare il mio punto di vista uso paragonare la vita ad un cerino che proprio perché immerso in un ambiente carico di ossigeno brucia fino al suo completo consumo. Irrazionale perciò ma senza alcuna volontà in essere come ipotizza il grande filosofo.

Come al solito per permettere una possibilità di critica interrompo il post. Nel prossimo vedremo le conseguenze logiche che questa teoria avrà sulla sua filosofia.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 03-06-2014, 00.01.44   #52
paul11
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

X Green&...

Sei sulla buona strada per capire Nietzsche, hai fatto un buon parallelismo con Jung,ti consiglierei ,se non lo hai letto, "Il mito dell'analisi" di James Hillman ,regalatomi da un nipote filosofo.L'autore è stato per lungo tempo direttore del
C.G. Jung Isitut di Zurigo. In questo trattato si parla dell'influsso apollineo e dionisiaco in tutta la storia culturale dell'Occidente e nello specifico nella medicina, di cui l'approccio verso la malattia da parte della cultura.

Il dionisiaco è l'istintività, l'apollineo è il razionalismo.
E' con la cultura greca che si divide nettamente l'uomo e la sua cultura; prima nelle culture vediche, egiziane, sumerico accadiche e perfino ebrea della Torah, questa distinzione o meglio separazione non c'era.
Nietzsche fino alla tragedia greca accetta quella cultura , quale massima espressione e rappresentazione dell'incontro fra eros e logos,sono intimi in quanto l'uno evoca l'altro ,non sono antitetiche.

La morale di Socrate è simile alla nudità che scoprono Adamo ed Eva, cioè è nascondimento (Adamo ed Eva si vestono nascondendo le nudità) e non superamento della natura umana.

Nietzsche è più contro la Chiesa intesa come istituzione che contro il pensiero di Gesù.E non ci vuole molto a capire che Nietzsche bravo filologo e protetto dal miglior studioso in questo campo dell'epoca e che con una lucida follia ,a nervi scoperti, non può che vedere bene la figura di un Gesù che si erge contro la cultura del suo tempo subendone le conseguenze: è nel filone rappresentativo di una volontà di potenza ovviamente dettata in modo diverso ,ma simile nella sua storia.

State dimenticando l'importanza dell'"eterno ritorno" nel pensiero di Nietzsche.

Suo malgrado il pensiero di Nietzsche è inquadrabile nella destra politica come forte individualismo asociale, è quindi un ascendente della futura cultura anti modernista che farà compiere errori ad Heidegger e Benedetto Croce,ad un esistenzialista ed un idealista.

Il Novecento è caratterizzato da prese di posizioni nella politica di molti uomini di pensiero,dimostrando la loro futilità teorica e soprattutto pratica, forse schiavi del loro status symbol culturale e affamati di vanagloria.

Nietzsche non è la risposta all'anti modernismo e al potere della tecnica, perchè la sua posizione è ancora da "dentro" la cultura" e non " fuori".
Quando si è anti "qualcosa" si è ancora dentro la regola del gioco e Nietzsche avvantaggia il potere della legge di natura che è quella esercitata così bene dalla competizione ed individualismo del mercato libero, cioè dal liberismo e la volontà di potenza se libera la vitalità umana trascinandosi "la bestia" umana, non fa altro che esaltarne la sua ferocia.

paul11 is offline  
Vecchio 04-06-2014, 09.43.07   #53
Garbino
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

X Maral

Scusami se ti chiamo in causa, ma ieri rileggendo per l' ennesima volta La Nascita della tragedia nel tentativo di trovare la parola ragione o razionale legata allo spirito Apollineo, trovandolo sempre invece collegato al sogno, e a questo punto non so proprio come si possa continuare ad affermare che lo spirito Apollineo rappresenti la razionalità, dicevo, rileggendo tale opera, ho trovato nel par. 4 questo brano che evidentemente avevo completamente rimosso come di Nietzsche:

....se afferriamo la nostra esistenza empirica quella del mondo in generale come una rappresentazione prodotta ad ogni istante dall' uno originario, allora il sogno dovrà essere da noi considerato come l' apparenza dell' apparenza, quindi come un ancor più alto appagamento dell' originario desiderio di apparenza. ...

E leggendo questo mi è tornato in mente lo stesso apparire dell' apparire di Severino, che se identificato con la parte dell' uomo che sogna, acquisisce non solo il tentativo di sottrarre l' uomo alla ragione a favore dello spirito Apollineo, ma anche un significato che bene o male riesco a comprendere.
E quello che volevo appunto chiederti è se, a tuo avviso, ci sia un legame tra ciò che afferma Nietzsche e ciò che afferma Severino nell' uso dell' apparire dell' apparire. Ti ringrazio per la cortese attenzione.

Tornando invece al nostro itinerario di interpretazione della filosofia di Nietzsche, la volontà di potenza raffigura l' Universo come un ingranaggio stritolante e la vita come una realtà volta ad uno spasmodico anelito di affermare la propria presenza e la propria forza. E ciò naturalmente in tutte le sue forme, anche le più complesse come gli animali superiori e soprattutto l' uomo. Ogni vita perciò ha un' unica possibilità di perpetuarsi, e cioè solo nella sopravvivenza dei più forti a scapito dei più deboli.

Ciò in natura è abbastanza palese, anche se ovviamente si hanno delle eccezioni. Come ad esempio quella rappresentate da alcune specie sia nella fauna che nel regno animale, che riescono a sopravvivere e a dominare interi ecosistemi grazie al numero. E cioè che riescono a sopperire alla loro debolezza grazie ad un' alta capacità riproduttiva. Soffocando o allontanando specie più forti ma meno numerose dall' ecosistema di cui fanno parte.

Ciò porta Nietzsche ad identificare nel Cristianesimo la forza del più debole e della decadenza che vince grazie al numero, come di un vero e proprio cancro dell' umanità, e ad identificare in Socrate Platone e Gesù Cristo gli obiettivi principali della sua critica e del suo disprezzo per aver portato l' umanità alla modernità attuale che lui considera uno stadio di crisi superabile solo con un' evoluzione del tipo uomo. Il perché lo tratteremo la prossima volta.

Grazie per la cortese attenzione. Alla prossima.

Garbino Vento di tempesta.
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Vecchio 04-06-2014, 12.34.41   #54
maral
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Citazione:
Originalmente inviato da Garbino
X Maral

Scusami se ti chiamo in causa, ma ieri rileggendo per l' ennesima volta La Nascita della tragedia nel tentativo di trovare la parola ragione o razionale legata allo spirito Apollineo, trovandolo sempre invece collegato al sogno, e a questo punto non so proprio come si possa continuare ad affermare che lo spirito Apollineo rappresenti la razionalità, dicevo, rileggendo tale opera, ho trovato nel par. 4 questo brano che evidentemente avevo completamente rimosso come di Nietzsche:

....se afferriamo la nostra esistenza empirica quella del mondo in generale come una rappresentazione prodotta ad ogni istante dall' uno originario, allora il sogno dovrà essere da noi considerato come l' apparenza dell' apparenza, quindi come un ancor più alto appagamento dell' originario desiderio di apparenza. ...

E leggendo questo mi è tornato in mente lo stesso apparire dell' apparire di Severino, che se identificato con la parte dell' uomo che sogna, acquisisce non solo il tentativo di sottrarre l' uomo alla ragione a favore dello spirito Apollineo, ma anche un significato che bene o male riesco a comprendere.
E quello che volevo appunto chiederti è se, a tuo avviso, ci sia un legame tra ciò che afferma Nietzsche e ciò che afferma Severino nell' uso dell' apparire dell' apparire. Ti ringrazio per la cortese attenzione.
Sono d'accordo nel ritenere che originariamente lo spirito apollineo non abbia nulla a che vedere con l'armonia razionale. Apollo non è per nulla una divinità razionale, ma dominato da ripicche emotive, assai suscettibile e con una volontà estremamente vendicativa. E' proprio Apollo che durante l'assedio di Troia si vendica spietatamente dei Greci che avevano profanato il suo tempio bersagliandoli con i suoi strali pestiferi, che, invaghitosi della ninfa Dafne che di lui non ne vuole sapere, la perseguita senza tregua, il dio che insieme alla sorella Artemide, massacra tutti i figli di Niobe per tutelare il primato della madre Leto e che ordina a Oreste di uccidere sua madre per vendicare il padre tradito... è però anche il dio che raccoglie e mette al sicuro i pezzi di Dioniso smembrato e divorato dai Titani ed è il dio della profezia.
Ma per venire al quesito che poni direi che l'apparire dell'apparire che Nietzsche riferisce al sogno (ossia il sogno è il sogno di un sogno) è diverso dall'apparire dell'apparire che Severino riferisce invece alla presa di coscienza (ossia la coscienza è per Severino apparire dell'apparire che sempre accompagna ogni apparire come l'apparire di questa mela è sempre necessariamente legato all'apparire del significato di questa mela, ossia la fenomenologia dell'oggetto implica come ad essa inseparabile la fenomenologia del significato dell'oggetto).
Certo però che se l'apparire è sempre sogno, la coscienza risulta essere alla fine proprio il sognare questo sogno.

Citazione:
Tornando invece al nostro itinerario di interpretazione della filosofia di Nietzsche, la volontà di potenza raffigura l' Universo come un ingranaggio stritolante e la vita come una realtà volta ad uno spasmodico anelito di affermare la propria presenza e la propria forza. E ciò naturalmente in tutte le sue forme, anche le più complesse come gli animali superiori e soprattutto l' uomo. Ogni vita perciò ha un' unica possibilità di perpetuarsi, e cioè solo nella sopravvivenza dei più forti a scapito dei più deboli.

Ciò in natura è abbastanza palese, anche se ovviamente si hanno delle eccezioni. Come ad esempio quella rappresentate da alcune specie sia nella fauna che nel regno animale, che riescono a sopravvivere e a dominare interi ecosistemi grazie al numero. E cioè che riescono a sopperire alla loro debolezza grazie ad un' alta capacità riproduttiva. Soffocando o allontanando specie più forti ma meno numerose dall' ecosistema di cui fanno parte.

Ciò porta Nietzsche ad identificare nel Cristianesimo la forza del più debole e della decadenza che vince grazie al numero, come di un vero e proprio cancro dell' umanità, e ad identificare in Socrate Platone e Gesù Cristo gli obiettivi principali della sua critica e del suo disprezzo per aver portato l' umanità alla modernità attuale che lui considera uno stadio di crisi superabile solo con un' evoluzione del tipo uomo. Il perché lo tratteremo la prossima volta.
Certamente ciò che Nietzsche non vede (o forse lo vede e ne sente tutta la inevitabile tragedia, ma molti suoi lettori no) è che la volontà di potenza del suo superuomo è sempre sconfitta dalla volontà di potenza dei deboli, delle masse, anche se il superuomo si illude di poter dirigere e guidare le masse alla fine ne diventa il burattino. Per dirla in termini nicciani la salute è sempre sconfitta dalla malattia, ma se la salute è volontà di potenza trionfante allora non sarà che, proprio alla luce della volontà di potenza, la malattia è la sola vera salute?
Sinceramente poi non mi pare che comunque Gesù Cristo sia obiettivo di critica di Nietzsche. Certamente lo è il cristianesimo e il cristiano, ma non Cristo che mi pare venga sempre risparmiato da una sorta di comprensiva sospensione di giudizio, come una sorta di necessario anestitico per chi non ha la forza di tollerare la potenza tragica dell'esistere secondo volontà di potenza. Non so, forse mi sbaglio, ma a quanto ricordo dalle mie letture, Nietzsche mi è sempre parso essere molto più anticristiano che anticristo.
maral is offline  
Vecchio 05-06-2014, 12.17.31   #55
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

X Maral

Ti ringrazio per la tempestiva risposta alla mia domanda sull' apparire dell' apparire e anche per la spontanea, che rende la cosa più gradita, opinione sul ritenere che lo spirito Apollineo originariamente non avesse nulla a che vedere con l' armonia razionale. Anche se comunque poteva ritenersi una richiesta implicita nel modo in cui era stato impostato il discorso. Per altro annoverando caratteristiche che poco si addicono ad un Dio razionale, invece se non erro ( ma per evitare gaff sono andato a controllare ) la ragione nella cultura Greca risiedeva in Hermes ( Mercurio per i Romani).

Per quanto riguarda la tua valutazione sull' oltreuomo non ti nascondo che le mie peregrinazioni nei meandri del pensiero di Nietzsche mi hanno portato a considerazioni molto simili, ma evito di distaccarmi dai suoi scritti perché in questa trattazione cerco di rimanere il più fedele possibile ai testi delle sue opere, appunto per evitare che si possa affermare tutto e il contrario di tutto. Che poi è quello che succede in molte considerazione di intellettuali interpretando come determinante la maschera, termine che appare spesso nei testi del filosofo, e che tutti pensano di esser capaci di rimuovere a Nietzsche per mettere a nudo il suo pensiero. E il risultato è appunto una varietà di interpretazioni che differiscono anche in modo abissale tra loro.

Rispetto la tua opinione sul fatto che a tuo avviso Gesù Cristo non sia obiettivo di critica da parte di Nietzsche, ed ammetto che dei tre quello su cui si accanisce di più sia Socrate, e che Platone in fondo venga ritenuto colpevole solo di essersi fatto influenzare dal Grande Maestro, anche se poi li cita entrambi come decadens e antigreci. Ma a mio avviso non posso tralasciare sia i vari aforismi in cui interpreta le morti di Socrate e Gesù Cristo come i due più grandi suicidi dell' antichità, ma anche quel velato disprezzo per quella aureola di Persona che vive nelle sue allucinazioni credendole reali. Certo non ha nulla a che vedere con gli attacchi a Socrate, a S. Paolo o al Cristianesimo, ma non mi sembra che con lui sospenda il giudizio, ma soltanto che ritiene che sia l' unico Cristiano che sia esistito e che la Chiesa abbia costruito tutto il resto sulla menzogna, sulla negazione della Buona Novella.

Non nascondo che mi fu molto difficile accettare questa che è una delle parti più aggressive della sua filosofia al pensiero comune, e lo è stato anche se ormai quando l' ho letto ero già agnostico. Ma il suo pensiero è dinamite. Scuote le nostre convinzioni dalle fondamenta e le fa vibrare come un terremoto. Ed è già molto accettare che lui abbia scritto quello che ha scritto accettandone anche le conseguenze.

Ringrazio per la cortese attenzione e a presto.

Garbino Vento di Tempesta
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Vecchio 08-06-2014, 02.24.20   #56
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

X paul

Hilmann e Jung condividono solo in parte la strada, la direzione.

Sulla grandezza di Jung come filosofo ho parecchie perplessità,
non sembra in gradi di sviluppare un apparato critico sufficientemente
paragonabile ai grandi del passato.Figuriamoci a Nietzsche.

Ma entrambi condividono qualcosa, prima era una mia intuizione vaga,
ora avendo deciso di rileggere UTU in modo più compatto, e cioè partendo
dalla fine, ne ho la certezza: entrambi evocano spettri.

Per poterlo intendere meglio ovviamente servirebbe una lettura più
attenta di cosa sia l'ombra per Jung, nelle mie letture ancora non
figura (e magari qualcuno mi può consigliare le fonti), ma sia dai famosi
documentari sulla luce (forse li trovate ancora su You tube) che dalle
conferenze di Zoja, ritengo quasi sicuro il coinvolgimento delle energie
psichiche e quelle logiche.

Hillman finora l'ho conosciuto solo tramite un video di Calciolari, dove
con il solito acume, vengono messi a nudo gli errori del suo pensiero.
Vado a memoria: mi sembra non riconoscesse l'inconscio come deduzione
analitica, bensì come estensione-personalizzazione delle energie spirituali
che governano il mondo.
In questo chiaramente un alievo di Jung, con la differenza sostanziale che
Jung non rinnega assolutamente l'inconscio, e anzi lo propone come chiave
analitica per la ricostruzione "logica del mondo".
Insomma c'è un errore gravissimo di costruzione, ma sicuramente andrà letto.
Inoltre anche qui vado a sensazione, anch'egli è uno sciamano.

Nietzsche li sorpassa non solo perchè l'inconscio l'ha inventato lui e
cioè nel senso analitico critico (che poi è UTU), soppiantando di fatto
la descrizione sostanzialmente fisica che l'illuminismo ne diede.(e prima
ancora cartesio col suo genio maligno).Ma sopratutto perchè la sua costruzione
del mondo è assai più estesa e mi vien da dire profonda.
La profondità così per accennare è ovviamente la costruzione della volontà
di potenza come tecnica, del nichilismo come suo esito, e della ri-costruzione
della stessa (volontà) come riappropriazione dell'io, ossia non dell'io
condizionato dallo stato e dalla religione giudaica, bensì dell'io che
ha attraversato il non-io (illusione apollinea come meglio detto da maral e
garbino) come illusione della sua vanità, e ha attraversato i suoi demoni
(che poi è il dionisiaco) come riappropiazione del proprio livello sub-conscio.
C'è un piccolo particolare per me evidente, e magari come cristiano tu lo
potresti capire meglio...i demoni (gli stessi scacciati da Cristo) sono reali.
Ecco qui c'è da riconsiderare una marea di cose.
MA ora capisco per esteso il perchè si firmasse gesù cristo.



x Garbino

Tornando un attimo alla differenza tra prefazione e prima inattuale.

Non ho capito bene a cosa ti riferisci.

di quale prefazione stai parlando? se intendi quella di ecce homo...
(dico per forza in quanto nella mia edizione newton non c'è alla prima inattuale)
mi pare quasi banale come considerazione, fra i 2 testi ci scorre
l'intera opera maggiore del filosofo, è ovvio che vi siano 2 sentimenti
diversi.(non ho capito bene la questione probabilmente)

Comunque leggendo qualche testo introduttivo (ho deciso di leggere tutto in contemporanea)
ecce homo viene considerato un seria autobiografia da Giammetta,
e uno dei "testi della follia" secondo il dizionario nietzchiano americano.
Interessante...a questo punto balza primo fra le mie letture.

Sempre dall'introduzione del dizionario americano, viene considerato come
punto focale di polemica quello di cui stiamo parlando in questo 3d.
Ossia come avevo già scritto il problema del giusnaturalismo nietzschiano.
(ossia del suo naturalismo).

Sono arrivato al punto in cui si parla della ricezione in ambito tedesco dove a ridosso
dei suoi scritti, Nietzsche veniva accostato alla scuola mainstream del
naturalismo spiritualista dai salottti weimariani, e allo stesso tempo
rigettato dagli stessi naturalisti.


In effeti la questione è spinosa perchè se da una parte si legge un determinato
Nietzsche tralasciandone un altro, lo stesso dicasi per la fazione partitica
avversa.


Il punto è che avendone letto abbastanza(non proprio evidentemente ), non ho ancora capito quale sia l'anello
(ossia l'aforisma) mancante.

Se da una parte c'è una netta polemica contro le mistificazioni e le convenzioni
religioso-sociali, dall'altra si offrono come dati certi mistificazioni e
circonvenzioni come lo sono l'antigiudaesimo.
In particolarmodo è quest'ultimo che non capisco, in quanto la concezione di guerra e
l'antifemminismo altro non sono altro che costruzione dell'inconscio.
Ma il giudaesimo non capisco proprio come possa esserlo.


Approposito di enigmi, in una simpatica e interessante conversazione tra amici
alla tokio philosophy "qualcosa" su you tube, si è parlato proprio del ruolo di
educazione nel Maestro (relazionato a UTU).
Mi è piaciuto sopratutto il ricordo di un aforisma sulla grandezza: la grandezza
di un UOMO si calcola in base alla sua capacità di direzionare gli educandi,
togliendoli sia dai propri limiti che da quelli statali.
In effetti dunque è già in UTU presente questa tematica (non NE ha ancora il nome).
La volontà di potenza potrebbe essere dunque la convinzione che smaschera le altre
convenzioni (sempre secondo i 3 amici).
Mi viene in mente anche la discussione (sempre su youtube, Carlo Sini, Florinda Cambria,
_Storia e ragione_, 27 gennaio 2008) sulla seconda inattuale, in cui Sini spiega che il nichilismo
nietzschiano sembrerebbe portare ad un relativismo assoluto, in quanto anche il
suo discorso è comunque una costruzione (considerazione della giovane Cambria),
insomma come dice anche Paul "è ancora dentro la cultura".
Il fatto è però questo: quale storia narra? Assolutumente Nietzsche come anche
Fabrizio Desideri scirve nella prefazione alla prima inattuale, non è
all'interno del postmoderno, ma ne è un evidente (per chi sa leggere) sorpasso.
[ ricordo che il post-moderno non è però un movimento propositivo del decostruzionismo,
come immagino Desideri capisca, ma esattamente un ripensamento al (pensiero) moderno
(ossia ottocentesco) e cioè alle sue domande non risposte.
Nietzche insomma non solo lo capisce prima di qualsiasi post-moderno (la genealogia
l'ha inventata lui tra l'altro) ma ve subito ben oltre, perchè quelle domande,
le ha già in testa.
ora che queste domande siano di pertinenza dell'hegelismo, del kantismo e insomma
della tradizione occidentale mi è chiaro, non mi è chiaro il peso del
giusnaturalismo (c'è pure un 3d recente!) in tutto ciò.
Ossia se valorizzo la fisica invece che l'uomo, la fisica sarà una personificazione
e cioè qualcosa di non controvertibile, rispetto alla relazione uomo-cosa.
E non è che Nietzsche non lo scriva nei suo attacchi alla scienza "debole".
Eppure il giusnaturalismo è una scienza debole: veramente un paradosso!!!
Così la volontà di potenza, se da una parte è una ricostruzione della realazione,
d'altra viene presa come oggetto del super-uomo.(come dicevo l'altro paradosso,
in fin dei conti figlio del primo).

A quel punto ovviamente sono d'accordo con le tue considerazioni Garbino,
non esite alcuna volontà ente-impersonificazione, ma un tutto... fenomenologico
(aggiungo e sintetizzo io).

Sul fatto che dici che le masse vincono sul debole, e che "nietzsche non lo considerava"
mi fai rimanere allibito...voglio dire è proprio la questione su cui si scontra fin dall'infanzia, nel suo ambiente pietista, e che ritroverò nell'evangelica Berna.
Spero ti fai perdonare nella prossima, perchè se da una parte la tua visione nicciana,
anticristiana è capibile (tra l'altro è il cruccio delle introduzioni della puritana
america) anche se non capisco come fai ad intenderla cruciale, questa del debole che vince sul forte è eresia !
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Vecchio 09-06-2014, 09.20.32   #57
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Per togliermi qualche dubbio su ciò che aveva precedentemente affermato su UTU, lo sto rileggendo per l' ennesima volta con uno sguardo indagatore e per il momento rimango su quanto ho detto anche se ti devo ringraziare perché sto riscoprendo argomenti che, essendo collaterali, erano abbastanza appannati se non cancellati nell' enorme numero di argomenti che Nietzsche ha affrontato nel suo stile aforismico.

Non mi sembrava che fosse un fatto riconosciuto che tra Ecce Homo ed il suo prologo ci fosse una differenza di tono, ma se così è niente male, anche se penso che tu ti sia confuso con UTU e il suo prologo che necessariamente è stato scritto in epoche molto diverse, cosa che non mi sembra sia scontata con Ecce Homo.

Sulla critica a fine post sulle masse che vincono sul debole, ma penso che intendessi dire sul forte, e quanto da me affermato nel precedente post, è tutto tratto dalla sua opera, è lui che dice che il Cristianesimo ha vinto, pur rappresentando una fine, un anelito di vita in cancrena, una vita che vuole autodistruggersi, un desiderio di morte.
Da Ecce Homo, Perché sono un destino par. 7:
.....Quest' unica morale che è stata insegnata sinora,....tradisce una volontà di morte,...... . - Resterebbe qui una possibilità, che non già l' umanità sia degenerata, ma solo...............il prete,.............- quello che ha trovato nella morale Cristiana i suoi strumenti di potere. E in effetti questa è la mia opinione: i maestri,......, i teologi tutti, sono stati anche tutti decadents:......
- Ed in fondo continua - Definizione della morale: morale - idiosincrasia di decadents, con il secondo fine di vendicarsi sulla vita - E CON SUCCESSO (!!!!!!).

Questa la contraddizione di fondo tra la volontà di potenza e il debole che vince sul forte e che Nietzsche addita come decisa dal numero. Ma è la stessa che fa ipotizzare a Maral che è possibile che la volontà di potenza sia rappresentata dalla malattia. Ed è anche lo spunto che mi ha fatto ammettere che anche i miei pensieri sul non scritto da Nietzsche sono arrivati a ipotesi simili, ma avrei fatto meglio a dire "anche" ad ipotesi simili.

Ma l' interpretazione di Nietzsche non può e non deve passare sul non scritto, su quella maschera fatta cadere anche dal suo pensiero, perché come ho già detto aprirebbe la possibilità ad interpretazioni anche di differenza abissale, come del resto tu stesso citi nel tuo post e che, a mio avviso, sono inutili, pericolose, e assolutamente inaffidabili. E' fare un processo alle intenzioni senza che esse siano manifeste, in altre parole Metafisica.

Nietzsche sappiamo benissimo che ha fatto di tutto per distruggere la Metafisica e il fantasma ontologico di un ente oltre il percepibile e quanto abbia definitivamente distrutto la stessa idea di IO ( Al di là del bene e del male,Capitolo Sui Pregiudizi dei Filosofi, par. 16-17.

Per altro non bisogna dimenticare che sul Cogito ergo sum di Cartesio Nietzsche ha specificato chiaramente che non si tratta di un sillogismo e mi appare accettabile comunque che abbia una valenza di affermazione di identità. Ma di una identità supposta visto che manca un soggetto a cui si ci possa riferire logicamente.

Per chi avesse un' idea del sillogismo, specifico che il filosofo afferma che il Cogito ergo sum di Cartesio non è possibile ritenerlo un sillogismo, e cioè come un qualcosa di accettabile a livello logico, perché manca un passaggio:
IO Penso - IO sono. Manca cioè il termine intermedio che dovrebbe suonare:
- Un essere pensante è -. Che si è ben lungi dall' averlo dimostrato.

Ripeto, perché è bene farlo, che chi ha un profondo e radicato bisogno Metafisico e se soprattutto Cristiano, di fede Cattolica, si troverà in grossa difficoltà a digerire quanto Nietzsche afferma. E nella maggioranza dei casi si scaglierà contro il suo pensiero, cercando di mistificarlo. Tutto ciò è comprensibile e appartiene di diritto all' Umano Troppo Umano.

Sul prossimo post riprenderò la trattazione del caso- Socrate.
Ringrazio tutti della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
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Citazione:
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Hilmann e Jung condividono solo in parte la strada, la direzione.

Sulla grandezza di Jung come filosofo ho parecchie perplessità,
non sembra in gradi di sviluppare un apparato critico sufficientemente
paragonabile ai grandi del passato.Figuriamoci a Nietzsche.

Ma entrambi condividono qualcosa, prima era una mia intuizione vaga,
ora avendo deciso di rileggere UTU in modo più compatto, e cioè partendo
dalla fine, ne ho la certezza: entrambi evocano spettri.

Per poterlo intendere meglio ovviamente servirebbe una lettura più
attenta di cosa sia l'ombra per Jung, nelle mie letture ancora non
figura (e magari qualcuno mi può consigliare le fonti), ma sia dai famosi
documentari sulla luce (forse li trovate ancora su You tube) che dalle
conferenze di Zoja, ritengo quasi sicuro il coinvolgimento delle energie
psichiche e quelle logiche.

Hillman finora l'ho conosciuto solo tramite un video di Calciolari, dove
con il solito acume, vengono messi a nudo gli errori del suo pensiero.
Vado a memoria: mi sembra non riconoscesse l'inconscio come deduzione
analitica, bensì come estensione-personalizzazione delle energie spirituali
che governano il mondo.
In questo chiaramente un alievo di Jung, con la differenza sostanziale che
Jung non rinnega assolutamente l'inconscio, e anzi lo propone come chiave
analitica per la ricostruzione "logica del mondo".
Insomma c'è un errore gravissimo di costruzione, ma sicuramente andrà letto.
Inoltre anche qui vado a sensazione, anch'egli è uno sciamano.

Nietzsche li sorpassa non solo perchè l'inconscio l'ha inventato lui e
cioè nel senso analitico critico (che poi è UTU), soppiantando di fatto
la descrizione sostanzialmente fisica che l'illuminismo ne diede.(e prima
ancora cartesio col suo genio maligno).Ma sopratutto perchè la sua costruzione
del mondo è assai più estesa e mi vien da dire profonda.
La profondità così per accennare è ovviamente la costruzione della volontà
di potenza come tecnica, del nichilismo come suo esito, e della ri-costruzione
della stessa (volontà) come riappropriazione dell'io, ossia non dell'io
condizionato dallo stato e dalla religione giudaica, bensì dell'io che
ha attraversato il non-io (illusione apollinea come meglio detto da maral e
garbino) come illusione della sua vanità, e ha attraversato i suoi demoni
(che poi è il dionisiaco) come riappropiazione del proprio livello sub-conscio.
C'è un piccolo particolare per me evidente, e magari come cristiano tu lo
potresti capire meglio...i demoni (gli stessi scacciati da Cristo) sono reali.
Ecco qui c'è da riconsiderare una marea di cose.
MA ora capisco per esteso il perchè si firmasse gesù cristo.
[

Mi limito a dire:
Nietzsche è talmente ambiguo che ognuno lo interpreta alla sua maniera.
Per ambiguo intendo dire che non essendo un "vero " filosofo" che procede razionalmente per logica, bensì fa dello psichismo (e noi, plurale maiestatico, cosa conosciamo veramente e fin quanto dello psichismo e dello spiritualismo) da lasciare ad ognuno una propria interpretazione.

Trovo che per una analisi la più rispondente ad una realtà degli scritti di Nietzsche, bisogna distinguere scritto ed interpretazione, proprio come si fa con la esegesi e la ermeneutica biblica, diversamente Nietzsche può diventare : salvatore del mondo incompreso, nazi-fascista, folle, e quant'altro.

La cosa interessante nello scritto di Hillman, non è la psicologia in sè e per sè, bensì quanto un concetto psichico diventi cultura e quindi influisca sul modo di approcciare le problematiche umane e di risolverle; nel suo caso quanto l'apollineo abbia influito sulla nostra storia.
In altre parole parallelamente :quanto la cultura ellenistica ha influito sui Padri della Chiesa tanto da reinterpretare il messaggio del Cristo, nella fattispecie il platonismo e successivamente il neoplatonismo.

I "demoni" sono sicuramente reali per chi ha problemi psichici seri, dove realtà e simbolo si mischiano nella dimensione dell'irrealtà
paul11 is offline  
Vecchio 13-06-2014, 15.15.04   #59
Garbino
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X Ch1naski.

Nietzsche ritiene che Socrate abbia fatto diversi errori di valutazione nell' elaborazione del suo pensiero ( qui naturalmente si fa riferimento a ciò che comunemente viene attribuito filosoficamente a Socrate ).
Come abbiamo detto, il paradigma: ragione, virtù, istinto - e che l' uomo persegua sempre il proprio bene e che se sbaglia sbaglia per ignoranza. Tanto da ritenere che l' errore più grave è sempre quello commesso da colui che ignora perché chi sa di fare del male sapendolo, a suo avviso, è meno colpevole.

Nietzsche, in un aforisma di UTU (102) dirà che Socrate ( ma anche Platone ) aveva ragione nell' affermare che l' uomo persegue sempre il suo bene, ma per una ragione diversa da quella addotta da Socrate che non prende assolutamente in esame il tipo malvagio, che compie il male proprio perché nel farlo trova compensazione e beneficio.

Nietzsche in pratica afferma che si è in errore quando si pensa che vivano soltanto persone rivolte al bene e che il malvagio soffra per il male che compie e che lo compie per ignoranza. Il malvagio si comporta così proprio perché vuole comportarsi così.

Devo sinceramente confessare che Socrate mi aveva convinto, ma che Nietzsche mi ha convinto ancora di più. Quello che intendo dire è che fermo restando la grandezza di Socrate, in questo argomento, a mio avviso, ha torto.

Quindi l' attacco a Socrate ( e a Platone ) è abbastanza redistribuito nella sua opera. Appare già nella Nascita della tragedia, continua in UTU, anche con un aforisma che lo ritiene un suicida, e continuerà sia in Aurora che nella Gaia Scienza, fino a giungere al suo culmine nel capitolo a lui dedicato nel " Crepuscolo degli idoli", che tratteremo la prossima volta.

Grazie della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
Garbino is offline  
Vecchio 17-06-2014, 11.57.21   #60
Garbino
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X Ch1naski

Nel precedente intervento ho commesso un errore madornale e molto palese in merito al paradigma socratico ragione-virtù-istinto, che correggo in ragione-virtù (istinto per Nietzsche)-felicità (grande salute o pienezza di sé in Nietzsche).
E' stato un errore di distrazione dovuto anche al fatto che ne avevo già parlato in un intervento precedente.

L' importanza dell' intervento era comunque indirizzata all' argomentazione sul bene che si pone in antitesi a diversi assiomi della sociologia degli ultimi anni del secolo scorso che a mio avviso ha determinato parecchi errori di valutazione sull' uomo e sulla sua ricuperabilità a priori. E questo perché anche se è vero che a volte è il tipo di educazione ( o le esperienze se vogliamo ) ricevuta nel corso della propria crescita a determinare patologie e disadattamento, è anche vero che non è sempre così.

Ma torniamo al caso Socrate e intraprendiamo il viaggio nel capitolo a lui dedicato nel Crepuscolo degli Idoli proprio con il titolo Il Problema di Socrate.

In questo capitolo la critica a Socrate diviene sistematica e già dal primo paragrafo affronta uno dei temi più scottanti riguardante il giudizio della vita da parte dei saggi: Essa non vale nulla. Cosa che ritiene essere stata affermata anche da Socrate e riportata nel famoso dialogo platonico che narra la sua vicenda giudiziaria e il rifiuto di fuggire dopo la condanna.

E ciò, a parere di Nietzsche, ha determinato anche quel consensum sapientium che a livello popolare ha determinato il pregiudizio che qui ci dovesse essere qualcosa di vero. Ma, il sommo, invece pone la questione in tutto altro modo.
Un vivente che afferma che la vita non vale nulla, già di per sé nasconde tutt' altro: Qui deve esserci qualcosa di malato..

Perciò la saggezza comparirebbe sulla terra proprio come un corvo che decreta la pochezza della vita, nascondendo a sé stessa di essere malata, decadente. Una vita in decadenza che ha smarrito la sua energia e forza e di riflesso giudica la vita di poco valore.

Questo è un punto cruciale di tutta la filosofia di Nietzsche, e che si ricollega a quella volontà di potenza che dove è scarsa trasforma il proprio recondito fisiologico ad un intrecciarsi di spinte istintive contrastanti che portano caos nell' ambito del comportamento e generano stati d' animo poco piacevoli.

Nel secondo paragrafo invece confessa che tale idea gli è venuta proprio nei riguardi del duo Socrate-Platone, che fin dall' inizio ( in Nascita della tragedia ) già stima come anti-greci e decadents. Ma il concetto che segue è ancor più interessante, e cioè che la stima del valore della vita non può essere effettuato da un vivente, che è parte in causa, e meno che mai ( ironicamente ) da un morto per altri motivi. E quando ciò avviene essi, tali giudizi, sono da ritenere come sintomi del vivente che li esprime.

Mi fermo qui. Le critiche a Nietzsche sul caso Socrate possono essere comprese e giustificate se scollegate a tutto il suo pensiero. Mentre invece in questa prospettiva, a mio avviso, vanno riprese in considerazione. Anche se poi naturalmente ciascuno può pensarla come vuole.

Ringrazio della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
Garbino is offline  

 



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